A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
Violenza di genere e diritti delle donne nei discorsi del Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati
Abstract
La Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall'ONU in riconoscimento del fatto che la violenza contro le donne è una delle più largamente diffuse e persistenti violazioni dei diritti umani, è stata celebrata lo scorso 25 novembre. Tra le iniziative legate a questa Giornata, numerose anche in Italia, la Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, attiva in Senato già dalla XVII legislatura, ha promosso il convegno "Libere da molestie, libere di scegliere", ospitato nella prestigiosa sede della Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani alla presenza del Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ha disposto che la facciata di Palazzo Madama fosse illuminata di rosso in concomitanza con l'inizio del convegno. (Il video del pomeriggio è visibile sulla WebTv del Senato). Il discorso di apertura del Presidente ha presentato l'impegno per la tutela delle donne e delle famiglie come una «battaglia di civiltà» e «per l'affermazione di una nuova cultura delle tutele», facendo appello anche «agli strumenti di comunicazione e di informazione» e alla educazione e «sensibilizzazione dei cittadini». Non era la prima volta che il Presidente Alberti Casellati si esprimeva con forza contro la violenza sulle donne e le disuguaglianze di genere ancora persistenti nella società. MinervaWeb raccoglie dunque il suo appello proponendo una selezione di passaggi su questi temi, tratti dai discorsi ufficiali svolti nel corso di quasi due anni di attività al vertice del Senato, e propone una bibliografia di testi sull'argomento presenti nei cataloghi del Polo bibliotecario parlamentare.
Indice degli interventi proposti:
- "Libere dalle molestie, libere di scegliere". Sala Zuccari, 25 novembre 2019
- "Donne e politica", Lectio Magistralis. Torino, 11 ottobre 2019
- XL edizione Meeting per l'amicizia fra i popoli. Rimini, 18 Agosto 2019
- Incontro con la nazionale di calcio femminile. Cortile d'Onore, 1 Giugno 2019
- "Ma domani farà giorno" di Teresa Noce. Sala degli Atti parlamentari, 7 marzo 2019
- Iniziative per la settimana della donna e per celebrare l'8 marzo. Aula legislativa 05 Marzo 2019
- "Non solo 8 marzo": l'empowerment delle donne e gli obiettivi dell'agenda 2030. Padova, 23 febbraio 2019
- "Non lo chiamate amore - Vittime, carnefici e falsi amori". Sala Koch, 14 febbraio 2019
- Donne vittime di violenza domestica: lo Stato garantisca reale protezione. Corte di Cassazione, 23 novembre 2018
- Convegno "Arte e cultura contro il femminicidio". Sala Koch, 22 novembre 2018
- XIX edizione del Seminario internazionale "Donne, Potere & Economia" della Fondazione Bellisario. Padova, 20 ottobre 2018
- Inaugurazione della mostra "Women to Watch". Villa Firenze, 27 giugno 2018
- Violenza di genere: non si può mai parlare di assassinio per amore. Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, 12 aprile 2018
Riferimenti e approfondimenti bibliografici
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"Libere dalle molestie, libere di scegliere". Sala Zuccari, 25 novembre 2019
https://www.senato.it/4519?atto_presidente=4001
[...] come donna, prima ancora che come avvocato o Presidente del Senato, ritengo mio dovere portare - ogni volta che ne ho l'occasione - un contributo a quella che considero una battaglia di civiltà.
Una battaglia a favore delle donne, a tutela delle famiglie e del primato di una società fondata sui valori della convivenza e del sostegno reciproco.
Una battaglia per l'affermazione di una nuova cultura delle tutele che possa valorizzare l'azione legislativa, giudiziaria e sociosanitaria. Una cultura da costruire insieme, concentrandoci su una strategia che deve fondarsi su quattro pilastri irrinunciabili:
- Lo studio e l'approfondimento del fenomeno della violenza di genere, della sua natura e delle sue origini sociali e culturali.
