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Minerva Web
Rivista online della Biblioteca "Giovanni Spadolini"
A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
n. 22 (Nuova Serie), agosto 2014

1915-1918. Il Parlamento e la guerra

Abstract

Si completa l'approfondimento sul ruolo delle Camere nella guerra, iniziato con la puntata sulla dichiarazione di neutralità. Pur dichiarata la neutralità, il Governo sottoponeva al Parlamento provvedimenti volti alla preparazione alla guerra e si faceva autorizzare poteri straordinari, dopo aver già firmato il Patto segreto di Londra. L'attività delle Camere si concentrò da allora sull'approvazione di successivi esercizi provvisori dei bilanci e di disegni di legge finalizzati alla gestione della guerra nei suoi vari aspetti. Nel quadriennio si ripeterono crisi di governo, dibattiti sull'economia di guerra e sull'antiparlamentarismo dei governi e si riunirono i Comitati segreti per dibattere sulla politica militare. Nel 1918 la legislatura veniva prorogata di un anno e il 20 novembre il Governo rendeva le sue comunicazioni sulla vittoria.

1. I dibattiti alla Camera da dicembre 1914 a marzo 1915

2. I dibattiti al Senato da dicembre 1914 a marzo 1915

3. I poteri straordinari al Governo

4. La ripresa dei lavori parlamentari nel dicembre 1915

5. Il 1916: ancora esercizio provvisorio dei bilanci e dibattiti sull' economia di guerra

6. Il 1917: i Comitati segreti

7. Il 1918, ultimo anno di guerra

8. Riferimenti e approfondimenti bibliografici

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1. I dibattiti alla Camera da dicembre 1914 a marzo 1915

La riapertura della Camera dei deputati del dicembre 1914 fu di breve durata: dopo le sedute destinate alla votazione della fiducia al nuovo Governo Salandra (si veda, in proposito, la prima puntata dello Speciale di quest'anno), l'Assemblea di Montecitorio si riunì ancora nelle sedute dei giorni 7, 8, 9, 10, 11 ant. e pom. e 12 dicembre 1914, quasi esclusivamente per approvare la proroga dell'esercizio provvisorio del bilancio ed altri provvedimenti di natura economica. E nella seduta del 12 dicembre il deputato Giovanni Raineri, da un lato con l'occhio alle vacanze natalizie, dall'altro richiamando l'uditorio ai gravi problemi di organizzazione e rafforzamento che il Paese stava affrontando, opera in cui non poteva essere rallentato dal Parlamento (sic! Camera, p. 6039), chiedeva la sospensione dei lavori fino al 18 febbraio: messa ai voti, fu approvata.

La ripresa del 18 febbraio 1915 s'inaugurò con il cordoglio per le 30.000 vittime del terremoto della Marsica e la presentazione da parte del Presidente del Consiglio Antonio Salandra di un disegno di legge di conversione di 17 regi decreti contenenti per l'appunto provvedimenti per le zone terremotate.

In quella e nelle successive sedute della Camera, mentre il Governo presentava disegni di legge recanti provvedimenti per il personale militare (come il richiamo in servizio degli ufficiali di complemento) e nuove deroghe alle norme di contabilità generale, l'eco del malessere del Paese irrompeva soprattutto attraverso le interpellanze ed interrogazioni presentate: la disoccupazione operaia nel ferrarese, che predisponeva a "ore tragiche, con ripercussioni [...] più che mai pericolose, preoccupanti in questa epoca storica (Camera, p. 6068); i luttuosi fatti di Reggio Emilia, che avevano avuto a protagonisti neutralisti contro "intervenzionisti", con conseguente giro di vite sui comizi cosiddetti privati (Camera, p. 6481-6490); l'allarmante crisi granaria, cui fu dedicata gran parte delle tornate del 22, 23, 24, 26, 27 febbraio e 1° marzo, come ricorda lo stesso Salandra nel seguito delle sue memorie (L'intervento, p. 33-36).

Nella seduta del 22 marzo Salandra propose la già preannunciata anticipazione e proroga delle vacanze pasquali (la Pasqua cadeva il 4 aprile ) fino al 12 maggio.

