La Costituzione francese del 1791 diede il primo crisma di ufficialità alla pubblicità dei lavori; ma già nella seconda metà del XVII secolo il Parlamento inglese, tra mille resistenze, si muoveva in questa direzione con il diffondersi di informazioni sui dibattiti e le deliberazioni dei Comuni e dei Lord attraverso la stampa.
Si trattava di servizi giornalistici e non di resoconti veri e propri, che ebbero però il merito di far conoscere quanto avveniva nelle Aule parlamentari ad un numero crescente di persone e non più solamente agli addetti ai lavori, creando l'aspettativa di una comunicazione istituzionale.
Il passaggio dall'informazione giornalistica al resoconto parlamentare avvenne nel corso del XIX secolo, non senza difficoltà: basti pensare che agli inizi del secolo era vietato ai "resocontisti" di prendere appunti durante le sedute, costringendoli a basarsi solo sulla loro memoria.
In Italia prima dell'avvento dello Statuto Albertino era vietata anche la pubblicità dei dibattiti giudiziari e fino al 1851 i resoconti della Camera e del Senato del Regno di Sardegna risultano particolarmente carenti.
Solo nel 1856 gli stenografi entrarono a far parte della pianta organica del Senato; il servizio di stenografia fu poi modernizzato con l'introduzione, nel 1881, del "sistema Michela", ideato dal professor Antonio Michela Zucco e tuttora in uso.