A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
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"Informed Parliaments, Engaged Citizens, Effective Government". IFLA Conference, Londra, 5-6 dicembre 2019
Si è svolta a Londra, il 4 e 5 dicembre, la Conferenza di metà anno della Sezione "Government Libraries" dell'IFLA - International Federation of Library Associations and Institutions, dedicata al tema "Informed Parliaments, Engaged Citizens, Effective Government", ispirato dal punto 16 degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile fissati dall'ONU per il 2013: "Pace, giustizia e istituzioni solide".
Come, dunque, costruire istituzioni forti e governi efficaci, che sappiano coinvolgere i cittadini, lavorare per la giustizia e il benessere? Su questo si sono interrogati delegati dei Parlamenti e dei Governi di Paesi rappresentativi di tutti i continenti, che operano in particolare nelle biblioteche, nei centri di ricerca e negli uffici per la comunicazione istituzionale, confrontandosi con le esperienze dei relatori e dei partecipanti a panel di discussione, ma anche portando ai convenuti il proprio punto di vista grazie alle numerose occasioni di scambio che si sono create nel corso delle due dense giornate.
Il programma prevedeva l'apporto di prospettive diverse e complementari rispetto a quella di chi lavora nei centri di documentazione, coinvolgendo analisti di dati e social media manager.
La prima sessione ha appunto ospitato il keynote speech di Trevor Huddlestone, Chief Analyst del Department for Work and Pensions (DWP) del governo britannico, che ha evidenziato come le strategie di applicazione delle evidenze possano incidere sulla realizzazione di migliori politiche, focalizzandole su decisioni fondate e coinvolgendo analisti dei dati in modo trasversale ai diversi settori. In questo ambito anche le biblioteche - ha rimarcato Huddlestone - possono giocare un ruolo non secondario, contribuendo alla fruizione e comprensione dei dati storici (anche quelli non ancora accessibili online), offrendo fonti per la valutazione delle tendenze storiche ai fini del policy making e giocando un ruolo di mediazione nella fornitura di fonti informative anche digitali in tutti i campi disciplinari e in un contesto plurilinguistico.
Anche il successivo keynote speech di Donna Scheeder (già Presidente IFLA e direttrice del Congressional Research Service degli Stati Uniti) ha rilevato come le biblioteche possano rispondere a molte delle istanze racchiuse nell'obiettivo 16, che presuppone una società alfabetizzata, informata e in grado di comprendere i flussi informativi in cui tutti siamo immersi. Se le biblioteche supportano l'inclusione digitale, l'accesso alle tecnologie e a dati affidabili, se considerano la libertà d'espressione come pietra angolare della partecipazione politica, se informano e aiutano ad informarsi anche potenziando i servizi di ricerca, esse sono in grado di aiutare i legislatori a trovare soluzioni ai problemi.
La prima sessione pomeridiana si è concentrata sull'esperienza governativa britannica dell'evidence-based policy making (EBPM), con gli apporti di David Johnson e Alex Skinner (DWP e Ministry of Housing, Communities and Local Government). Ne è emersa una visione del policy making quale processo complesso, non lineare o semplicemente funzionale, soggetto a sollecitazioni esterne di vario genere e sottoposto all'impegno etico di far sì che il consenso dei cittadini sia sempre informato. Anche Alasdair Mackenzie, del Parlamento britannico, nel riferire dell'attività del suo staff che si occupa di report sulle politiche e di raccolta dati circa l'impatto delle attività didattiche svolte, ha sottolineato le strategie di coinvolgimento dei cittadini anche attraverso partnership con istituzioni governative, scuole e associazioni.
