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Minerva Web
Rivista online della Biblioteca "Giovanni Spadolini"
A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
n. 23 (Nuova Serie), ottobre 2014

Il ruolo del Bibliotecario del Senato nella corrispondenza con i senatori (1915-1918)

Abstract

Tra le carte d'archivio della Biblioteca del Senato, i fascicoli della corrispondenza con i senatori relativi agli anni della I guerra mondiale restituiscono un profilo interessante e ricco del Bibliotecario. Il responsabile della Biblioteca, ruolo in cui si alternano, a causa degli impegni militari, Fortunato Pintor, Luigi Ferrari e Corrado Chelazzi, dispensa libri, giornali e atti parlamentari, ma è anche un punto di riferimento dell'istituzione per i Senatori, che nei lunghissimi periodi di aggiornamento dell'Assemblea, vivono lontani da Roma. L'articolo presenta delle spigolature da questa corrispondenza, mirate a documentare la complessità di questa figura.

lettera1. "Bibliotecario un po' alla maniera del Settecento"

2. "Converrebbe avere, fra i libri della guerra..."

3. "Dovremo attendere chissà quanto ancora": l'inattività del Senato

4. "Il perenne convulso stato mio d'animo"

5. Riferimenti e approfondimenti bibliografici

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1. "Bibliotecario un po' alla maniera del Settecento"

La lettura della corrispondenza del bibliotecario del Senato con i senatori durante il periodo della partecipazione attiva dell'Italia alla Grande Guerra (1915-1918) è di estremo interesse sotto molteplici profili. Essa offre un'immagine della complessità e importanza del ruolo di questo funzionario, in un periodo nel quale cultura e informazione circolavano con difficoltà ed egli venne a trovarsi in una posizione chiave per mantenerle vive e diffonderle. La corrispondenza ci restituisce anche lo spaccato di un Senato di intellettuali, molti dei quali vivono il periodo di guerra nell'isolamento dello studio, annoiati, a volte, dalla forzata segregazione che li tiene lontani da Roma. "Evidentemente si vive in molta ansietà lontani dalla capitale, giacché per le notizie bisogna fidarsi dei giornali, senza controllo d'informazioni attendibili" (Nerio Malvezzi, 8 maggio 1915). Il senatore Maggiorino Ferraris, protagonista attivo della vita politica italiana nei decenni precedenti e seguenti il primo conflitto mondiale, più volte membro del governo, il 23 luglio del 1915 scriveva da Stosa, vicino Genova, chiedendo al Bibliotecario che gli fossero inviati dei volumi: "Sono qui in un angolo tranquillo, ma un deserto quanto a libri e giornali [...]". Dopo averli ricevuti, rispondeva il 17 agosto "sono veramente enchanté della sua mirabile gentilezza [...]. Grazie cordiali di questo suo vitalissimo nutrimento [...]". E il 3 agosto del 1916 aggiungeva: "Quando si è lontani quanto più si apprezza l'aiuto della Biblioteca!".

Le richieste inviate al Bibliotecario sono ora puntuali, ora assolutamente generiche: il senatore Eugenio Valli chiede una selezione di letture per tenersi aggiornato, aggiungendo l'amara considerazione "Il Senato è magnifico e superbo, ma con tendenza, forse forse, un po' alla fossilizzazione. La maggior parte dei colleghi illustri, si considera arrivata e si bea, nella quiete, pur tanto legittimamente, meritata. Io invece, mi sento operoso, e - chi lo sa? - al principio ....". Era il 28 luglio del 1915 e sarebbe morto nel 1923.

Sicuramente influì nella costruzione di questo ruolo di corrispondente intellettuale dei senatori il fatto che alla guida della Biblioteca del Senato si trovasse in quel periodo una figura d'eccezione, Fortunato Pintor (1877-1960). Bibliologo, bibliotecario della Nazionale di Firenze fu poi, dal 1903 fino al 1929 responsabile della Biblioteca del Senato, da cui si allontanò per motivi politici per diventare redattore, dal 1930, dell'Enciclopedia italiana e poi direttore del Dizionario biografico degli italiani.