- La capacità di sintesi e di coordinamento interdisciplinare e inter-istituzionale;
- L'attenzione agli strumenti di comunicazione e di informazione;
- L'educazione e la sensibilizzazione dei cittadini.
In tale prospettiva, approfondire il fenomeno significa soprattutto favorire il dialogo e lo scambio continuo di informazioni tra le istituzioni, le forze dell'ordine, la magistratura, gli operatori sanitari e tutti gli attori coinvolti, a cominciare dalle realtà associative di volontariato operanti nel terzo settore.
Un dialogo che deve avvenire nella consapevolezza dei compiti di ciascun interlocutore ma anche delle sue necessità e delle criticità con cui si misura ogni giorno.
Fare sintesi significa poi tradurre queste informazioni in un percorso integrato e condiviso.
Un percorso che dia qualità all'azione del legislatore, come è avvenuto - ad esempio - con la recente legge n. 69 del 2019, approvata definitivamente dal Senato lo scorso mese di luglio ed entrata in vigore il 9 agosto.
Un provvedimento destinato a produrre effetti decisivi nel contrasto alla violenza di genere:
- perché prevede procedure più snelle, rapide ed efficienti per la repressione delle violenze;
- perché risponde a esigenze di protezione sempre più avvertite nella collettività e introduce nuove fattispecie penali, come la costrizione al matrimonio; la deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso; il cosiddetto revenge porn e - soprattutto - la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.
- Perché reca disposizioni fondamentali per la protezione delle vittime e la tutela giudiziaria dei diritti dei bambini, nonché in materia di formazione degli operatori di polizia
- Perché reca istituti tesi al recupero sociale degli aggressori, anche al fine di evitare pericolose e più gravi recidive.
Occorre inoltre valutare l'opportunità di consentire - in determinate circostanze - agli organismi di protezione di attivarsi tempestivamente anche indipendentemente dalla capacità delle vittime di comprendere la gravità della situazione in cui o versano o dalla loro paura di denunciare i propri aggressori.
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"Donne e politica", Lectio Magistralis. Torino, 11 ottobre 2019
https://www.senato.it/4519?atto_presidente=2201
[...] il ruolo del Parlamento rimane centrale e irrinunciabile, come peraltro dimostra il vivace dibattito interno sull'opportunità di prorogare i termini di efficacia della legge Golfo-Mosca contro le discriminazioni nei consigli di amministrazione delle società quotate.
Ma proprio i termini di questo dibattito pongono l'attenzione sull'urgenza che alla legislazione dell'uguaglianza formale e delle pari opportunità sostanziali, si affianchi un cambiamento di mentalità radicale.
Ovvero una cultura dell'equivalenza tra potenziale maschile e potenziale femminile come identiche espressioni del potenziale umano.
Una cultura che consenta di colmare le lacune e i limiti fisiologici di una legislazione che da sola non potrà mai dirsi pienamente efficace.
Ciò vale nel rapporto tra donne e politica, ma vale in ogni campo del nostro vivere sociale.
In tale direzione le politiche di enpowerment femminile diventano uno strumento irrinunciabile, tanto a livello individuale quanto nelle dinamiche sociali, per infondere tra le donne fiducia, sicurezza e soprattutto consapevolezza delle proprie risorse.
Raccontare e approfondire le tante storie di leadership femminile, di donne che hanno raggiunto prestigiosi traguardi nel mondo del lavoro, dell'impresa e - ovviamente - anche della politica, diviene inoltre un veicolo di sensibilizzazione di massa estremamente efficace.
Del resto, sono sempre più numerosi gli esempi di donne che - pur non rivestendo ruoli istituzionali o di potere politico - hanno dimostrato di poter influenzare e talvolta condizionare l'azione dei Governi di tutto il mondo.
[...] diviene quindi prioritario dare seguito ad obiettivi strategici, come quelli fissati dall'Agenda 2030, tesi a scardinare in tutto il mondo quei fattori che direttamente o indirettamente incidono sulla condizione femminile, ponendola di fatto su un piano di inferiorità e di particolare debolezza.