Il solo Filippo Turati, ironizzando sul fatto che il Governo chiedesse al Parlamento di "lev[are] il disturbo per motivi parlamentari" (Camera, p. 7898), oppose come emendamento che le vacanze fossero, anzi, abbreviate, sulla base di tre motivazioni: di ordine costituzionale, perché erano da discutere ancora i bilanci di previsione 1914 di importanti ministeri (esteri, tesoro, guerra, marina) e, qualora eventi straordinari avessero impedito il regolare funzionamento delle Camere, si rischiava il secondo anno di esercizio provvisorio, "ossia nella legalità, ma fuori dell'ordine" (ivi); di politica internazionale, perché in un momento così grave il Governo continuava da mesi ad umiliare la rappresentanza popolare in nome del diritto al riserbo circa i suoi negoziati diplomatici, mentre "non vi è sistema parlamentare nel quale un accordo non debba formarsi fra Governo e Parlamento (ibid.); infine, di politica interna, perché nell'affrontare il disagio sociale di disoccupazione e carestia incombente, il Governo avrebbe potuto giovarsi della valvola parlamentare, "che permette il disacerbirsi delle flogosi, mentre si apprestano i farmachi riparatori" (ibid.). La proposta del Presidente del Consiglio fu approvata per alzata in piedi.

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2. I dibattiti al Senato da dicembre 1914 a marzo 1915

Invece il Senato, che sospese le sue sedute dal 18 dicembre al 10 marzo, si dedicò soprattutto all'attività legislativa, discutendo ed approvando i disegni di legge soprattutto in materia di aumento di autorizzazioni di spesa, che venivano presentati o trasmessi. Riverberi attutiti dell'imminente entrata in guerra solo qui e lì: un'interpellanza sull'approvvigionamento di grano, cui il Ministro Giannetto Cavasola si diceva grato di poter rispondere "nell'ambiente sereno del Senato" (Senato, p. 1260); un'interpellanza del generale medico Felice Santini sull'organizzazione dei servizi sanitari militari in caso di mobilitazione, che impegnò, oltre l'interpellante, il senatore Edoardo Maragliano ed i Ministri della Guerra, Vittorio Zupelli, e della Pubblica Istruzione, Pasquale Grippo, in una pacata discussione che spaziava dal reclutamento di medici civili quali ufficiali di complemento alle vaccinazioni antitifiche e antitetaniche, dalle strumentazioni sanitarie ai treni-ospedali (Senato, p. 1365-1374).

E mentre si discuteva il citato trasmesso disegno di legge sul richiamo in servizio degli ufficiali di complemento, il neosenatore Guglielmo Marconi prestava giuramento (Senato, p. 1394).

Il 20 marzo, in una sola seduta, era discusso ed approvato il disegno di legge, già approvato alla Camera, recante provvedimenti per la difesa economica e militare dello Stato, che conteneva norme sul divieto di esportazione e prevedeva pene per i casi di spionaggio militare (Senato, p. 1435-1445).

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3. I poteri straordinari al Governo

Fra la fine di aprile e i primi di maggio 1915, a Camere chiuse e mentre nel Paese continuavano sempre più accesi i tumulti, erano intervenuti tre fatti importanti: il 26 aprile il Governo aveva firmato il Patto segreto di Londra con le potenze dell'Intesa; il 4 maggio aveva denunciato a Vienna il Trattato della Triplice; il 13 maggio Salandra si era dimesso, per essere riconfermato dal Re tre giorni dopo, stante il rifiuto di Giovanni Giolitti a subentrargli.

Le Camere riaprirono il 20 maggio e con iter fulmineo approvarono in due giorni il disegno di legge per il conferimento al Governo di poteri straordinari in caso di guerra.

