Il Marc'Aurelio fu un bisettimanale umoristico illustrato ricco di vignette e rubriche di diverso argomento dai toni per lo più scherzosi, volto a ironizzare su mode, costumi e comportamenti sociali e culturali.
L'intento del foglio venne esplicitato, nel primo numero, per bocca dell'imperatore filosofo nella filastrocca Dopo diciotto secoli:
"Per ben diciotto secoli/mostrai l'antico orgoglio, /restando fiero e vigile/ in cima al Campidoglio//...Stanco però di assistere/ a tante cose strambe/ infine, voglio muovermi,/ voglio sgranchir le gambe...//Confondermi a quel pubblico/ andare anch'io allo stadio,/ed affacciarmi al cinema/ ed ascoltar la radio,//e dedicarmi ad un'opera/ d'umanità squisita/ far obliar al prossimo le noie della vita// a tutti, al ricco e al povero/agli uomini e alle donne,/ dalla fanciulla isterica/ al letterato insonne// questo è il mio scopo pratico:/ il Cesare romano/torna così tra gli uomini più gaio e più alla mano".
Tra i suoi collaboratori figuravano: Vittorio Metz con la rubrica Contessa, Mameli Barbara e i suoi celebri disegni femminili, Giovanni Mosca, Antonio Germano Rossi, il quale pubblicò le divertenti Contronovelle, Cesare Zavattini con le sue 50 righe, oppure il giovane Federico Fellini con le sue rubriche Racconto pubblicitario, Ma tu mi stai a sentire? e Lo scrittore Pompelmo.
Il foglio fu noto, soprattutto all'inizio, per le campagne sociali che portò avanti: molto famosa fu la serie ideata dal celebre disegnatore Galantara dal titolo "Salviamo il pedone" oppure quella contro la TETI, Società Telefonica Tirrenia, che venne ribattezzata in Telefonare Economicamente Tenteresti Invano.
La sezione Marc'Aurelio sportivo era interamente destinata alle notizie sportive riportate dalle rubriche Arie di calci, Bau Bau, Dietro le reti o Tra un galoppo e l'altro, mentre alle lettrici venne dedicato spazio ad esempio in Per voi, signore, dove venivano dati consigli di condotta e di ogni genere, senza tralasciare ovviamente l'interesse per la moda come dimostra la pagina La Donna e la Moda.
Fino alla guerra d'Etiopia 1935-36 il foglio riuscì a mantenere un certo distacco e posizioni equilibrate rispetto al potere dominante. A tal proposito vanno ricordate alcune rubriche collaterali, certe vignette di Attalo come la serie il Gagà che aveva detto agli amici, e di De Vargas, e tutta quella piccola satira di costume che, almeno nei primi anni, costituì per il lettore comune una piccola oasi di respiro.