
A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
Eventi
Incontri professionali di fine 2024
Il mese di dicembre 2024 è stato caratterizzato da numerose occasioni di confronto per le comunità professionali che gravitano attorno alla filiera del libro, di cui anche le biblioteche fanno parte in quanto acquirenti, talvolta editori, e sempre soggetti attivi nella promozione della lettura e nella circolazione della conoscenza.
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Fiera della piccola e media editoria: appuntamenti per le biblioteche. Roma, La Nuvola, 4-8 dicembre 2024
Non sorprende che nella fiera della piccola e media editoria "Più libri più liberi", che si svolge ogni anno a Roma nella seconda settimana di dicembre, abbiano trovato spazio tanti incontri professionali che hanno messo a confronto il mondo delle biblioteche e dell'editoria.
Una rassegna informativa è stata realizzata dalla Sezione Lazio dell'Associazione italiana biblioteche (AIB), che ha anche attivamente partecipato, con la curatela o la presenza di suoi membri, ad alcuni appuntamenti dedicati all'educazione alla lettura, al ruolo dei podcast per la divulgazione culturale, a un innovativo scaffale transmediale che l'Università di Torino sta mettendo a punto per offrire un approccio 'narrativo' alle collezioni in biblioteca. Quest'ultimo progetto, sperimentale, prevede di abbinare ai libri un'interfaccia con grafi interattivi per accedere a percorsi tematici con contenuti digitali eterogenei, organizzati in modo da stimolare nei lettori un'esplorazione libera e dinamica, anche grazie a QR-code che rimandano a ulteriori approfondimenti.
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Convegno MAB. Roma, Biblioteca nazionale centrale, 6 dicembre 2024
Si è tenuto il 6 dicembre 2024, presso l'Auditorium della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, il convegno "Riconoscere le connessioni - Musei, Archivi, Biblioteche" a cura della Fondazione Scuola nazionale del patrimonio e delle attività culturali. A partire da una riflessione sull'evoluzione del digitale nel tempo e sull'impatto che ha avuto sia sul nostro sistema di conoscenza che sulle modalità di organizzazione della stessa, si è ragionato sulla possibilità - attraverso le connessioni digitali tra musei, archivi e biblioteche - di creare nuove modalità di collaborazione. Il convegno infatti dà l'avvio al progetto Digital MAB, iniziativa di formazione transdisciplinare rivolta a tutti quegli istituti - pubblici e privati - che integrano collezioni museali, archivistiche e/o bibliografiche, per promuovere l'innovazione dei processi organizzativi.
Il fitto programma si è aperto in mattinata, dopo i saluti istituzionali, con una prima sessione dedicata al 'passato' del digitale, ovvero a quello che è stato fatto fino ad oggi e cosa ha comportato. Nel primo intervento il prof. Roberto Balzani (Alma Mater Studiorum Università di Bologna) ha ripercorso le tappe dell'evoluzione del digitale, con uno sguardo all'impatto su archivi, biblioteche e musei: in quella che viene definita 'prima stagione del digitale', si evidenzia ad esempio un utilizzo dei dati non sempre orientato alla fruizione; la veloce obsolescenza tecnologica, insieme alla non sempre curata interoperabilità dei dati, ha reso alcune esperienze poco incisive. Molto difficile risulta in ogni caso questa ricostruzione per la frammentarietà dei molteplici processi di digitalizzazione intrapresi dai vari istituti nel corso del tempo, non essendo ad esempio per taluni possibile individuare i criteri di selezione del materiale da digitalizzare né le risorse impiegate. Il prof. Gino Roncaglia (Università degli studi di Roma Tre) ha invece messo in evidenza come le attuali applicazioni dell'intelligenza artificiale generativa (di cui parliamo in questo stesso numero) siano in grado di proporre modelli completamente nuovi di gestione, interpretazione e riuso delle conoscenze: una sua integrazione con il paradigma sistematico-classificatorio rappresentato dalla Retrieval Augmented Generation (RAG, per cui rinviamo all'articolo della rubrica "Glossario" pubblicato in questo stesso numero) potrebbe rappresentare una nuova strategia sia per la conservazione che per la produzione di contenuti digitali. A chiusura di questa prima sessione è intervenuta Martina Bagnoli, della Europeana Foundation, che ha ripercorso le tappe di questa istituzione, dalla prima piattaforma del 2005 fino ad oggi, illustrando il passaggio dal concetto di biblioteca digitale a quello di spazio dati culturale europeo, e fornito esempi sulle opportunità - e le criticità - che l'applicazione dei diversi sistemi di intelligenza artificiale possono fornire nella gestione del patrimonio culturale digitale.
