A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
A 150 anni dalla nascita di Colette: spigolature dai fondi personali della biblioteca
150 anni fa, il 28 gennaio del 1873, in un paese della Borgogna, nasceva una delle più note scrittrici francesi e di tutto il Novecento letterario: parliamo di Sidonie-Gabrielle Colette, più nota col solo cognome, che usò per pubblicare un cospicuo numero di romanzi di successo.
[ndr La foto che qui la ritrae è tratta dall'archivio online NYPL Digital Collection]
Scrittrice prolifica e 'scandalosa' ma apprezzata da personalità del calibro di André Gide e Marcel Proust, giornalista e sceneggiatrice che non disdegnava di esibirsi nel music-hall e nella danza, imprenditrice e - in seconde nozze - baronessa, antifemminista ma anticonformista, spesso 'chiacchierata' per la sua vita emancipata ma anche insignita di onorificenze civili e accademiche, fino a ricevere i funerali di stato a Parigi, Colette ha sfidato stereotipi e pregiudizi del suo tempo e ha conosciuto già in vita una rara fortuna editoriale che perdura tuttora, ponendo le sue opere tra i long-seller a cavallo di due secoli.
Non ci si aspetterebbe di 'incontrare' un personaggio del genere in una biblioteca come quella del Senato; e in effetti il profilo attuale delle nostre collezioni, orientate verso le discipline storiche, giuridiche e politiche, non assegna un posto di rilievo alla letteratura. Eppure, interrogandone online il catalogo, si trovano alcune opere di Colette. In ordine di pubblicazione, si tratta di La vagabonde, romanzo apparso a puntate su "La Vie parisienne" nel 1910, qui confluito nell'edizione Albin Michel del 1954 (anno della morte di Colette), che evidenzia sin dalla copertina l'appartenenza dell'autrice alla prestigiosa Académie Goncourt; di poco successiva è l'edizione di Claudina se ne va (qui nella traduzione italiana della Biblioteca universale Rizzoli, 1958), ultimo libro della serie di quattro titoli legati al personaggio di Claudine, che portò Colette al successo nei primissimi anni del Novecento; infine, si trova una più recente edizione Adelphi (1986) dei ricordi autobiografici raggruppati nel 1928 sotto il titolo La nascita del giorno (così nella traduzione di Anna Bassan Levi).
La presenza di esemplari di queste edizioni di Colette è legata all'acquisizione di alcuni fondi personali, ovvero - secondo la definizione delle Linee guida sul trattamento dei fondi personali (ed. 2019) elaborate dalla Commissione biblioteche speciali, archivi e biblioteche d'autore attiva in seno all'Associazione italiana biblioteche (AIB) quei «complessi organici di materiali editi e/o inediti raccolti e/o prodotti da persone significative del mondo della cultura, delle professioni e delle arti prevalentemente dalla seconda metà del XIX secolo in poi» (p. 2). Quando simili aggregazioni documentarie sono accolte in collezioni bibliotecarie, rappresentano al loro interno dei sotto-insiemi che generalmente rimangono facilmente enucleabili, in quanto rappresentativi della vita e dell'opera di chi li ha accumulati, ma al contempo sono posti in relazione, tramite lo strumento del catalogo, con il resto delle raccolte dell'ente ospitante.
Nella Biblioteca del Senato, l'uso di accogliere tra le proprie collezioni fondi librari e documentari, appartenuti a senatori, studiosi ed esponenti della politica e della cultura italiana dei secoli XIX-XX e donati dai possessori o dai loro eredi, è invalso già a partire dalla prima metà del Novecento (come descritto nella pagina web dedicata alle Edizioni antiche e fondi speciali) ma si è intensificato più di recente: lo documenta anche questa rubrica di "MinervaWeb", in cui - già solo negli ultimi 6 anni - abbiamo parlato dei fondi di Mario Signorino (n. 37, n.s., 2017), Giovanni Sartori (n. 41, n.s., 2017), Giuseppe Bartolomei (n. 51, n.s., 2019) e Paolo De Ioanna (n. 69, n.s., 2022).
