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Minerva Web
Rivista online della Biblioteca "Giovanni Spadolini"
A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
n. 75 (Nuova Serie), febbraio 2024

Testimonianze

Piero Craveri e Paolo Traniello: ricordo di due studiosi attraverso i loro percorsi di ricerca nella Biblioteca del Senato

Il ricorrere della rubrica "Testimonianze" negli ultimi numeri di "MinervaWeb" sta tristemente a significare che ci sta abbandonando una generazione di studiosi. La Biblioteca del Senato, nei suoi vent'anni di apertura al pubblico (e, per qualche ricercatore, anche prima), ha visto molti di loro transitare nelle sale di Palazzo della Minerva, come partecipanti o relatori a convegni ed eventi, ma anche come affezionati utenti delle sue collezioni e dei suoi servizi: ed è proprio per questo che scegliamo oggi di ricordarne due, scomparsi nei mesi scorsi, a partire dalle ricerche che hanno svolto (e di cui ci rimane traccia nelle email scambiate con il Settore orientamento e informazioni bibliografiche) e dai libri che ne sono derivati, e che la stessa biblioteca conserva. Parliamo di Piero Craveri e Paolo Traniello: professori distanti per interessi, frequentazioni, attività, ma accomunati dall'anagrafe (entrambi nati nel 1938 e morti alla fine del 2023) e dalla dedizione sia alla ricerca che alla cosa pubblica.

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1. Piero Craveri

Piero Craveri era nipote per parte di madre di Benedetto Croce (di cui aveva curato l'Epistolario): parentela illustre ma mai esibita, tramite la quale era, per così dire, quasi geneticamente destinato a imbattersi nella Biblioteca del Senato, di cui il nonno era stato grande frequentatore; e di un'altra biblioteca, appunto quella della Fondazione Benedetto Croce, era diventato egli stesso presidente nel 2019. Aveva studiato al liceo Tasso di Roma, laureandosi in giurisprudenza alla Sapienza con Francesco Calasso e con una tesi sulla storia del diritto italiano, da cui derivava un saggio negli "Annali di storia del diritto" (7 (1963), pp. 261-282).

Giunto alla docenza all'Università di Genova, transitando poi per quelle di Messina e di Napoli (Orientale), era diventato professore ordinario alla "Federico II" sempre di Napoli, approdando infine all'Università Suor Orsola Benincasa, del cui ente morale è stato nominato presidente nel 2018. I suoi insegnamenti accademici riflettono il ventaglio dei suoi interessi: storia dei partiti politici, poi delle istituzioni politiche, infine storia contemporanea; non incidentalmente figura tra i fondatori della Società per gli studi di storia delle istituzioni.

L'elezione al Senato nella X legislatura, seguita dalle dimissioni per questioni interne al Partito radicale che lo aveva sostenuto, non aveva però fermato la sua attività politica in senso ampio, avviata a fine anni Settanta in ambito sindacale, quando Craveri aveva diretto il centro studi della UIL e contribuito alla redazione di una proposta di riduzione della scala mobile; l'esperienza sindacale era confluita in Per una riforma delle relazioni industriali. Dieci anni con la UIL (1979-1989), da lui curato con Giuseppe Pignatelli (Milano, Franco Angeli, 1989). La passione politica, proseguita nel Consiglio regionale della Campania, era anche sottesa alle riflessioni apparse su importanti testate: "la Repubblica", "Il Sole 24 ore","Avanti!" (qui l'archivio digitale), "Il Mattino", "Il Messaggero", il "Corriere della Sera".

La Biblioteca del Senato conserva molte delle sue opere, tra cui ricordiamo in particolare Sindacato e istituzioni nel dopoguerra (Bologna, Il Mulino, 1977), La democrazia incompiuta. Figure del '900 italiano (Venezia, Marsilio, 2002), la monografia su De Gasperi (Bologna, Il Mulino, 2006, riedita fino al 2023), fino all'ultimo Dalla democrazia 'incompiuta' alla postdemocrazia. Percorsi storici del sistema politico italiano (Bologna, Il Mulino, 2022). Sempre la biblioteca lo aveva ospitato come relatore in diversi convegni e presentazioni di libri, ma anche come utente: le sue ricerche spaziavano dalla consultazione dei quotidiani attuali a quelli di primo Novecento, dalla storia economica alla storia del diritto e alla giustizia penale, senza trascurare gli atti parlamentari.

