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Minerva Web
Rivista online della Biblioteca "Giovanni Spadolini"
A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
n. 69 (Nuova Serie), agosto 2022

Giornata di studi statutari e presentazione del IX volume del Catalogo della raccolta di statuti della Biblioteca del Senato. Sala Capitolare, 6 giugno

Lo scorso 6 giugno, in occasione dell'uscita del IX volume del Catalogo della raccolta di statuti della Biblioteca del Senato, si è svolta presso la Sala Capitolare di Palazzo della Minerva una Giornata di studi statutari, su iniziativa del Presidente della Commissione per la biblioteca e l'archivio storico del Senato Gianni Marilotti.

I lavori, introdotti da Mario Ascheri, si sono aperti con il ricordo di Giorgio Chittolini, storico delle istituzioni civili ed ecclesiastiche del tardo Medioevo e della prima età moderna, modello di riferimento per una intera generazione di studiosi formatisi tra gli anni Novanta e i Duemila, venuto a mancare il 3 aprile 2022. Francesco Salvestrini, chiamato a commemorarlo, ne ha voluto ricordare, accanto al fondamentale lavoro di ricerca e produzione storiografica, l'impegno come presidente del Comitato scientifico del Centro studi sulla civiltà del tardo medio evo, nonché l'attenzione per la formazione e l'insegnamento, che, negli anni della sua presidenza, attraverso l'attività seminaristica del Centro, ha dato ai giovani ricercatori di tutto il mondo una straordinaria occasione di incontro e confronto metodologico, scientifico e culturale.

I lavori sono proseguiti con la presentazione di tre recentissime pubblicazioni di materia statutaria. Il primo dei volumi proposti all'attenzione degli studiosi, a cura di Roberto Mendoza, è dedicato agli statuti di Roma nel Trecento. Mendoza, già autore delle edizioni degli statuti di Subiaco del 1456 e della dogana di Ripa e Ripetta, ha trascritto il testo dello statuto di Roma del 1360/1363, confermato da papa Martino V nel 1425, tràdito dal codice quattrocentesco conservato presso l'Archivio storico Capitolino. L'autore ha altresì messo a confronto il testo del manoscritto capitolino con quello dell'edizione di Camillo Re del 1883, fondata sul Vaticano Ottoboniano 1880, attraverso la pubblicazione di tavole di raffronto tra le rubriche dei capitoli dei due esemplari. Agli statuti di Roma dei secc. XIV-XV è dedicato anche un progetto in corso di realizzazione: una coedizione Biblioteca del Senato-Roma nel Rinascimento che prevede la pubblicazione della traduzione degli statuti di Roma del 1469, accompagnata dalle versioni elettroniche dell'incunabolo Senato, del codice Capitolino e dell'edizione Re.

La presentazione del IX volume del Catalogo della raccolta di statuti (vedi l'articolo di "MinervaWeb" n. 68, n.s., maggio 2022), della Biblioteca del Senato è stata condotta da Claudia Storti, ordinario di Storia del diritto medievale e moderno presso l'Università degli studi di Milano Statale e autrice dell'introduzione al volume. Storti ha sottolineato l'importanza di uno strumento come il Catalogo degli statuti che permette agli studiosi l'accesso a un patrimonio ampio che comprende fonti normative di natura diversa e consente una visione complessiva e in prospettiva comparatistica di una tipologia di fonti di età medievale e moderna indispensabile per lo studio delle istituzioni, della società, dell'economia, della politica, ma anche di molte altre discipline, dalla lingua, all'antropologia, all'urbanistica ecc. Storti ha poi evidenziato in particolare l'apporto di questo volume del Catalogo alla ricerca. La rigorosa descrizione catalografica delle fonti è qui corredata da note storiche e bibliografiche che, sulla base della storiografia più recente e autorevole, ricostruiscono le vicende politiche che portarono alla emanazione di ciascuna fonte, e contribuiscono a dare una immediata conoscenza specifica della natura di ciascun testo, consentendo di collocarli nei momenti storici della loro produzione, pubblicazione e successive modifiche e variazioni, e di valutare immediatamente la tipologia e l'importanza delle singole fonti descritte. Inoltre, il caso (o la fortuna) della sequenza alfabetica, che nel IX volume comprende le località da Vado a Venaus, ha fatto sì che i documenti censiti si riferiscano tutti a comunità di livello minore o intermedio. Non sono comprese grandi città - che saranno protagoniste nei prossimi due volumi - ma borghi, comuni rurali, centri incastellati, leghe e, in gran parte, valli, alpine e appenniniche, di molte regioni italiane, spazi giuridici peculiari che per la loro comprensione suggeriscono itinerari di ricerca differenti da quelli che si applicano allo studio degli statuti cittadini o signorili. È un mondo a sé quello rappresentato dalle fonti di questo volume del Catalogo, un mondo nel quale comunità di livello inferiore, strategiche per ragioni difensive o commerciali, per la posizione geografica o per le risorse naturali, furono, in molti casi, oggetto di contesa tra centri di potere maggiori. La consapevolezza della loro importanza strategica spingeva le comunità inferiori, sopraffatte dalla forza delle armi o spontaneamente sottomesse a un governo superiore, a far valere il loro potere contrattuale per ottenere garanzie, privilegi e l'approvazione di consuetudini e normative locali, dando vita a patti di soggezione concordati. Tali fonti si rivelano dunque fondamentali sia per approfondire i caratteri dell'autonomia locale, sia per ricostruire i cardini della politica del territorio adottata dagli Stati regionali fino alla fine del Settecento, e offrono un panorama di insieme straordinario per riflettere su grandi temi della storia e dei rapporti tra ordinamenti (autonomie, particolarismi, libertà, contrattazioni, convenzioni, trattati, federazioni) che non sono stati cancellati neanche dal monismo ottocentesco e dalle categorie della contemporaneità.