Occorre cioè impegnarsi a livello globale per garantire alle donne e alle ragazze di tutto il mondo parità di accesso all'istruzione, alle cure mediche, ad un lavoro dignitoso e alla piena partecipazione ai processi decisionali e politici.
Perché l'emancipazione culturale delle donne e l'affermazione del loro protagonismo politico, economico e sociale, non può prescindere dal riconoscimento, dalla promozione e dall'effettiva tutela dei loro diritti fondamentali.
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XL edizione Meeting per l'amicizia fra i popoli. 18 Agosto 2019
https://www.senato.it/4519?atto_presidente=1301
[...] All'Italia serve un intervento legislativo capace di trovare un equilibrio moderno e virtuoso tra la vita privata, famigliare e professionale delle donne, un piano per la conciliazione capace di valorizzare quello che dagli esperti viene definito "giacimento di Pil potenziale". Secondo una ricerca della Banca d'Italia se riuscissimo a portare al 60% la presenza delle donne nel mercato del lavoro, così come auspica il Trattato di Lisbona, il nostro Pil aumenterebbe del 7% e l'Italia sarebbe al riparo da nuove crisi economiche.
Credo che si tratti di un tema nevralgico e di particolare rilievo.
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Incontro con la nazionale di calcio femminile. Cortile d'Onore, 1 Giugno 2019
https://www.senato.it/4519?atto_presidente=110
[...] Le evoluzioni sociali e il difficile ma progressivo cammino di emancipazione della donna nella nostra società hanno "liberato" e "svincolato" le ragazze dai tanti cliché e pregiudizi.
[...] l'augurio che qui a Palazzo Madama voglio esprimere è che questa partecipazione ai Mondiali rappresenti in ogni caso un punto di partenza e non di arrivo per il movimento calcistico femminile.
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"Ma domani farà giorno" di Teresa Noce. Sala degli Atti parlamentari, 7 marzo 2019
https://www.senato.it/4519?atto_presidente=94
[...] Teresa Noce era una donna moderna, una di noi, che ha lottato, vissuto e si è sempre spesa senza rinunciare alla sua umanità, alla sua femminilità.
Soprattutto una donna che ha seguito i suoi ideali, sempre, con coerenza e senza mai arretrare di fronte alle difficoltà, agli ostacoli, alle opposizioni.
Rievocare la sua figura in prossimità dell'8 marzo assume un valore ancora più significativo, perché ci ricorda che tanta strada c'è ancora da fare per dare piena concretezza ai valori costituzionali di piena uguaglianza tra donne e uomini.tanta strada c'è ancora da fare per dare piena concretezza ai valori costituzionali di piena uguaglianza tra donne e uomini.
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Iniziative per la settimana della donna e per celebrare l'8 marzo. Aula legislativa, 5 Marzo 2019
https://www.senato.it/4519?atto_presidente=92
Senatrici, senatori,
questa è la settimana della donna.
Il 2 marzo, in occasione dello spettacolo che ogni primo sabato del mese si celebra nell'ambito dell'iniziativa Senato&Cultura, quest'Aula si è tinta di rosa con un omaggio alle eccellenze femminili, in ogni possibile declinazione artistica.
È stato lanciato un segnale di pace, amore e fratellanza. Uno spunto di ulteriore riflessione sul prossimo 8 marzo, sulla festa di tutte le donne.
La storia dell'emancipazione femminile è stata caratterizzata da un lungo percorso di lotte, sacrifici, ma anche di affermazioni e conquiste.
C'è però ancora tanta strada da fare.
Penso agli inaccettabili e preoccupanti casi di violenza, alle limitazioni alla libertà ancora presenti in alcuni Stati, alle discriminazioni ancora esistenti in troppi luoghi del pianeta.
Nella storia delle donne di questo Paese ci sono ancora tante pagine da scrivere, e sono certa che voi senatrici, con il vostro impegno, con la vostra passione, con la vostra professionalità, saprete dare uno straordinario contributo.
