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Minerva Web
Rivista online della Biblioteca "Giovanni Spadolini"
A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
n. 59 (Nuova Serie), ottobre 2020

Testimonianze

Sergio Zavoli nelle collezioni del Polo bibliotecario parlamentare

Chi ha conosciuto da vicino Sergio Zavoli è rimasto colpito dalla solida cultura che ne strutturava la personalità, coltivata ben oltre gli obblighi del cronista attento e del politico impegnato. Una cultura trasfusa nel lavoro di giornalista e in numerose pubblicazioni che, anche a distanza di anni, non perdono di attualità, mostrando tutta la lucidità e la lungimiranza che ha caratterizzato la sua visione del mondo.

Per i suoi libri e le sue trasmissioni Zavoli ha ricevuto importanti riconoscimenti nazionali e stranieri, ma anche a molti libri altrui ha partecipato come curatore o autore di singoli contributi e prefazioni, sempre mostrando coerenza di scelte e muovendosi lungo una direttrice di analisi storica e attenzione ai fenomeni sociali della contemporaneità.

È dunque con un percorso tra le molte sue pubblicazioni presenti nei cataloghi del Polo bibliotecario parlamentare che vogliamo ripercorrere la sua storia.

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Gli esordi

Nato a Ravenna il 21 settembre 1923, riminese d'adozione, è qui che muove i primi passi da giornalista. La regione natale ricorre nella sua pubblicistica, con la raccolta di aneddoti e personaggi romagnoli da lui curata nel 1959 (Campana, Oriani, Panzini, Serra: testimonianze raccolte in Romagna), con i ricordi sugli anni della Resistenza (suo un contributo in Rimini in guerra: sette storie a futura memoria, a cura di Stefano Pivato, 1994) e più tardi con prefazioni a pubblicazioni di storia locale, ma di respiro nazionale (Luigi Arbizzani, Prima degli `unni` a Marzabotto, Monzuno, Grizzana. Uomini, luoghi ed altro dal '900 agli eccidi nazifascisti del 1944: il post-Liberazione e il ricordo, 1995; Claudio Visani, Gli intrighi di una Repubblica. San Marino e Romagna: ottant'anni di storia raccontata dai protagonisti, 2012), o con gli omaggi all'amico Federico Fellini (prefazione e postfazione a Federico Fellini: la mia Rimini, a cura di Mario Guaraldi e Loris Pellegrini, 2003).

È però con l'arrivo in RAI nel 1947 che ha inizio la parte più brillante della sua carriera, prima in radio e presto anche come volto televisivo. Acquista notorietà innovando il giornalismo sportivo col "Processo alla tappa" del 1962, dedicato al Giro d'Italia, che otterrà un Premio speciale della critica al Festival televisivo di Cannes e il Premio Regia televisiva alla sua quarta edizione(e ancora a distanza di sessant'anni Zavoli sarà interpellato per la prefazione ai volumi di Paolo Casarin e Darwin Pastorin Noi due in fuorigioco: conversazioni su calcio e società, 2005 e Comunicazione e sport, a cura di Antonio Catolfi e Giorgio Nonni, 2006).

Realizza poi uno dei programmi che più hanno arricchito il genere del documentario storico, raccontando nelle sei puntate di "Nascita di una dittatura" - trasmessa nel 1972 e vincitrice del Premio Saint-Vincent per il giornalismo - l'Italia degli anni che precedettero l'ascesa del fascismo. La prima puntata della serie è stata riproposta nel 2013 in una proiezione presso la Biblioteca del Senato alla presenza dell'autore, nell'ambito di un seminario su fonti audiovisive e fonti parlamentari, realizzato in collaborazione con l'Università di Roma 3 e con la struttura RAI della "Grande storia" (v. MinervaWeb n. 15, n.s., giugno 2013). La Biblioteca del Senato conserva nel Fondo Bonito un esemplare autografato da Zavoli dell'edizione a stampa del 1973, che raccoglie i testi del programma e ha ricevuto il Premio Campione d'Italia.

