A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
Il libro, la televisione, i giornali. Sala Capitolare, 27 novembre 2015
Abstract
Nell'ambito del ciclo di seminari dedicati alla questione del libro, organizzati dal Sen. Sergio Zavoli, si è svolto il 27 novembre 2015 il secondo appuntamento, volto ad approfondire il tema del rapporto tra libro, televisione e giornali. A partire dalla constatazione per cui - come riporta il programma dell'incontro - "nel tempo è sempre accaduto che la comparsa di un nuovo mezzo di comunicazione abbia sollevato il rischio di mettere in crisi quelli già esistenti", si è inteso analizzare "il ruolo dei giornali e della televisione rispetto alla crisi del libro e della lettura, [...] la forte competizione che tutti i media tradizionali (dunque il libro, ma anche i giornali e la televisione) subiscono da parte della rete, [...] possibili alleanze e strategie che essi possano mettere congiuntamente in campo per ritagliarsi un ruolo significativo nel mutato scenario".
L'articolo che segue riporta un approfondito resoconto del seminario svoltosi lo scorso 27 novembre nell'ambito di una serie di incontri promossi dalla nostra Biblioteca attorno alla questione del libro. A tali incontri, iniziati nell'autunno 2015 e che proseguiranno per tutto il 2016, sarà dedicata la rubrica "Speciale" del prossimo anno.
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2. Parole chiave per la contemporaneità
3. Riferimenti e approfondimenti bibliografici
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Nella mattina del 27 novembre 2015 la Biblioteca del Senato ha ospitato il secondo appuntamento di un ciclo di incontri voluti dal Sen. Sergio Zavoli, Presidente della Commissione di vigilanza per la Biblioteca e l'Archivio storico del Senato, con l'intento - ricordato nel saluto introduttivo - di coinvolgere il mondo del giornalismo, dell'editoria e della cultura per propugnare un'idea di cittadinanza consapevole, in cui cultura e lettura siano strumenti di costruzione dell'identità.
La sempre puntuale moderazione del Sen. Lucio Romano ha dato subito la parola al Direttore di Rai 3 Marino Sinibaldi, che ha centrato il suo intervento su questioni di linguaggio: come parlare di libri in radio e in tv, ossia tramite media che - a differenza dei quotidiani - ricorrono a un linguaggio parlato, di difficile contaminazione con quello scritto? Per rispondere a questa sfida quotidiana, Sinibaldi intravede spunti interessanti in recenti esperimenti di commistione dei linguaggi (ad esempio, in pubblicazioni che includono e mescolano reportages, foto, dati), che trasformano l'idea stessa di libro adeguandola alle necessità contemporanee. Si è sottolineato come la radio già riesca bene, coinvolgendo gli ascoltatori in modo interattivo, a restituire l'esperienza di immersione in altre realtà tipicamente proposta dal libro, che si presta ad essere veicolo di emotività oltre che di contenuti; restano poi aperte le prospettive del web, che amplifica e diffonde il discorso sui libri, anche creando schiere di recensori dilettanti ma appassionati, capaci di trasmettere la propria esperienza ad altri lettori.
Con tutt'altra prospettiva uno studioso di Filosofia delle scienze come Giulio Giorello, Professore ordinario di Filosofia della scienza presso l'Università di Milano, ha richiamato l'attenzione sull'attuale complessità dell'informazione al giorno d'oggi, ricordando che intento comune ai diversi media è trasmettere elementi di informazione che consentano la comprensione. Per avere consapevolezza del presente dobbiamo selezionare dal passato ciò che è rilevante - ha ricordato Giorello - e in ciò i media possono aiutarci. D'altra parte, sebbene la conoscenza sia elemento fondamentale della comunicazione radiotelevisiva, è anche condizionata dal taglio che si dà ai contenuti. Da questo punto di vista, i libri veicolano idee che consentono di contestualizzare le immagini trasmesse in tv, ponendosi come un indispensabile complemento agli altri mezzi d'informazione e aiutando a sviluppare quel senso critico che è da sempre il miglior antidoto a ogni forma di barbarie. In una tale ottica, è possibile anche spezzare una lancia a favore della cosiddetta "divulgazione", da non intendere come volgarizzazione semplificatoria bensì come utile strumento per una "pubblica comprensione della conoscenza".