Nel caso specifico dei libri di Colette, le edizioni citate sono arrivate nelle nostre raccolte perché presenti nelle biblioteche di Rosario Villari e Giuseppe Petronio; se di quest'ultimo fondo abbiamo già parlato in "MinervaWeb" nel n. 35, n.s., 2016, rinviamo a un futuro articolo per dare notizie del fondo Villari, che è tuttora in corso di ordinamento. Ma c'è anche un ulteriore fondo (l'ultimo acquisito in ordine di tempo) che 'dialoga' con gli altri nel nome di Colette: ci riferiamo a una porzione della biblioteca personale di Sergio Zavoli, il cui arrivo nella Biblioteca del Senato è stato annunciato lo scorso giugno, in occasione dell'incontro ospitato in Sala capitolare in memoria dell'ex senatore e presidente della Commissione di vigilanza per la biblioteca e l'archivio storico del Senato (si veda l'articolo nel n. 69, n.s., 2022, di "MinervaWeb"). Tra i libri posseduti da Zavoli si trova una biografia di Colette (ancora in fase di acquisizione), realizzata da Claude Pichois e Alain Brunet basandosi su atti ufficiali, corrispondenze anche inedite, articoli di giornale e testimonianze di contemporanei (Colette. Milano, Bollati Boringhieri, 2000).
Può essere suggestivo pensare che le biblioteche personali rappresentino, in una qualche misura definibile solo con cautela, un sondaggio degli interessi di chi le ha accresciute; in casi come questo, si intravede anche una 'conversazione' ideale tra raccolte diverse che si trovano a coesistere in una collezione più ampia: la presenza degli stessi autori in fondi diversi testimonia la parallela attenzione a un certo contesto culturale o editoriale e può anche suggerire affinità intellettuali tra personaggi le cui biografie, peraltro, sono accomunate da interessi letterari e politici.
A ben vedere, però, una sorta di dialogo abbraccia anche quella parte di collezioni di cui la Biblioteca del Senato è entrata in possesso per acquisto e non per dono: infatti, nei decenni passati (in un'epoca cioè in cui la produzione editoriale era complessivamente inferiore e di meno facile reperibilità, ma anche caratterizzata da minori specializzazione e articolazione disciplinare), venivano normalmente comprate per la biblioteca anche opere di cultura generale - con l'ambizione di offrire una copertura di base nei diversi ambiti dello scibile - e narrativa di qualità, legata a questioni d'attualità o con uno sguardo particolare alle edizioni nazionali dei principali autori italiani e ai testi più rappresentativi della letteratura mondiale, oltre che biografie di taglio narrativo, collane editoriali di memorialistica e saggistica anche divulgativa.
È per questo motivo che troviamo, nel fondo generale della Biblioteca del Senato, anche pubblicazioni di cui Colette è oggetto. La più significativa è Colette. Le parole di Julia Kristeva, che si trova nel cofanetto Il genio femminile, in cui l'editore Donzelli nel 2010 ha raccolto una trilogia di saggi dedicati dalla semiologa franco-bulgara a figure femminili di rilievo del secolo scorso (insieme a Hannah Arendt e Melanie Klein). Altri riferimenti emergono navigando attraverso le schede di spoglio, per tradizione realizzate in biblioteca nei casi in cui il catalogatore desideri evidenziare, nel catalogo, singoli contributi all'interno di una pubblicazione principale (come capitoli di libro o articoli in rivista), così attestando una specifica attenzione all'autore dell'articolo o al tema affrontato in base a un profilo d'interesse predefinito, che tiene conto dell'armonia disciplinare delle raccolte librarie. Il fatto che nella sola Biblioteca del Senato, tra gli anni Ottanta e Novanta, siano stati realizzati alcuni record di questa tipologia (i quali, lo ricordiamo, possono essere individuati anche utilizzando l'opzione di filtro per "Formato" disponibile nella maschera di ricerca del catalogo e selezionando dal menu a tendina l'opzione "Spogli") fa pensare ad una perdurante ambizione a rappresentare un côté letterario che fino a qualche tempo fa era parte inscindibile e rappresentativa di ogni operazione culturale.
Tornando alle edizioni di Colette presenti nei fondi personali, non è questa la sede per approfondire il come e il perché gli specifici esemplari di cui abbiamo parlato siano giunti rispettivamente nelle librerie di Petronio, Villari o Zavoli: i volumi, benché non intonsi, non recano tracce evidenti di lettura o annotazioni, salvo la firma autografa di Petronio sulle carte di guardia dei libri a lui appartenuti. Tuttavia, lo spunto da cui abbiamo preso le mosse - ricordare un personaggio della letteratura mondiale in un suo importante anniversario - si presta a esemplificare alcuni tra i possibili e forse infiniti percorsi nelle complesse stratificazioni delle raccolte bibliotecarie, mostrandole nella loro evidenza di insiemi non statici, che per la loro costituzione, sedimentazione e organizzazione rappresentano un interessante spaccato delle idee e della cultura delle diverse epoche che attraversano.