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Minerva Web
Rivista online della Biblioteca "Giovanni Spadolini"
A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
n. 70 (Nuova Serie), novembre 2022

Percorso tematico. I premi Nobel italiani. Scienze esatte ed economia

1. «Una cultura basata sui fatti»: la comunicazione scientifica dai mass media all'infodemia

2. Guglielmo Marconi nella stampa dell'epoca

3. Enrico Fermi da via Panisperna alle leggi razziali

4. Emilio Segrè, Carlo Rubbia, Giulio Natta, Roberto Giacconi

5. Un premio Nobel per l'Economia: Franco Modigliani

6. Riferimenti e approfondimenti bibliografici

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1. «Una cultura basata sui fatti»: la comunicazione scientifica dai mass media all'infodemia

Abbiamo il dovere di promuovere una cultura basata sui fatti e impedire che si diffonda una pseudoscienza che possa indurre a scelte sbagliate, [...] bisogna anche riuscire a comunicare, a spiegare non solo i risultati ma anche la metodologia seguita, per poter essere convincenti in maniera duratura. (Parisi 2021, p. 21)

Queste le parole del Nobel per la Fisica 2021, Giorgio Parisi (al quale è dedicato lo "Speciale" in questo stesso numero di "MinervaWeb"), pronunciate il 22 novembre 2021 in occasione della Cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico della Sapienza Università di Roma e riportate nel quotidiano "Domani" il successivo 3 dicembre; parole che vertono su un tema ampiamente discusso negli ultimi anni da parte della comunità scientifica.

Da questo traiamo spunto per il secondo percorso tematico dedicato ai premi Nobel attraverso le collezioni della Biblioteca del Senato. Se nel primo (per il quale si rimanda all'articolo di "MinervaWeb" n. 68, n.s., maggio 2022) ci si era concentrati sullo spazio dedicato ai premi Nobel della Letteratura e della Medicina all'interno dei periodici e dei quotidiani, in questo secondo percorso si focalizzerà l'attenzione sull'interesse che i media hanno rivolto ai Nobel della scienza e dell'economia e alle loro scoperte, cercando di cogliere l'impatto che l'assegnazione del premio ha avuto sull'opinione pubblica. Come per il primo percorso, questo articolo è completato da una presentazione di tipo grafico e narrativo disponibile sui totem digitali presenti nelle sale e in pdf sul sito web della biblioteca nell'apposita sezione.

Negli ultimi anni gli studiosi si sono sempre di più interrogati sulla fiducia che l'opinione pubblica ha della scienza, tanto che si è parlato di «crisi di fiducia nella scienza» o addirittura di una vera e propria «guerra alla scienza» dovuta all'insorgenza di una diffusa cultura pseudoscientifica (Tipaldo 2019; Rubin 2020).

La necessità di riuscire a comunicare le materie scientifiche ed economiche è di grandissima importanza, e lo si è visto negli ultimi anni in cui l'infodemia, cioè l'eccesso di informazioni e la difficoltà di vagliarle, ha reso ancora più difficile trovare fonti affidabili (Neologismi 2020; World Health Organization (WHO) 2022) e ha messo in discussione il ruolo degli studiosi. Anche la sovraesposizione mediatica e il dibattito tra esperti, talvolta in assenza di modalità comunicative chiare da parte delle istituzioni, ha portato i cittadini a essere sempre più scettici (Pitrelli 2021, p. 31).

In effetti, il problema della comunicazione della scienza e dell'economia nei giornali è sempre stato presente. Già alla fine del XIX secolo iniziarono a essere individuati giornalisti specializzati per il settore scientifico, anche se solo pochi quotidiani potevano permetterselo. Queste figure erano presenti nelle redazioni dei giornali più importanti, come il "Corriere della sera" e "La Stampa" (Pitrelli 2021, p. 16). Il crescente interesse da parte del pubblico nei confronti delle numerose scoperte fece sì che non fossero più gli scienziati a comunicare le scoperte; la necessità di una comunicazione dei fatti efficace e puntuale, ma anche accattivante, favorì la nascita di questa nuova categoria di giornalisti specializzati (Pitrelli 2021, passim).

