A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
Scienza e arte in una edizione a stampa del Seicento per la navigazione del Tevere
Nell'aprile del 1675, il noto ingegnere e matematico olandese Cornelis Meijer giungeva a Roma in occasione del giubileo indetto da Clemente X. Meijer proveniva da Venezia dove, come altri suoi connazionali, aveva portato l'esperienza fiamminga nella progettazione di dighe e nelle opere di drenaggio, utili ad affrontare problematiche, come l'insabbiamento dei porti o l'allagamento dei terreni agricoli, che accomunavano la laguna veneta al territorio dei polders. A Roma, Meijer avrebbe dovuto fermarsi solo per un breve soggiorno spirituale, ma le sue competenze tecniche e idrauliche, la conoscenza delle soluzioni applicate in Olanda e la recente esperienza veneziana, convinsero il pontefice ad affidargli l'incarico di studiare il problema dell'erosione del Tevere sulla via Flaminia poco fuori Porta del Popolo e della navigabilità del corso del fiume a Nord dell'Urbe.
Il Tevere non era correttamente arginato, soffriva di una sovrabbondanza d'acqua durante la stagione delle alluvioni, mentre in molti tratti, e in particolare durante la stagione secca, era poco profondo tanto da impedire la navigazione tra la capitale e i territori settentrionali dello Stato pontificio. Inoltre, nel Cinquecento, per facilitare i suoi spostamenti da e verso San Pietro, papa Giulio III vi aveva fatto costruire un molo d'approdo all'altezza della sua Villa sulla Flaminia. La presenza di questo molo dovette nel tempo accentuare l'erosione della riva del fiume in quel tratto, minacciando la più importante strada di accesso a Roma dal Nord.
Già Clemente IX, deciso a risolvere il problema, si era rivolto all'architetto Carlo Fontana, il cui progetto, tuttavia, non poté essere realizzato a causa della morte del pontefice e dell'elezione di Clemente X a suo successore, il quale affidò l'incarico a Cornelis Meijer, innescando una disputa che accese il dibattito tecnico e scientifico in materia di acque nella Roma pontificia di fine Seicento.
Meijer era convinto che anche le alluvioni in città e l'erosione sulla via Flaminia avessero origine molto più a Nord dell'Urbe e fossero causate proprio dalle caratteristiche del corso del fiume. Per tale ragione decise di fare un viaggio lungo le sponde del Tevere fino a Perugia e chiese al giovanissimo Gaspar van Wittel (il Vanvitelli), suo connazionale, anch'egli da poco giunto a Roma, di accompagnarlo per eseguire i disegni, le vedute e i rilievi del corso del Tevere e trasferire in immagini le sue osservazioni.
Il risultato di questo viaggio è un magnifico manoscritto conservato presso la Biblioteca Corsiniana a Roma (Modo di far navigabile il Tevere da Perugia a Roma, segnato 34 k 16) nel quale le considerazioni tecniche di Meijer, in olandese, sono illustrate dai disegni a penna e acquarello di mano del Vanvitelli e sono accompagnate da una traduzione in lingua italiana scritta da un interprete anonimo.
Durante i suoi sopralluoghi, Meijer era giunto alla conclusione che, per risolvere il problema dell'erosione, dovessero essere realizzate su entrambi gli argini del fiume delle palificazioni di piloni di legno intessuti di fascina (passonata), che ne avrebbero regolato il flusso anche sul lato opposto alla via Flaminia, riducendone l'alveo e aumentandone la profondità così da consentire nello stesso tempo la navigazione. Era una proposta molto diversa da quella immaginata tempo prima da Carlo Fontana, che sosteneva a gran voce la scarsa possibilità di resistenza della soluzione del rivale olandese.
