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Presentazione del libro di Michele Dau "Barabba. La metafora del populismo", Sala Atti parlamentari, 19 novembre 2018
Il 19 novembre 2018, nella Sala degli Atti parlamentari della Biblioteca del Senato "Giovanni Spadolini", si è svolta la presentazione del volume di Michele Dau Barabba. La metafora del populismo (Castelvecchi, 2018).
Il dibattito è stato introdotto e moderato da Giovanni Maria Chessa, il quale, sottolineando la concisione dell'opera, tipica del pamphlet, ha chiarito preliminarmente come dall'analisi della figura evangelica di Barabba, simbolo dell'irrazionale pulsione al populismo, l'autore istituisca un confronto con la storia contemporanea dell'Europa e le sue radici giudaico-cristiane.
È quindi intervenuto l'onorevole Luciano Violante, già Presidente della Camera dei deputati, presente al convegno in qualità di presidente dell'associazione Italiadecide, che ha innanzitutto evidenziato come la scelta del popolo in favore di Barabba sia stata determinata da una mancanza di informazione, elemento questo essenziale per poter assumere decisioni valide e consapevoli. In ogni caso va notato, secondo Violante, che il personaggio del ladro salvato dalla folla era ritenuto poco pericoloso in quanto non stravolgeva i rapporti di forza esistenti nella società ebraica, a differenza di Cristo.
Ha poi preso la parola il senatore Adolfo Urso, il quale, ricordando i due pilastri su cui si fonda la democrazia rappresentativa, cioè il ceto medio e produttivo e l'esistenza dei confini nazionali, ha paventato come la scomparsa di entrambi abbia dato origine agli attuali fenomeni del populismo, in cui - come ai tempi di Barabba - a decidere è la piazza, oggi virtuale, e del presidenzialismo, dove a guidare la politica è un uomo solo: situazioni contrapposte ma generate dal medesimo processo storico.
È seguita la riflessione di Lorenzo Castellani, docente di storia delle istituzioni presso l'Università LUISS di Roma, che, a proposito del concetto di decisionismo, si è interrogato sulla sede in cui appunto le decisioni vengono prese, mettendo in rilievo come, più che i parlamenti nazionali, siano ormai istituzioni sovranazionali e tecnocratiche a dettare le norme che regolano gli stati, con una crisi di legittimità per risolvere la quale l'autore del libro, Michele Dau, propone lo strumento del dialogo e della riconoscibilità dei sistemi politici agli occhi dei cittadini, sempre più sfiduciati. Sotto questo aspetto il populismo non è solo da deplorare, ma da comprendere anche alla luce della sua valenza culturale.
A proposito dell'elemento economico del populismo, l'onorevole Stefano Fassina concorda sulla necessità di non demonizzare tale fenomeno, sorto per l'incapacità delle classi dirigenti di affrontare determinate domande e di correggere problematiche sociali. Il decalogo proposto da Dau alla fine del suo volume comprende infatti, tra gli altri punti, un risanamento della politica e un'attenzione alle istanze lavorative della collettività, rimedi che potrebbero attenuare le tensioni sociali scatenatesi e confluite appunto nei movimenti populisti.
Ha concluso il convegno l'intervento dell'autore, il quale ha rilevato che per restaurare il valore della scelta democratica va in primo luogo ripristinato il rispetto reciproco tra partiti politici, ridando una prospettiva futura ai cittadini che, diversamente, non riuscirebbero a comprendere la necessità di misure improntate all'austerità; occorrerebbe inoltre introdurre istituti di democrazia diretta a livello locale, come avviene già da decenni nei paesi stranieri. Il richiamo alle intuizioni comunitariste di Adriano Olivetti è senza dubbio imprescindibile, secondo Dau, come modello virtuoso per far ripartire il paese attraverso iniziative concrete di progettualità; in mancanza di questo il populismo assumerebbe quel volto temibile e sinistro che la figura di Barabba, peraltro strumentalizzato dall'autorità ebraica e romana per eliminare Gesù Cristo, ha da sempre adombrato.