Consentitemi allora un piccolo ma sentito omaggio floreale, per celebrare tutti assieme, senatrici e senatori, l'8 marzo.
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"Non solo 8 marzo": l'empowerment delle donne e gli obiettivi dell'agenda 2030. Padova, 23 febbraio 2019
https://www.senato.it/4519?atto_presidente=88
[...] l'Assemblea generale delle Nazioni unite ha espressamente inserito la parità di genere tra gli obiettivi prioritari dell'Agenda 2030. Obiettivi che affrontano le numerose tematiche relative allo sviluppo delle Nazioni nelle sue tre principali declinazioni: economica, sociale e ambientale. L'indiscusso valore universale dei traguardi ivi perseguiti la rende un documento ambizioso - rivoluzionario per certi aspetti - e di forte significato simbolico.
[...] Sul fronte interno, è necessario procedere anzi tutto ad una riflessione sulle norme approvate in materia di tutela delle donne, specie con riferimento alla loro efficacia sul piano applicativo. Un'analisi che deve prendere le mosse dal dettato costituzionale, perché lo spazio che la Costituzione riserva al riconoscimento dei principi di uguaglianza, di parità di genere e delle pari opportunità tra uomini e donne, è ampio e puntuale. Principi che oggi diamo per acquisiti, ma che per l'epoca in cui furono affermati rappresentarono una grande conquista di civiltà e tracciarono il ritratto di una Nazione moderna e responsabile.
"Tutti" è una parola che ricorre costantemente nell'affermazione dei diritti fondamentali, sociali, politici ed economici, che i nostri padri costituenti hanno inteso riconoscere in eguale misura alle donne e agli uomini nella nostra legge fondamentale. Principi puntualmente rafforzati - con esplicito riferimento alle donne - dalla lapidaria prescrizione del primo comma dell'articolo 37, secondo la quale - giusto per togliere ogni dubbio - alla lavoratrice spettano gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore.
La Costituzione ci ha indicato la via. Seguirla continua ad essere un percorso lungo e faticoso anche nel nostro Paese. Se è vero, infatti, che la prima legge in materia di tutela delle lavoratrici madri risale al 26 agosto 1950, è altrettanto innegabile che per giungere all'approvazione dei provvedimenti più incisivi in materia di parità di genere si sia dovuto attendere oltre cinquant'anni. Mi riferisco, in particolare, alla modifica dell'articolo 51 della Costituzione - approvata nel 2003 - per sancire la promozione delle pari opportunità nell'accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive. Una riforma che si è rivelata necessario presupposto per l'approvazione della legge n. 120 del 2011 sulle cosiddette "quote rosa" e della legge n. 215 del 2012 sul riequilibrio delle rappresentanze di genere negli enti locali e nelle regioni.
È anche grazie a questi importanti interventi legislativi che oggi la leadership femminile nelle Istituzioni, nelle imprese e più in generale nel mondo del lavoro, si sta affermando come una realtà solida e sempre più diffusa.
Non dobbiamo tuttavia dimenticare che per raggiungere tali prestigiosi traguardi molte donne sono state spesso costrette ad affrontare un avversario sleale, che non si muove nel rispetto delle regole del confronto meritocratico. Un nemico rappresentato da quel pregiudizio, ormai anacronistico eppure ancora troppo diffuso nella collettività, che continua a considerare la donna in una posizione sociale più debole e vulnerabile rispetto all'uomo. Un pregiudizio che per molto tempo ha costituito un ostacolo insormontabile per l'affermazione e il riconoscimento dei meriti di tante donne di grande valore. Penso, ad esempio, alle tante difficoltà che hanno accompagnato l'ingresso delle donne in magistratura, avvenuto solo nel 1963.
Penso che la designazione del primo giudice donna alla Corte costituzionale è avvenuta soltanto nel 1996: 48 anni dopo l'entrata in vigore della Costituzione. Penso che sono stati necessari 70 anni di storia repubblicana, 18 legislature e svariati interventi in materia elettorale per vedere una donna sedere sullo scranno più alto di Palazzo Madama e le donne senatrici passare dalle 4 della prima legislatura alle attuali 110.
