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Mercoledì 9 Ottobre 2024 - 229ª Seduta pubblica

(La seduta ha inizio alle ore 10:04)

A conclusione della discussione del doc. CCXXXII concernente il Piano strutturale di bilancio di medio termine - Italia 2025-2029, l'Assemblea ha approvato la proposta di risoluzione n. 6 della maggioranza, che impegna il Governo a rispettare la traiettoria di spesa indicata nel Piano (vedi Allegato A).

Il relatore, sen. Calandrini (FdI), ha riferito che il Piano è parte della riforma della governance economica europea ed è cruciale per stabilire il quadro programmatico delle finanze pubbliche italiane e promuovere investimenti e riforme. In attesa della revisione dei dati ISTAT, il Governo ha chiesto una proroga per l'invio del Piano alla Commissione europea, previsto ora per metà ottobre 2024, in coincidenza con il documento programmatico di bilancio. Il Piano include correzioni di bilancio fino al 2031, con una riduzione graduale del rapporto debito/PIL, che si prevede scenderà fino al 102,5 per cento entro il 2041, e un obiettivo di deficit sotto il 3 per cento entro il 2026, rispettando le indicazioni della procedura per disavanzi eccessivi aperta dalla Commissione europea. Il Governo prevede che le riforme e gli investimenti legati al PNRR possano contribuire a una crescita cumulata del PIL del 3,8 per cento entro il 2031, combinando sia le riforme attuate che quelle future; si evidenzia la necessità di continuare a migliorare la qualità delle istituzioni e l'ambiente imprenditoriale: tra le riforme prioritarie, ci sono quelle legate alla giustizia, all'amministrazione fiscale, alla spesa pubblica e al supporto per le imprese.

Hanno preso parte alla discussione i sen. Monti (Misto), Ylenia Zambito, Nicita, Beatrice Lorenzin, Manca (PD), Dafne Musolino, Raffaella Paita (IV), Lombardo (Misto-Az), Maria Domenica Castellone, Elisa Pirro (M5S), Elena Testor, Borghi Claudio (LSP), Terzi Di Sant'Agata, Gelmetti (FdI), Magni (Misto-AVS) e Gasparri (FI-BP). I Gruppi di opposizione hanno criticato il Piano strutturale di bilancio, evidenziando la mancanza di politiche chiare e concrete, che rischiano di vincolare il Paese senza fornire soluzioni efficaci. Le preoccupazioni riguardano in particolare il futuro della sanità pubblica e il sistema previdenziale, temendo tagli e privatizzazioni; politiche che colpiscono le fasce più deboli della popolazione, accentuando le disuguaglianze sociali; misure inefficaci nel sostenere il potere d'acquisto delle famiglie; mancanza di investimenti significativi in settori cruciali come l'istruzione e l'innovazione. I Gruppi di maggioranza hanno sottolineato l'importanza del Piano, che ha l'obiettivo di stabilizzare l'Italia dopo anni di politiche assistenzialistiche, fornendo una visione a lungo termine e misure concrete: il Piano include interventi volti a migliorare la giustizia e a ottimizzare la spesa pubblica, sostenendo famiglie e imprese, con un focus su misure strutturali come il taglio del cuneo fiscale, e favorendo sinergie imprenditoriali per stimolare la crescita economica. Il sen Monti, pur esprimendo dissenso su alcuni aspetti, ha riconosciuto un'evoluzione positiva nella cultura politica del Paese verso una maggiore responsabilità fiscale. Il Sottosegretario per l'economia e le finanze Freni ha difeso il piano governativo, sottolineando la sua programmazione e la riduzione del debito; ha contestato le accuse di mancanza di politiche sanitarie e fiscali e rassicurato riguardo alla tassazione sulla casa, affermando con fermezza che il Governo non prevede alcuna nuova tassa in questo settore. Ha quindi accolto la proposta di risoluzione n. 6 della maggioranza, esprimendo parere contrario sulle proposte nn. 1 (IV), 2 (M5S), 3 (PD), 4 (Misto-Az) e 5 (Misto-AVS).