Per la Biblioteca "Giovanni Spadolini" Craveri aveva rilasciato nel 2006 una videointervista, il cui testo è riportato in un articolo di "MinervaWeb": lì la definiva «la Biblioteca della continuità dello Stato», in quanto testimone «della sua amministrazione, della sua vita civile e politica», collegate da un filo sottile al «passato preunitario». Lo salutiamo con le parole con cui, interrogato sul ruolo istituzionale della biblioteca parlamentare, rispondeva:

Ci sono vari strati nell'informazione: c'è il flusso quotidiano degli avvenimenti che ha i suoi strumenti di diffusione; ma questi stessi avvenimenti richiamano un passato che non sempre è un passato vicino. Pensiamo alle polemiche della politica, oppure alla materia internazionale; moltissime delle nostre relazioni sono basate su accordi o avvenimenti che risalgono molto indietro nel tempo. Pensiamo anche alla struttura del nostro ordinamento giuridico, che fa riferimento a un corpus normativo che si è sviluppato nel corso dei secoli. Quindi è essenziale per una democrazia parlamentare come la nostra avere gli strumenti conoscitivi per tornare indietro.

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2. Paolo Traniello

Formazione giuridica aveva anche Paolo Traniello, che è stato però più noto nel mondo delle biblioteche che in quello del diritto. In giurisprudenza (diritto costituzionale) è stata la sua prima laurea alla Statale di Milano, seguita da una seconda, in lettere a indirizzo storico all'Università di Torino, con tesi sulle biblioteche degli enti locali in Italia dalla Costituzione alla fine della prima legislatura regionale; la scelta dell'argomento risentiva dell'esperienza frattanto maturata come direttore della Biblioteca pubblica-Casa della cultura della Fondazione Achille Marazza di Borgomanero (Novara), nei primi anni Settanta. Da lì all'università, passando per un'esperienza nell'organizzazione del servizio catalografico lombardo, il passo sarebbe stato breve: alla fine di quel decennio iniziò a insegnare le discipline biblioteconomiche all'Università della Calabria, per proseguire a L'Aquila e coronare la carriera come professore ordinario presso Roma Tre.

Anche Paolo Traniello è stato, in effetti, uno storico delle istituzioni, poiché le sue monografie - seminali nell'ambito della storia delle biblioteche dalla fine dell'ancien régime a oggi - interpretavano le biblioteche appunto come entità storicamente situate, giuridicamente normate, e in un certo senso prodotte dalle ideologie, dalle classi, dalle società che in diverse zone del mondo si esprimevano anche attraverso la scrittura e le esperienze di lettura, plasmando le varie concezioni di 'pubblico' (nel senso sia della audience che della 'proprietà' dei cosiddetti beni culturali). Pioniere preterintenzionale di un filone di studi storici in quest'ambito (alternativo alla storiografia tradizionale basata sulle stratificazioni delle raccolte, e meno frequentato anche in ragione dell'ampiezza del quadro che lui stesso era riuscito a dipingerne), le sue ricerche sul substrato politico e normativo della biblioteca pubblica prendevano le mosse da una pacata vis polemica e si nutrivano di una genuina curiosità. Se infatti il suo punto di partenza era la volontà di ripensare e contestualizzare una vulgata che, dal secondo dopoguerra e fino agli anni Novanta del secolo scorso, paragonava la biblioteca di ente locale alla public library di matrice anglosassone, d'altra parte il desiderio di andare alla radice delle cose e dei concetti - e di farlo non solo col pensiero ma con l'onere della prova - lo spingeva allo scavo documentale, affiancato e suffragato da viaggi di studio.

Non a caso, dunque, era vasta la sua indagine sugli atti parlamentari, per i quali spesso Traniello interpellava il servizio di informazioni bibliografiche della Biblioteca del Senato, in un periodo in cui la disponibilità di questo tipo di materiali in rete era inferiore all'attuale. Specialmente lo interessavano le relazioni ai progetti di legge e i dibattiti che ne seguivano, per ricostruire la volontà dei legislatori e le motivazioni di merito che li ispiravano; ma vi consultava anche le opere nazionali di importanti scrittori italiani, testimonianza di un suo collaterale interesse per la storia dell'editoria.

Di Paolo Traniello, la Biblioteca del Senato conserva un buon numero di opere e - si può dire - tutte le sue principali, tra cui spiccano quelle pubblicate con l'editore Il Mulino: La biblioteca pubblica (1997), Storia delle biblioteche in Italia dall'Unità a oggi (nella prima edizione del 2002 e nella riedizione sintetica e aggiornata del 2014), Biblioteche e società (2005). Nelle nostre raccolte sono presenti altri due volumi significativi: quello offertogli da amici e allievi al termine della sua carriera (Pensare le biblioteche. Studi e interventi offerti a Paolo Traniello. Roma, Sinnos, 2008) e gli atti del convegno La storia delle biblioteche. Temi, esperienze di ricerca, problemi storiografici (L'Aquila, 16-17 settembre 2002) apparsi per i tipi dell'AIB nel 2003. In quell'occasione, Traniello condivideva la cura del convegno con Alberto Petrucciani, anche lui interprete di un diverso filone di studi sulla storia delle biblioteche, anche lui scomparso pochi mesi fa: maestri che ricorderemo.

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