Se guardiamo ai numeri, le statistiche più recenti ci dicono poi che la percentuale di donne che hanno raggiunto una laurea negli ultimi anni continua ad essere sensibilmente più alta di quella degli uomini. Eppure, le stesse statistiche ci dicono anche che per affermarsi nel mercato del lavoro, sia in termini di qualità degli impieghi, sia per quanto concerne le corrispondenti retribuzioni, queste donne sono ancora costrette a faticare molto più loro dei colleghi maschi. Una penalizzazione che diviene ancora maggiore in caso di maternità.
I numeri non mentono. E di fronte a questi dati, occorre prendere atto che il pregiudizio sociale da cui trae origine ogni forma concreta di discriminazione basata sul sesso ancora sopravvive nel nostro Paese nonostante una legislazione particolarmente avanzata in materia di diritti delle donne. Per sradicarlo dal tessuto sociale diventa quindi necessario adottare nuove strategie, non necessariamente legislative.
Più che sulla efficacia delle norme, si deve infatti intervenire sulla loro difficoltà a favorire la diffusione nella collettività di un sentimento di comune e incondizionata adesione a quei valori di cui le norme stesse sono espressione. Ai pregiudizi occorre infatti contrapporre la forza rivoluzionaria di una cultura saldamente legata al rispetto del ruolo delle donne e delle loro infinite potenzialità. In tale prospettiva, le politiche di empowerment femminile diventano uno strumento irrinunciabile, tanto a livello individuale quanto nelle dinamiche sociali, per infondere tra le donne fiducia, sicurezza e - soprattutto - consapevolezza delle proprie potenzialità. Politiche che devono essere attuate anche attraverso la valorizzazione degli esempi di leadership femminile: di donne che ce l'hanno fatta e si sono affermate grazie ai loro meriti e alle loro competenze. Un messaggio da promuovere tanto all'interno quanto all'esterno dei nostri confini, in attuazione degli obiettivi globali di parità di genere perseguiti proprio dall'agenda 2030.
Questo impegno divulgativo, sul piano internazionale, dovrà essere affiancato anche da una fitta rete di relazioni diplomatiche a sostegno di ogni progetto teso a eliminare - specie a livello ordinamentale - qualunque forma di disparità o di discriminazione tra uomini e donne in quei Paesi che ancora non vi hanno provveduto.
Per dare seguito a riforme globali come quelle indicate nell'Agenda occorre inoltre scardinare tutti quegli altri fattori che direttamente o indirettamente incidono sulla condizione femminile, ponendola di fatto su un piano di inferiorità e di particolare debolezza. In tale prospettiva, diviene prioritario cooperare a livello internazionale per garantire alle donne e alle ragazze di tutto il mondo parità di accesso all'istruzione, alle cure mediche, ad un lavoro dignitoso e - soprattutto - alla piena partecipazione ai processi decisionali e politici. Perché l'emancipazione globale delle donne non può prescindere dal pieno riconoscimento, dalla promozione e dall'effettiva tutela dei loro diritti fondamentali.
Diviene altresì prioritaria anche una forte campagna internazionale contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne, sia nella sfera privata che pubblica. Realtà ancora tristemente diffuse in molte nazioni e assolutamente incompatibili con ogni obiettivo di progresso, di prosperità e di pace tra i popoli. Ricordiamolo sempre: ogni cambiamento è espressione di una volontà positiva e di una forte capacità realizzativa. Il cambiamento, anche in questo caso, richiede tuttavia che vengano garantite adeguate condizioni normative e ordinamentali. Soprattutto, richiede che vengano garantite pari opportunità individuali e sociali.
In questa direzione si muove l'Agenda 2030. In questa direzione devono operare le Istituzioni internazionali, i Governi e i Parlamenti nazionali e tutte le formazioni sociali interessate.
