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Febbraio 2012
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Sabato 25
Il Vice Presidente Chiti alla Conferenza di Riyad dei Parlamenti del G20
Religioni. Fare i conti con i diritti umani"Il dialogo non ha alternative. Su questo terreno le religioni potranno dare un loro contributo decisivo al futuro della civiltà umana. Sugli orizzonti che delimitano un confronto fondamentale, la politica non può restare indifferente. Garantire doverosi spazi di libertà e di pluralismo culturale e religioso, non può significare rinunciare ad affermare, nei confronti di tutti, i valori irrinunciabili del rispetto dei diritti umani e della laicità, senza discriminazioni fondate sull'appartenenza ad una determinata cultura o religione". Lo ha detto il Vice Presidente del Senato Vannino Chiti a Riyad nel corso del suo intervento sul dialogo mondiale tra le culture, alla terza riunione dei presidenti dei parlamenti dei paesi del G20.
Secondo Chiti, "nel mondo contemporaneo il fondamento comune - che consente una convivenza dei pluralismi religiosi, culturali, etnici, territoriali - è costituito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, la stella polare per la convivenza della famiglia umana nel XXI secolo: non è un valore dell'Occidente né può essere delimitata o riscritta sulla base delle differenti religioni, culture, etnie, continenti. Sia la cultura non religiosa sia le religioni devono fare i conti con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, dove è sancita anche l'uguaglianza tra i generi".
"I diritti, la dignità, l'uguaglianza della donna non sono sacrificabili. In questa direzione - ha concluso Chiti - si muove anche la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea (Nizza 2005), che afferma all'articolo 2 il diritto alla vita di ogni individuo, vietando espressamente la pena di morte. La sua abolizione è una condizione per entrare a far parte dell'Unione".
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