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Eventi
“I giuristi e il fascino del regime (1918-1925)". Biblioteca del Senato, 23 e 24 maggio 2014
Ospitiamo la cronaca dell'incontro, redatta dalla Dr.ssa Marta Cerrito, dottoranda dell'Università Roma Tre. Ringraziamo l'autrice, che ha intitolato il proprio contributo "L'irresistibile attrazione e le sue molte ragioni. Cronaca di un incontro di studi alla Biblioteca del Senato".
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Il 23 ed il 24 maggio 2014, nella biblioteca del Senato "Giovanni Spadolini", ha avuto luogo un incontro di studi dal titolo "I giuristi e il fascino del regime (1918-1925)" organizzato dall'Istituto Emilio Betti di Scienza e Teoria del Diritto nella storia e nella società e dall'Università degli Studi di Teramo.
Come ha spiegato Luca Loschiavo (presidente dell'Istituto Betti) aprendo i lavori, l'idea di dedicare un apposito incontro ai giuristi di quella generazione e alle loro scelte di fronte al fascismo è nata dalla lettura delle Notazioni autobiografiche di Emilio Betti assieme a quella di ristampare il volumetto ormai introvabile (la ristampa, curata da Eloisa Mura, CEDAM 2014, è stata appunto presentata nel corso del convegno). Betti scrisse questa autobiografia quasi interamente nel giugno 1944 quando era in corso il procedimento di epurazione nei suoi confronti: si tratta di un esame puntuale e nient'affatto indulgente cui Betti sottopone gli anni della propria giovinezza e della propria formazione culturale.
Obiettivo primario dell'incontro - articolato secondo un ricco programma - era quello di mettere in luce le vicende biografiche e i percorsi scientifico-culturali che condussero Emilio Betti e molti altri fra i maggiori giuristi dell'epoca ad aderire con sincera convinzione al fascismo sin dal suo primo apparire. La scelta dei giuristi oggetto delle singole relazioni (oltre allo stesso Betti, anche Bonfante, i due Rocco, Orlando, Romano, Lucchini, De Francisci, Solmi, Jemolo, Ferri e Del Vecchio) non voleva essere esaustiva. Si sono invece selezionate quelle figure che sono parse meglio rappresentare la varietà delle posizioni. Né è mancato uno sguardo alla vicina esperienza della dittatura spagnola. La provenienza dei relatori da differenti settori del diritto e da diverse realtà accademiche, tanto italiane quanto straniere, ha ulteriormente contribuito a vivacizzare ed arricchire la ricostruzione di quello scenario.
Attraverso la valorizzazione del dato biografico e il confronto dei singoli itinerari si è dunque inteso,da un lato, sottolineare l'importanza di distinguere i differenti percorsi individuali e, dall'altro, offrire una visione "corale" del contesto intellettuale nel quale, in quegli anni travagliati, il fascismo si formò ed operò ottenendo l'aiuto potente di grandi giuristi. Se infatti è indubbio che i giuristi appartengono a pieno titolo al mondo degli intellettuali - e che quindi il rapporto tra giuristi e potere politico si inserisce naturalmente nel più vasto tema riguardante il legame tra intellettuali e potere - è pur vero che, come ha opportunamente sottolineato Gianni Ferrara nel presiedere la prima sessione dei lavori, proprio i giuristi rivestono un ruolo peculiare, in quanto essi vivono l'esperienza più intensa del rapporto con il potere essendone, al tempo stesso, soggetti distinti e strumenti.
Nella sua ricca relazione di apertura, Italo Birocchi (Univ. Sapienza di Roma) ha appunto negato che il ruolo del giurista possa essere ridotto sul piano del mero tecnicismo. Proprio la consapevolezza di questo delicato rapporto è in fondo la corda che rende il tema dell'incontro suggestivo e coinvolgente e, al tempo stesso, consente di legare l'una all'altra le singole relazioni.
Nel trattare della figura di Emilio Betti, Massimo Brutti (Univ. Sapienza di Roma) ha sottolineato come l'incontro con il fascismo sia stato determinante per il giurista: non solo questo rappresenta l'approdo naturale del suo solitario percorso di studi, ma molte delle "visioni bettiane" sono state assorbite dall'ideologia di regime. Betti tuttavia - e non certo per sua volontà - rimase ai margini del sistema di potere del regime. Molto diverse, da questo punto di vista, le vicende dei fratelli Alfredo ed Arturo Rocco (dei quali hanno parlato Giovanni Chiodi e Loredana Garlati, entrambi dell'Università di Milano Bicocca) o quelle di Santi Romano e di Pietro de Francisci (illustrate rispettivamente da Angela Musumeci dell'Università di Teramo e da Carlo Lanza dell'Università di Napoli II): si tratta di personaggi che, pur nella loro specificità, incarnano il prototipo del giurista per il fascismo. Ancora differenti e assai più articolati e complessi sono stati i percorsi di giuristi come Luigi Lucchini (Marco Miletti dell'Università di Foggia) e Arturo Carlo Jemolo (Carlo Fantappiè dell'Università di Roma Tre).
Il numeroso uditorio presente alle due giornate lungo le quali si sono protratti i lavori ha così visto delinearsi personalità distinte, dai risvolti complessi e dai percorsi non sempre lineari. Se n'è ricavata la conferma dell'impossibilità di considerare in maniera troppo omogenea il ceto dei giuristi nel suo atteggiarsi di fronte al movimento dei fasci. Ciò nulla toglie al fatto che il contributo dottrinario offerto dai giuristi al regime fascista sia risultato fondamentale e che la loro adesione non possa essere riguardata come passiva sottomissione al regime, ma appaia piuttosto come attiva partecipazione alla costruzione giuridica di un sistema.
Più che concludere un discorso, l'incontro promosso dall'Istituto Betti è sembrato ai più suggerire l'apertura di una nuova stagione di studi. Parlando di Vittorio Emanuele Orlando, definito a volte un "fiancheggiatore" altre volte un "avversario" del regime, Diego Quaglioni (Università di Trento) ha giustamente sottolineato la difficoltà che tuttora incontra lo studioso nel guardare scientificamente al rapporto tra giuristi e potere politico di quegli anni dovuta alle passioni civili che questa esperienza storica non può non suscitare. Pietro Rescigno e Massimo Brutti, concludendo le ultime due sessioni da loro rispettivamente presiedute, hanno entrambi ribadito quanto sia viva, oggi più che mai, nella comunità scientifica, l'esigenza di studiare con maggior serietà e profondità questa stagione così importante per la nostra cultura giuridica e così ricca di effetti ancora nella nostra attualità. Entrambi hanno pure voluto mostrare il loro apprezzamento per il profilo interdisciplinare che ha caratterizzato l'incontro e hanno formulato l'auspicio che, nell'affrontare questo periodo e questa tematica, si prosegua mantenendo un approccio fondato sul dialogo e sul un confronto costante, così da rifuggire gli specialismi e favorire una proficua ricomposizione dei saperi.