Nel 1676, quando già erano avviati i lavori per la sistemazione della riva Flaminia, Clemente X morì e Meijer dovette conquistare la fiducia del nuovo pontefice Innocenzo XI e affrontare gli attacchi dei suoi detrattori, capitanati da Fontana. Molte volte, durante la costruzione della passonata, i lavori furono fermati a causa delle denunce dei suoi avversari e per permettere agli incaricati del papa di fare le verifiche richieste. In questo contesto, Meijer ebbe la necessità di vendicare la propria reputazione e proteggere le proprie invenzioni, e per fare ciò decise di dare loro il massimo della pubblicità, ricorrendo alla stampa. Tra il 1683 e il 1685 pubblicò un bel volume in-folio dedicato ad Innocenzo XI, dal titolo L'arte di restituire a Roma la tralasciata navigatione del suo Tevere. Il testo è articolato in tre parti. La prima, dedicata agli «impedimenti che sono nell'alveo del Tevere da Roma a Perugia e suoi rimedi», pur richiamando nel proemio il codice corsiniano, ne risulta sostanzialmente indipendente. Gli argomenti tecnici vi assumono valore più generale, sganciandosi dalle descrizioni delle particolarità riguardanti le località tiberine, protagoniste del rapporto manoscritto e dei disegni del Vanvitelli, fedeli rappresentazioni dell'itinerario lungo il fiume. Così, in una prospettiva che Meijer svilupperà ulteriormente negli anni seguenti quando affronterà gran parte delle problematiche della rete fluviale e portuale dell'Italia centro-settentrionale, sono presenti riferimenti alle inondazioni dell'Arno nel territorio Pisano, o agli insabbiamenti dei porti di Fano e Ancona. Anche dal punto di vista iconografico l'edizione si presenta indipendente dal codice. Gli schizzi delle vedute tiberine di Vanvitelli furono sostituite dalle incisioni di diversi artisti, molte delle quali realizzate su disegno dello stesso Meijer e relative alle invenzioni, ai progetti e alle soluzioni tecniche più che ai luoghi (nell'edizione a stampa è attribuita a Vanvitelli una sola incisione, che, tuttavia, non ha corrispondenza nel codice).
Più ampia nell'edizione a stampa, rispetto al codice, è poi la trattazione della seconda parte, dedicata alla navigazione da Roma verso il mare. L'incarico che Clemente X aveva affidato a Maijer era riferito solo al corso settentrionale del fiume, e nel rapporto manoscritto l'olandese aveva trattato della navigazione a sud di Roma concisamente solo in una breve aggiunta, sollecitata probabilmente da Innocenzo XI. La terza parte, infine, «nella quale si discorre perché Roma è stata fabricata e mantenuta su le sponde del Tevere, e si tratta d'alcune propositioni proficue per lo Stato Ecclesiastico», è del tutto sganciata dal codice corsiniano e presenta una serie di nuovi progetti del Meijer per la città e lo Stato Pontificio. Si occupa, tra l'altro, del modo di selciare le strade di Roma a secco, di quello per asciugare le paludi pontine, ma soprattutto di alcuni dei più caratterizzanti elementi urbanistici della città di Roma ovvero fontane, colonne e obelischi, illustrati con magnifiche vedute delle piazze romane.
Un bell'esemplare dell'edizione definitiva dell'opera, pubblicata nel 1685, è stato recentemente acquistato dalla Biblioteca del Senato, i cui interessi tecnico scientifici abbiamo esposto nella newsletter dell'ottobre 2017 (n. 41 della nuova serie). Il volume si va dunque ad aggiungere alle molte edizioni già possedute, relative al controllo e alla regolazione del corso dei fiumi, a partire dal trattato Del Tevere, della natura, e bontà dell'acqua, e delle inondazioni del medico e umanista Andrea Bacci, pubblicato dopo la grande alluvione del 1557, alle numerose opere di idraulica dell'allievo di Galileo, Benedetto Castelli, per arrivare ai progetti e alle relazioni ottocentesche, che testimoniano di alcuni dei grandi interventi realizzati nella seconda metà del XIX secolo per contenere le acque dei grandi fiumi italiani nei tratti cittadini, con la realizzazione di alti muraglioni e la rettificazione dei corsi d'acqua.