Nelle sue comunicazioni alla Camera, in apertura della seduta del 20 maggio, Salandra comunicava che il trattato di alleanza con l'Austria era stato denunciato il 4 del mese e che il Governo aveva dichiarato la propria libertà di azione, ed avanzava tre richieste: la dichiarazione d'urgenza per il disegno di legge, l'immediata costituzione di una commissione (da nominarsi a cura del Presidente dell'Assemblea) per l'esame del ddl, e che, qualora la commissione avesse riferito in giornata, l'Assemblea discutesse subito il provvedimento. La Camera approvò la richiesta e, mentre i ministri si recavano a rendere identiche comunicazioni al Senato, si riunì la Commissione, che, due ore dopo, per bocca del relatore Paolo Boselli, proponeva con voto unanime dei suoi 18 membri (smentito, però, da Turati), l'approvazione del disegno di legge. L'articolo unico del ddl attribuiva al Governo il potere legislativo in relazione alla difesa dello Stato, alla tutela dell'ordine pubblico e a straordinarie necessità economiche, cui era autorizzato a provvedere con mezzi straordinari; inoltre, era autorizzato l'esercizio provvisorio del bilancio per il 1915-16. Nella discussione generale intervennero i soli Salvatore Barzilai, che esortò i presenti alla composizione delle divergenze politiche, Turati, che, da membro del partito socialista, "per definizione internazionale", rispose "semplicemente, ma recisamente: No!" (Camera, p. 7915) ed Ettore Ciccotti, che, in contrapposizione ai socialisti del partito organizzato, imprimeva al conflitto il carattere di guerra difensiva, per "la causa della libertà e della indipendenza dei popoli" (Camera, p. 7918). Ottenuta l'approvazione a larga maggioranza (407 a favore, 74 contrari, 1 astenuto), Salandra chiese ed ottenne anche la convocazione a domicilio della Camera.

Il giorno dopo in Senato si ripeté il veloce copione: costituzione della Commissione speciale, che dopo un'ora e venti riferì favorevolmente; pochi interventi, tutti favorevoli, in discussione generale; approvazione a schiacciante maggioranza (262 favorevoli, 2 contrari); convocazione a domicilio.

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4. La ripresa dei lavori parlamentari nel dicembre 1915

Il 1° dicembre, alla ripresa dei lavori parlamentari, il Ministro degli affari esteri Sidney Sonnino riepilogò dapprima alla Camera e poi al Senato (p. 1862-1864) gli eventi intercorsi dal mese di maggio: la dichiarazione di guerra all'Austria del 23 maggio (cui conseguì la notifica di rottura di relazioni da parte della Germania), quella alla Turchia del 20 agosto, quella alla Bulgaria del 19 ottobre, nonché l'adesione dell'Italia all'Intesa (in realtà, risalente a ben prima della seduta del 20 maggio).

Alla Camera, dopo la lettura dei telegrammi pervenuti in Parlamento dalle città redente (Cervignano, Grado, Ronchi di Monfalcone, Aquileja) e l'annuncio della presentazione per la conversione di decine di regi decreti adottati per le necessità belliche, si svolse il 2, 3 e 4 dicembre la discussione sulle comunicazioni del Governo, conclusa con l'approvazione a larga maggioranza dell'ordine del giorno Boselli-Ciccotti, favorevole all'operato del Governo.

In Senato l'Aula si aggiornò al 15 dicembre, in attesa che pervenisse "materia da discutere" (Senato, p. 1864) e le comunicazioni del Governo furono discusse il 16 e 17 dicembre, concludendosi con l'approvazione all'unanimità dell'ordine del giorno presentato da Angelo Muratori, favorevole all'operato del Governo.

Si lavorò fino all'approvazione dell'esercizio provvisorio del bilancio 1915-1916 e poi entrambe le Camere si aggiornarono a marzo, come di consueto, mentre la guerra, non più solo argomento di accalorate discussioni, irrompeva con artiglio ferino nelle vite degli stessi parlamentari e dipendenti del Parlamento, come nel caso del senatore Antonino di Prampero, privato in pochi giorni del figlio ufficiale e della figlia crocerossina, e destinatario del pensiero affettuoso dell'Aula (Senato, p. 1875-1876) o nel caso del senatore Giuseppe Cuzzi, che perdeva il figlio, tenente dei bersaglieri (Senato, p. 1980-1981), o in quello dello stenografo De Gaetani, caduto sul Carso (Senato, p. 2042-2043).