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2. Guglielmo Marconi nella stampa dell'epoca

Spesso i premi Nobel delle scienze e dell'economia avevano suscitato grande clamore all'interno dei periodici e nei giornali ancor prima di vincere il premio. In uno studio condotto sulle pagine del "Corriere della sera" è evidente l'attenzione mediatica nei confronti delle scoperte scientifiche nel corso degli anni (Caprara 2009, pp. 10-11). Primo fra tutti Guglielmo Marconi, Nobel per la Fisica 1909 (di lui abbiamo parlato nell'articolo del n. 69, n.s., agosto di "MinervaWeb"), era famoso in tutto il mondo ancor prima di ricevere il prestigioso premio. Numerosi sono gli articoli a lui dedicati: tra questi L'invenzione del giorno. Il telegrafo senza fili, nella prima pagina del 4 luglio 1897, che spiega nel dettaglio il funzionamento del nuovo apparecchio. Nello stesso anno, il 27 luglio, sempre nel "Corriere" vengono raccontate le difficoltà incontrate e superate da Marconi; ancora a lui, e ai suoi esperimenti attraverso la Manica, è dedicata la quarta di copertina nella "Domenica del Corriere" del 23 aprile del 1899. Il pubblico è reso partecipe dei numerosi tentativi dello scienziato. In base ai documenti resi disponibili online dall'Archivio storico della Fondazione Marconi (conservato a Roma presso l'Accademia dei Lincei), più di 100 sono gli articoli a lui dedicati nell'arco della sua vita dalla sola "Domenica del Corriere". Da un'analisi ancora più puntuale compiuta dal sociologo Massimiano Bucchi (2017, p. 140) nel periodo che va dal 1901 al 1911, sul "Corriere" gli articoli su Marconi sono più di 200, ma solo quattro redatti in occasione dell'assegnazione del Nobel nel 1909: pochissimi, in confronto alla quantità di scritti centrati sulle sue scoperte e la sua vita privata, o sugli onori ricevuti dalle numerose accademie nel corso degli anni. Non estendiamo il discorso agli onori tributati a Marconi dalla stampa di tutto il mondo e ampiamente documentati nella Bibliografia marconiana a cura di Giovanni Di Benedetto (1958, 2. ed. 1974).

Non si può dire che tutti gli scienziati o gli intellettuali e le loro scoperte abbiano ricevuto la stessa attenzione né abbiano goduto della fama di Marconi. Ciò dipende da più fattori, tra i quali il fatto che la maggior parte delle scoperte è resa nota alla fine di anni di studi ed esperimenti, o l'influenza del contesto storico e politico nel momento in cui il premio viene assegnato.

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3. Enrico Fermi da via Panisperna alle leggi razziali

