A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
Speciale: 11 settembre 2001, vent'anni dopo
Gli Atti parlamentari italiani e gli attentati dell'11 settembre
Abstract
Concludiamo lo 'Speciale' del 2021 con un numero dedicato ai discorsi tenuti nel Parlamento italiano all'indomani degli attentati dell'11 settembre di vent'anni fa. All'introduzione storica e alle rassegne dei giornali statunitensi, europei, del mondo e italiani dei numeri precedenti aggiungiamo dunque un ultimo tassello esemplificativo delle ricerche che si possono svolgere nella vasta documentazione disponibile in rete tramite le risorse parlamentari.
1. Una legislatura agli esordi
4. Riferimenti e approfondimenti bibliografici
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1. Una legislatura agli esordi
La XIV legislatura repubblicana era iniziata soltanto da pochi mesi e i lavori parlamentari non erano ancora ripresi a pieno ritmo dopo la pausa estiva - salvo qualche seduta che aveva avuto luogo ad agosto - quando la notizia degli attentati terroristici a New York e Washington scuoteva la vita politica.
Nel giorno immediatamente successivo al crollo delle Torri Gemelle, il 12 settembre, la Camera dei deputati si riuniva e in apertura di seduta, la n. 31 della legislatura, il Presidente di allora, Pier Ferdinando Casini, pronunciava il discorso Sugli attentati terroristici negli Stati Uniti d'America, esprimendo solidarietà al popolo americano, anche nel nome dell'amicizia che lega i due paesi nel Patto Atlantico. Il nome di Alcide De Gasperi veniva ricordato in apertura appunto a sottolineare, insieme a un sentimento di fratellanza, il richiamo a un orizzonte di valori condiviso.
La seduta è una delle prime la cui videoregistrazione è accessibile nell'archivio della WebTv della Camera, che inizia proprio da quella legislatura: la visione dell'intera assemblea legislativa in piedi, insieme ai membri del Governo presenti, in segno di cordoglio e omaggio alle vittime, aggiunge ai contenuti verbali una rappresentazione efficace del momento storico che il video documenta. Oltre al resoconto stenografico della seduta è disponibile anche un resoconto sommario.
Per il Senato, l'archivio online delle registrazioni dei dibattiti inizia dalla legislatura successiva; sono tuttavia disponibili in internet il resoconto stenografico e il comunicato di fine seduta dell'adunanza - la n. 38 - che ebbe luogo nell'Aula legislativa qualche giorno più tardi, il 18 settembre 2001. Anche in quel caso il Presidente del Senato di allora, Marcello Pera, col discorso Sui tragici atti di terrorismo perpetrati contro gli Stati Uniti d'America apriva i lavori della giornata con parole di sconcerto e un fermo richiamo all'inclusività della cultura occidentale, mettendo in guardia contro il rischio di sbagliare bersaglio, confondendo la lotta al terrorismo con una lotta tra religioni o identità, e lanciando un appello conclusivo all'orgoglio e al coraggio.
Riportiamo qui di seguito, in ordine cronologico, i testi di questi discorsi (trascritti fedelmente non solo nel contenuto ma anche nella forma, senza adeguamenti alle norme di "MinervaWeb"), rinviando ai rispettivi resoconti stenografici - pubblicati in internet nei portali storici parlamentari - per i successivi interventi dei rappresentanti del Governo: il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi alla Camera, il Ministro per gli italiani nel mondo Mirko Tremaglia in Senato.
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2. Il discorso (e il video) del Presidente della Camera: Sugli attentati terroristici negli Stati Uniti d'America, 12 settembre 2001
Onorevoli colleghi, il 21 luglio 1953, Alcide De Gasperi, esponendo il programma del suo Governo, diceva in quest'aula: «Abbiamo la profonda convinzione di aver interpretato il pensiero e gli interessi della nazione italiana, quando l'abbiamo associata nel Patto Atlantico. Abbiamo potuto uscire dall'isolamento, ricostruire nuove ed antiche amicizie, dare avviamento ed impulso al movimento di una novella Europa, che superi gli antichi conflitti e sia aperta alla fraterna cooperazione dei suoi popoli... Riconosco l'opera grandiosa di solidarietà economica e morale che ci fu in quegli ultimi anni prestata dagli Stati Uniti d'America».
Oggi, a distanza di così tanto tempo, possiamo riaffermare con convinzione quei vincoli di solidarietà e di amicizia con gli Stati Uniti d'America. Un paese che, nel corso della sua storia, spesso ha sacrificato i suoi figli e difeso nel mondo la libertà e la democrazia.
Lo facciamo in un momento di lutto che non avvolge solo l'America, ma tutto il mondo.
Il nostro primo pensiero è di piena, intensa e commossa solidarietà nei confronti delle famiglie di migliaia di vittime innocenti di questo orrendo crimine.