Più critico - in senso costruttivo - il contributo di Iain Watt, che dopo anni di attività nei servizi di documentazione del Parlamento europeo ha espresso perplessità su alcuni 'miti' in cui le biblioteche istituzionali rischiano di riporre eccessiva fiducia: il mito dell'informazione completa, laddove i tempi concitati dell'azione parlamentare impongono spesso limiti alla quantità di dati concretamente gestibili; il mito di una umanamente irraggiungibile neutralità dell'informazione, che dev'essere semmai imparziale; il mito della linearità dei processi comunicativi e della loro efficacia sulle politiche in atto, laddove il modello EBPM deve tenere conto di una serie di fattori anche irrazionali che possono metterlo in crisi. Il passaggio da un modello 'basato' sull'evidenza a un modello 'influenzato' dall'evidenza (evidence-influenced o evidence-informed policy making) può consentire di capovolgere la prospettiva, rinunciando a porsi obiettivi irraggiungibili e apprezzando invece la tempestività, accessibilità, chiarezza e adeguatezza delle informazioni che i servizi di documentazione parlamentare già attualmente offrono. Con queste premesse - si è concluso - biblioteche e servizi di ricerca parlamentari, basandosi comunque sulla propria buona reputazione di accuratezza e competenza, possono trarre dalla prospettiva EBPM una serie di vantaggi: valorizzare la comunicazione pubblica delle informazioni prodotte; costruire relazioni di fiducia con i politici basate sulla percezione di affidabilità ed efficacia; stimolare interessi oltre che rispondere a domande; lavorare sui dati ricavati dalle analisi d'impatto della regolamentazione; aprirsi a logiche di rete a livello internazionale; approfondire le specializzazioni disciplinari. In riferimento poi all'Obiettivo 16, le biblioteche e i servizi di ricerca parlamentari possono agire in termini di promozione dell'inclusività, condivisione dell'informazione con i cittadini, studio di nuovi modelli di servizio, con ciò stesso facendo un passo avanti verso il rafforzamento delle istituzioni e la loro apertura alla società.
Nel secondo giorno le principali relazioni sono state affidate a esperti di social media in istituti di ricerca e in strutture parlamentari e governative (rispettivamente Nick Poole, Sandip Samra, Evlambios Christophi), che in modi diversi hanno illustrato come i social media possano ricodificare il rapporto tra cittadini e stato, ridimensionando le asimmetrie del potere, facendo sentire vicine le istituzioni e partecipi i cittadini: imparzialità, inclusività, affidabilità sono in quest'ottica necessari a svolgere la missione di informare, non di persuadere. Sono state inoltre presentate le esperienze di chi - come Vincenza Iossa responsabile della Biblioteca "Luigi De Gregori" del MIUR - ha valorizzato le raccolte della propria biblioteca istituzionale costruendo percorsi di advocacy interattivi con gli studenti, o di chi - come Anne-Marie Griffiths nei Select Committees del Parlamento inglese - ha analizzato l'impatto della documentazione sul lavoro parlamentare anche nell'ottica di riconoscere valore all'esperienza dei singoli.
L'ultima sessione, centrata sul rafforzamento delle istituzioni attraverso servizi di documentazione fondati sull'evidenza dei fatti, ha passato in rassegna le principali sfide per il futuro dei servizi bibliotecari nel mondo: la svalutazione della nozione di esperienza e delle analisi indipendenti; una concezione dei parlamentari radicata più nel passato che nel presente; la compresenza di esigenze di comunicazione molto approfondita ma anche molto veloce e attrattiva; la necessità di investire nelle risorse umane (così Anthony Teasdale, direttore generale dei servizi di ricerca del Parlamento europeo). Le conclusioni di Penny Young, direttrice della Biblioteca e dei servizi di ricerca della House of Commons, hanno infine proposto una visione delle biblioteche parlamentari come fonte di informazione istituzionale più riconoscibile anche all'esterno, suggerendo una maggiore collaborazione con le principali biblioteche di ricerca, ma anche - all'interno dei parlamenti - tra biblioteche e altri servizi di ricerca e comunicazione istituzionale.
Tra i punti di forza della conferenza, oltre al valore dei relatori e alla possibilità di apprendere dalle buone pratiche presentate, va segnalata l'utile alternanza tra presentazioni frontali e panel di discussione con piccoli gruppi di esperti, di varia provenienza istituzionale e geografica, che hanno dialogato con il pubblico. Presenti nei panel anche alcuni italiani - Antonmichele De Tura, direttore della Biblioteca della Corte Costituzionale, e la già citata Vincenza Iossa - che hanno discusso le proprie esperienze in merito al coinvolgimento dei referenti istituzionali e del pubblico delle rispettive biblioteche.