A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
"Ricordando Sergio Zavoli". Sala Capitolare, giovedì 9 giugno 2022
Il 9 giugno scorso, a poco meno di due anni dalla scomparsa di Sergio Zavoli, su iniziativa di Alessandra Zavoli e del sen. Gianni Marilotti, presidente della Commissione per la biblioteca e per l'archivio storico del Senato, la Sala Capitolare ha ospitato un incontro commemorativo. L'occasione è stata la donazione dei libri di Zavoli alla Biblioteca del Senato: circa 4.300 volumi offerti dalla moglie Alessandra, provenienti dalla villa alle porte di Roma in cui il senatore aveva trascorso gli ultimi anni.
Accogliere la biblioteca privata di un personaggio così illustre, che nella Biblioteca del Senato aveva trovato una sorta di seconda casa, è sembrato naturale, ha spiegato il responsabile della biblioteca, Francesco Pappalardo, tratteggiando il profilo di Zavoli: un uomo impegnativo e magnanimo, che aveva grandi idee e voleva realizzarle, pertanto esortava a lavorare con il cuore, oltre che con il regolamento.
Nel corso della densa mattinata, moderata da Renato Parascandolo, si sono succedute sul palco personalità del mondo della politica, del giornalismo, della televisione, che con le proprie testimonianze personali hanno contribuito a dare di Sergio Zavoli un ritratto ricco di sfaccettature, com'era la sua personalità.
Nei saluti introduttivi il presidente Marilotti, ricordando la carriera di Zavoli in Senato, si è detto onorato di poter raccogliere il suo testimone: un esempio che ha cercato di onorare in particolare portando avanti un ideale di trasparenza istituzionale, espresso soprattutto con la desecretazione degli atti delle commissioni d'inchiesta.
Anna Finocchiaro, che con Zavoli ha condiviso le battaglie politiche di più d'una legislatura, ha raccontato che la prima responsabilità da lui avvertita era quella della verità. La sua ricerca era orientata non solo alla ricostruzione dei fatti ma alla lettura che ne dava chi li aveva vissuti; e il primo consiglio che dava ai giornalisti era di essere curiosi ma anche irriguardosi, perché la verità può essere ambigua, incerta, intrattabile, irriducibile (come lo sono anche gli esseri umani) alla pagina scritta, nonostante i libri talvolta ci diano l'illusione di poter colmare un irraggiungibile 'tutto'.
Walter Veltroni ha ricordato la 'calviniana' leggerezza di Zavoli nel guardare il mondo: con la sua irruente intelligenza e la sua ferma volontà - ha affermato - è stato capace di difendere la RAI (di cui fu presidente, ma che seguì poi anche come parlamentare negli anni della Commissione di vigilanza sui servizi radiotelevisivi) in anni in cui era attaccata; ha saputo rafforzarne l'autonomia e farne un'industria culturale italiana di punta, un riferimento ineliminabile nella vita democratica del Paese.
Giuseppe Giulietti ha detto di Zavoli (cui lo accomunavano sia la carriera giornalistica sia la politica) che credeva nel rapporto tra cosa e parola: ma una 'parola' intesa pienamente, in senso opposto al chiacchiericcio dominante che fugge il pensiero critico. Per questo riteneva che il giornalismo dovesse rivalutare l'inchiesta, una forma di servizio in cui si dà la parola a tutti ma senza che ciò significhi evitare responsabilità. Zavoli - ha proseguito Giulietti - aveva rispetto assoluto per la professione, rigore nella verifica, passione per l'esistenza del pubblico servizio, amore per il lavoro di squadra, orrore per la sciatteria, capacità di salire le scale del potere non dimenticandosi di chi è rimasto indietro; apprezzava anche il silenzio, non però come bavaglio o censura, ma come spazio per ascoltare (mirabilmente espresso nel documentario radiofonico Clausura che ottenne il Premio Italia nel 1958).
