A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
"I cento anni del Governo guidato da Francesco Saverio Nitti (1919-1920)". Sala Capitolare, 8 novembre 2019
«Davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ringrazio dell'onore che ci fanno nell'essere qua, voglio ricordare che Francesco Saverio Nitti, al pari di Antonio Gramsci, può considerarsi il primo moderno meridionalista, capace di influenzare buona parte di chi nel secolo scorso si è misurato, da prospettive diverse, coi problemi del Sud Italia. Con lui nasce la consapevolezza di una questione nazionale e non regionale, e di conseguenza la necessità di una politica economica di industrializzazione sostenuta dallo Stato, della cui centralità egli era un convinto sostenitore, in contrasto ad ogni idea di federalismo».
Così il senatore Gianni Marilotti, presidente della Commissione per la Biblioteca e l'Archivio Storico, ha introdotto il convegno, svoltosi nella Sala Capitolare, in piazza della Minerva, sulla figura dell'ex presidente del Consiglio dei ministri Francesco Saverio Nitti, nella ricorrenza del centenario dei governi da lui guidati.
La figura nittiana è emersa in tutta la sua importanza e modernità grazie agli studi e all'iniziativa della Fondazione che porta il suo nome, guidata dal professor Stefano Rolando.
Il presidente Casellati ha ricordato il Nitti studioso, statista ed europeista, «capace di guardare avanti, oltre le contingenze» e «Cassandra inascoltata, durante la conferenza di Parigi, che mise fine alla Prima Guerra mondiale».
L'intervento dell'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato ha consentito un tuffo nel Nitti «statista, che al suo esordio da Capo del governo annunciò la volontà di costruire un ideale ponte che collegasse il Paese alla modernità, attraverso una complessa convergenza tra liberali, cattolici e riformisti. Un disegno al tempo stesso sociale e di modernizzazione dell'Italia, che lo poneva come punto di riferimento di un'Italia che ancora non c'era e che in futuro ci sarebbe stata».
Di grande modernità un'altra battaglia, purtroppo soccombente, che lo vide protagonista del tentativo di estendere alle donne il diritto di voto, attraverso la riforma elettorale del 1919.
Il professor Amato ha ricordato che «durante la discussione in Parlamento ci fu chi espresse la contrarietà alla concessione del potenziale elettorato femminile, ricordando che questo avrebbe compreso anche quello del Sud, in gran parte composto da contadine e analfabete. Nitti, docente universitario di fama internazionale, ma figlio di una contadina analfabeta del meridione d'Italia, risposte che certamente il voto di costoro sarebbe stato più intelligente, più sereno, più equanime di quello di una consistentemente parte di grandi dame».
Per Stefano Rolando, presidente della Fondazione organizzatrice, quella di Nitti «è una eredità civica, patriottica e progressista, a cui deve essere grato chi ha poi consentito all'Italia di intraprendere un cammino di modernizzazione e di sviluppo. È dunque nostro dovere preservare, valorizzare e diffondere la memoria e l'attualità di quel pensiero».
Nella seconda parte del convegno ci sono registrati i contributi dei docenti universitari Luigi Mascilli Migliorini, Fulvio Cammarano, Piero Craveri, Simonetta Soldani e Aurelia Sole.
Il video del convegno è disponibile sul canale YouTube del Senato; alcune foto sono presenti nelle pagine web del Presidente del Senato.