Il convegno ha evidenziato la complessità e le criticità di quel particolare biennio 1919-1920 in cui Francesco Saverio Nitti ha guidato il suo governo di coalizione.
La figura di Nitti quale statista, studioso, europeista che guardava avanti, oltre le contingenze, tanto da abbandonare l'aula per non votare la fiducia, nel 1922, al Governo Mussolini e da mettere in guardia, durante la Conferenza di Parigi, che mise fine alla prima guerra mondiale, contro la miope vessazione delle altissime riparazioni di guerra alla Germania, perché, come lo statista lucano previde, instillarono nel popolo tedesco una insofferenza che si sostanziò, pochi anni dopo, nel successo di Hitler e nel riarmo della Germania.
I relatori hanno sottolineato come Nitti, da Presidente del Consiglio, aveva in animo, con l'azione del suo Governo, di costruire un metaforico ponte che collegasse il Paese alla modernità, attraverso la complessa convergenza fra liberali, cattolici e riformisti.
Francesco Saverio Nitti, nato a Melfi nel 1868 e morto a Roma nel 1953, Presidente del Consiglio e più volte ministro, ha un posto peculiare nel pantheon degli statisti che hanno consentito all'Italia di svolgere un ruolo di interlocutore dei destini della comunità internazionale e, mosso da un sincero spirito europeista, ha operato nella complessa prima parte del Novecento per il consolidamento dell'unità d'Italia e del processo di difesa della democrazia italiana.
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