A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
Rappresentanza, competenza, responsabilità. In memoriam di Giovanni Sartori. Sala degli Atti parlamentari, 24 maggio 2018
Il 12 maggio 2016 il Senato inaugurava la Sala Sartori della Biblioteca "Giovanni Spadolini", alla presenza del grande politologo, scomparso il 3 aprile del 2017. Quell'evento ha aperto ai cittadini le porte di uno spazio di studio che ospita circa 5.000 volumi donati da Sartori, libri vivi, commentati, sottolineati, dedicati, ripensati e corretti, editi, riediti e tradotti. Insieme alla collezione ricchissima di opuscoli conservati nei magazzini di Palazzo della Minerva, i volumi costituiscono una testimonianza dei temi che hanno segnato il percorso intellettuale e accademico dello studioso fiorentino.
A un anno dalla scomparsa di Giovanni Sartori, il Senato gli ha dedicato un Convegno in memoriam consacrato a uno dei nuclei centrali della riflessione politologica di Sartori, la rappresentanza politica, tema definito da Gianfranco Pasquino, che lo ha proposto e ha moderato l'incontro, di perdurante attualità e rivelatore dello stato di una democrazia.
Molti i relatori illustri che hanno affrontato il tema da diverse prospettive: Ferruccio De Bortoli, giornalista, presidente della casa editrice Longanesi, due volte direttore del Corriere della Sera, dal 1997 al 2003 e dal 2009 al 2015 e direttore del Sole 24 Ore dal 2005 al 2009; Domenico Fisichella, già Ordinario di Dottrina dello Stato e di Scienza della Politica nelle Università di Firenze e Roma, eletto in Senato per quattro successive legislature a partire dal 1994 e per due legislature Vicepresidente, Ministro per i Beni Culturali e ambientali; Gianfranco Pasquino, Professore Emerito di Scienza politica nell'Università di Bologna, dal 2005 socio dell'Accademia dei Lincei, componente del Consiglio scientifico dell'Enciclopedia Italiana, senatore della Repubblica in tre legislature; Stefano Passigli, già Ordinario di Scienza della Politica nella Università di Firenze, dopo aver insegnato a Padova, Bologna e negli Stati Uniti, deputato e poi senatore per tre legislature, membro dell'Ufficio di Presidenza del Senato e dei governi D'Alema e Amato, già presidente dell'Istituto Luce, e per 25 anni del gruppo editoriale Longanesi, attualmente presidente del Gruppo Scala, maggiore archivio di immagini d'arte al mondo, e della Passigli Editori da lui fondata nel 1981; Nadia Urbinati, Professore di Scienza politica alla Columbia University di New York, e visiting professor presso l'Università Bocconi, dal 2016 al 2017 presidente di Libertà e Giustizia, collaboratrice di molte delle maggiori testate di quotidiani italiani.
Tutti i relatori hanno portato, oltre al loro contributo accademico, anche un ricordo vivo di Sartori, per averlo conosciuto personalmente e stimato durante la sua lunghissima carriera di docente universitario, in Italia e negli Stati Uniti, e di giornalista.
Domenico Fisichella si è concentrato sulle sfide moderne della democrazia rappresentativa. Dopo un ampio excursus storico dalla democrazia diretta degli antichi alla democrazia rappresentativa moderna, Fisichella ha ricordato come per Giovanni Sartori l'unico antagonista moderno alla democrazia rappresentativa, dotato di una sua legittimità in quanto 'regno dei fini', sia il comunismo. Muovendo dalle argomentazioni di Sartori e richiamando tesi di Auguste Comte e Henry Saint-Simon, maestri del positivismo sociale, Fisichella ha indicato un altro antagonista della democrazia rappresentativa nella tecnocrazia/bancocrazia, fondate su un diverso principio di legittimità, basato sul sapere di competenza, tecnico. Il tecnocrate legittimato dalla competenza economica, l'intellettuale positivo incombe nel periodo moderno e postmoderno in virtù dell'identificazione del fine collettivo nello sviluppo economico. Fisichella sottolinea come la competenza tecnica economica sia insufficiente, poiché esiste un margine di discrezionalità nella scelta dei fini, che è un margine politico. Occorre tenere confinata nel suo terreno l'oligarchia tecno-bancocratica e nutrire questo spazio politico: questa è una sfida fondamentale per la democrazia rappresentativa.
La 'partitocrazia' è al centro della relazione pronunciata da Nadia Urbinati, categoria che ha avuto crescente successo in Italia negli ultimi decenni, diventando un argomento centrale della retorica populista contro la democrazia dei partiti insieme a due altre categorie correlate, 'establishment' e 'casta'. Giovanni Sartori sottopose la partitocrazia ad un'analisi concettuale rigorosa. Per il politologo fiorentino, 'partitocrazia' designa la patologia del governo dei partiti. Nello specifico la 'partitocrazia integrale o letterale era la definizione data da Sartori al progetto dei partiti di diventare onnipresenti, di assorbire e dar forma ad ogni stadio del processo democratico, dal momento deliberativo informale nella società al momento di decisione nelle istituzioni, nazionali e locali. In sostanza, Sartori identificava la forma propriamente patogena della partitocrazia con i partiti di massa che controllavano non soltanto la vita nelle istituzioni - come gli altri partiti - ma ogni piega della vita sociale, dai sindacati ai governi locali, alle forme associative civili ed economiche. I partiti partitocratici annullavano secondo Sartori ogni distinzione tra partito e istituzioni. Questa degenerazione non ha nulla a che fare con le forme 'elettorale' e 'disciplinare' della partitocrazia, che sono invece funzionali allo schema della lotta politica nelle democrazie rappresentative, basate su giuste elezioni e che si avvalgono delle tre distinte ma connesse parti della macchina politica: l'elettorato, il partito politico, e il gruppo parlamentare.