La seconda sessione della mattina, moderata da Giovanni Michetti (Sapienza Università di Roma), ha ospitato il capo dell'Unità Archivi del Parlamento Europeo, Ludovic Delepine, che ha illustrato il difficile compito di mantenere l'equilibrio tra le funzioni di un archivio eterogeneo e complesso, che deve garantire un alto livello di affidabilità. Sul digitale, diverse soluzioni sono state adottate nel tempo dall'Archivio, come alcune mostre multimediali, o come Archibot, sistema di intelligenza artificiale per la gestione delle richieste di documenti, nato nel 2020. Ha proseguito Derrick de Kerckhove, sociologo esperto di cultura digitale: il nostro capitale cognitivo, con il passaggio sempre più marcato del sistema di trasmissione della cultura dalla scrittura/lettura all'immagine, è sempre più esternalizzato. Le nostre capacità cognitive sono potenzialmente ridotte, ma i recenti scenari aperti dall'intelligenza artificiale generativa potrebbero essere, per il mondo delle biblioteche, un'occasione per trasformarsi in ambienti dinamici e interattivi.
La prima sessione del pomeriggio ha ospitato una tavola rotonda sulla dimensione digitale della prospettiva di musei, archivi e biblioteche (MAB): hanno partecipato Claudio Leombroni per l'AIB, Mirco Modolo per l'Associazione Nazionale Archivistica Italiana (ANAI), Antonella Pinna per l'International Council of Museums (ICOM) e Paolo Baldi per la Regione Toscana. A partire dalla nascita del coordinamento MAB nei primi anni Dieci del Duemila, sono state condivise le esperienze dei singoli settori, per trovare un lessico comune: ciascuno dei relatori ha riportato la propria esperienza, sottolineando come il digitale oggi imponga una trasformazione e un ripensamento dei progetti e delle professioni, come be evidenziato anche dal Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale (PND).
L'ultima sessione è stata dedicata alla presentazione del progetto Digital MAB, che prevede la pubblicazione di un bando pubblico per il finanziamento fino a 10 interventi di ricerca-azione, presentati da istituti, singoli o in forma aggregata, pubblici e privati, che operano in prospettiva MAB in contesti di trasformazione digitale, che ricadano in uno dei tre ambiti di intervento: Digitalizzazione e metadatazione, Rappresentazione dei dati, Studio dei pubblici digitali. Sono poi stati illustrati quattro seminari previsti tra febbraio e maggio 2025, in altrettante città d'Italia. I seminari spazieranno dalla descrizione dei tre domini e dei relativi sistemi informativi (con Chiara Veninata, Simonetta Buttò, Fabrizio Magnani) alle questioni etiche connesse alla comunicazione digitale (Sarah Dominique Orlandi), dai modelli di uso e riuso dei dati (Iolanda Pensa) al valore economico del patrimonio culturale digitale (Giovanni Michetti). Oltre ai seminari sarà data la possibilità a circa 60 professionisti, selezionati attraverso un bando pubblico, di partecipare al programma Digital heritage explorers, trascorrendo un breve periodo di mobilità presso una delle istituzioni della Netwerk Digitaal Erfgoed, eccellenza olandese nata a supporto della trasformazione digitale culturale del Paese.
Sul sito Dicolab sono disponibili alcuni materiali di approfondimento e la registrazione del convegno.
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Il diritto d'autore nella prospettiva della scienza aperta e della valorizzazione del patrimonio culturale. Roma, CNR, 18 dicembre 2024
Nella mattina del 18 dicembre si è invece svolto presso il CNR, col patrocinio del Ministero dell'università e della ricerca (MUR) e del Ministero della cultura (MiC), il convegno "Il diritto d'autore nella prospettiva della scienza aperta e della valorizzazione del patrimonio culturale", organizzato dall'Istituto di informatica giuridica e sistemi giudiziari (CNR-IGSG) insieme al Capitolo italiano di Creative Commons e a Knowledge Rights 21 (KR21), il programma della Stichting IFLA Foundation che promuove l'accesso aperto alla conoscenza a vantaggio della ricerca, della scienza e della società in generale. Alle tre grandi questioni anticipate dal titolo - diritto d'autore, scienza aperta, patrimonio culturale - il fitto programma ha dedicato altrettante sessioni, precedute dai saluti istituzionali e da un'interessante panoramica sulla open science nel contesto istituzionale, a partire dall'esperienza del CNR. Qui un gruppo di lavoro, nato nel 2018 per dare seguito al Position Statement del 2013 sull'accesso aperto ai risultati della ricerca scientifica in Italia, ha varato la Roadmap Scienza aperta che il CdA del CNR ha approvato nel 2023: un documento per delineare il percorso che porterà a realizzare e diffondere politiche e pratiche di scienza aperta all'interno dell'istituto.
L'accesso aperto ai prodotti della ricerca può sembrare un problema facile, ma le soluzioni non lo sono altrettanto. In un mondo di dati come quello in cui viviamo, in linea di principio si può concordare che l'open access sia un elemento importante per produrre conoscenza e incrementare la produttività grazie allo scambio di dati e informazioni; tuttavia, a complicare la situazione ci sono fattori che vanno dall'attuale situazione geopolitica (che vede di nuovo il mondo diviso in 'blocchi' che usano tecnologie diverse), agli scenari posti dal diritto d'autore (che può entrare in conflitto con la generale consultabilità di pubblicazioni comunque esito di un processo intellettuale creativo), al problema dei costi (che presuppone strutture istituzionali che li sostengano).