Alla morte di Pintor, nel 1960, Anita Mondolfo, altra figura originale del panorama bibliotecario italiano nel periodo delle due guerre mondiali, che - per le sue origini ebraiche e per le convinzioni politiche non allineate - dovette subire le persecuzioni del regime fascista, ne tracciò un sentito profilo sulle colonne del Ponte e lo definì acutamente "bibliotecario un po' alla maniera del Settecento", consapevole del sapere tecnico necessario alla sua professione (che spesso rivendicò come requisito imprescindibile), ma anche uomo di cultura a tutto tondo, al servizio dei senatori nel senso di una fattiva collaborazione intellettuale con essi.

Giovanni Spadolini nell'introduzione al volume sulla corrispondenza tra Benedetto Croce e la Biblioteca del Senato lo definì "liberale con una punta crociana, cioè piuttosto moderato che giacobino, patriota nel senso antico del termine risorgimentale", lasciò la direzione della Biblioteca del Senato "a cagione diretta o indiretta del suo antifascismo militante". Il suo patriottismo e l'appartenenza a una famiglia di importanti esponenti del mondo militare, lo portarono più volte a combattere in prima linea al fronte, dal giugno al dicembre del 1915 e poi nuovamente nel 1917. La sua presenza, nella corrispondenza di quegli anni della Biblioteca del Senato è per questo motivo intermittente: punto fermo cui rivolgersi per richieste bibliografiche, per informazioni sull'attività del Senato, per raccogliere la testimonianza intellettuale e politica di alcuni insigni corrispondenti, oppure grande assente, ovunque citato, ricordato, rimpianto, atteso.

La corrispondenza diretta, nei mesi in cui Pintor fu sotto le armi, a Luigi Ferrari o a Corrado Chelazzi, brilla - possiamo dire - della luce riflessa di Pintor. Non manca infatti mai nelle missive l'accenno al Bibliotecario assente, l'espressione della viva preoccupazione per le sue sorti al fronte, la sincera ansia di essere a lui ricordato e menzionato. "Abbiamo notizie del nostro Pintor?"; "Notizie del nostro bravo Pintor?"; "Saluti anche al nostro carissimo Pintor" (Luigi Bodio, 1915); "Prego il Signor Direttore di favorirmi le notizie del Commendator Pintor. Dove si trova?" (Giovanni Cadolini, 14 novembre 1915); "Carissimo Ferrari, dunque anche il nostro tranquillo e pacioso Pintor è in armis? E' partito?"; "del nostro caro Pintor che n'è? [...] E' desolante! [...] Ditemi pure come si possa scrivere a Pintor. La famiglia lo saprà"; "Ogni volta che gli scrivete non mancate di mandargli i miei saluti" (Raffaele De Cesare, luglio 1915); "Ha notizie del caro Pintor e del fratello di lui capitano?" (Matteo Mazziotti, 4 agosto 1915). "Sono lieto di sapere che il comm. Pintor sia in buone condizioni di salute, e unisco i miei ai suoi auguri di vederlo tornare sano e salvo" (Luigi Pigorini, 16 agosto 1915).

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2. "Converrebbe avere, fra i libri della guerra..."

Con il mutare del clima diplomatico europeo, che sarebbe di lì a breve precipitato nel conflitto mondiale, la Biblioteca deve assolvere a una funzione informativa e documentaria più che mai legata all'urgenza delle contingenze storiche. A ciò provvedeva con solerzia il Bibliotecario, anche su sollecitazione dei suoi corrispondenti. Citiamo le proposte di acquisto di alcuni titoli effettivamente inserite nelle raccolte della Biblioteca del Senato. Ricche di puntuali indicazioni di acquisto sono le lettere del senatore Luigi Bodio, in quel periodo membro della Commissione per la Biblioteca: "Mi pare che si potrebbe prendere il volume: "Nave subacquea" per la Biblioteca [La nave subacquea : sottomarini e sommergibili / Enzo Campagna. Hoepli, 1915]. Se lo credete, potreste scriverne all'editore Hoepli"; "Ho letto di un libro pubblicato ora da Hanotaux sulle cause della guerra [Histoire illustrée de la guerre de 1914 / Gabriel Hanotaux. Paris, 1915-1924]. Converrebbe prenderlo: e così pure il libro "J'accuse" [J'accuse! / par un Allemand <Richard Grelling>. Paris, Payot, 1915]"; "A. T. Mahan, The influence of sea-power upon history. Mi dicono importante questo libro; e che ve ne è una traduzione italiana [la biblioteca possiede l'edizione inglese The influence of sea power upon history, 1660-1783 / by A. T. Mahan. London : Sampson Low, 1892]; "Converrebbe avere il libro di Jules Destrée "En Italie avant la guerre" Van Oest et C. [En Italie avant la guerre 1914-1915 / par Jules Destrée ; préface de Maurice Maeterlinck. Bruxelles : G. Van Oest, 1915]; "Converrebbe avere, fra i libri della guerra, il volume M.re des affaires étrangères (France) Le violations des lois de la guerre par l'Allemagne. Derger Levrault 1915 [Les violations des lois de la guerre par l'Allemagne / publication faite par les soins du Ministère des affaires étrangères. Paris, 1915]"; "Bisognerebbe avere il volume di Daniel Bellet: Comment payer les frais de guerre. Paris 1915 [Comment payer les frais de guerre : La fortune de l'Allemagne et celle des Alliés / Daniel Bellet. Paris : Recueil Sirey, 1915]" (Luigi Bodio, varie 1915). E nel 1916 tornava a chiedere: " Carissimo, abbiamo questo libro? "Le reve allemand. La plus grande Allemagne, l'oeuvre du 20ème siècle" [...] 1916 [Le rêve allemand! : la plus grande Allemagne : l'oeuvre du XXe siècle / traduction française du livre de Otto Richard Tannenberg, Gross Deutshland, publiè en 1911 ; préface de Maurice Millioud. Lausanne, Paris : Payot, 1916]. E' citato come uno dei più notevoli per l'orgoglio teutonico e libidine di dominio".