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"Non lo chiamate amore - Vittime, carnefici e falsi amori" . Sala Koch, 14 febbraio 2019
https://www.senato.it/4519?atto_presidente=86
[...] nessuna misura penale, processuale, amministrativa o economica contro la violenza domestica può dirsi pienamente efficace se non è sostenuta da un impegno altrettanto incisivo sul piano educativo e formativo. Oggi più che mai occorre prendere atto della necessità di un nuovo approccio culturale al fenomeno, in cui la valorizzazione delle opere di prevenzione assuma un ruolo prioritario anche rispetto alle azioni di repressione che, comunque non devono mancare.
Prevenire per vincere le paure. Prevenire per non essere complici ignavi di un nemico che - come è stato detto - non bussa alla porta perché ha già le chiavi di casa.
[...] Questa cultura della prevenzione si deve esplicare, altresì, nella valorizzazione delle tante forme innovative di raccordo interdisciplinare e di collaborazione tra magistratura, forze dell'ordine, strutture sanitarie, servizi sociali e centri antiviolenza, sperimentate negli ultimi anni. Una sinergia che deve essere estesa anche ai soggetti del terzo settore attivi sui territori nella protezione delle vittime e nel recupero dei colpevoli.
Occorre inoltre valorizzare il ruolo strategico del personale delle scuole, e degli asili in particolare, che grazie alla loro quotidiana vicinanza con i minori possono diventare - se adeguatamente formati - preziose sentinelle per cogliere i primi segnali di allarme di un nucleo familiare sofferente. In questo contesto, l'istruzione e l'educazione pedagogica assumono un ruolo irrinunciabile per radicare, specie tra i più giovani, valori universali di rispetto per il prossimo, per ogni forma di diversità, per la giustizia e per la vita umana stessa.
È inoltre necessario richiamare alle proprie responsabilità anche gli operatori dei settori della comunicazione e dell'informazione. Se il lavoro del cronista è quello di informare, allora le storie di violenza domestica devono essere ricostruite senza cadere nella tentazione di rendere la notizia più appetibile. Ancora più importante, in un'ottica propositiva, è poi creare spazi anche per le storie che si risolvono positivamente. Dare voce alle testimonianze delle vittime che hanno reagito e sono state sostenute in questo cammino dalle forze dell'ordine, dalle comunità di accoglienza e dalla magistratura.
In sintesi, i contesti familiari dove si consumano atti di violenza richiedono forme articolate di intervento che nessun operatore, lavorando singolarmente, può riuscire a soddisfare. La rete di protezione è quindi lo strumento per costruire un percorso integrato contro la violenza, attraverso lo scambio continuo di informazioni, nella consapevolezza dei compiti e delle necessità di ogni attore coinvolto. Un metodo di lavoro virtuoso e condiviso, teso a creare un clima di fiducia e di sostegno reciproco tra i soggetti chiamati a proteggere per infondere fiducia proprio in chi ha bisogno di essere protetto.
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Donne vittime di violenza domestica: lo Stato garantisca reale protezione. Corte di Cassazione, 23 novembre 2018
https://www.senato.it/4519?atto_presidente=66
[...] la violenza domestica è una delle più diffuse e radicalizzate forme di violenza esistenti nella nostra società e anche la più complessa.
Si tratta, infatti, di una violenza che può assumere forme diverse da quella fisica: la violenza psicologica e il ricatto economico ne sono un esempio.
È, inoltre, un fenomeno ancora in gran parte sommerso ed è compito delle Istituzioni fornire ai soggetti coinvolti ogni utile strumento di formazione, prevenzione e contrasto.
Affinché lo Stato adempia il proprio obbligo fondamentale di prevenire questi fenomeni di violenza e di garantire una reale protezione di ogni vittima occorre ribadire che la violenza domestica si configura quale violazione dei diritti umani internazionalmente protetti.
[...] Il percorso intrapreso per la tutela reale ed efficace delle donne e di ogni vittima di violenza domestica è dunque articolato e complesso.