Su tutti questi aspetti e le loro intersezioni si è appunto concentrato il convegno. Proprio il CNR - principale ente di ricerca in Italia e tra i primi in Europa - è in prima linea nello sviluppo di policies istituzionali per la scienza aperta, che passano attraverso l'attività del Gruppo di lavoro per la scienza aperta e per l'Ufficio Agenda digitale e Processi, elaborando una metodologia di lavoro creata dai ricercatori e per i ricercatori, nella convinzione che l'idea di open science non investa solo le pubblicazioni ma tutto il complesso del mondo della ricerca.
Dal punto di vista del diritto d'autore, in particolare, nel corso del convegno si è parlato di Conservazione dei diritti dell'autore e diritto di pubblicazione secondaria. Contesto, attualità e prospettive, una recente guida prodotta dal progetto Right2pub (presentato in Senato nel giugno 2024) per sostenere i diritti degli autori a ripubblicare e condividere i risultati della ricerca scientifica (secondary publishing rights). L'idea di fondo è quella di implementare un 'diritto di ripubblicazione' con un approccio basato non sulle eccezioni (come avviene normalmente nel diritto d'autore, che appunto tra le eccezioni relega l'accesso aperto) ma proprio sul diritto degli autori, trovando forme per la loro tutela tali da rimuoverne la resistenza a condividere i dati (data reluctance) o a cedere i diritti per l'accesso aperto, con l'intento di far tornare l'autore - anziché l'editore - al centro del dibattito. È stato anche ipotizzato un sistema in cui l'autorità passa in capo all'istituzione, senza però ledere l'irrinunciabilità del diritto morale d'autore.
Al pieno sviluppo dei secondary publishing rightsci sono inoltre ostacoli sul fronte legislativo (difficile da armonizzare tra paesi membri dell'Unione europea, che hanno adottato disposizioni tra loro contrastanti) e posizioni divergenti tra gli stessi ricercatori, molti dei quali non sempre manifestano consapevolezza o interesse ad applicare alle loro opere licenze aperte, talvolta prediligendo le politiche restrittive di sedi editoriali che hanno però un alto impact factor. Persino il riuso di dati si presenta complesso, qualora si trovino su repositories non facili da usare o note solo ai ricercatori, o siano pubblicati con licenze non del tutto aperte; ad esempio, nel caso del Catalogo dei beni culturali, attualmente non è garantito un accesso pieno ai dati (sulla base di limitazioni legate alla sede geografica o a specifiche autorizzazioni), mentre di recente sono state sottoposte a tariffazione - se per riuso commerciale - anche le riproduzioni di pubblicazioni di ricerca.
C'è poi la questione dei modelli economici dell'editoria scientifica, che scegliendo chi sostiene le spese giocano una partita capace di generare disuguaglianze e limitazioni nella disponibilità delle informazioni. In un panorama dominato da un piccolo gruppo di grandi editori, assume un ruolo importante la crescente consapevolezza delle istituzioni - spesso coinvolte dai ricercatori stessi - e la volontà, almeno in Europa, di passare a un modello complessivo che possa aumentare la disponibilità di pubblicazioni per i lettori, rivelando alcune potenzialità commerciali dell'OA che possano far sedere gli editori al tavolo di contrattazione. Altro aspetto da considerare è la destrutturazione dell'editoria tradizionale imposta dal digitale, che ha ulteriormente concentrato in poche mani la produzione rendendo meno visibili le dinamiche del mercato.
L'ultima parte della mattina si è concentrata sulle specificità del settore dei beni culturali, che si scontrano ad esempio con le limitazioni al riuso di opere di arti visive, anche cadute in pubblico dominio, se a fini commerciali (il che ostacola progetti come quelli di Wikimedia Foundation, dove gli strumenti contrattuali e di licenza invece prevedono la riutilizzabilità per qualsiasi fine). Altri problemi derivano dalla mancanza di incentivi alla tutela dei dati, dalle difficoltà linguistiche della metadatazione in contesti interdisciplinari che fanno riferimento a lessici tecnici diversi, dalla diseguale qualità dei dati sul patrimonio culturale europeo oggi disponibili.
Nel dilemma tra tutela/valorizzazione, apertura/protezione - è stato infine suggerito - non deve mai mancare l'interpretazione della legge, il ragionamento giuridico, la contestualizzazione delle norme e la loro interpretazione sistematica, anche ponendo nella giusta luce il dettato costituzionale che all'art. 9 della Carta fondamentale pone il riferimento allo sviluppo del patrimonio culturale prima di quello alla sua (pur doverosa) tutela.
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In questo stesso numero: - Intelligenza artificiale [dalla rubrica "Glossario"] - L'intelligenza artificiale al centro del dibattito pubblico |
In "MinervaWeb" leggi anche: - Diritto d'autore e Open Access. Sala Atti parlamentari, 17 giugno 2024, 2024, n. 77 (n.s.) - Le nuove forme del libro: diritto d'autore, mercato e protezione. Ciclo di webinar, settembre-ottobre 2021, 2021, n. 66 (n.s.) - Diritto d'autore e Digital Rights Management, 2012, n. 10 (n.s.) |