La Camera dei deputati si riconosce nelle parole pronunciate già nel pomeriggio di ieri dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi: questa istituzione si sente a fianco del popolo americano, a fianco delle autorità di governo e del Parlamento di questa grande nazione, amica ed alleata dell'Italia.
Il Parlamento è la massima espressione della rappresentanza e della sovranità popolare nel nostro paese. Per questo mi sento di dire che i cittadini italiani partecipano intensamente alla tragedia che ha colpito il popolo americano e sono particolarmente vicini anche alla comunità italo-americana, che costituisce uno dei nostri più saldi vincoli di unione.
Voglio esprimere, al paese ed anche a lei, signor Presidente del Consiglio, la certezza che la Camera dei deputati farà fronte comune nella solidarietà agli Stati Uniti e nella lotta al terrorismo.
Questa azione terroristica ha colpito i simboli della potenza politica, economica e militare americana, ha aggredito l'intera civiltà occidentale: questo ci lascia sgomenti ed attoniti.
Ma più ancora siano colpiti dal fanatismo religioso che sembra aver mosso gli autori di questa strage. Un fanatismo che disprezza il valore della vita umana, anche della propria, che cancella ciò che di più profondo c'è in noi, l'istinto di conservazione e la paura della nostra morte. Secondo le notizie che ci sono giunte, sembra che più di cinquanta terroristi abbiano partecipato a questa azione. Pensare che decine di persone possano essere state mosse a compiere questa strage attraverso l'autodistruzione ci dà la misura del fanatismo e dell'odio feroce che pervade questi terroristi, della loro pericolosità, delle responsabilità gravissime di chi li protegge.
Il timore che abbiamo è che da ieri tutto sia diverso, che quanto accaduto accenda nuovi grandi focolai di tensione internazionale ed aggravi i conflitti che sono purtroppo già in atto.
In questa situazione, però, sarebbe un errore per l'occidente rinchiudersi in sé stesso e ridimensionare il proprio impegno internazionale per la ricerca della pace e della convivenza civile. In questo modo, infatti, si renderebbe ancor più difficile la soluzione di tensioni e conflitti che inevitabilmente esasperano gli animi e finiscono per alimentare il ricorso al terrorismo.
Soltanto ieri mattina quest'aula aveva accolto i nostri bambini, i nostri studenti, in un clima di festa, per lanciare un messaggio di pace e di convivenza che traeva forza dall'unificazione dei popoli europei.
Pur nella costernazione di queste ore, vogliamo riprendere il filo della speranza e della fiducia nel futuro che anima le nuove generazioni, e che i governi e le istituzioni hanno la responsabilità di non disperdere.
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3. Il discorso del Presidente del Senato della Repubblica: Sui tragici atti di terrorismo perpetrati contro gli Stati Uniti d'America, 18 settembre 2001
Colleghi senatori, prima di iniziare i nostri lavori, permettetemi di dire alcune parole. Quando ci siamo lasciati, prima della pausa estiva, le parole diffuse sulle nostre bocche erano di augurio, di buone ferie e di buon riposo, parole che contenevano messaggi di serenità, di tranquillità e perciò anche di pace.
Oggi riprendiamo i nostri lavori in un clima completamente diverso e, come già è stato detto, in un mondo decisamente cambiato, perché le parole più diffuse sulle nostre bocche, come anche di tutti i nostri concittadini e di tante parti del mondo, sono quelle di conflitto e di guerra.
L'11 settembre, martedì della settimana scorsa, con l'attacco terroristico all'America è accaduto un evento che ha sconvolto le nostre coscienze, che ci ha colpito, ci ha commosso, ci ha coinvolto e appunto, come è stato detto da più parti, ha effettivamente cambiato il mondo. Io credo che, per un tempo, ahimé, presumibilmente non breve, niente sarà più esattamente come prima.
In primo luogo, desidero - a nome mio personale, ovviamente, ma anche di tutti voi, ne sono certo, di tutto il Senato - esprimere il cordoglio per le vittime, il cui numero ancora indefinito sta a dimostrare l'impressionante misura tragica dell'evento che ha sconvolto il mondo. Cordoglio, in particolare per le vittime italiane, perché là, in un numero, ahimé, ancora non precisato, sono morti nostri concittadini, che erano lì per motivi di lavoro o di affari o magari per motivi di riposo o in visita a parenti e amici, tanti quanti ne abbiamo negli Stati Uniti.
Desidero anche comunicare al popolo americano, certamente a nome di tutti noi, quel popolo a cui ci accomunano tanti legami di carattere storico, politico, culturale ed anche sentimentale e affettivo, i sentimenti della nostra solidarietà e della nostra amicizia.
Noi siamo anche ammirati dall'abnegazione di quel popolo e di quei cittadini, dal loro coraggio, dal senso della patria e della comunità che stanno manifestando in questi giorni tragici, dal loro stringersi attorno ai simboli dell'unità nazionale e delle istituzioni, al di là delle divisioni politiche, e anche da quel patriottismo e quel senso di fiducia anche economica che ha fatto sì che in questi giorni e in queste ore la Borsa americana non tracollasse.