Per Luigi Zanda, anch'egli compagno di partito, Zavoli era una persona dinamica ma mite, benché capace di mostrare insoddisfazione e disappunto, ad esempio quando riteneva che venisse oltraggiata la democrazia parlamentare. Con la sua attività di giornalista sportivo ha insegnato quanto le vicende del singolo ci dicano delle vicende degli uomini, cercando nello sport una lealtà di fondo che dovrebbe mantenersi anche nella vita. Zavoli invitava a credere che «si cresce grazie ai problemi che si è costretti a risolvere» e che li si può risolvere 'insieme', senza individualismi, nazionalismi, populismi, senza uso strumentale delle istituzioni.
Una testimonianza non derivante tanto da conoscenza diretta quanto dall'analisi del lavoro di Zavoli è venuta dall'attuale amministratore delegato RAI Carlo Fuortes, il quale a proposito dei documentari di Zavoli ha parlato di una forma di 'neorealismo radiofonico', capace di «sostituire la finta realtà con la vita». Intellettuale di mai ostentato prestigio, Zavoli - ha aggiunto - sapeva unire alla scrupolosa ricostruzione dei fatti una libertà di artista; poneva al pubblico e a se stesso domande difficili, delicate, scabrose.
È poi intervenuto Teodoro Lonfernini, Segretario di Stato con delega all'informazione della Repubblica di San Marino, dove Zavoli visse da bambino per via del lavoro del padre, frequentando lì la scuola e rimanendo in contatto col territorio: una relazione fattivamente testimoniata da tante circostanze, tra cui il suo contributo alla nascita della TV sanmarinese emittente di Stato (di cui è anche il primo presidente) che oggi ha un consolidato rapporto con la RAI.
A riprendere il filo del rapporto di Zavoli coi libri è stato poi Lucio Romano, che con Zavoli ha collaborato anche in occasione di diverse iniziative della Biblioteca del Senato. Ha ribadito il profondo significato simbolico della donazione alla Biblioteca del Senato della biblioteca personale del senatore scomparso, espressione della stretta connessione tra la sua attività politica e culturale: la dimensione del libro che diviene patrimonio comune trasforma il tempo cronologico (Chronos, che divora i propri figli) in Kairos, il tempo dell'opportunità.
Lorenza Lei, già direttrice RAI (prima donna a ricoprire l'incarico) e oggi Prorettore dell'Università eCampus, ha ricordato Zavoli in veste di presidente della Commissione di vigilanza RAI: gentile ma rigoroso, con la capacità di dar valore alle parole e speranza ai giovani. Ha raccontato poi di come, negli anni più recenti, Zavoli - già ultranovantenne - sognasse un'ultima inchiesta, a mo' di capitolo finale delle precedenti, dal titolo Perché: temendo di non poterla realizzare, lamentava che il tempo anagrafico mettesse «i bastoni tra le ruote dell'entusiasmo e della creatività», nonostante la sua voglia di guardare comunque al futuro.
È stata poi la volta del direttore di "Avvenire" Marco Tarquinio, che ha sottolineato l'acutezza dello sguardo di Zavoli sulla realtà, la sua pacatezza, curiosità, il suo modo di studiare, valutare le cose e scegliere gli interlocutori, ma anche di scegliere le parole con cui più si sentiva in sintonia, con un continuo lavoro di cesello, tale per cui chi rilegge i suoi scritti può avere la sensazione di riascoltare la sua voce.
A chiudere la galleria di ricordi è stato Michele Mirabella, raccontando il primo incontro con Zavoli, in occasione della presentazione di uno dei volumi da lui scritti, Dossier cancro. Con il dono della sua biblioteca - ha concluso - Sergio Zavoli ci ha dato l'ennesima lezione: i libri devono vivere, non solo per essere riposti nelle biblioteche istituzionali; ma queste ultime possono aiutare a vivere le biblioteche personali.
Con le conclusioni di Renato Parascandolo, che ha espresso apprezzamento per i contenuti ma anche per le emozioni che hanno veicolato, si è chiuso l'incontro, la cui videoregistrazione è disponibile online.