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Nascita di uno scrittore e di un uomo politico

Nel frattempo Zavoli ha iniziato a pubblicare volumi con un buon successo editoriale (Viaggio intorno all'uomo, 1969, Premio Campione 1970 per il giornalismo, da cui deriverà una serie di inchieste-dibattito trasmesse dalla Rai, a loro volta vincitrici del Premio Regia televisiva; In nome del figlio, 1972; I figli del labirinto, 1974, Premio Selezione Estense; Tre volte vent'anni, 1978, Premio Selezione Bancarella; Chi va piano, 1980), anche come co-autore (con Arrigo Petacco, Dal Gran Consiglio al Gran Sasso: una storia da rifare, apparso nel 1973 e disponibile alla Biblioteca della Camera anche in una riedizione del 2013), mentre prosegue l'attività di collaboratore - con prefazioni e postfazioni - ad altre pubblicazioni di carattere storico (Lettere dall'Itaglia: lettere di soldati meridionali dai fronti della grande guerra, a cura di Gianni Raviele, 1977). Ma il libro con cui consolida la sua notorietà anche di scrittore è Socialista di Dio (1981), che gli vale il Premio Bancarella (il Fondo Fanfani della Biblioteca del Senato conserva un esemplare con sua dedica autografa); di lì a poco si cimenterà più decisamente con la narrativa in Romanza (1987). Dedica alcuni scritti al tema scottante della droga (Maricla Boggio, La casa dei sentimenti: itinerario per uscire dalla droga, 1985; la prefazione all'intervista di Enzo Caffarelli a don Mario Picchi in Dietro la droga un uomo, 1991).

Sono gli anni della presidenza RAI (1980-1986) e dell'avvicinamento al PSI; l'ingresso nella politica attiva avverrà però negli anni Novanta, prima con il Partito Democratico della Sinistra e poi con i Democratici di Sinistra, nelle cui liste è eletto in Senato nel 2001, per essere rieletto nel 2006 con l'Ulivo e nelle successive tornate - fino alla XVII legislatura - col PD. Nell'ambito della sua attività parlamentare si ricordano in particolare la costante presenza nella Commissione permanente Istruzione pubblica e beni culturali e la presidenza della Commissione di vigilanza sui servizi radiotelevisivi, durante la quale - già membro della Commissione per la Biblioteca e l'Archivio storico - realizzerà e introdurrà una serie di incontri sul servizio pubblico radiotelevisivo, nel novembre 2009 e nel gennaio e febbraio 2010, con lo scopo di riflettere «sulle attese della comunità nazionale» circa le trasformazioni «di un sistema che deve ormai misurarsi con le profonde innovazioni del linguaggio, delle tecnologie, dei fattori distributivi del prodotto televisivo» (dalla Introduzione al primo seminario su Lo stato della tv in Italia e il ruolo della Rai. Il servizio pubblico e la sua identità. Roma, 24 novembre 2009, [p. 18]).

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Gli anni Novanta

Gli anni Novanta iniziano con le complessive 45 ore di inchiesta storica - uno dei capolavori del genere - realizzata da Sergio Zavoli sugli anni di piombo, per la prima volta raccontati dalla viva voce dei protagonisti delle opposte fazioni: "La notte della Repubblica" va in onda dal 12 dicembre del 1989 all'11 aprile del 1990, in 18 puntate. È un successo che vale il Premio Giornalista dell'anno 1991 e che diventa anche editoriale: tra il 1992 e il 2017 si susseguono diverse edizioni dell'inchiesta in forma di libro (talvolta con video allegati; l'edizione del 1993 in 3 volumi è nel Fondo Furlani della Biblioteca della Camera), anche con prefazione dello stesso Zavoli, che vi coglie l'occasione per parlare di un punto nodale nella sua visione del rapporto tra giornalismo e storia, e del ruolo del lavoro redazionale: «i metodi del lavoro giornalistico», puntualizza,

muovono dalla cronaca [...] autenticandola con le testimonianze di "chi c'era"; il che parrebbe inconciliabile con quell'idea di storia che la vorrebbe credibile solo quando si è decantata nel tempo. [...] Ciò non è sempre vero: non mancano esempi illustri di storie [...] avvantaggiate dal fatto che lo storico abbia avuto conoscenza diretta di uomini e cose vivendo quel tempo e respirando, per così dire, quell'aria. [...] Certo, la vera e grande difficoltà della storia fatta a ridosso dei fatti che narra sta nel raccogliere, ordinare e stendere la materia necessaria [...]. Se questa difficoltà è stata vinta lo si deve al privilegio [...] di poter contare su una équipe agguerrita di collaboratori e di consulenti

in una vera concretizzazione dei doveri del «servizio pubblico» (si cita dalla Introduzione alla edizione Mondadori del 2014, parzialmente consultabile online, p. [1-2]).