Seppure non con lo stesso peso mediatico, anche la figura di Enrico Fermi, Nobel per la Fisica nel 1938 per le sue scoperte sulle reazioni nucleari, diventa famosa e apprezzata già alla fine degli anni Venti. Il primo articolo a lui dedicato si trova sul "Corriere" il 17 settembre 1927 in occasione di un congresso di scienziati a Como: viene presentato come un «ventiseienne professore di fisica teorica nell'Università di Roma» grazie al quale «anche l'Italia è ormai degnamente rappresentata nella schiera di codesti pionieri» (I nuovi indirizzi della fisica al Congresso di Como, 1927, p. 2; cit. in Caprara, 2009, pp. 136-137). Il 12 e il 14 giugno del 1934 Fermi torna a fare notizia in due articoli, entrambi pubblicati in prima pagina, intitolati Un chiarimento dell'accademico Fermi sulla creazione di elementi atomici e Le ricerche italiane sulla radioattività artificiale: nel primo, Fermi stesso rilascia dichiarazioni per contestare imprecisioni e semplificazioni riportate nei giornali; nel secondo, si parla dei suoi collaboratori presso la Facoltà di Fisica dell'Università la Sapienza, i cosiddetti 'ragazzi di via Panisperna': Edoardo Amaldi, Emilio Segrè (anche lui futuro Nobel), Bruno Pontecorvo, Franco Rasetti e Oscar d'Agostino, che riprendevano le ricerche dei coniugi Frédéric e Irène Joliot-Curie (vincitori del Nobel per la Chimica del 1935) sulla possibilità di generare in maniera artificiale la radioattività (Caprara 2009, pp. 183-185 e 188-189). Il gruppo di studiosi si era costituito anche grazie all'allora direttore dell'Istituto di Fisica, Orso Mario Corbino (nominato senatore del Regno d'Italia nel 1920 in quanto membro della Regia accademia delle scienze), che nel 1926 aveva fatto bandire il primo concorso per la cattedra di Fisica teorica, assegnata appunto a Fermi (Segrè 1971, p. 44). I risultati ufficiali delle loro ricerche vennero divulgati nel bollettino d'informazioni del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), "La ricerca scientifica", col titolo Azione di sostanze idrogenate sulla radioattività provocata da neutroni (vol. 2, ottobre 1934, pp. 282-283).

Nonostante l'interesse iniziale nei confronti di Fermi, negli anni successivi la sua risonanza sulla stampa italiana risulta limitata, a causa delle origini ebraiche di sua moglie Laura Capon: la notizia della consegna del Nobel, avvenuta il 13 dicembre 1938, riceve il giusto spazio solo ne "L'Illustrazione italiana", a firma di Franco Rasetti, suo amico e collaboratore. Al contrario, nel "Corriere della sera" si trova solo un brevissimo commento in fondo a pagina sei, per accompagnare l'immagine dell'assegnazione. Nella stessa pagina è data evidenza, al centro, a ben altro titolo: La Germania decisa a liberarsi completamente degli ebrei. L'esodo facilitato. 'Arianizzazione' delle aziende giudaiche. Nel luglio del 1938, del resto, era stato pubblicato il cosiddetto 'manifesto della razza' (col titolo Il fascismo e i problemi della razza, "Il Giornale d'Italia", 14 luglio 1938), anticipando di poco i provvedimenti legislativi che anche in Italia avrebbero portato all'espulsione degli ebrei da ogni attività. Fermi non tornerà da Stoccolma dopo la cerimonia di premiazione: emigrerà direttamente negli Stati Uniti accettando un incarico al University of Columbia di New York.

Altri studiosi italiani decideranno, come lui, di lasciare l'Italia, tra questi anche alcuni del gruppo di via Panisperna: Bruno Pontecorvo ed Emilio Segrè. Gli studi di Fermi sullo sviluppo dell'energia atomica proseguiranno, dopo l'esperienza a New York, al University of Chicago, dove, nel 1942, realizzerà il primo reattore nucleare.

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4. Emilio Segrè, Carlo Rubbia, Giulio Natta, Roberto Giacconi

Nei primi anni Quaranta le ricerche dei fisici italiani sono segretissime e non vengono rese note al pubblico; successivamente allo scoppio della bomba atomica e con la fine della seconda guerra mondiale, tornano a occupare le pagine dei giornali. Il 21 febbraio 1947 sul "Corriere della sera", in prima pagina, esce l'articolo Colloquio con gli uomini che disgregano l'atomo, dell'inviato speciale Guido De Ruggiero (il filosofo già attivo nella Consulta nazionale) che da San Francisco racconta di aver incontrato al University of California, Berkeley, un gruppo di scienziati, tra cui Emilio Segrè (Caprara 2009, p. 234). Anche Segrè in California ha portato avanti le sue ricerche sull'energia atomica e insieme ai colleghi statunitensi ha partecipato alla realizzazione della bomba atomica: dalla conversazione con De Ruggiero tuttavia ne emerge il primario intento «di impiego industriale, a scopi pacifici, dell'energia atomica»; si fa anche cenno al «sordo conflitto tra il personale scientifico che attende alle ricerche e l'autorità militare che intende monopolizzarle per suo uso» (De Ruggiero 1947, p. 1). Anni dopo, il 27 ottobre 1959, in occasione dell'assegnazione del Nobel per la Fisica a Segrè e al suo collega Owen Chamberlain, su "La Stampa", Didimo (pseudonimo di Rinaldo De Benedetti), titola: La romanzesca scoperta del misterioso anti-protone, e riporta la dichiarazione del premiato: «La mia scoperta maturò negli anni di lavoro in Italia» (De Ruggiero 1947, p. 5).

