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Eventi
Senatori ebrei nel Regno d'Italia. Sala Zuccari, 25 novembre 2024
Lo scorso 20 novembre, è stato presentato, presso la Sala Zuccari in Palazzo Giustiniani, il volume Senatori ebrei nel Regno d'Italia, a cura di Valerio Di Porto e Manuele Gianfrancesco (Firenze, Giuntina, 2024). La mattinata, di cui è online la videoregistrazione, è stata aperta da un videosaluto del Presidente del Senato, sen. Ignazio La Russa - che ha sottolineato il coinvolgimento della comunità ebraica nella storia d'Italia e nelle istituzioni - e da una introduzione della presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane (UCEI), Noemi Di Segni, sulla genesi dell'iniziativa di ricerca di cui il volume rappresenta l'esito.
Si sono poi succeduti gli interventi di Giuseppe Monsagrati e di Ester Capuzzo, professori ordinari di Storia contemporanea alla Sapienza Università di Roma: entrambi hanno parlato, in modo complementare, dei rapporti della comunità ebraica con la società italiana, tracciando un percorso storico dalla segregazione all'emancipazione e all'ascesa di una borghesia capace di entrare nei pubblici uffici, nelle istituzioni politiche, nella docenza universitaria. Entrambi hanno citato uno dei personaggi la cui attività parlamentare è rappresentata nel volume, il sen. Alessandro D'Ancona, professore di Letteratura italiana all'Università di Pisa negli ultimi anni dell'Ottocento, che qui piace ricordare anche per il suo apporto alla Biblioteca del Senato, a cui donò per lascito testamentario le opere di carattere storico, e in particolare relative alla storia del Risorgimento: questo fondo, prevalentemente composto da edizioni a stampa tra il XVIII e i primi anni del XX secolo, è il più antico, per acquisizione, dei fondi personali posseduti dalla biblioteca.
A seguire, l'ing. Davide Romanin Jacur, che all'UCEI ha dedicato parte importante della sua attività, ha preso la parola concentrandosi su una dimensione aneddotica efficace a rilevare l'apporto della sua famiglia alla politica italiana; in particolare a Leone Romanin Jacur è dedicata una delle dettagliate schede biografiche e di attività di cui si compone - dopo i saggi introduttivi - il volume presentato, che si pone a pieno titolo tra le risorse utili alla ricerca biografica di cui abbiamo parlato nell'ultimo numero dello "Speciale" per l'anno 2024 di "MinervaWeb".
Dopo brevi interventi dei curatori, la mattinata di presentazione si è conclusa con un intervento del dott. Giampiero Buonomo, responsabile della Biblioteca e dell'Archivio storico del Senato: ne riportiamo qui il testo integrale, senza modifiche allo stile redazionale con cui l'intervento è stato presentato.
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Signore e signori, il Senato della Repubblica e l'Unione delle comunità ebraiche italiane, nell'intento di valorizzare i rispettivi patrimoni archivistici di interesse storico-politico, hanno deciso congiuntamente la pubblicazione del volume che qui si presenta e che reca il titolo: "Senatori ebrei nel Regno d'Italia".
Si tratta di un'opera utile a lumeggiare sull'evolversi delle vicende storiche italiane attraverso la prospettiva dei 44 Senatori di origine ebraica, che sedettero nella Camera alta durante il secolo di vigenza dello Statuto albertino.
La senatrice Liliana Segre ha impreziosito il volume di una sua presentazione: su suo impulso ebbe luogo, oramai cinque anni fa, la visita nella sala studio dell'Archivio storico della presidente dell'UCEI Noemi Di Segni, da cui ebbe origine la richiesta di una sinergia sul tema. Impregiudicato l'interesse per una futura ricerca a più ampio spettro anche sul periodo repubblicano, si decise di cominciare con un'attenta ricognizione sulle occorrenze presenti nel fondo "Senato del Regno".
La Commissione per la Biblioteca e l'Archivio storico del Senato, nella seduta del 19 giugno 2019, ha valutato la meritevolezza di tale sinergia e, previa stipula della relativa convenzione, è stato insediato un Comitato scientifico a composizione paritaria, presieduto da un ricercatore designato congiuntamente, il consigliere Valerio Di Porto. È qui presente e lo ringrazio per la pregevole fattura del lavoro svolto, congiuntamente all'altro curatore Manuele Gianfrancesco, con gli autori dei saggi introduttivi e con il supporto dell'Archivio storico, che ha messo a disposizione i suoi carteggi, i "metadati" presenti nelle sue risorse digitali, le sue banche dati - recentemente migrate su un sistema assai più performante - nonché la professionalità dei suoi archivisti e documentaristi.