Località minori e dialettica tra dominanti e dominati sono anche tra i protagonisti dell'ultimo dei volumi presentati: Statuts, écritures et pratiques sociales dans les sociétés de l'Italie communale et du Midi de la France (XIIe-XVe siècle), sotto la direzione di Didier Lett, con la collaborazione di Étienne Anheim, Pierre Chastang e Valérie Theis. Si tratta di una raccolta di saggi, esito di un programma quinquennale di ricerca italo-francese dell'École Française de Rome, che pubblica i risultati di cinque colloqui organizzati nel quadro di questo programma, accompagnati da una introduzione e una conclusione, rispettivamente a firma di Lett e dei suoi collaboratori. I corpi statutari, intesi come ogni tipo di testo che presenti una forma scritta e stabilizzata di diritto locale emanata da una autorità pubblica, vi sono studiati in un'ottica comparatistica tra due aree geografiche e tradizioni storiografiche diverse: l'Italia comunale e il Midi della Francia. Paolo Cammarosano, che lo ha presentato, è anche tra i partecipanti al progetto di ricerca e autore del saggio di apertura della silloge dedicato al problema della frequente perdita degli statuti più antichi di gran parte delle comunità italiane. La lunga introduzione di Didier Lett contesta la tradizionale opposizione tra norma e pratica, con le rispettive forme di documentazione, insistendo sull'interazione tra i due momenti e sulla fecondità dello scambio tra prassi e normativa che si evidenzia in particolar modo a livello locale. Nel rapido excursus tra i contributi più significativi della raccolta, Cammarosano cita l'intervento di Michel Hébert, Production, réception, médiation. Statuts et patrimoine documentaire dans les villes de Provence (XIIe-XVe siècle).Dalla prima metà del secolo XII un fortissimo impulso di emancipazione comunale aveva coinvolto le città della Provenza (Montpellier, Narbona, Nîmes, Arles, Avignone e Tarascona), che si dotarono di una magistratura consiliare e di una organizzazione non dissimile da quella delle città liguri e toscane, fino a quando l'avvento di Carlo d'Angiò nel 1246 sancì la fine dei loro poteri giudiziari e il ridimensionamento della loro facoltà di deliberare, inquadrata dentro un regime di sindacato per cui per ogni atto dei consigli municipali, compresa l'emanazione degli statuti, era necessaria una sanzione regia mediata. Luigi Provero (Creare la norma nelle comunità italiane del basso medioevo) distingue le comunità propriamente autonome, le realtà che dalla fine del Duecento furono sottoposte a dominazioni signorili o inglobate negli Stati regionali e i centri minori che conobbero sempre una dialettica tra un comune o un principe dominante e una loro locale produzione. Evidenzia l'inerzia degli statuti tardo medievali, la loro modesta mutabilità dovuta al ruolo degli statuti come fondamento identitario. Fa un'importante riflessione storiografica sottolineando come nel tempo gli studiosi abbiano spostato la loro attenzione dal testo all'azione legislativa. Dichiara l'opportunità di integrare lo studio degli statuti con quello delle franchigie, che riflettono sempre una dialettica tra dominati e dominanti. Albert Rigaudière (Les statuts au défi de la pratique dans la France du bas Moyen Âge) insiste sul rapporto tra statuti e consuetudini di cui già alla fine del Duecento i commentatori sottolineavano la stretta affinità. Si sofferma sulle modalità di pubblicizzazione e diffusione degli statuti, e sugli interventi della corona nel confermare o ripudiare le deliberazioni emanate dalle città. Affronta infine un tema molto importante, che riguarda la Francia come l'Italia, ovvero la circolazione e il riutilizzo degli statuti tra località diverse. Pierre Chastang (Codicologie et langage de la norme dans les villes du Midi de la France) dedica il suo intervento al linguaggio degli statuti e all'importanza dell'analisi codicologica dei manoscritti, secondo le priorità già indicate nel 1967 da Pierre Legendre agli studiosi dei diritti medievali. Nicolas Leroy (Acteurs, structures et rhétorique dans les statuts municipaux de la France méridionale) ha studiato le figure degli statutores e ne ha cercato di connotare la fisionomia sociale individuando la loro provenienza nelle oligarchie municipali. Lorenzo Tanzini (Dentro e fuori dagli statuti. Il paesaggio documentario delle fonti normative dell'Italia bassomedievale) ha proposto una linea di sviluppo dei corpora statutari che dall'aggregazione di statuti singoli, passa attraverso un processo di accorpamento e divisione in libri, per arrivare ad una stabilizzazione del testo, che non verrebbe stravolto nella sua 'monumentalizzazione' da successive modifiche parziali, volgarizzazioni ecc.