Giulio Fano, che diverrà al termine della guerra membro della Commissione per la Biblioteca (1919-1921), scriveva: "La prego perciò di voler dare gli ordini necessari perché mi siano inviate l'opera in francese di Steed sugli Asburgo [La monarchie des Habsbourg / Henry Wickham Steed. Paris : Colin, 1914] e quella italiana di Gayda sull'Austria [L'Austria di Francesco Giuseppe : la crisi di un impero / Virginio Gayda. Torino : F.lli Bocca, 1915 ]" (3 marzo 1915).

Francesco Mazza, senatore liberale, artigliere nella III guerra di indipendenza (1866) e nella guerra italo-abissina (1895-1896), chiese di poter disporre di una carta geografica "che contiene anche le regioni adiacenti all'attuale e presunto possibile teatro della guerra" (2 luglio 1915). L'esigenza di disporre di questo tipo di materiale era evidentemente condivisa se nella seduta del 25 maggio del 1917 la Commissione per la Biblioteca deliberava la sottoscrizione della "Grande Carta della Guerra, in 24 fogli, del Touring Club".

Oltre alla domanda di libri, i giornali occupavano un posto privilegiato nelle richieste dei senatori corrispondenti del Bibliotecario. Il senatore Paolo Di Camporeale nel 1915, scrivendo alla Commissione per la Biblioteca, "fa osservare che, massime nel momento attuale, è utile, anzi indispensabile che in Senato si trovino tutti i principali giornali rappresentanti tutte le correnti e le tinte. Cito ad esempio il "Popolo d'Italia" del famigerato Mussolini, la "Concordia" del Palamenghi Crispi, la "Vittoria" e tanti altri che dovrebbero esserci e non ci sono" (13 aprile). Luigi Bodio, nel 1916 sottoponeva a Pintor l'utilità di abbonarsi alla testata Serbie, stampata a Ginevra: "Carissimo, dicono che dovremmo abbonarci al Giornale "La Serbie" che si stampa a Ginevra, per la questione degli jugo-Slavi. Ci pensi lei" (22 novembre).

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3. "Dovremo attendere chissà quanto ancora": l'inattività del Senato

L'attribuzione al Governo di poteri straordinari per agire tempestivamente nel mutevole quadro politico della guerra, ridusse l'attività parlamentare che conobbe lunghi periodi di aggiornamento (su questo si legga 1915-1918. Il Parlamento e la guerra, MinervaWeb, n. 22 (ago. 2014). I senatori, lontani da Roma, spesso si rivolgevano al Bibliotecario per avere copia di atti parlamentari, o informazioni sulla convocazione dell'Assemblea. Nella corrispondenza torna più volte il tema della marginalizzazione dell'organo legislativo di cui si auspica sempre una convocazione imminente. Nel 1915 furono ben 9 i mesi di inattività del Senato, 7 nel 1916, 6 nel 1917, anno che vide le Camere riunirsi, in alcuni momenti, in comitato segreto. Anche nei mesi in cui l'Assemblea si riunì, le tornate furono comunque poche, soprattutto al Senato. Le sedute tornarono regolari solo nel 1918.