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5. Il 1916:ancora esercizio provvisorio dei bilanci e dibattiti sull' economia di guerra

La ripresa dell'attività parlamentare fu segnata dall'ordinaria amministrazione (commemorazioni, sorteggi degli Uffici, approvazione di provvidenze per i terremotati, condoni fiscali) e soprattutto dalla discussione dei bilanci 1915-1916, "oramai quasi consunti" (Camera, p. 8747); nelle interrogazioni, e quasi solo alla Camera, si affacciava l'emergenza indotta dalla guerra: impiego dei prigionieri per opere pubbliche, agevolazioni ferroviarie per familiari di soldati feriti, bestiame bovino requisito per le necessità delle truppe.

E quella discussione politica sull'economia di guerra adottata dal Governo, che non si era svolta nel corso dell'esame dei documenti di bilancio, ridotto a mero atto amministrativo, si ebbe, invece attraverso l'accorpamento di tutte le mozioni e interpellanze presentate sulla politica economica del Governo: dal 13 al 19 marzo, nonostante il tentativo di Salandra di evitarla, si svolse alla Camera una discussione organica, come era avvenuto l'anno precedente per la politica granaria. Anche i sostenitori del Governo mossero rilievi in vari ambiti: il non tempestivo (per il secondo anno) approvvigionamento di grano, il ritardo nel noleggio di navi neutrali per le importazioni, le ripercussioni sui cambi del divieto generalizzato di esportazione, il non soddisfatto bisogno di carbone, e, in generale, un'incapacità di programmazione complessiva e il permanente fastidio manifestato nei confronti del Parlamento, escluso da qualsiasi coinvolgimento nell'elaborazione di riforme. Fu approvata, in ogni caso, la mozione presentata dall'onorevole Elio Morpurgo, sulla quale il Governo aveva posto la fiducia.

Negli stessi giorni, ma ne verrà data notizia più tardi, per le insistenze di Cadorna, si dimise il Ministro della guerra, generale Vittorio Zupelli, che andò a combattere sull'Isonzo, e al quale subentrò Paolo Morrone. Subito dopo anche il sottosegretario alla guerra, generale Vittorio Elia, fu sostituito dal generale Vittorio Alfieri.

Il 16 aprile la Camera prese le vacanze pasquali, aggiornandosi al 6 giugno, malgrado il tentativo di riprendere i lavori l'11 maggio, operato dai socialisti, che vedevano nella proroga la volontà di Salandra di sottrarsi alla discussione sul bilancio dell'Interno.

L'approvazione, il 9 giugno, dei bilanci dell'Interno, delle Colonie e del Tesoro con una maggioranza ridotta indusse Salandra, il giorno successivo, a conclusione della discussione sull'esercizio provvisorio dei bilanci 1916-1917 per sei mesi, a porre la questione di fiducia, chiedendo che l'ordine del giorno del deputato Vito Luciani fosse votato dividendo le due parti che lo costituivano (la fiducia al Governo e l'approvazione dell'esercizio provvisorio). Nel voto per appello nominale si pronunciarono per la fiducia 158 deputati e la negarono 197. La seconda parte dell'odg, malgrado la richiesta di Salandra, fu dal Presidente ritenuta assorbita dalla votazione, anch'essa nominale, sul disegno di legge: i voti favorevoli furono 223, i contrari 22.

La conseguenza furono le dimissioni di Salandra, annunciate il 12 giugno alla Camera e al Senato, e la costituzione del governo di unità nazionale di Paolo Boselli, la discussione sulle cui comunicazioni si protrasse alla Camera dal 28 giugno al 1° luglio, mentre giungeva la notizia della morte in guerra anche del figlio aviatore di Luigi Facta (Camera, p. 10983). Al Senato la discussione sulle comunicazioni si svolse dal 4 al 5 luglio, concludendosi con approvazione unanime. Seguì l'interruzione consueta per le vacanze.