Il lavoro compiuto da Segrè negli anni Cinquanta darà avvio allo sviluppo della fisica delle particelle, che porterà alle scoperte degli anni Ottanta del gruppo di Carlo Rubbia al CERN di Ginevra (Bassetti 1986, p. 94). Gli studi compiuti appunto da Rubbia e dai suoi collaboratori tra il 1983 e il 1984 conducono a diversi successi tra cui l'osservazione del quark top, una delle particelle elementari della materia, la più sfuggente all'individuazione (perciò è stata definita sui giornali «l'ultima particella della materia»: Foresta Marin 1984, p. 1). Proprio nell'ottobre 1984 a Rubbia, insieme all'olandese Simon van der Meer, viene assegnato il Nobel per la Fisica. La celebrità che il premio gli porta è tale che Rubbia riferisce di essere trattato come un oracolo (Beltrame 2007); la sua nomina a senatore a vita da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel 2013 (a questo proposito rinviamo all'articolo a lui dedicato in "MinervaWeb" n. 23, n.s., ottobre 2014) gli ha dato nuove occasioni per parlare di una concezione della ricerca come lavoro di squadra, alla cui realizzazione concorrono molte persone e in cui alle idee «si arriva collegando la propria intuizione al contributo di molti di coloro che ci hanno preceduti su quel cammino. Fu così anche per Galileo Galilei» (Cresto-Dina 2014, p. 25).

Le parole di Rubbia ci riportano alle difficoltà che la ricerca trova in Italia. Già Giulio Natta nel 1962, nell'intervista a lui dedicata un anno prima dell'assegnazione del Nobel per la Chimica (ottenuto insieme a Karl Ziegler per le loro scoperte sulla tecnologia dei polimeri), aveva esposto il problema della necessità di maggiori finanziamenti e di strumenti adeguati alla ricerca. Ancora l'anno precedente, quando l'ambìto premio era solo un'ipotesi per colui che veniva definito «il più famoso innovatore» nel suo campo disciplinare, il "Corriere" assegnava a un'intervista con Alberto Cavallari un eloquente sottotitolo: Il maestro della chimica industriale lamenta lo scarso interessamento da parte dello Stato per la ricerca scientifica. L'Università non ha fondi sufficienti [...] (Cavallari 1962, p. 3).

Di nuovo, nell'ottobre del 2002, il Nobel assegnato all'astrofisico Roberto Giacconi per le ricerche che hanno condotto a scoprire le origini cosmiche dei raggi X, riporta in auge il tema della mancanza di fondi alla ricerca. Così titola "La Stampa": "Sono felice ma ho dovuto emigrare". "Negli Stati Uniti è più facile raggiungere i propri obiettivi che non in Italia". Nell'articolo lo scienziato, dalla sua casa nel Maryland, risponde così all'intervistatore che gli chiede se tornerebbe a fare ricerca in Italia: «Dal punto di vista scientifico il gap non è enorme, e le persone intelligenti si trovano dappertutto. Il problema è avere la possibilità pratica di realizzare i propri progetti» (Mastrolilli 2002, p. 7). Il risalto dato dall'assegnazione del Nobel permette agli studiosi di ergersi a portavoce del problema della 'fuga dei cervelli' e della mancanza di finanziamenti e strutture.