Sempre negli anni Novanta, Zavoli pubblica inoltre un'intervista al senatore a vita Francesco De Martino (Intervista sulla sinistra italiana, 1998), come pure raccolte di articoli e acute riflessioni su storia e società, che ancora a distanza di un trentennio mostrano tutta la loro perspicacia e validità (Zeta come Zavoli: parole d'epoca, 1990, contenente le voci di un ideale dizionario apparse sul settimanale «Epoca»; Di questo passo: cinquecento domande per capire dove andiamo, 1993; Viva l'Itaglia, 1995; C'era una volta la prima repubblica: cinquant'anni della nostra vita, 1999). Avviene in questo periodo anche l'esordio poetico con la raccolta Un cauto guardare (1995), con una nota di Carlo Bo, che vince il Premio Alfonso Gatto.

Il decennio si chiude con un'altra trasposizione su carta di un'inchiesta realizzata per Rai 1 nel 1996-1997, "Viaggio nella giustizia", che copre anche il periodo di Mani Pulite e diventa il volume Ma quale giustizia (1999, Premio Boccaccio e Selezione Bancarella).

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Domande universali e temi personali

Nei primi anni del nuovo millennio si fa più evidente nei suoi scritti il tema del rapporto tra laicità, fede, spiritualità (Se Dio c'è: le grandi domande, 2000; La questione: eclissi di Dio o della Storia?, 2007), visto con gli occhi di «un laico che vive con qualche goffaggine, alcune umane reticenze, qualche slancio avventuroso, una curiosità inestinguibile, quest'imprendibile avventura dello spirito, e che da un certo numero d'anni si trova intrigato in questo problema del capire dove va a parare l'uomo al di là della sua storia» (dall'incontro su "L'uomo e la ricerca di Dio" a Rimini, 23 agosto 1981).

Nel 2007, all'Università Tor Vergata, riceve la laurea honoris causa in giornalismo: un episodio che - come ha di recente ricordato un comunicato stampa dell'Ateneo romano - il collega Edmondo Berselli commentò: «Laureare in giornalismo il più grande giornalista italiano è come parlare di giornalismo al quadrato». In quell'occasione pronuncia il discorso Un sapere e un potere nuovi. (Ma già nel 1986 l'Università di Urbino, sede del primo corso di laurea in giornalismo, lo aveva insignito della laurea ad honorem in Lettere).

È il momento in cui si può guardare al passato: il volume Diario di un cronista: lungo viaggio nella memoria (2002) riprende una serie di inchieste di Zavoli trasmesse dalla Rai nel 2001 e ripercorre cinquant'anni di giornalismo attraverso le annotazioni di un diario simbolico. Al mestiere di una vita Zavoli dedica, dal 2015, la collana "Professione comunicatore", diretta per Aracne con Mario Morcellini (col quale aveva collaborato anche con prefazioni per Multigiornalismi: la nuova informazione nell'età di Internet, 2001, e Neogiornalismo: tra crisi e rete, come cambia il sistema dell'informazione 2011), nonché varie introduzioni a libri di colleghi, collaboratori, autori televisivi, studiosi dell'informazione e della comunicazione (Vittorio Roidi, Coltelli di carta: diritto o delitto di cronaca? Le ferite inferte ai cittadini dai giornalisti nell'esercizio della libertà di stampa, 1992; Marcello Zane, Scatola a sorpresa: la Gamma Film di Roberto Gavioli e la comunicazione audiovisiva in Italia da Carosello ad oggi, 1998; Giuseppe Mazzei, Giornalismo radiotelevisivo: teorie, tecniche e linguaggi, 2005; Mihaela Gavrila, La crisi della TV, la TV della crisi: televisione e public service nell'eterna transizione italiana, 2010). Altre presentazioni ancora sono dedicate alle opere di amici e compagni di viaggio in politica, ai molti incontri fatti nel suo percorso (Giulio Ferrarini, Epagomeni, 1991; Luciano Radi, S. Veronica Giuliani e la mistica dell'espiazione, 1997).