Il 5 dicembre il Presidente Boselli rese alle Camere comunicazioni sulla sua politica estera e militare, sulle quali si aprì alla Camera una discussione, culminata il giorno seguente con il differimento a sei mesi della mozione Turati, volta a promuovere un'azione del Governo presso Inghilterra e Germania per addivenire alla soluzione del conflitto, e con il ritiro della mozione presentata da Innocenzo Cappa, richiedente la convocazione della Camera in Comitato segreto, per discutere senza censure.

Rinviando alla quarta parte dell'Approfondimento di MinervaWeb su Commissioni ed Uffici in età liberale, dedicata anche a tale tema, si ricorda qui che i Comitati segreti erano previsti dall'art. 52 dello Statuto e già si erano convocati nel corso della guerra, per es. per dibattere i bilanci interni, ma era dal 1866 che non si riunivano più per discutere la politica estera e militare del Governo (al riguardo si veda anche Riccio, 1918).

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6. Il 1917: i comitati segreti

La sessione primaverile dei lavori della Camera si concluse con la richiesta di convocazione a domicilio, avanzata dal Governo, largamente ma invano contrastata dai socialisti di Turati. L'attività legislativa era stata ancora inesorabilmente segnata dalla guerra, attraverso l'approvazione di disegni di legge ad essa direttamente o indirettamente connessi: tutela degli orfani, assistenza agli invalidi, riconoscimento dei servizi prestati dagli insegnanti già delle scuole austro-ungariche, sospensione del divieto di lavoro notturno per donne e fanciulli, vigilanza sulle ferrovie e sugli edifici di interesse nazionale, requisizioni di navi, avanzamento di militari, trattenimento in servizio di farmacisti e ferrovieri. In mezzo a ciò suona oggi quasi surreale la discussione del disegno di legge sul Regio erbario coloniale di Firenze, che si svolse in Senato il 23 marzo, nel giorno in cui la Camera, con le parole di Turati, ma anche di Boselli e Mario Magliano, mandava "un fervido saluto alla libera Russia, nostra fedele e valorosa alleata" (Camera, p. 13378).

Il 20 giugno si riconvocarono le Camere, per ascoltare le comunicazioni del Governo sull'andamento della guerra ed in entrambi i rami del Parlamento fu richiesta la convocazione dell'Assemblea in Comitato segreto, richiesta che al Senato fu rapidamente posta in votazione e approvata. Alla Camera, invece, Turati si pronunciò per l'ennesima volta contro il nuovo attacco alla democrazia: "Parlamento chiuso, Parlamento segreto è Parlamento sabotato, è Parlamento soppresso, è parodia di Parlamento" (Camera, p. 13459). Ne scaturì una lunga discussione procedurale, protrattasi ben oltre l'approvazione della convocazione in Comitato segreto, e trasformatasi in dibattito sull'interpretazione del Regolamento e sulla necessità o meno di redigere il verbale delle sedute segrete: la conclusione fu che il verbale sarebbe stato redatto dai deputati segretari della Presidenza. Il Comitato segreto si riunì dal 21 al 30 giugno.

Il 30 giugno riprendeva alla Camera la discussione pubblica sulle comunicazioni del Governo: Boselli, dopo aver rassicurato il Paese sulla collaborazione fra Governo e Comando Supremo e confermato la stima in Cadorna, incassava dall'Aula la rinnovata fiducia. Conclusasi con un voto politico tale discussione, il Governo si dichiarava a disposizione per la convocazione del Senato in Comitato segreto, che avveniva per il 4 luglio e si esauriva rapidamente: il 6 luglio, senza discussione, era riconfermata la fiducia al Governo.

Il 16 ottobre, alla riapertura autunnale, la Camera respingeva l'ordine del giorno dei socialisti ufficiali, volto a promuovere una discussione sulla crisi politica. Il 18 ottobre, nell'ambito della discussione sulla proroga dell'esercizio provvisorio per il 1917-18, era aspramente criticata la repressione dei tumulti per il pane scoppiati a Torino e infine il 25 ottobre, mentre si compiva la disfatta di Caporetto, il Governo Boselli era sfiduciato e si dimetteva il 26 ottobre.