La parola è poi passata alla Presidente Rai Monica Maggioni, che ha sottolineato quanto la tv sia lo specchio del rapporto tra la società e la realtà. Il suo intervento ha preso le mosse dalla descrizione di un delicato momento di passaggio del servizio pubblico nazionale, da azienda radiotelevisiva a azienda multipiattaforma, con la conseguente necessità di trovare modi nuovi e disparati per affrontare ogni tema, dal flash al tweet al saggio, in una catena di produzione di senso che aiuti le persone a diventare cittadini. In forme di comunicazione sempre più superficiali, nel senso che spesso si prestano a essere consumate superficialmente o velocemente, il libro rimane però fondamentale per ricostruire il senso complesso delle cose, astraendolo dai tanti elementi informativi e dalle sollecitazioni continue del reale.
Il rapporto tra libri e altri media è stato toccato anche il giornalista Giovanni Valentini, editorialista de "la Repubblica", il quale ha insistito su quanto talvolta i media spesso ghettizzano i libri chiudendoli nei recinti dei dibattiti e delle tautologie, che ne soffocano le potenzialità senza riuscire a rendere l'alchimia che si stabilisce tra la comunità di scrittori e di lettori. Oltre ad auspicare che si favorisca la ibridazione del libro nei programmi radiotelevisivi, Valentini ha riportato in campo i problemi della lettura, senza la quale non c'è cultura e non c'è, di conseguenza, libertà. Ma come ritrovare il piacere della lettura, in un mondo in cui tutti vogliono scrivere ma nessuno vuole più leggere? La proposta di Valentini è che il sistema mediatico trovi modi per indurre a coltivare un "vizio", quello della lettura appunto, che dovrebbe essere inoculato però dal sistema scolastico.
E a proposito di scrittura, è il punto di vista proprio dello scrittore quello di Marco Malvaldi, autore di romanzi di successo editi da Sellerio. Tuttavia, Malvaldi ha preso le mosse per il suo intervento da un riferimento alla teoria dell'informazione, in particolare alla legge per cui un qualsiasi intermediario tra punto di partenza e di arrivo dell'informazione non può che diminuire l'informazione stessa, a patto che questa sia completa. (L'intermediario può aumentare l'informazione solo se il ricevente non ha, altrimenti, modo di fruirne: ad esempio, se è in una lingua a lui incomprensibile, al punto da aver bisogno di un traduttore). Quale, dunque, potrebbe essere il ruolo della tv (un ruolo utile e alieno da ridondanze) quale intermediario tra i contenuti culturali e i loro fruitori? Il compito del servizio pubblico, ha sostenuto Malvaldi, dovrebbe essere quello di offrire un punto di osservazione privilegiato sulla realtà, e in particolare, nei confronti dei libri, potrebbe svolgere quindi un ruolo di elaborazione (da affidare ad autori televisivi di grande spessore) e di resa visiva dei contenuti, utilizzando le immagini come sussidio potentissimo alla comprensione.
Dallo scrittore all'editore, Diego Guida ha riportato l'attenzione sui problemi dell'editoria in Italia: la flessione del comparto editoriale rilevata dall'AIE negli ultimi anni, il non sempre facile rapporto con i giornali prima e col web oggi, il crollo degli indicatori di lettura dopo la fine dell'obbligo scolastico, le persistenti sperequazioni tra nord e sud della penisola. D'altra parte, la nascita di nuove case editrici, l'aumento del numero dei soggetti editoriali attivi, e anche iniziative come il dibattito in corso autorizzano alla speranza e fanno desiderare che da questo ciclo di incontri possa scaturire una proposta concreta.
