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Minerva Web
Rivista online della Biblioteca "Giovanni Spadolini"
A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
n. 38 (Nuova Serie), aprile 2017

Né Centauro né Chimera. Modesta proposta per un'Europa plurale. Sala degli Atti parlamentari, 16 febbraio 2017

CopertinaLo scorso 16 febbraio 2017, presso la sala degli Atti parlamentari della Biblioteca, si è svolta la presentazione del volume di Antonio Armellini e Gerardo Mombelli "Né Centauro né Chimera. Modesta proposta per un'Europa plurale" (Marsilio editori, 2016; in corso di acquisizione presso la Biblioteca del Senato). Il volume è stato discusso da Giuliano Amato, Carlo Calenda, Sabino Cassese e Andrea Manzella, come da programma.

I relatori hanno analizzato e dibattuto a fondo le analisi e le tesi contenute nel volume.

Le domande ricorrenti: "Cosa rimane del sogno spinelliano, dell'Europa di Ventotene e del progetto federalista?". E, ancora: "Come salvare quanto di buono rappresentato dal processo di integrazione?". Sono stati ricordati i processi storici analizzati a fondo nel volume: il processo di integrazione nei suoi passaggi politici e istituzionali, il ruolo giocato in esso dall'Italia, il contesto internazionale e, in particolare, il ruolo di Stati Uniti e Unione Sovietica (e poi Russia).

Il contesto storico è stato inevitabilmente collegato alle problematiche di stretta attualità. In particolare, i temi dell'Euroscettiscismo, dei ruoli e dei poteri decisionali nel rapporto tra Europa e Stati membri, del voto popolare inglese.

Dal dibattito è emerso con chiarezza quanto gli autori siano federalisti storici, addirittura intransigenti, e non abbiano mai smesso di pretendere soluzioni federaliste. Per dirla con Giuliano Amato: "Gli autori prendono atto con inevitabile realismo che la casa comune c'è, ma non è quella a cui avevano pensato. Si è allargata e si è venuta differenziando al suo interno, tanto da riflettere, a dir poco, due aspirazioni diverse per il futuro".

La situazione attuale viene interpretata dagli autori individuando i prodromi di due Europe, contenute in una comune cornice. Una prima "Europa di Altiero Spinelli", fedele alla originaria ispirazione federalista, e una seconda "Europa di Margaret Thatcher" non preoccupata di una seria integrazione politica e concentrata sul solo mercato comune.

L'analisi si è spostata, dunque, sul come negli anni abbia prevalso la diffidenza reciproca tra gli Stati membri e l'ostilità per un'Europa ritenuta responsabile proprio di ciò che spaventa; ha prevalso la chiusura dei propri confini, la democrazia identificata esclusivamente nel proprio Parlamento e non in quello europeo. Sono state sconfitte, dunque, le idee e i progetti che puntavano ad un Ministro delle Finanze europeo, a una politica estera e di difesa comune, a una gestione realmente comune dell'immigrazione e della lotta al terrorismo.

La crisi economica, l'immigrazione di massa e il terrorismo islamista hanno infatti contribuito a modificare la percezione popolare dell'Unione europea, fornendo ai movimenti antieuropei e populisti l'occasione per cavalcare la protesta in favore di un totale o parziale abbandono dei legami e degli impegni comunitari. Ha dominato il disincanto dell'opinione pubblica e l'incertezza dei governi nazionali. Una quota importante di cittadini europei si è preoccupata per l'aggravarsi della disoccupazione e della sicurezza interna, e per le conseguenze di una immigrazione di massa dall'Africa e dall'Asia.

Per gli autori non siamo in presenza, dunque, di una fase di slanci creativi, ma di una difesa circoscritta di vantaggi conseguiti nel tempo.

Il realismo degli autori porta ad un arretramento doloroso che conduce a soffermarsi su un'Europa plurale piuttosto che su una federale.

Il principale elemento di ottimismo, come ricordato da Giuliano Amato, riguarda un cambiamento di percezione delle nuove generazioni. I giovani oggi sono infatti abituati a convivere sin da piccoli, in classe, con bambini di etnia, colore e religione diversa. Vivono esperienze individuali e collettive in cui si sentono già partecipi di una comune identità. La paura, l'incertezza e la chiusura sono innegabilmente prerogative dei più anziani. Non a caso, nella vicenda del referendum britannico, i giovani hanno votato in larga maggioranza per il remain.

Per gli autori, inoltre, l'estensione e il consolidamento di uno spazio politico europeo dipendono in misura considerevole dalla nascita di forze politiche e sindacali transnazionali ed effettivamente operanti a livello continentale.

L'unica via percorribile, in questo contesto, appare quella di due Europe di pari dignità, autonome e distinte, "o - se si preferisce - di una nuova 'Europa delle convergenze parallele' capace di dare legittimità e spazio a percorsi politici frutto dell'articolazione necessariamente diversa dei processi di integrazione".

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