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5. Un premio Nobel per l'Economia: Franco Modigliani

L'ultimo personaggio del nostro percorso è l'unico Nobel italiano per le scienze economiche: Franco Modigliani. Egli ricevette il premio nel 1985 per le pionieristiche analisi del risparmio e dei mercati finanziari, ma la sua figura era già ampiamente nota e stimata a livello mondiale, quale studioso fortemente influente a livello mediatico: giornalista economico del "Corriere", professore di Tommaso Padoa Schioppa e di Giorgio La Malfa, la sua carriera al Massachusetts Institute of Technology (MIT) non gli impediva di entrare talvolta nel vivo del dibattito italiano con toni accorati, ad esempio sui temi della scala mobile, insistendo sull'«aumento della produttività» (Glisenti 1981, p. 1), o sulla tassazione dei buoni del tesoro «come qualsiasi altro reddito finanziario» (Mazzuca 1984, p. 12).

Al momento dell'assegnazione del Nobel sono proprio i suoi amici e colleghi ad additarne il valore: Mario Monti ne loda «la grande capacità di collegare teoria economica e realtà» ma anche «la fecondità nel generare allievi» (Monti 1985, p. 1), Tommaso e Fiorella Padoa Schioppa ne riferiscono l'«opera scientifica vasta e profonda» (Padoa Schioppa 1985, p. 5). L'articolo a firma di Marco Cecchini ripercorre la sua vita e i suoi studi («una buona educazione dal liceo italiano e una cattiva educazione dall'università italiana»), incentrati sullo sviluppo delle tesi di John Maynard Keynes (Cecchini 1985, p. 5).

Le teorie di Modigliani, seppure riconosciute a livello mondiale, negli anni Novanta vennero contestate da un altro Nobel, Angus Deaton (Brancaccio 2019): come per la scienza, anche le ricerche in campo economico sono in continua evoluzione e il dibattito tra gli studiosi è sempre aperto, a confutare quell'idea di staticità della scienza, che soprattutto negli ultimi anni sembra prendere piede nell'opinione pubblica, finendo per tradursi in una perdita di fiducia. Piuttosto, proprio il fatto che la ricerca scientifica, in qualsiasi ambito, sia in continua crescita e in divenire, se da un lato invita a non dare mai per assolute e definitive le evidenze che essa ricava dall'osservazione e dallo studio dei fenomeni, dall'altro rappresenta la più affidabile garanzia che attraverso la validazione o la confutazione delle ipotesi - abbinate a solidità di metodo, circolazione delle informazioni, collaborazione tra studiosi - si pervenga al progresso delle conoscenze.

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6. Riferimenti e approfondimenti bibliografici

Riportiamo qui di seguito le pubblicazioni da cui abbiamo tratto le citazioni nel testo, in ordine alfabetico per autore; l'ultima consultazione dei siti internet è avvenuta il 25 ottobre 2022.

Ottavia Bassetti, Emilio Segré. Mezzo secolo fra atomi e nuclei. Milano, Montedison progetto cultura, 1986.

Lorenzo Beltrame, Ipse dixit: i Premi Nobel come argomento di autorità nella comunicazione pubblica della scienza, "Studi di sociologia", 45 (2007), n. 1, pp. 77-98.

Bibliografia marconiana, a cura [e con una premessa] di Giovanni Di Benedetto. Roma, Consiglio nazionale delle ricerche, 1958; 2. ed. con uno studio introduttivo di Giorgio Tabarroni e di Alessandro Alberigi Quaranta. Firenze, G. Barbera, 1974.

Emiliano Brancaccio; Giacomo Bracci, Il discorso del potere. Il premio Nobel per l'economia tra scienza, ideologia e politica. Milano, Il saggiatore, 2019.

Massimiano Bucchi, Come vincere un Nobel. Il premio più famoso della scienza. Torino, Einaudi, 2017. [mentre scriviamo il documento è in acquisizione, ndr].