L'intervento di un politico, Giorgio Bogi già deputato e ministro, ha ulteriormente ampliato la visuale: posto che dai mezzi di comunicazione ci attendiamo un aiuto a vivere nella contemporaneità, e che per raggiungere tale fine è necessario mantenere l'equilibrio tra strumenti di informazione e di riflessione, ci si può interrogare sulle difficoltà che affronta oggi la società democratico liberale nell'adattarsi a un mondo in velocissimo mutamento. Le condizioni sociali che ostacolano l'avvicinamento al libro sono le stesse che ostacolano un atteggiamento riflessivo, scarso anche all'interno dei gruppi dirigenti, che per questo faticano a orientare i cittadini. Governare società di questo tipo, prive di élite (non solo politiche) che producano chiavi di lettura della realtà, rischia di formare - e di governare - cittadini poco consapevoli. In una generale, crescente difficoltà di comprendere correttamente la realtà, l'obiettivo prevalente per il sistema dell'informazione dovrebbe essere, secondo Bogi, la produzione di senso, la capacità di indurre proprio quell'atteggiamento riflessivo oggi in crisi.
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2. Parole chiave per la contemporaneità
Al termine del dibattito, il Sen. Romano ha proposto un ultimo "giro di tavolo" invitando i relatori a suggerire due parole chiave per concludere il seminario con degli spunti di riflessione. Il primo a rispondere è stato Giovanni Valentini, il quale - più che keywords - ha esposto un auspicio e un monito: parlare meno di tv su libri e giornali e viceversa parlare di più di libri e giornali in tv, per orientare i lettori disorientati dalla iperproduzione libraria e dalla bulimia comunicativa, quest'ultima anche sollecitata dai social network nella misura si in cui si piegano talvolta ad essere luoghi più di scontro, provocazione o insulto, che di vero confronto. Terzietà ed equidistanza, ha dunque sintetizzato il Sen. Romano, sono da tener presenti anche come veicoli di civiltà.
Le parole di Marino Sinibaldi sono state invece complessità (dei libri, del mondo, del lavoro da fare) e divulgazione, recuperando l'idea nobile del volgare, non come abbassamento di qualcosa di 'alto', bensì come fondazione di linguaggi comprensibili a tutti che in un certo momento storico si basano sul passato e creano il presente. Una terza parola chiave, ha aggiunto, potrebbe quindi essere inclusione, o inclusività: rappresentare più pubblico, più generazioni è una sfida comuni a libri e altri media, per rendere la complessità popolare (nel senso più alto del termine) e, appunto, inclusiva.
Guida, ricordando recenti esperimenti per creare libri che riescano a far incontrare domanda e offerta, contenuti e commercializzazione, ha parlato di promozione della lettura e apertura verso nuovi mercati, reti, contesti internazionali; Malvaldi ha proposto come parole chiave informazione e consapevolezza, ricordando che la tv può completare l'informazione e ancora informare l'ascoltatore di quando e di quanto manca per ottenere la completezza; Bogi, intermediazione (attività che dia uno sguardo sull'informazione coerente) e completezza (non come istanza personale, ma come funzione che la società dell'informazione deve assumersi e come premessa indispensabile all'atteggiamento riflessivo).
Infine, Giorello ha parlato di condivisione (la cultura condivisa si accresce, non si divide) e di esperimento:nell'uso intelligente del libro, nel servizio pubblico d'informazione, in nuove forme di dialogo nella scuola.
La grande messe di spunti lanciati nel dibattito è stata raccolta dal Presidente Zavoli, che ha evidenziato come dal dialogo possano scaturire prospettive salvifiche rispetto ai panorami spesso sconfortanti cui assiste l'uomo contemporaneo. Con questa speranza (ultima parola chiave della mattinata di lavori) si è inteso rispondere alla crisi della contemporaneità, ha concluso Zavoli, proponendo un modello di incontro che unisca forze sociali, culturali e politiche.
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3. Riferimenti e approfondimenti bibliografici
Per un percorso bibliografico nelle collezioni della Biblioteca si suggerisce la ricerca nel Catalogo e nella Biblioteca digitale del Polo bibliotecario parlamentare, nonché nelle banche dati consultabili dalle postazioni pubbliche della Biblioteca del Senato.