La sua ulteriore e necessaria implementazione richiede la forza e l'energia di un vero e proprio cambiamento culturale.
Il cambiamento culturale deve però essere favorito, accompagnato e sostenuto.
[...] Questo è l'obiettivo delle Istituzioni tutte, chiamate ad esercitare la loro responsabilità anche e soprattutto sperimentando nuove forme di raccordo e di sinergia.
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Convegno "Arte e cultura contro il femminicidio". Sala Koch, 22 novembre 2018
https://www.senato.it/4519?atto_presidente=65
[...] Formazione, consapevolezza e sensibilizzazione devono essere i tre pilastri sui quali erigere una nuova società che possa garantire alle donne una vita libera da violenze e discriminazioni.
Non è più accettabile che una donna su tre in Italia debba subire una qualche forma di violenza fisica e sessuale, da quelle considerate meno gravi - almeno nella misura in cui non implicano danni permanenti - come la molestia a quelle più gravi come lo stupro o un'aggressione mortale.
Non è più accettabile che nel 75% dei casi di femminicidio, le donne vengano uccise da un componente della loro famiglia, come tragico epilogo di un'escalation di violenze che le vittime avrebbero potuto evitare se solo fossero state poste nella condizione di cogliere il pericolo, rivolgersi alle istituzioni competenti e da queste ricevere efficace e tempestiva tutela.
[...] da primo presidente donna a Palazzo Madama, sono particolarmente orgogliosa della recente istituzione in Senato di una Commissione monocamerale d'inchiesta sul femminicidio che, in continuità con la precedente legislatura, saprà valutare l'adeguatezza degli attuali strumenti normativi per migliorare il sistema e provare a limitare la sperequazione tuttora esistente fra il numero dei delitti denunciati e quelli, più esigui, relativi alle condanne.
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XIX edizione del Seminario internazionale "Donne, Potere & Economia" della Fondazione Bellisario. Padova, 20 ottobre 2018
https://www.senato.it/4519?atto_presidente=61
[...] una sintesi perfetta del cammino delle donne nella società italiana e non solo: cambiamento e innovazione, sostenibilità, competitività, sviluppo, crescita.
[...] Solo riconoscendo con obiettività e consapevolezza il ruolo della donna quale motore trainante dello sviluppo di un popolo, si possono effettivamente affrontare tutti i nodi e gli ostacoli che ne impediscono la piena affermazione.
Un processo ambizioso, che avete affrontato in maniera corretta ed efficace anche dal punto di vista metodologico.
[...] La storia dell'emancipazione femminile è ricca di esempi di donne che hanno vinto grandi sfide attraverso l'affermazione di sé in tutti i campi.
Alcune di loro sono entrate per sempre nell'immaginario collettivo nazionale, proprio per essere state le prime ad aver infranto quelle barriere che prima di allora sembravano infrangibili.
La stessa storia italiana recente potrebbe essere riletta in questa chiave: dal risorgimento alla resistenza, dalla Costituente agli anni del boom economico, dalle rivendicazioni degli anni 60 e 70 all'ottenimento di una parità sempre meno formale e sempre più sostanziale.
Si tratta quindi di un percorso concluso? Abbiamo raggiunto risultati soddisfacenti o comunque sufficienti?
Assolutamente no. La vera sfida dell'oggi e del domani, sempre da coniugare attraverso la meritocrazia, riguarda a mio avviso la qualità.
Qualità nei ruoli, nelle occupazioni, negli incarichi.
Anche qui tanto è stato fatto, anche in anni recenti. Penso ad esempio alla legge che ha introdotto le quote di genere nei consigli di amministrazione - non a caso parliamo della legge Golfo - e che ha rappresentato certamente una svolta e una sfida vinta.
Il vero traguardo non potrà quindi essere fissato semplicemente con un allineamento delle percentuali di partecipazione femminile al mercato del lavoro alle medie europee, ma attraverso una reale conquista del potere decisionale, dei ruoli di gestione, degli ambiti strategici.
