La trascrizione in chiaro dello stenoscritto è da sempre l' obbiettivo di tutti i sistemi di stenotipia. Il problema fu avvertito già con l'adozione della Michela al Senato del Regno, quando fu necessario istruire i preesistenti stenografi a mano. Antonio Michela Zucco nel suo brevetto del 1876 prefigurava per il suo trovato "la riproduzione di un discorso col mezzo dell'elettricità"; ci è voluto quasi un secolo per tradurre questa opzione in realtà.
Alla fine degli anni Sessanta la tastiera Michela fu modernizzata dalla ditta Vergoni di Perugia, sostituendo l'originario treppiedi in legno con una tastiera meccanica più compatta. Nel corso degli anni Settanta giunsero le prime tastiere elettroniche che permettevano la traduzione in chiaro, sillaba per sillaba, consentendo la lettura delle strisce anche a persone non addestrate; con l'avvento dei primi elaboratori iniziarono le sperimentazioni per ottenere una traduzione non più in sillabe, ma direttamente in parole.
Nel 1988 la ditta Tecnidata di Pisa importò in Italia il software «Advocat» (uno dei più utilizzati) e lo applicò alla Michela. Nacque così un'innovativa tastiera dotata di memory-card, display e stampante, in grado di registrare gli stenogrammi o di inviarli in tempo reale ad un pc, che fu adottata dal Senato a partire dal 1996.
Nel 2004 l'esigenza di una reingegnerizzazione portò alla realizzazione della tastiera oggi in uso, che si interfaccia al computer mediante il protocollo MIDI comunemente utilizzato nelle tastiere musicali. A partire dal 2009, a seguito di un ulteriore ammodernamento, la tastiera è stata dotata di stampante ad infrarossi e, in abbinamento con il software "Total Eclipse", consente la trascrizione di dibattiti real time perfettamente sincronizzata con la registrazione audio digitale.