Dicevo che il mondo è cambiato e delle parole di guerra che sono state pronunciate in questi giorni. Io credo che sia stata colpita, con quell'attacco proditorio, una civiltà, quella occidentale, che ci ha dato le nostre istituzioni democratiche, rappresentative, anche sovranazionali, che si è dotata di Carte nazionali ed internazionali di diritti fondamentali degli uomini, a partire dal diritto e dal dovere di rispetto delle minoranze, siano esse religiose, razziali o di altro tipo. Una civiltà che, con il tempo, con le lotte, con le controversie, anche con le guerre, ma finalmente, ha fatto propri i concetti di tolleranza, di solidarietà e di integrazione. Diciamo tutti che gli Stati Uniti d'America sono, ma tutto l'Occidente, cari amici e colleghi, è un grandioso crogiolo di tradizioni, di razze, di storie, di culture, di modi di pensare e di vivere. L'Occidente, da questo punto di vista, è esattamente la negazione del pensiero unico; l'Occidente è l'esaltazione della diversità e della tolleranza per la diversità.
Per questo, essendo stata colpita questa civiltà, siamo stati colpiti tutti noi. È stata colpita la nostra civiltà, quella che nei secoli ci ha fatti grandi, la civiltà di Socrate, di Cristo, di Galileo, di Averroè, di Kant, di tutti quei grandi che hanno reso per noi apprezzabile la cosa che più riteniamo fondamentale, cioè la libertà dei singoli e la libertà dei popoli.
Io credo che sia questa civiltà che noi oggi siamo chiamati a difendere. In che termini, in che modi, lo decideranno coloro che hanno responsabilità di governo, a cominciare dai Capi di Stato e di Governo, ma anche dai Parlamenti, che sono chiamati, come il nostro, a dibattere queste terribili e fondamentali questioni. Questo Senato durante i giorni scorsi, quando i lavori dell'Aula non erano ancora cominciati, ha già visto svolgersi un dibattito in sede di Commissioni congiunte esteri e difesa, dove il Governo ha riferito sulle evoluzioni della situazione. Avremo altre occasioni per dibattere e si tratterà di dibattiti certamente importanti.
Dobbiamo reagire. Dobbiamo avere consapevolezza esatta di cioè che è accaduto e di qual è la posta in gioco. Credo che la battaglia, o la guerra - ritengo che neanche il linguaggio ci debba spaventare - non possa essere indiscriminata. Dovrà essere ferma contro questi centri del terrorismo che vogliono mettere in discussione i nostri princìpi ed i nostri valori, ma occhiuta, decisa ma mirata. Guai, credo, a perdere la misura. Guai a trasformare questa lotta al terrorismo in una guerra tra persone che si dividono tra bene e male, in una guerra manichea. Guai a trasformare questa battaglia in una guerra di religione.
L'Islam è una grande religione. L'Islam non è il nostro avversario: sono alcuni gruppi fanatici che, in nome di una manifesta manipolazione dei suoi princìpi, ci fanno guerra, non l'Islam stesso. L'Occidente ha integrato l'Islam e noi siamo orgogliosi di avere nel nostro territorio e in tutto l'Occidente cittadini che professano liberamente quella religione. Dicevo, guai a noi a commettere errori in questo senso, a sbagliare bersaglio, ma guai anche ad un Occidente che, per calcolo o per astuzia, rifuggisse dalle proprie responsabilità. Ciò di cui abbiamo bisogno, io credo, è un Occidente fermo e coraggioso, ma non si può essere fermi e coraggiosi se, al tempo stesso, non siamo orgogliosi della civiltà che abbiamo dato al mondo.
Ancora una volta la condoglianza ai nostri concittadini morti e a tutte le vittime di martedì 11 settembre scorso.
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4. Riferimenti e approfondimenti bibliografici
Nel ricordare che ormai la quasi totalità degli Atti parlamentari della Repubblica italiana è pubblicata in internet nei siti istituzionali, ne segnaliamo qui le principali articolazioni per la ricerca dei lavori delle passate legislature:
- www.senato.it/storico (resoconti stenografici e sommari nella sezione "Lavori" delle singole legislature)
- https://legislatureprecedenti.camera.it (resoconti stenografici e sommari nella sezione "Resoconti" per le legislature fino alla XII; poi nella sezione "Documenti"; dalla legislatura XVI, nella sezione "Lavori")
Per un maggiore dettaglio si rinvia alla pagina "Ricerche guidate", nella sezione del sito web della Biblioteca del Senato dedicata agli Atti parlamentari, o al prospetto Gli Atti parlamentari. Guida alla ricerca, nella sezione Pubblicazioni e testi > Guide.