La prima parte del volume è dedicata alla storia della presenza ebraica nelle istituzioni e in Parlamento, con particolare riguardo al Senato. La seconda parte è il cuore del volume e contiene le biografie dei 44 senatori ebrei. Accanto al profilo biografico standard i curatori hanno aggiunto talvolta approfondimenti tematici, in particolare per quei senatori ebrei la cui vita o attività si è rivelata più ricca di sfaccettature.
La terza parte organizza tematicamente gli interventi in Senato di alcuni dei senatori ebrei biografati. Preceduti da introduzioni di inquadramento tematico e storico, i discorsi parlamentari documentano acume politico, umanità, curiosità, progettualità, lungimiranza; più raramente testimoniano l'adesione alle categorie di pensiero prevalenti e a opinioni tradizionali. Originalissimo è il punto di vista sulla parità di genere espresso dal senatore Loria nel suo intervento del 17 novembre 1925.
Fino al 1938 il numero complessivo degli ebrei in Italia non conobbe variazioni di rilievo, aggirandosi sempre intorno ai 45.000, pari all'uno per mille della popolazione totale. Già nel corso dell'Ottocento l'andamento demografico della popolazione ebraica aveva anticipato di oltre cent'anni la tendenza del secolo, poi divenuta tipica della maggioranza della popolazione, alla riduzione simultanea dei tassi di mortalità, soprattutto infantile, e di natalità. Igiene medica, educazione scolastica e cura familiare furono i fattori decisivi di questo progresso, che permise di censire tra la popolazione ebraica italiana nel 1901 un tasso di analfabetismo tra gli ultraquindicenni pari soltanto al 5,7%, di contro al 49,9% del complesso della popolazione italiana. Anche le donne ebree italiane parteciparono tra Otto e Novecento con uno slancio proporzionalmente maggiore al movimento emancipazionista femminile e, più in generale, all'impegno filantropico.
In via di prima approssimazione, come emerso nell'odierno dibattito grazie agli autorevoli conferenzieri che mi hanno preceduto, trova conferma l'intuizione di Arnaldo Momigliano del 1933: la formazione della coscienza nazionale negli ebrei italiani fu parallela (ma mai posteriore) a quella verificatasi tra i non ebrei, e purtuttavia "in tutto il Risorgimento gli ebrei erano stati all'avanguardia" (come lo furono, aggiunse nel 1985, anche nella Resistenza) [cfr. Arnaldo Momigliano, recensione a C. Roth, Gli ebrei in Venezia (Roma, 1933), "La nuova Italia", 4, 1933, n. 4, pp. 142-143, poi in Id., Pagine ebraiche. Torino, Einaudi, 1987, pp. 237-239, ndr]. Come rilevato da Michele Sarfatti, gli ebrei d'Italia divennero italiani parallelamente al resto della popolazione ma - in termini medi - con maggiore rapidità: "anche per questo essi svolsero un ruolo importante - superiore alla loro piccola dimensione numerica - nel processo di costituzione politica e sociale della nazione e per lo meno nel suo primo periodo di vita". [Cfr. Michele Sarfatti, Gli ebrei nell'Italia fascista: vicende, identità, persecuzione. Torino, Einaudi, 2018, p. 7, ndr].
Il processo di costruzione dello Stato nazionale unitario e il processo di emancipazione giuridica degli ebrei furono in effetti paralleli, anzi coincidenti e profondamente intrecciati.
Indicativo, a tal proposito, il riconoscimento che rese Giovanni Giolitti, in una lettera a Ferruccio Servi del 17 luglio 1912:
"Io non ho che da riferirmi ai principii che, irradiati da libero Piemonte, presiedettero alla costituzione del Regno d'Italia, allo spirito di uguaglianza e di profondo rispetto verso tutte le religioni, a cui da oltre un cinquantennio si è sempre informata la nostra opera legislativa e di governo, al trattamento che usiamo ai sudditi acattolici della colonia eritrea e della Somalia, e alla testimonianza infine di tutti gl'israeliti italiani, molti dei quali sono meritatamente pervenuti ad alti uffici e sono circondati dalla fiducia dei pubblici poteri" [cfr. Umberto Nahon, Una lettera di Giolitti del 1912 sugli 'israeliti delle nuove provincie italiane', "RMI", 38, 1972, n. 9, pp. 430-437, ndr].