Il nuovo ministero Orlando manteneva buona parte dei ministri precedenti e si presentava a riscuotere la fiducia delle Camere il 14 novembre, fiducia che, dato il momento tragico, gli fu accordata per acclamazione, dopo gli interventi in Aula dei quattro ex Presidenti del Consiglio Boselli, Giolitti, Salandra e Luzzatti.

Il 12 dicembre, nelle sue comunicazioni alle Camere, Orlando poneva l'accento sulla situazione economica, dettata dalla guerra e che non sarebbe immediatamente migliorata con il sopraggiungere della pace:

"Il rimedio unico consiste nel far convergere tutte le energie perché la produzione interna aumenti il più che è possibile o almeno non diminuisca e che il consumo diminuisca o almeno non cresca." (Camera, p. 15105)

Il deputato Andrea Torre chiedeva la convocazione della Camera in Comitato segreto, pur reclamando che si parlasse in seduta pubblica dei documenti diplomatici divulgati dai russi, già diffusi dai giornali di tutto il mondo, e, più in generale, di tutto ciò che non riguardasse strettamente la situazione militare. S'innescava una lunga discussione, conclusasi con l'approvazione della richiesta: la Camera era convocata per l'indomani pomeriggio in Comitato segreto e si sarebbe riunita fino al 18 dicembre. Giorno in cui ripresero le sedute pubbliche, con la discussione sulle comunicazioni rese dal Governo il 12, discussione che si protrasse fino al 22 dicembre, fra richieste di istituzione di commissioni parlamentari di controllo sull'operato del Governo e di inchieste parlamentari sul disastro di Caporetto, per concludersi con il ritiro di tutti gli ordini del giorno, tranne quello presentato da Paolo Carcano sul quale il Governo chiese ed ottenne la fiducia, mentre si avvicinava il quarto (terzo, per l'Italia) Natale di guerra.

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7. Il 1918, ultimo anno di guerra

Alla ripresa dell'anno nuovo il Governo guadagnò una nuova fiducia, a grande maggioranza presso la Camera, il 23 febbraio, e per acclamazione al Senato, il 4 marzo (Senato, p. 4264).

Nella tarda primavera veniva approvato il disegno di legge di proroga della XXIV Legislatura (C956/S431), per evitare di dover chiamare alle urne gli elettori in un momento inopportuno (oltretutto, i combattenti sarebbero stati esclusi dall'esercizio del diritto di voto) o, in alternativa, di rimanere senza la Camera dei deputati: la legislatura fu prorogata di un anno, fino all'autunno del 1919.

Il 15 giugno Orlando comunicava alla Camera l'avvenuto inizio nella notte della "grande offensiva" austriaca, cui l'esercito italiano, malgrado il pesante bombardamento, stava resistendo egregiamente.

L'indomani era la volta del Ministro della guerra, che dava le ulteriori notizie: il contrattacco era stato valido, il morale delle truppe altissimo, tremila i prigionieri catturati; Erminio Sipari ed Eugenio Chiesa aggiungevano notizie sui combattimenti aerei: trentuno velivoli nemici abbattuti e bombardamenti a segno, eseguiti con Caproni, Sva [biplani da ricognizione e bombardamento dell'Ansaldo] e dirigibili.

Nel corso della discussione sull'esercizio provvisorio dei bilanci 1918-1919, che fu approvato attraverso la conferma della fiducia al Governo, Turati svolse il suo ordine del giorno con un appassionato discorso nel quale, pur confermando che non avrebbe votato la fiducia, esprimeva tutta la consapevolezza della gravità del momento, che induceva a superare i "pretesi monopolii di patriottismo" ed invitava a ritrarsi i "signori, che vi chiamaste il Fascio, l'Unione, il Gruppo, il Gruppetto, deputati e ministri, aspiranti e delusi" davanti al passaggio della Storia; per tutti il dovere di rimanere al proprio posto: "la nostra città, il nostro borgo, il nostro collegio, sono diventati la nostra trincea". E, di fronte al rischio che altre formazioni artificiali si sovrapponessero alla Camera, invitava il Governo a riconvocarla al più presto, giacché essa era, con tema a lui caro, "la sua legittimità, la sua forza, la sua ragione". Come riportano gli stenografi del tempo, ci furono vivissimi ripetuti applausi da tutti i settori dell'emiciclo e addirittura molti deputati e qualche ministro si avvicinarono ad abbracciare l'oratore (Camera, p. 17050-17051).

