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Minerva Web
Rivista online della Biblioteca "Giovanni Spadolini"
A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
n. 41 (Nuova Serie), ottobre 2017

Tutte le opere di Lorenzo Milani, presentazione del volume. Sala degli Atti parlamentari, lunedì 25 settembre 2017.

Nel cinquantesimo anniversario della scomparsa di don Lorenzo Milani, il 25 settembre 2017, sono stati presentati presso la Biblioteca del Senato, i due volumi Mondadori facenti parte della prestigiosa collana de "I Meridiani" che raccolgono l'edizione nazionale delle opere di Milani, istituita con il Decreto del Ministero Beni e delle Attività Culturali e del Turismo del 06/10/2015.

L'opera è il frutto della collaborazione tra due enti di ricerca: la Fondazione per le Scienze Religiose di Bologna (fondata da Giuseppe Dossetti e ora diretta da Alberto Melloni) e l'Istituto di Storia del Cristianesimo "Cataldo Naro" (diretto da Sergio Tanzarella, uno dei curatori dei volumi), ente di ricerca della sezione San Luigi della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale di Napoli.

L'opera omnia di don Milani è stata curata da Federico Ruozzi (ricercatore della fondazione di Bologna), da Anna Carfora e Sergio Tanzarella (docenti di Storia della Chiesa alla Facoltà teologica di Napoli), e da Valentina Oldano (dell'Università di Genova), recentemente e improvvisamente scomparsa. A lei i curatori presenti hanno tributato un ricordo e un sentito ringraziamento.

Nei due volumi sono raccolti tutti gli scritti di don Milani al momento disponibili, con apparato critico e annotazioni, e le lettere presentate in una versione integrale (tranne, ovviamente, alcune lettere private, altre di difficile reperibilità, e altre ancora non messe a disposizione dai possessori).

Il primo volume comprende le opere "pubbliche" di don Milani. Sono curate da Ruozzi le Esperienze Pastorali, l'unico volume interamente scritto e firmato da don Milani, all'epoca ritenuto "inopportuno" dal Sant'Uffizio e recentemente "riabilitato" dalla Congregazione per la dottrina della fede, e Il Catechismo, accantonato dalla stesso autore e pubblicato postumo in un volume della Libreria editrice fiorentina curato da Michele Gesualdi, ex allievo di Barbiana. Nello stesso primo volume sono raccolte, poi, le opere più note: Lettera a una professoressa (frutto di un lavoro di scrittura collettiva con gli allievi della scuola e, in realtà, firmata Scuola di Barbiana), curata da Oldano, Lettera ai cappellani militari e Lettera ai giudici, entrambe curate da Tanzarella.

Tanzarella e Carfora si sono soffermati sul secondo volume, da loro interamente curato. Si tratta sicuramente del volume più interessante ed originale dell'opera perchè contiene l'intero epistolario di don Milani per la prima volta messo insieme. Tanzarella ha ricordato che l'epistolario raccoglie in un unico volume 1.100 lettere, superando la dispersione durata fino ai nostri giorni.

Alle lettere note si sono aggiunte circa cento lettere inedite, mentre numerosissime sono state quelle restaurate nella versione originale, superando tagli arbitrari o rielaborazioni di testi. Da queste lettere emergono con chiarezza le calunnie, la persecuzione e l'isolamento subito da don Milani nei vent'anni di vita sacerdotale, l'insensibilità mostrata verso di lui dalla Curia fiorentina, la sua sofferenza ma anche la straordinaria capacità di totale condivisione con i senza parola e i senza diritti che sentiva gli erano stati affidati, impegnandosi a farne dei cittadini critici e pensanti. Ma emerge anche l'affettuoso e premuroso clima familiare nei confronti di ragazzi e ragazze che a San Donato di Calenzano e Barbiana trovarono in Milani un prete, un padre e un maestro.

Il senatore Paolo Corsini, nel suo intervento, ha sottolineato come l'opera raccolga tutta la produzione di un gigante del novecento, che egli considera un'icona della sua giovinezza. Una figura e una personalità complessa, spesso divisiva. Milani scrittore, educatore, prete, profeta, anticipatore di pulsioni sociali e di numerose tematiche che interesseranno la vita della chiesa. Corsini si è poi soffermato sui duplici orizzonti che vanno sempre tenuti presenti a proposito di Milani: quello politico-civile e quello spirituale, ecclesiale e religioso. Ha ricordato, poi, quel "vizio intellettualistico" più volte rimproverato a don Milani, dovuto alla preminenza, in lui, di una fiducia illuministica nei confronti della parola, della cultura e della ragione. Una cultura raffinata insegue la semplicità della fede, secondo una categoria denominata della "spiritualità del conflitto". Il conflitto porta don Milani a scegliere i poveri come forma di radicalismo evangelico e di amore estatico e non come una condizione ideologico-politica. Don Milani, per Corsini, non indugia su una lettura classista del Vangelo, al contrario di quanto sostenuto dai teologi della liberazione latino-americani. In don Milani non è presente alcun cedimento al comunismo; ricorda ancora Corsini: «il comunismo non vale nulla, è una dottrina senza amore». Nel rifiutare, d'altro canto, anche la crociata anticomunista di matrice cattolica, don Milani sottolinea che i problemi posti dai comunisti in qualche modo vanno affrontati e risolti. In conclusione, per lui, le domande sollevate dal movimento comunista sono esatte e condivisibili, ma del tutte errate appaiono le risposte.

Nel concludere il suo intervento, il senatore Corsini si sofferma sull'importanza della lingua e della parola, sulla sua valenza umana ma anche biblico-teologica. Per farlo, cita un editoriale del Cardinale Martini proprio sul valore attribuito da don Milani alla parola:

della parola don Milani non avverte soltanto la forza, ma quella che potremmo chiamare la cattolicità, l'universalità. C'è un testo di Franco Fortini che mi sembra indicare bene ciò che pensava o sentiva il prete di Barbiana: «per Gadamer e per una certa misura anche per don Milani, si può "ricollegare nuovamente alla nostra esperienza comune e umana della vita, anche l'esperienza della scienza", perchè "l'universalità della dimensione linguistica dell'uomo è un elemento che in sè non ha limiti" e "include tutto, non solo la cultura tramandata attraverso la lingua"».[...]

Don Milani, dunque, ha colto fortemente la potenza della parola, la sua universalità, così come ne ha compreso il valore pedagogico: nella misura in cui si insegna a parlare, si insegna tutto. Ma per insegnare a parlare ci vuole la scuola, e il fare scuola è innanzi tutto un modo di essere. Il primato della parola è insomma la più profonda, la più costante, la più coerente intuizione della sua vita.

In conclusione, la curatrice Anna Carfora ha ricordato il senso e il valore dell'opera. L'importanza, cioè, di rendere accessibile ai lettori un patrimonio di documenti anche come antidoto all'uso pubblico della figura di Milani, il quale continua ad essere, da vivo come da morto, citato a sproposito, poco letto e molto usato, quando non dolosamente mistificato e calunniato, spesso proprio attraverso un saccheggio di frasi scelte al di fuori del contesto appropriato.

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