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Riformare il sistema-Paese per far ripartire l'economia
Intervento del Presidente Alberti Casellati al Forum Ambrosetti di CernobbioLe imprese italiane riescono ad eccellere nel mondo malgrado le tante e irrisolte criticità del sistema-Paese, ma questo dato di fatto, più che un vanto, dev'essere «un monito» per chi ha responsabilità istituzionali e di governo. E' la riflessione che il Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha scelto di condividere oggi con la platea del Forum Ambrosetti di Cernobbio. «Abbiamo il compito di pensare e realizzare politiche di medio e lungo periodo, nella prospettiva di attutire le ciclicità sempre più stringenti dei mercati e favorire le espansioni» ha puntualizzato la seconda carica dello Stato aggiungendo che «il sistema è troppo burocratizzato e tra decisione e realizzazione il gap è troppo ampio».
Il Presidente del Senato, che ha posto l'accento sul «lavoro come emergenza nazionale», ha parlato quindi di un «Paese che, avvitato su troppe norme e infiniti passaggi di mano e di competenze, risulta alla fine troppo complicato e poco attrattivo», invocando la concretizzazione delle «riforme necessarie a liberare le tante energie e risorse strette nella morsa della burocrazia ed a portare ad una significativa ripresa economica» e cioè: riforma fiscale, efficienza del sistema giudiziario, mappatura e ammodernamento della rete infrastrutturale strategica, riassetto della autonomie locali.
IMMIGRAZIONE, INFRASTRUTTURE E GIUSTIZIA VERE PRIORITA' NAZIONALI
La gestione dei flussi migratori senza l'adeguato supporto dell'Europa, oltre che un'emergenza umanitaria di proporzioni drammatiche, rappresenta per l'Italia anche un «elemento congiunturale che contribuisce ad appesantire il suo già difficoltoso quadro economico attuale». Lo ha detto Maria Elisabetta Alberti Casellati nel corso del suo intervento di apertura della giornata conclusiva del Forum Ambrosetti di Cernobbio, quest'anno incentrato sul tema della competitività.
«Sul fronte dei flussi migratori, l'Italia è stata lasciata colpevolmente sola» ha puntualizzato il Presidente del Senato, «non si può fronteggiare un fenomeno globale senza un coinvolgimento attivo della comunità internazionale. L'Europa, così attenta al rispetto dei parametri di bilancio, sull'applicazione dell'accordo per i ricollocamenti piuttosto che sulla necessità di una solidarietà concreta tra gli Stati partner, è stata quanto meno assente ingiustificata».
Proprio su questo versante, il Presidente Alberti Casellati nei giorni scorsi ha invitato le forze politiche ad «accantonare le divisioni esistenti per dar vita ad un "tavolo di coesione", una sorta di "Partito Italia", così da condividere una posizione unitaria ispirata unicamente all'interesse nazionale».Il Presidente, a Cernobbio, si è soffermato quindi sulle altre emergenze nazionali come l'adeguamento della rete infrastrutturale («la tragedia di Genova ha riportato drammaticamente l'attenzione sulla sicurezza e la gestione delle opere pubbliche - sono state le sue parole - urge avviare una mappatura della rete strategica infrastrutturale per capire dove è urgente intervenire, con quali modalità e quali standard di sicurezza, ed è inoltre auspicabile che sia gli interventi vengano progettati anche in riferimento ai nuovi imprevedibili fenomeni climatici») e la riforma della giustizia. Su quest'ultimo argomento, per la seconda carica dello Stato, sono troppi i nodi che ancora non stati sciolti: dal rapporto tra magistratura e politica alla carenza di personale, dalla geografia giudiziaria fino al tema della certezza del diritto. «E poi ci sono i tempi della giustizia, in particolare di quella civile, che, tornando al tema della competitività del sistema Paese, impattano direttamente oltre che sui diritti individuali di milioni di cittadini anche sull'economia, sulla vita delle imprese, sul funzionamento del nostro mercato interno - ha argomentato Maria Elisabetta Alberti Casellati -. Il ritardo nelle cause civili ha ripercussioni dirette sulle condizioni di fare business in Italia. Senza contare i costi diretti e indiretti che le aziende devono sostenere per contenziosi e ritardi burocratici, e che creano distorsioni contrarie allo stesso principio di concorrenza».
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