A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
Su "Le Carte e la Storia" si parla dell'archivio digitale di "Mondoperaio"
Sul n. 1 del 2022 di "Le Carte e la Storia", la rivista della Società per gli studi di storia delle istituzioni, alle pagine 199-200 è apparso un contributo dal titolo L'archivio online di "Mondoperaio" dal 1948 al 2020, dedicato al progetto di digitalizzazione condotto dalla Biblioteca del Senato "Giovanni Spadolini" (per notizie sullo sviluppo del progetto rinviamo agli articoli di "MinervaWeb" nei numeri di febbraio 2020, aprile e dicembre 2021, agosto 2022). Il testo, che qui siamo lieti di ripubblicare, è a firma di Cesare Pinelli, professore ordinario di Diritto costituzionale e Istituzioni di diritto pubblico presso Sapienza Università di Roma; lo stile citazionale dei riferimenti bibliografici è quello in uso nel periodico per cui l'articolo è stato redatto. Ringraziamo per l'autorizzazione l'Autore e il Direttore della testata, prof. Guido Melis.
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Grazie agli uffici della Biblioteca e dell'Archivio storico del Senato, è ora riprodotta in rete e consultabile liberamente l'intera collezione di "Mondoperaio" dal 1948 al 2020.
È una bella notizia per tutti, tanto più che la rivista ha la stessa età della Repubblica, e le sue pagine si presentano come un documento storico di straordinario interesse a partire dal primo decennio, in cui l'allineamento dei socialisti nel blocco del Fronte popolare ispira l'impostazione culturale della rivista. Solo dopo i fatti d'Ungheria e il Congresso di Venezia del Partito Socialista Italiano (PSI), "Mondoperaio" diventerà quel luogo di incontro fra revisionisti 'di sinistra' (Panzieri, Libertini, Foa) e 'di destra' (Giolitti, Lombardi, Guiducci, Arfè), in cui «quella che avrebbe potuto essere una Torre di Babele dette invece vita a un felice meticciato» (L. Covatta, Prefazione a G. Scirocco, Una rivista per il socialismo. "Mondo Operaio" (1957-1969), Carocci, 2019).
Tutto questo fu possibile perché la domanda di analisi realistiche della società e dell'economia italiane che superassero gli schematismi ideologici era altissima, e alimentava processi di revisione critica che oltre alla politica ufficiale della sinistra investivano frontalmente i costumi e i ruoli sociali tradizionali. Non a caso, sulla rivista scrivono letterati, urbanisti, e più ampiamente intellettuali, e "Mondoperaio" è tra le riviste protagoniste del Convegno de "Il Mondo" tenuto al Teatro Eliseo nel 1961, la maggiore espressione del vento di modernizzazione che cominciava a soffiare nel Paese.
Dalla seconda metà degli anni Cinquanta, la rivista appare insomma ben più vicina alla sensibilità contemporanea, sia per una lettura dei fatti politici e sociali basata sulle (allora nuove) acquisizioni delle scienze sociali, sia perché le questioni di cui parla sono ancora apertissime, con tutte le mutazioni del caso: a cominciare da un sorprendente articolo del 1958 sull'impatto delle innovazioni tecnologiche sui rapporti di lavoro.
La vicinanza si accentua ancora nella seconda stagione d'oro, segnata dalla direzione di Federico Coen (1973-1984) e ripercorsa dallo stesso Coen e da Paolo Borioni in Le cassandre di Mondoperaio, Marsilio, 1999. Dove ispirazione e istanze di cambiamento restano quelle dei primi anni Sessanta, anche se con uno spostamento di attenzione sulle questioni della democrazia, dello Stato, più tardi delle riforme istituzionali, affrontate in notissimi contributi di Norberto Bobbio e di Giuliano Amato.
La disponibilità online di "Mondoperaio" potrebbe insomma generare parecchi programmi di ricerche. Non solo ci restituisce le fortune e le difficoltà di una rivista che, superata la dimensione di un bollettino di partito, divenne un laboratorio di idee e proposte rivolte alla crescita civile italiana. Ma aiuta pure a ritrovare i percorsi culturali e politici di persone, movimenti e gruppi che si sono distinti fra i protagonisti della storia repubblicana.