La Urbinati si è interrogata, rivolgendo un'ideale domanda a Sartori, sul fatto che la critica alla partitocrazia sia dilagata nel momento in cui i partiti di massa, che ne incarnavano la patologia (Partito Comunista e Democrazia cristiana), sono crollati. La tesi proposta dalla studiosa è che è proprio la caduta di identità ideale o di legittimità ideologica che mostra i partiti quali sono, la loro natura partitocratica, di macchine elettorali, natura che rende la loro penetrazione nello stato insopportabile all'opinione generale.
Nel suo contributo Stefano Passigli si è interrogato su come Giovanni Sartori potrebbe descrivere oggi il funzionamento del nostro sistema politico. Se Sartori avesse dovuto ricorrere a periodizzazioni della nostra vita politica avrebbe preso come termine di riferimento, nell'ipotesi di Passigli, i mutamenti ingenerati nel sistema dei partiti dai cambiamenti di legge elettorale, limitando la vita della seconda repubblica al periodo 1993-2006. I difetti introdotti da Mattarellum e Porcellum - rispettivamente frammentazione ed esproprio della reale possibilità di eleggere la classe politica, con un conseguente impatto negativo sulla rappresentanza politica - sono peggiorati ulteriormente, secondo Passigli, con il progressivo consolidarsi della trasformazione dei partiti in partiti personali. Sotto il profilo della 'responsabilità', invece, un sistema di liste bloccate, dove i parlamentari sono nominati dai vertici del partito, rende i parlamentari, e più in generale la classe politica, responsabili non di fronte al corpo elettorale, ma rispetto alla sola dirigenza del partito. All'elettore è lasciata una sola scelta discrezionale: quella di non votare il proprio partito, di esprimere un voto di protesta per un nuovo e diverso partito, o di non votare affatto. Tutte scelte, infatti, ampiamente praticate dall'elettorato nelle recenti elezioni.
Ferruccio De Bortoli ha tratteggiato invece il profilo di Giovanni Sartori polemista, commentatore, pubblicista, titolista estremo, grande inventore di parole della comunicazione politica. Nella sua decennale collaborazione con il Corriere della Sera, Sartori amava rompere alcune regole dell'editoria giornalistica, piegandole alle sue esigenze espressive. De Bortoli ha ricordato Montanelli, che riteneva Sartori dotato di una capacità linguistica superiore, di spiegare cose complesse e sintetizzarle in termini di straordinaria efficacia. Trasgressivo e innovatore nella forma, Sartori era portatore di temi altrettanto urticanti e provocatori nella sostanza: emblematici i suoi editoriali di Ferragosto che colpivano come uno schiaffo i lettori distratti dalla calura estiva: anticipatore di temi poi divenuti condivisi, il Sartori ecologo metteva il dito impietosamente, e non sono che pochi esempi, nel difficile equilibrio tra risorse e bisogni, nell'impossibile integrazione degli immigrati che non possono abbandonare il proprio quadro di riferimento politico-religioso.
Gianfranco Pasquino ha efficacemente sintetizzato in chiusura il tema del convegno. Rappresentanza, competenza, responsabilità: la rappresentanza è il cuore della democrazia contemporanea. Essa è elettiva (e richiede una buona legge elettorale, nella realizzabilità della quale Sartori credeva fermamente) e determina una responsabilità verso gli elettori, i partiti, i gruppi esterni. Per Giovanni Sartori la rappresentanza si esprime nell'opportunità e nella volontà per i rappresentanti di decidere con competenza e senza vincolo di mandato, perché se c'è rappresentanza c'è responsabilità. La democrazia dovrebbe riuscire a selezionare i migliori. Rappresentare è decidere con competenza e rispondere delle proprie decisioni.
In occasione del convegno Rappresentanza, competenza, responsabilità la Biblioteca del Senato ha realizzato due opuscoli:
Giovanni Sartori, Note biografiche e bibliografia. Roma, Biblioteca del Senato "Giovanni Spadolini", [2018]. (2. ed. aggiornata in occasione del Convegno in memoriam di Giovanni Sartori, Rappresentanza, competenza, responsabilità. Roma, Biblioteca del Senato, 24 maggio 2018).
La lezione di Sartori. La rappresentanza politica. [Scritti di Giovanni Sartori e Gianfranco Pasquino]. Roma, Biblioteca del Senato "Giovanni Spadolini", [2018]. (Pubblicazione in occasione del Convegno in memoriam di Giovanni Sartori Rappresentanza, competenza, responsabilità. Roma, Biblioteca del Senato, 24 maggio 2018).