Dopo la sospensione estiva, le Camere riaprivano il 3 ottobre, per ascoltare le comunicazioni del Governo in merito alle vittorie riportate dall'Intesa su tutti i fronti ma anche circa la situazione economica italiana (approvvigionamenti, alti prezzi dei prodotti alimentari); nelle parole di Orlando era già piena la consapevolezza della vittoria come anche dell'esigenza che si costituisse quell'internazionale dei popoli, auspicata dal Presidente USA Wilson, che avrebbe garantito "contro ogni forma di ingiustizia e di prepotenza fra le genti" (Camera, p. 17077).

Orlando chiese ed ottenne che, nell'imminenza della sua partenza per l'estero per la conferenza relativa all'armistizio bulgaro, le Camere discutessero le comunicazioni del Governo al suo ritorno, il giorno 10 ottobre. Frattanto l'esercito si organizzava per la battaglia conclusiva, che sarebbe iniziata il 24 ottobre.

Di fatto, le Camere si riconvocarono il 20 novembre, a vittoria conseguita, per accogliere il Governo al completo e ascoltarne le comunicazioni.

Alla Camera fu l'occasione per inaugurare la nuova Aula: le tribune erano affollate di ufficiali, ciechi e mutilati di guerra, rappresentanti delle terre redente. Di fronte a loro Orlando celebrò il valore morale dei combattenti e degli italiani tutti, sottolineò la fine degli imperi sovranazionali e delle autocrazie militari, evidenziò le difficoltà connesse alla cessazione del diritto eccezionale di guerra in rapporto al periodo di transizione fra fine delle ostilità e pace. La guerra, proseguiva Orlando, era stata "la più grande rivoluzione politica e sociale che la storia ricordi, superando la stessa rivoluzione francese" (Camera, p. 17244) e lasciava una quantità di problemi da risolvere: dare un assetto definitivo alla pace mondiale; ricostruire le province invase; smobilitare l'esercito; riconvertire l'industria di guerra; ricompensare i combattenti, fronteggiare le difficoltà degli approvvigionamenti, complicatesi con l'aumento della popolazione (fra province riconquistate, nuove terre occupate, prigionieri italiani rientrati e prigionieri nemici trattenuti si calcolavano cinque milioni in più di popolazione). Sul piano internazionale l'impegno da assumere era quello di scongiurare che per il futuro avesse a ripetersi l'eventualità di un conflitto mondiale, superando la teoria dell'imperialismo germanico del diritto del più forte attraverso la nuova etica del dovere del più forte. E il nuovo diritto internazionale non avrebbe potuto non avere ripercussioni sul diritto pubblico interno degli Stati, nonché sul diritto privato. Infine, la grande produzione di ricchezza che si sarebbe avuta per effetto della ricostruzione e dello stesso reindirizzamento delle energie prima dissipate a scopi di guerra avrebbe dovuto essere dominata dall'avvento della vera giustizia sociale, che avrebbe dato un senso al tanto sangue versato. La discussione sulle comunicazioni del Governo si svolse dal 21 al 27 novembre, concludendosi con l'approvazione dell'ordine del giorno Barzilai, accolto dal Governo (Camera, p. 17782-17784).

Al Senato le comunicazioni, rese in pari data 20 novembre, non furono discusse. Era già tempo, per la Camera vitalizia, che così poco aveva partecipato alle vicende della guerra, di discutere sulla propria riforma, in primis circa il passaggio dal sistema della designazione a quello della elezione dell'Ufficio di Presidenza, da troppo tempo affidato a personalità eccelse ma assai anziane ed avulse dalla vita politica e parlamentare.

Sul tema, il 14 e 15 gennaio 1919 il Senato si riuniva in Comitato segreto.