Negli ultimi anni escono per Mondadori nuove raccolte poetiche (In parole strette, 2000; La parte in ombra, 2009; L'infinito istante, 2012; La strategia dell'ombra, 2017) e Il ragazzo che io fui (2011), scavo interiore e racconto di una vita dedicata alla scrittura, tra memoria e storia, alla ricerca di una parola autentica. Nel 2011 riceve una menzione speciale nella sesta edizione del Premio Giovanni Spadolini, in quanto - si legge nella motivazione - «maestro di giornalismo» e per «l'alto senso di responsabilità civile, sociale e culturale». Nel 2014, Damiana Spadaro gli dedica il volume Sergio Zavoli: tra silenzio e rumore, con prefazione di Walter Veltroni.

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Sergio Zavoli per la Biblioteca del Senato

Ma è soprattutto ricordando gli scritti realizzati per la Biblioteca del Senato che vogliamo infine salutare il Presidente Zavoli. Sue sono le prefazioni a varie pubblicazioni curate dalla Biblioteca, che ripercorrono la storia delle sedi che la hanno ospitata nelle sue transizioni istituzionali (La Biblioteca del Senato di Gaetano Koch a Palazzo Madama: Torino, Firenze, Roma 1848-1948, a cura di Christian Di Bella, 2000, in cui affianca la Premessa dell'allora Presidente del Senato Pietro Grasso), o che omaggiano gli albori della storia repubblicana (come Costruire la Repubblica. Volti, voci, piazze, del 2016, che riporta discorsi dei Costituenti, interviste ai protagonisti della nascita della Repubblica, foto di persone comuni, con la collaborazione di Alinari e Istituto centrale per i beni sonori ed audiovisivi, e un dvd allegato), o ricordano l'anniversario di una pellicola significativa come il Casanova di Federico Fellini (Il Casanova di Fellini, ieri e oggi: 1976-2016, a cura di Rosita Copioli e Gérald Morin, 2017), occasione nella quale proprio Zavoli promosse l'allestimento di una mostra documentaria in Biblioteca (6-21 dicembre 2016).

Infine, restano gli atti dei seminari e convegni da lui promossi e ospitati dalla Biblioteca del Senato: "Il futuro dei libri" ("Il libro e il mercato editoriale: nuove forme e nuove strategie", 23 settembre 2015; "Il libro, la televisione e i giornali", 27 novembre 2015; "Il libro digitale", 22 gennaio 2016), "Scienza e umanesimo. Un'alleanza?" (27-28 novembre 2017), "L'uomo e la ricerca della felicità" (15 febbraio 2018), i cui atti sono disponibili a stampa che in internet in formato .pdf, e infine "La politica e la parola" (21 marzo 2018). MinervaWeb ha riportato una selezione di 18 interventi - tra quelli proposti nei seminari - negli "Speciali" del 2016, del 2018 (che si apre proprio col testo della prolusione di Zavoli) e del 2019.

Valgano queste annotazioni a tracciare sia pure sommariamente un percorso professionale e umano che molto ha inciso nel modo di fare comunicazione e - per quanto riguarda la Biblioteca del Senato - ha contribuito a renderla quel che sempre dovrebbe essere: senz'altro un luogo di documentazione e supporto alla ricerca storica, ma anche un centro propulsore di energie intellettuali, in cui le persone e le parole (scritte e parlate) si incontrano, dialogano, producono nuove idee capaci di agire nella vita dei singoli come nella società.

Le pubblicazioni qui citate non esauriscono il folto elenco né dei libri scritti da Sergio Zavoli, né delle edizioni che il Polo bibliotecario parlamentare possiede; invitiamo perciò ad un approfondimento nel catalogo e nell'elenco delle pubblicazioni della Biblioteca del Senato.

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