Per farlo, c'è innanzitutto bisogno di rimuovere quegli ostacoli, soprattutto nella fase ascendente dei percorsi professionali, che ne limitano le potenzialità.
Tra questi, penso in particolare alla difficoltà di accesso a servizi per l'infanzia di qualità e a tutti gli strumenti, anche di welfare aziendale, che consentano alle donne di conciliare con tranquillità e senza rinunce la loro condizione di mamme e lavoratrici.
Il compito che investe tutti noi e che chiama direttamente in causa la politica - ma anche le istituzioni nel loro ruolo di garanti dei cittadini e di stimolo rispetto agli organi di governo - è proprio quella di creare le condizioni perché le donne lavorino e lo possano fare anche essendo mogli e madri.
"Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato equello sociale. Le donne, sono la colonna vertebrale della società". Sono parole nette, lucidissime, pronunciate da una donna eccezionale, la cui figura straordinaria non posso non richiamare: Rita Levi Montalcini.
Abbiamo il dovere di vincere la sfida più grande, che è la sfida del quotidiano.
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Inaugurazione della mostra "Women to Watch". Villa Firenze, 27 giugno 2018
https://www.senato.it/4519?atto_presidente=33
[...] Il mondo dell'arte e della cultura ha diramazioni e articolazioni nelle quali le donne hanno fatto fatica a veder riconosciute le proprie capacità e competenze, in Italia come altrove.
Non penso solo alle artiste, ma anche a tutte coloro che sono attive in istituzioni, imprese e professioni che ai beni artistici e culturali sono strettamente connesse.
Oggi, finalmente, non fa più notizia sapere che una donna, con pieno merito, dirige un grande museo o una prestigiosa istituzione culturale, ma è un risultato raggiunto solo di recente.
Esistono nel passato alcuni illustri esempi, che hanno però rappresentato conquiste eccezionali. Voglio ricordare Palma Bucarelli, sovrintendente alla Galleria nazionale di arte moderna di Roma dal 1941 al 1975. È stata protagonista di una rivoluzione culturale che ha saputo innovare profondamente la gestione della Galleria e soprattutto avvicinare l'Italia alla produzione artistica internazionale contemporanea.
Questo processo deve ancora compiere alcune tappe importanti, nell'arte e in altri campi dell'attività umana, così come nella consapevolezza degli individui e delle società cui appartengono.
Saluterò con entusiasmo il giorno in cui non sarà più considerato un fatto straordinario che le donne siedano ai vertici delle più grandi istituzioni o alla guida di un Paese.
Mi onora essere la prima donna a ricoprire, in Italia, la seconda carica dello Stato. Ma la mia soddisfazione sarà piena solo se questo percorso contribuirà ad aprire nuove strade alle generazioni future.
Grazie a tutti, viva l'arte, viva la cultura...viva le donne!
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Violenza di genere: non si può mai parlare di assassinio per amore. Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, 12 aprile 2018
https://www.senato.it/4519?atto_presidente=4
[...] al di là di ogni possibile apparenza, non si può mai parlare di assassinio per amore, o addirittura causato dal troppo amore. Si tratta purtroppo di un messaggio fuorviante: qui l'amore non c'entra, l'amore non uccide.
La Violenza di genere è, molto probabilmente, il tema sul quale sono intervenuta di più in tutti questi anni di impegno politico. L'ho fatto da senatrice con iniziative legislative - in un contesto, lo voglio sottolineare, sempre di grande intesa tra tutte le forze politiche -. Me ne sono occupata, ovviamente, da rappresentante del governo in qualità di Sottosegretario di Stato alla Giustizia; in ultimo, come ben sapete, ho avuto la possibilità e l'onore di affrontare la Violenza di genere dall'interno del CSM.
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Riferimenti e approfondimenti bibliografici
Violenza contro le donne e politiche di genere. Percorso bibliografico nelle collezioni del Polo Bibliotecario Parlamentare.
Si suggerisce inoltre la ricerca nelle banche dati consultabili dalle postazioni pubbliche delle due biblioteche.