Nelle dichiarazioni finali sono intervenuti i sen. Calenda (Misto-Az), che ha ironizzato su una sorprendente alleanza tra liberali, europeisti e montiani; Spagnolli (Aut), che ha evidenziato un forte scollamento tra le promesse della destra riguardo all'Europa e il contenuto del Piano, con misure come l'allineamento delle accise sulla benzina; Renzi (IV), che ha messo in evidenza l'incoerenza nelle politiche energetiche e la gestione della sanità, sottolineando l'aumento dei reati e la necessità di un approccio più concreto per affrontare le sfide del Paese; Magni (Misto-AVS), secondo cui il Governo ha accettato passivamente l'impostazione della Comunità europea, sostenendo che si stia attuando una politica di austerità che penalizza sempre le stesse categorie; Turco (M5S), che ha esortato a far fronte a tagli e sacrifici spostando il peso sulle banche, le aziende farmaceutiche e i settori che hanno speculato durante la crisi; Misiani (PD), che ha sostenuto che il Piano è debole sulle riforme, presentando solo buone intenzioni senza indicare tempi o risorse, e conferma riforme fiscali fallimentari che non stimoleranno la crescita; Salvitti (Cd'I), che ha sottolineato la responsabilità del Governo nel guidare lo sviluppo economico, citando la fiducia che gli elettori continuano a riporre nella sua gestione; Damiani (FI-BP), che ha richiamato i dati positivi, come il record di occupazione e la diminuzione dell'inflazione, ribadendo l'importanza di un approccio prudenziale nella gestione della finanza pubblica; Garavaglia (LSP), che ha ricordato che la regola europea prevede un blocco della crescita della spesa, ha discusso l'aumento delle entrate, con un incremento del 7 per cento nel primo semestre, e ha messo in evidenza la riduzione del tax gap; Lavinia Mennuni (FdI), che ha richiamato l'importanza del negoziato con la Commissione europea per ottenere maggiore flessibilità nel bilancio italiano e ha ribadito l'importanza di investire in famiglia, salute e lavoro.

L'Assemblea ha approvato il ddl n. 932 recante modifiche alla disciplina in materia di durata delle operazioni di intercettazione. Il testo passa alla Camera.

La relatrice, sen. Stefani (LSP), ha illustrato il provvedimento che, a seguito delle modificazioni apportate in sede referente, si compone di un solo articolo che modifica l'articolo 267 del codice di procedura penale, stabilendo che le intercettazioni non possono durare più di 45 giorni, salvo casi di assoluta indispensabilità, con specifica motivazione; il limite non si applica ai procedimenti legati alla criminalità organizzata e al terrorismo, ai quali continua ad applicarsi la disciplina del decreto-legge n. 152 del 1991, che prevede criteri meno rigidi per l'autorizzazione delle intercettazioni.

Al termine della discussione generale, alla quale hanno preso parte i sen. Ada Lopreiato (M5S), Bazoli (PD) e Berrino (FdI), si è approvato l'articolato senza emendamenti. Nelle dichiarazioni finali hanno annunciato voto favorevole i sen. Zanettin (FI-BP), che ha rimarcato la necessità di un equilibrio tra l'efficacia delle indagini e il rispetto della privacy dei cittadini: sebbene le intercettazioni siano utili, non possono essere senza limiti, specialmente per reati minori; Potenti (LSP), che ha stigmatizzato lo sfruttamento mediatico del tema criticando l'allarmismo riguardo al sistema delle intercettazioni: la modifica proposta non costituisce una vera limitazione, ma un semplice passaggio di verifica; Rastrelli (FdI), che ha criticato la perdita di rigore nella disciplina delle intercettazioni, con proroghe diventate illimitate e senza adeguato controllo giurisdizionale, compromettendo i diritti fondamentali. Anche il sen Scalfarotto (IV) ha espresso la convinzione che la repressione del crimine deve sempre essere bilanciata con la tutela dei diritti costituzionali, come la presunzione di innocenza e la privacy: le intercettazioni devono essere considerate un'eccezione, non la norma. Hanno dichiarato voto contrario i sen. Ilaria Cucchi (Misto-AVS), che ha contestato il metodo con cui si è portato in Aula il testo, profondamente modificato rispetto all'originale e senza un'adeguata istruttoria né audizioni di esperti; Scarpinato (M5S), che ha parlato di un atto politico mirato a indebolire la capacità dello Stato di combattere la criminalità: la maggioranza smantella sistematicamente gli strumenti di lotta contro la corruzione e il malaffare, e premia per contro l'omertà e i crimini dei colletti bianchi; Verini (PD), che ha accusato il Governo di "manettarismo" per aver introdotto oltre 30 nuovi reati e aumentato le pene, e ha sottolineato il rischio di delegittimare la magistratura e i pericoli per l'informazione e il giornalismo d'inchiesta.

Nel corso della seduta il Presidente La Russa ha ricordato il 61° anniversario del disastro del Vajont, una delle peggiori catastrofi ambientali causate dall'uomo, che provocò migliaia di vittime lasciando un profondo segno nella memoria collettiva. Sono intervenuti i sen. Daniela Sbrollini (IV), Martella (PD), De Poli (Cd'I), Spagnolli (Aut), De Cristofaro (Misto-AVS), Zanettin (FI-BP), Marton (M5S), Dreosto (LSP) e De Carlo (FdI).

(La seduta è terminata alle ore 18:58 )

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