Nel gennaio del 1915 (il Senato si sarebbe riunito solo a marzo) il senatore Giovanni Cadolini chiedeva a Pintor: "Le sarei gratissimo se mi favorisse un esemplare del resoconto della tornata della Camera dei Deputati nella quale l'onorevole Giolitti fece le notevoli dichiarazioni concernenti la politica estera, con le quali rivelò alcuni ricordi comprovanti l'uniformità del suo programma politico con quello del Min. Salandra [...]". Il riferimento è alla tornata del 5 dicembre 1914 in cui Giolitti prese la parola per una dichiarazione di voto su comunicazioni del Governo. In quell'occasione Giolitti ricordò come l'Italia si fosse dichiarata neutrale nel 1913, quando l'Austria, che intendeva agire contro la Serbia, aveva invocato un casus foederis, cioè l'applicabilità degli accordi della Triplice Alleanza. La posizione dell'Italia era stata quella di negare che si trattasse di una guerra difensiva e che l'Austria dovesse, per tanto, agire da sola. Diceva quindi Giolitti: "La dichiarazione di neutralità fatta dal Governo attuale è dunque conforme pienamente ai precedenti della politica italiana, ed è conforme ad una interpretazione del trattato di alleanza già accettata dagli alleati".

Giulio Fano il 3 marzo scrive "Egregio Commendatore Pintor, caro Amico! Credevo che il Senato sarebbe stato convocato in questi giorni e speravo perciò di non doverla disturbare per lettera. Ma Filippo Torrigiani mi dice che dovremo attendere chissà quanto ancora". E Nerio Malvezzi, l'8 maggio scriveva: "Vengo a pregarla di sapermi dire, sia pure confidenzialmente, non appena si conoscerà o sarà per conoscersi la decisione in Senato, se quest'assemblea verrà convocata anch'essa il 20 p.v. Sarebbe segno quasi sicuro che il Governo avrà da fare comunicazioni a tutto il Parlamento".

Giustino Fortunato scriveva a Pintor: "Mi sia cortese, la prego, di inviarmi copia dell'una o delle due tornate del Senato in cui, durante il dicembre, fu discusso intorno alle comunicazioni del Governo, e presero la parola il Barzellotti e il Chimirri. Se male non ricordo, non fu mai più parola della politica estera in Senato fino a pochi giorni fa" (26 maggio 1915). Fortunato si riferisce alle tornate del 14 e del 15 dicembre 1914. Nella prima il senatore Giacomo Barzellotti, filosofo e accademico, pronunciò un lungo discorso nel quale interpretava la politica in generale e, in particolare quella estera, come "l'arte delle opportunità, sapute prevedere e valutare, e, giunte che siano, sapute prudentemente, e, occorrendo, audacemente cogliere e adoperare". Su questa base sosteneva la posizione del Governo di una neutralità che non fosse "assoluta" e "ad ogni costo", definita "un assurdo", ma "la neutralità, vigile, presidiata dalle armi […] pronta a far valere le sue forze". Questa posizione rappresentava per lui l'equilibrio tra i due estremismi del neutralismo e dell'interventismo. Nella seconda tornata Bruno Chimirri intervenne a favore del Governo: "L'Onorevole Presidente del Consiglio ebbe cura di spiegare come debba intendersi ed osservare la nostra neutralità; neutralità non incerta e neghittosa, ma vigile, guardinga e soprattutto poderosamente armata".

A volte i senatori non si limitavano a chiedere documentazione o informazioni, ma affidavano al Bibliotecario compiti più delicati che testimoniano il rapporto fiduciario che intercorreva fra di loro. Così il senatore Alessandro Lustig, che prestava il suo servizio nell'esercito come ufficiale medico, scriveva a Pintor "Mi compatisca se ricorro a lei per darle una seccatura. Ecco di che si tratta. Vorrei presentare l'acclusa interrogazione o interpellanza (?) [sic] ma siccome non posso ora muovermi dalla zona di guerra [Udine], desidererei avere una risposta scritta del Ministro. Le unisco un foglio firmato in bianco con la preghiera di far trascrivere su esso la mia interrogazione nella forma e con l'aggiunta ch'Ella troverà più opportuna. Non se n'abbia a male per questo atto di fiducia, ma non vorrei perder tempo per tale atto di giustizia. Grazie vivissimi" (5 dicembre 1916).

