A.29, n.1 (1 gen. 1904)-a.70, n.99 (25 apr. 1945); n.s., a.71, n.1 (7 mag. 1946)-a.84, n.110 (9 mag. 1959); A.84, n.111 (10 mag. 1959)-
Il primo numero del Corriere della sera uscì a Milano nel pomeriggio di domenica 5 marzo 1876 (di qui il nome della testata). Primo direttore fu il napoletano Eugenio Torelli Viollier.
Nel 1900 la direzione passò a Luigi Albertini, che la mantenne fino al 1921, anno in cui fu il fratello Alberto a succedergli. Al Corriere collaborò anche un terzo fratello Albertini, Antonio, l'unico a non possedere quote proprietarie del giornale. Tutti e due i fratelli, Luigi e Alberto, ebbero una grande influenza nella codificazione della Terza pagina: Luigi ebbe l'intelligenza di legare alla Terza i migliori e più affermati autori italiani con un contratto in esclusiva e Alberto si dedicò alla composizione della pagina.
La Terza si apriva con l'elzeviro, di solito su due colonne e affidato ad uno scrittore celebre; al centro figurava un'inchiesta o un reportage dall'estero; a destra temi vari, cronaca, attualità, argomenti scientifici. A volte veniva inserita un'illustrazione, collocata sempre al centro della pagina. Quindi si prestava grande attenzione ai contenuti e alle firme, ma anche all'architettura della pagina stessa. Tra gli autori che collaborarono alla Terza nella prima parte del Novecento si ricordano Gabriele D'Annunzio e i premi Nobel Grazia Deledda e Luigi Pirandello. Tra i giornalisti, ai quali venne in un secondo momento concessa l'opportunità di scrivere l'elzeviro, si distinsero Ugo Ojetti e Luigi Barzini.
L'elzeviro venne col tempo considerato quasi un nuovo genere letterario, in cui la brevità precostituita del testo finiva per condizionare lo stile, più agile e sintetico, giornalistico, appunto.
Un nuovo impulso alla Terza venne dato da Giovanni Spadolini, direttore del Corriere dal 1968 al 1972. A soli 22 anni, nel 1948, Spadolini aveva pubblicato sul Messaggero diretto da Mario Missiroli il suo primo articolo di terza pagina su Piero Gobetti. D'altra parte lo stesso Spadolini incarnava nella sua persona la doppia natura di intellettuale e di giornalista, e non poteva quindi che favorire quel connubio tra cultura e informazione, chiamando a lavorare alla Terza pagina molti nomi noti del tempo, tra cui L. Sciascia, D. Mack Smith, L. Valiani, A. Arbasino, G. Bassani, G. Calogero, P. Chiara.
Fu l'allora direttore del Corriere Paolo Mieli ad abolire la Terza pagina, nel 1992.