Effettivamente nei decenni immediatamente postunitari gli ebrei italiani possedevano in generale più dei non ebrei le condizioni richieste dalla legge del 1848 per l'elettorato attivo (sapere scrivere, avere determinati requisiti di censo o svolgere una professione qualificata), il che li rendeva idonei alla partecipazione politica attiva.
L'essere "diventati italiani" con una maggiore rapidità e con più profonda e consapevole adesione, si riflette anche nel gran numero di nobilitazioni di ebrei dopo l'Unità, precisamente il 15% di tutte quelle conferite nel periodo dal 1861 al 1922. Si trattò di una partecipazione autorevolissima alla vita pubblica, connotata da un elevato tasso di pluralismo delle idee: solo a titolo di esempio, voglio qui sottolineare, in presenza dei suoi discendenti, il voto contrario alla fiducia pronunciato nel giugno 1924 da Vito Volterra [seduta del 26 giugno 1924, ndr]. Il nostro fascicolo personale, liberamente accessibile su Internet, contiene un lacerto archivistico dell'inimicizia che questa scelta gli guadagnò: la copia dell'unico necrologio pubblicato al momento del decesso, su un giornale in lingua italiana ma di un (neonato) Stato estero. Il Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, Carlo Somigliana, si fece carico di rendere omaggio sull'Osservatore romano al primo presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, sulla cui luminosa carriera di matematico e di scienziato la stampa di regime rimaneva, in quella triste occasione, ostinatamente silente. In compenso, però, si conservava la prova dello scorno subìto, vergandola a lapis rosso e blu. [Carlo Somigliana, La morte dell'Accademico Pontificio Vito Volterra, "L'Osservatore romano", 12 ottobre 1940, ndr]
Il lavoro che qui si presenta al pubblico, nonché alle sedi di approfondimento storico ed agli studiosi, offre un approccio innovativo soprattutto perché evidenzia, tra l'altro, il contributo allo State-Building post-unitario di questa componente importante della classe dirigente nella Nazione: la partecipazione militare, economica, scientifica e politica offerta da questi egregi personaggi - nell'arco di molti decenni della vita patria - costituisce un motivo che rende ulteriormente incomprensibile, oltre che inaccettabile, l'estromissione dalla vita pubblica e civile da essi subìta con le leggi razziali del 1938.
Riguardo alla partecipazione militare, nell'esercito italiano combatterono nella prima guerra mondiale almeno 3751 ebrei, di cui 2409 ufficiali, e si ebbero 399 caduti e 549 decorati.
Quanto all'affiliazione politica, secondo il censimento razzista del 22 agosto 1938 tra gli ebrei di cittadinanza italiana gli iscritti al Partito nazionale fascista in data antecedente alla marcia su Roma (28 ottobre 1922) sarebbero stati circa 600, cioè il 2,4% degli oltre 250.000 iscritti al PNF nell'estate 1922. Ma questo dato numerico è da porre a confronto, fatte le dovute distinzioni, con l'oltre 10% delle adesioni totali al manifesto degli intellettuali antifascisti di «Critica sociale» del 1° maggio 1925.
Con questa pubblicazione il Senato della Repubblica adempie ad un dovere storiografico, riscattando il ruolo inerziale - tenuto dal suo antecedente monarchico nell'approvazione di quelle leggi - mediante il ripristino della verità sul fondamentale contributo, offerto da questa importante parte della nostra comunità.
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Dal sito del Senato: - Senatori del Regno (1848-1943) [repertorio online a cura dell'Archivio storico del Senato] |
Dal sito della Biblioteca: - Edizioni antiche e fondi speciali [nel paragrafo Fondi personali, manoscritti e carte autografe si parla del Fondo D'Ancona] |
In "MinervaWeb" leggi anche: - Risorse per la ricerca biografica, 2024, n. 78 (n.s.) - Vent'anni di donazioni alla Biblioteca del Senato: «ad "uomini vedenti" che sanno leggere», 2023, n. 72 (n.s.) - Indice per rubrica [nella rubrica "I Senatori di diritto e a vita" si trovano anche profili biografici dei senatori del Regno d'Italia] |