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4. "Il perenne convulso stato mio d'animo"

Moltissime sono infine le missive che poco o nulla hanno a che vedere con la richiesta di servizi bibliotecari e che attengono più a una sfera personale e di confidenza. Esse riguardano anche la guerra, in forma di commenti esternati sull'onda dell'emozione per un evento, o di riflessioni di carattere politico. Nel 1916 -anno che vede sui vari fronti di guerra gli avversari confrontarsi in una snervante guerra di posizione - Luigi Bodio visitava le truppe italiane in Cadore, teatro delle battaglie dell'Isonzo e ne riportava al Bibliotecario le impressioni: "Ho avuto la fortuna di poter fare durante otto giorni un viaggio in tutte le parti del Cadore [...]. Ne ho riportate le impressioni le più vive, grandiose e consolanti. [..] E i nostri ufficiali e soldati entusiasti, ammirabili, facendo ognuno più del suo dovere, per quanto le difficoltà siano enormi. [...] Sono stato anche nella teleferica e di là a piedi fino ai nostri posti più avanzati" (Luigi Bodio, 19 settembre 1916).

Il tenore delle comunicazioni cambia dopo la tragedia di Caporetto del 24 ottobre 1917. Di tutta la corrispondenza vale citare due lettere di Giustino Fortunato del 23 e 26 novembre di quel tragico autunno. In esse il senatore offre una sintesi delle amare conseguenze del fallimento della tesi neutralistica a favore dell'interventismo. Scrittore e giornalista Giustino Fortunato fu sempre una voce fuori dal coro. Nella sua commemorazione in Senato nel 1932 verrà ricordato dal Presidente Luigi Federzoni come "un intelletto meditativo e originale di solitario, proclive ad atteggiamenti personali di pensiero anche in questioni di principio, su le quali fu sovente impossibile consentire con lui; ma da nessuno poté mai disconoscersi la nobiltà di inspirazioni, che, anche se dedotte a sostegno di tesi inaccettabili, furono sempre accompagnate, nello spirito di Giustino Fortunato, da puro amore della patria".

Scriveva Fortunato a Pintor e poi a Luigi Ferrari: "[...] io che la guerra non volevo, io so ora la terribile visione, che il misero nostro paese uscirà dalla guerra peggio che i più pessimisti non temessero. Quel che importa è salvar l'onore. Ci riusciremo?!? Un favore: ricordo che Nigra scrisse invocando che l'Italia non venisse, di primo impeto, leggermente, alla guerra con l'Austria ... Chi può dire ove quelle parole io potrei rileggere?" (23 novembre 1917); "S'immagini il perenne convulso stato mio d'animo, io che la guerra non volevo, non volevo, perché la ritenevo non giusta, perché la credevo rischiosissima, perché non a torto paventavo la nostra grande debolezza morale! E vivo, mi creda, giorno per giorno, Dio sa come ... [...]. Grazie della trascrizione del brano del Nigra, che ricordavo, ma che non è quello di cui vado in cerca. E' invece il brano in cui egli disse che noi ed Austria non si poteva vivere se non alleati od in guerra, e che egli sperava noi non fossimo così giù, così miseri di cervello e d'animo da ritener possibile una facile e vittoriosa guerra con l'Austria. Quest'ultimo pensiero, ricordo, era espresso in una mirabile forma, energica, più singolare che rara [...]. Per lunghi trent'anni io ho sempre invocato un modesto indirizzo in politica estera, perché ho sempre ritenuto il nostro paese moralmente debole, dal "Risorgimento" frutto del miracolo, non della virtù sua; ed ho sempre invocato una leale sincera intesa con l'Austria. Questa sarebbe stata possibilissima. Ma nel primo decennio non la volemmo noi; nel terzo ed ultimo non fu voluta dall'Austria. Dato lo scoppio della guerra, il 1914, fui partigiano della neutralità assoluta: non il "parecchio" del Giolitti, né la "trattativa" del Sonnino. Rotta la neutralità, sa Iddio quel che io soffrii. Pure la resistenza - che io non avrei mai creduta così mirabile - mi consolava l'animo. D'un tratto, tornato in provincia su lo scorcio del luglio, mi apparve terribile il baratro, e ne scrissi al Boselli e all'Orlando preannunziando loro la dedizione e la fuga! Non fui creduto, come al solito, mi si diede del "pessimista", dell'esageratore, del pacifista! Ed ora? Avremo tanta forza da resistere? Faccia Iddio! Del paese non dubito. Dubito dell'esercito!" (26 novembre 1917). Posizione distante quella di Giustino Fortunato dal patriottismo attivo di Pintor che, sebbene non fosse interventista in assoluto, non ebbe dubbi su come schierarsi quando l'intervento paventato fu deciso ed egli partì volontario vivendo la guerra "con adesione totale", come ebbe a dire di lui ancora Anita Mondolfo nel commemorarne la scomparsa.