Giovanni Caprara, L'avventura della scienza. Sfide, invenzioni e scoperte nelle pagine del Corriere della Sera. Milano, Fondazione Corriere della Sera; Rizzoli, 2009.

Alberto Cavallari, Natta: "Io sono un prodotto dell'industria privata milanese", "Corriere della sera", 13 ottobre 1962, p. 3.

Marco Cecchini, Modigliani, un erede di Lord Keynes nato in Italia. "Europei, attenti ai cattivi consiglieri monetaristi", "Corriere della sera", 16 ottobre 1985, p. 5.

Guido De Ruggiero, Colloquio con gli uomini che disgregano l'atomo, "Corriere della sera", 21 febbraio 1947, p. 1.

Didimo [pseudonimo di Rinaldo De Benedetti], La romanzesca scoperta del misterioso anti-protone, "La Stampa", 27 ottobre 1959, p. 5.

Franco Foresta Marin, Scoperto "Quark Top", ultima particella della materia, "Corriere della sera", 28 giugno 1984, p. 1.

Paolo Glisenti, Modigliani lancia una proposta: negoziamo ora sulla produttività, "Corriere della sera", 23 aprile 1981, p. 1.

Infodemia, voce in Neologismi. [Roma, Istituto della Enciclopedia italiana] Treccani, 2020.

Paolo Mastrolilli, Giacconi: "Sono felice ma ho dovuto emigrare", "La Stampa", 9 ottobre 2002, p. 7.

Giancarlo Mazzuca, La ricetta amara del professor Modigliani, "Corriere della sera", 18 settembre 1984, p. 12.

Mario Monti, Il teorico della realtà, "Corriere della sera", 16 ottobre 1985, p. 1.

I nuovi indirizzi della fisica al Congresso di Como, "Corriere della sera", 17 settembre 1927, p. 2.

Tommaso e Fiorella Padoa Schioppa, Modigliani, un erede di Lord Keynes nato in Italia. Un uomo, un maestro, "Corriere della sera", 16 ottobre 1985, p. 5.

Giorgio Parisi, Il senso della scienza. Lectio magistralis, in Inaugurazione dell'anno accademico 2021-2022, 719° dalla fondazione. Roma, Sapienza Università di Roma, [2021], pp. 15-21.

Nico Pitrelli, Il giornalismo scientifico. Roma, Carocci, 2021.

Andrea Rubin, Fiducia, reputazione sociale e visibilità degli esperti, "Quaderni di Sociologia", 82 (2020), n. 64, pp.25-42.

Emilio Segrè, Enrico Fermi, fisico. Una biografia scientifica. Bologna, Zanichelli, 1971.

Giuseppe Tipaldo, La società della pseudoscienza. Orientarsi tra buone e cattive spiegazioni. Bologna, Il mulino, 2019.

World Health Organization (WHO), Infodemic. Health topics, 2022.

Per un approfondimento bibliografico sulla storia delle singole testate e periodici e sulla storia della stampa italiana, è possibile fare riferimento al fondo di giornalismo e media, una raccolta che si può scorrere a partire dal catalogo della Biblioteca del Senato selezionando, dal menu a tendina "Base da ricercare", l'opzione 'Fondo di giornalismo'.

Per la ricerca nei quotidiani rinviamo al Catalogo dei giornali del Polo bibliotecario parlamentare (che, delle testate presenti, riporta anche gli eventuali accessi elettronici) e alle banche dati disponibili per gli utenti in sede tramite la piattaforma Re@lWeb, sezione "Attualità - Quotidiani".

In particolare per gli articoli dedicati a Guglielmo Marconi si segnala la sezione "Quotidiani e periodici" allestita sul proprio sito internet dalla Fondazione Guglielmo Marconi (istituita sin dal 1938), con riproduzioni da testate tra cui "La Domenica del Corriere", "L'Illustrazione italiana" e "Il Resto del Carlino".

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