L'incontro si è concluso con la presentazione di due importanti iniziative d'ambito statutario.

Giovanna Giubbini, Soprintendente archivistico e bibliografico dell'Umbria, ha illustrato il progetto di digitalizzazione e descrizione degli statuti comunali umbri, realizzato dalla Soprintendenza da lei diretta per la salvaguardia e la valorizzazione del ricco patrimonio statutario regionale (per notizie sul progetto e sulla collaborazione della Biblioteca del Senato rinviamo all'articolo in questo stesso numero di "MinervaWeb"). Giovanna Giubbini ha concluso il suo intervento annunciando l'avvio di un nuovo progetto di digitalizzazione che riguarderà gli statuti corporativi della Regione.

Alessandro Dani, infine, ha presentato il convegno dal titolo Gli statuti del Lazio meridionale: confronti e prospettive di studi, programmato per le giornate dell'1-3 dicembre 2022 e organizzato dall'Istituto di storia e di arte del Lazio meridionale (ISALM) di Anagni in collaborazione con la De statutis society, il Centro di studi internazionali Giuseppe Ermini di Ferentino e il Centro di studi per la storia delle campagne e del lavoro contadino di Montalcino. Nel 2023 è prevista la pubblicazione degli atti a cura dell'ISALM. Il convegno si articolerà in tre sessioni; la prima, in presenza, ad Anagni con possibilità di collegamento da remoto, le altre due esclusivamente online. Il link per la partecipazione sarà disponibile sui siti degli enti organizzatori a partire da novembre. La sessione in presenza sarà dedicata agli statuti del Lazio meridionale, presiederà Mario Caravale e vedrà le relazioni di Gioacchino Giammaria, Carlo Gamba, Anna Esposito, Vincenzo Micocci, Susanna Passigli e la presentazione dell'edizione degli statuti di Anticoli di Campagna a cura di Sandro Notari, di Sgurgola per Gioacchino Giammaria e Lorenzo Spaziani, e di Sonnino a cura di Marco Vendittelli. La sessione del 2 dicembre, dedicata a statuti e storia agraria, sarà presieduta da Massimo Montanari, con relazioni di Alfio Cortonesi, Emilio Martin Gutierrez, Enrico Basso, Mario Marrocchi, Gian Maria Varanini e Italo Franceschini. L'ultima sessione, del 3 dicembre, con la guida di Mario Ascheri, permetterà a Marco Vendittelli e Alessandro Dani, Enrico Angiolini, Francesca Sigismondi, Roberta Braccia e Maria Luisa Carlino di riflettere su possibili future direzioni di indagini e dare conto dei risultati di alcuni nuove ricerche in corso, mentre Sandro Notari farà il punto sull'aggiornamento del repertorio degli statuti comunali del Lazio pubblicato nel 1993 dal Gruppo di ricerca sugli statuti, usi civici del Lazio "Guido Cervati" della LUISS diretto da Paolo Ungari.

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