A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
Le licenze Creative Commons: uno strumento per i bibliotecari
Lo scorso 24 settembre una piccola rappresentanza della Biblioteca ha partecipato al corso organizzato dalla Sezione Lazio dell'Associazione italiana biblioteche "La gestione dei diritti d'autore online. Conoscere e usare le licenze Creative Commons", tenuto da Simone Aliprandi presso Villa Huffer, una sede della Banca d'Italia.
Simone Aliprandi ha un Dottorato di ricerca in Società dell'informazione ed è un avvocato specializzato nel settore del diritto d'autore e più in generale del diritto dell'ICT. Su questi temi ha scritto diverse pubblicazioni, tra cui i volumi Capire il copyright e Creative Commons: manuale operativo, e ha tenuto numerose docenze in corsi di formazione per diversi enti.
I materiali utilizzati per il corso svoltosi a Roma sono già disponibili su Slideshare (https://www.slideshare.net/simonealiprandi/la-gestione-copyright-online-conoscere-usare-creative-commons).
Quello del diritto d'autore è un tema centrale per la professione bibliotecaria, che per sue finalità intrinseche da sempre si occupa della raccolta, organizzazione, conservazione e messa a disposizione delle "opere dell'ingegno di carattere creativo" tutelate dall'art. 1 della L. 633/1941.
Con la progressiva trasformazione dei supporti di queste opere fino ad arrivare al digitale e con l'ampliamento delle possibilità di copia e trasmissione reso possibile da Internet, le problematiche connesse al diritto d'autore e le competenze necessarie per gestirlo correttamente sono fortemente aumentate, con ricadute ormai sempre più estese non solo sui professionisti dell'informazione (bibliotecari, archivisti, giornalisti ecc.), bensì su tutti coloro che - grazie al Web e ai social media - sono diventati produttori e distributori di contenuti senza alcuna intermediazione.
Come ci ha spiegato Aliprandi, il diritto d'autore si acquisisce automaticamente al momento della creazione dell'opera e i diritti che ne conseguono sono da un lato diritti morali, che sono inalienabili e inestinguibili, dall'altro diritti patrimoniali, che sono invece alienabili e si estinguono trascorso il periodo di tempo previsto dalla legge, che può variare a seconda del tipo di opera intellettuale.
Quando si esauriscono i diritti sull'opera, questa diventa di pubblico dominio, ossia di utilizzo libero senza condizioni. Esistono opere di pubblico dominio per legge, così come opere per le quali l'autore rinuncia all'esercizio dei suoi diritti.
Rispetto a questi due estremi, ossia l'opera sotto copyright e quella in pubblico dominio, oltre alle libere utilizzazioni, ossia le eccezioni al diritto d'autore previste dalla legge (come ad esempio la possibilità per le biblioteche di effettuare il prestito), mediante l'applicazione delle licenze Creative Commons i creatori delle opere possono definire e regolamentare le modalità di diffusione e di utilizzo in maniera più aperta rispetto al copyright, su cui comunque esse si innestano.
Le licenze Creative Commons sono nate nel 2002 e possono essere applicate a qualunque tipo di opera creativa su qualunque formato, sebbene siano state concepite originariamente in ambiente web. Le licenze utilizzabili vanno dalla più restrittiva (la CC-BY-NC-ND: Attribution - Non commercial - No derivatives) alla più aperta (CC-BY: Attribution), a seconda della quantità di libertà concesse all'utilizzatore e delle condizioni imposte. Per una visione d'insieme delle licenze si vedano le pagine sul sito creativecommons.org.
L'uso delle licenze Creative Commons si interseca anche con il movimento Open Access (si vedano in proposito gli articoli pubblicati a suo tempo su MinervaWeb: n. 3 del dic. 2005; n. 4, 5 e 6 del 2006), in quanto le licenze più aperte (CC-BY e CC-BY-SA) sono perfettamente compatibili con i requisiti e i principi che regolano la distribuzione delle opere Open Access, e dunque il movimento Open Access spesso si appoggia a queste licenze per garantire un framework giuridicamente solido alla distribuzione dei relativi contenuti.
Tutti questi temi sono - come si accennava - assolutamente centrali per i bibliotecari e le biblioteche, e lo sono sempre di più in un contesto nel quale i bibliotecari non si limitano solo a conservare e a mettere a disposizione contenuti informativi su diversi formati, ma diventano anche produttori di contenuti e curatori di banche dati e di collezioni digitali prodotte internamente o esternamente. Per garantire dunque la fruizione più ampia possibile di tutti questi contenuti, nel rispetto della mission della biblioteca, il personale deve essere competente in materia di diritto d'autore, e soprattutto di copyright in ambiente digitale, viste le numerose implicazioni e le novità che questo comporta lì dove la fruizione e la diffusione dipende dalla sottoscrizione di licenze sottoposte dai produttori e fornitori delle banche dati commerciali, ovvero dalla scelta degli autori i cui contenuti la biblioteca decide di pubblicare o della biblioteca stessa in quanto curatrice di banche dati. Su questo fronte i bibliotecari hanno anche la responsabilità di istruire i propri utenti al corretto uso dei contenuti informativi, in particolare di quelli digitali, nonché un importante ruolo nel promuovere l'utilizzo di licenze CC il più possibile aperte da parte degli stessi utenti, ormai spesso creatori di contenuti digitali e non, in modo da consentirne un utilizzo il più possibile ampio.