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8. Riferimenti e approfondimenti bibliografici

Nel suggerire l'ampliamento della ricerca attraverso il Catalogo del Polo bibliotecario parlamentare e le banche dati consultabili dalle postazioni pubbliche della Biblioteca, si riportano qui di seguito in ordine cronologico le fonti citate nel testo.

Camera dei deputati, Discussioni, XXIV Legislatura:

12 dicembre 1914, p. 6039; 18 febbraio 1915, p. 6047-6049, 6068; 22 febbraio 1915, p. 6251-6279; 23 febbraio 1915, p. 6300-6329; 24 febbraio 1915, p. 6345-6372; 26 febbraio 1915, p. 6452-6470, 6481-6490; 27 febbraio 1915, p. 6502-6528; 1° marzo 1915, p. 6546-6584; 22 marzo 1915, p. 7898-7902; 20 maggio 1915, p. 7907-7922; 1° dicembre 1915, p. 7926-7928; 2 dicembre 1915, p. 8021-8040; 3 dicembre 1915, p. 8068-8085; 4 dicembre 1915, p. 8114-8142; 2 marzo 1916, p. 8747; 9 giugno 1916, p. 10775; 10 giugno 1916, p. 10798-10833; 12 giugno 1916, p. 10842-10846; 28 giugno 1916, p. 10851-10875; 29 giugno 1916, p. 10883-10918; 30 giugno 1916, p. 10945-10995; 1° luglio 1916, p. 10999-11037; 5 dicembre 1916, p. 11117-11123; 6 dicembre 1916, p. 11199-11218; 23 marzo 1917, p. 13376-13378; 20 giugno 1917,p. 13543-13568; 30 giugno 1917, p. 13691-13723; 16 ottobre 1917, p. 14449-14450; 18 ottobre 1917, p. 14623-14659; 25 ottobre 1917, p. 15011-15053; 26 ottobre 1917, p. 15091; 14 novembre 1917, p. 15093-15101; 12 dicembre 1917, p. 15103-15125; 22 dicembre 1917, p. 15379-15464; 23 febbraio 1918, p. 16056-16098; 15 giugno 1918, p. 16973; 16 giugno 1918, p. 17021-17061; 3 ottobre 1918, p. 17073-17080; 20 novembre 1918, p. 17239-17246; 27 novembre 1918, p. 17733-17784.

(Sale Atti del Regno, soppalco II sala)

Senato del Regno, Discussioni, XXIV Legislatura:

17 dicembre 1914, p. 1260; 13 marzo 1915, p. 1365-1374; 16 marzo 1915, p. 1394; 20 marzo 1915, p. 1435-1445; 20 maggio 1915, p. 1845-1847; 21 maggio 1915, p. 1845-1855; 1° dicembre 1915, p. 1862-1864; 15 dicembre 1915, p. 1875-1876; 16 dicembre 1915, p. 1894-1914; 17 dicembre 1915, p. 1917-1935; 23 marzo 1916, (p. 2042-2043); 12 giugno 1916, p. 2563-2564; 4 luglio 1916, p. 2590-2608; 5 luglio 1916, p. 2613-2635; 23 marzo 1917, p. 3357-3358; 20 giugno 1917, p. 3462-3467; 6 luglio 1917, p. 3685-3687; 14 novembre 1917, p. 3909-3917; 4 marzo 1918, p. 4263-4264; 3 ottobre 1918, p. 4574-4579; 20 novembre 1918, p. 4602-4609.

(Sale Atti del Regno, II sala)

Vincenzo Riccio, I Comitati segreti della Camera dei deputati, in Rivista d'Italia, 1918, vol. II, p. 167-176

(Per. 323. 21)

Antonio Salandra, L'intervento, [1915] : ricordi e pensieri. Milano, Mondadori, 1930

(Collez. ital. 606. 7)

(II copia: Collez. Ital. 414. 23)

Camera dei deputati, Segretariato generale, Comitati segreti sulla condotta della guerra (giugno - dicembre 1917). Roma, Tip. C. Colombo, 1967

(39. IX. 17)

(II copia: Camera C. 28. 2)

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