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5. Riferimenti e approfondimenti bibliografici

Nel suggerire l'ampliamento della ricerca attraverso il Catalogo del Polo bibliotecario parlamentare e le banche dati consultabili dalle postazioni pubbliche della Biblioteca, si riportano qui di seguito le fonti citate nel testo.

Archivio Storico del Senato

Biblioteca del Senato, Archivio 1915, Categ. IV (Corrispondenza del Bibliotecario e ricerche)

Biblioteca del Senato, Archivio 1916, Categ. IV (Corrispondenza del Bibliotecario e ricerche)

Biblioteca del Senato, Archivio 1917, Categ. IV (Corrispondenza del Bibliotecario e ricerche)

Biblioteca del Senato, Archivio 1915, Categ. IV (Corrispondenza del Bibliotecario e ricerche)

Camera dei deputati, Discussioni, XXIV Legislatura:

5 dicembre 1915, p. 5650

Sala Atti Parlamentari

Senato del Regno, Discussioni, XXIV Legislatura:

14 dicembre 1914, p. 1206; 15 dicembre 1914, p. 1221

Sala Atti Parlamentari

La Biblioteca del Senato a Palazzo della Minerva. - Roma : Senato della Repubblica, 2003. - xxix, 191 p. : ill. ; 30 cm

Senato - Fondo generale - 110. IX. 5

Il carteggio di Benedetto Croce con la Biblioteca del Senato : 1910-1952 / a cura di Giovanni Spadolini. - 2. ed.. - [Roma] : Senato della Repubblica, 2002. - 498 p., [1] c. di tav. : ill. ; 24 cm

Senato - Fondo generale - 258. VI. 50

Corrado Chelazzi / Giuseppe Pierangeli. - Roma : Fratelli Palombi, 1963. - 4 p. : ill. ; 26 cm

Senato - Fondo generale - Misc. 1871. 8

Giovanni Gentile e il Senato : carteggio (1895-1944) / Giovanni Gentile, Fortunato Pintor. - Soveria Mannelli : Rubbettino, 2004. - lxxvi, 670 p. : 1 ritr. ; 23 cm. - (Carteggi. Collana dell'Archivio storico del Senato della Repubblica)

Senato - Fondo generale - Senato C. 66. 2.

Giustino Fortunato e il Senato : carteggio (1909-1930) / Giustino Fortunato. - Soveria Mannelli : Rubbettino, 2003. - xxxvi, 264 p. : facs., 1 ritr. ; 23 cm. - (Carteggi. Collana dell'Archivio storico del Senato della Repubblica)

Senato - Fondo generale - Senato C. 66. 1

Repertorio biografico dei senatori dell'Italia liberale / a cura di Fabio Grassi Orsini e Emilia Campochiaro. - [Napoli] : Bibliopolis, [Roma] : Senato della Repubblica, c2009. - 9 v. : ill. ; 25 cm. - ISBN 978-88-7088-590-3

Senato - Sala Scienze politiche - Parlam. Italia 46/1-11

Ricordo di Fortunato Pintor / Anita Mondolfo. - Firenze : La nuova Italia, 1963. - 26 p. : ritr. ; 24 cm. - Bibliografia degli scritti di Fortunato Pintor: p. 13-24

Senato - Fondo generale - Misc. 1621. 17

Storia della Biblioteca del Senato : 1848-1950 / di Maria Teresa Bonadonna Russo ; prefazione di Marcello Pera ; presentazione di Marcello Dell'Utri. - Roma : Senato della Repubblica, 2005. - viii, 323 p. ; 30 cm

Senato - Fondo generale - 259. XXIII. 24

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