A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
Prima guerra mondiale e questione dalmata nei fondi documentari della Biblioteca del Senato
Abstract
La Biblioteca del Senato conserva carte e documenti che offrono interessanti spunti per indagare le vicende dell'Italia risorgimentale e post-unitaria, l'età liberale, la prima guerra mondiale, i primi anni del periodo fascista e per esplorare le questioni politiche di maggior spicco, a cavallo di quei decenni, attraverso le testimonianze di alcuni dei protagonisti. Tra i temi su cui si registra una maggior consistenza e sistematicità di fonti va annoverata la questione delle terre di Dalmazia durante e al termine della prima guerra mondiale. Documenti sul tema sono infatti reperibili in tre delle raccolte conservate tra i Fondi Speciali della Biblioteca: le Carte autografe, la Raccolta Dalmata, le Carte Ghiglianovich.
1. Questione dalmata e trattative post-belliche: testimonianze nella raccolta delle Carte autografe
2. La "Dalmazia italiana" nella Raccolta Dalmata Cippico-Bacotich
3. Carte Ghiglianovich: attivismo e impegno politico di un italiano di Dalmazia
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1. Questione dalmata e trattative post-belliche: testimonianze nella raccolta delle Carte autografe
La Biblioteca del Senato ha acquisito, in momenti e attraverso canali diversi, una raccolta miscellanea di carte personali e lettere autografe di alcuni dei più significativi personaggi della vita politica e culturale italiana della seconda metà dell'Ottocento e il primo quarto del Novecento: tra di essi Cavour, Crispi, Depretis, Garibaldi, La Marmora, Mamiani, Manzoni, Marconi, Rattazzi, Ricasoli, Sonnino, Tommaseo, Zanardelli.
Si tratta di un insieme di fonti non sistematico, che non può soddisfare le esigenze di un'indagine storiografica complessa. Esso offre tuttavia alcuni spunti di ricerca interessanti, permettendo, su alcuni temi, di rileggere, attraverso le voci di chi ne fu interprete, le vicende politiche e culturali italiane (e non solo) di quegli anni. Tra queste è senza dubbio possibile annoverare la questione relativa alla gestione e alla sovranità delle terre dalmate, dal Patto di Londra del 1915 (che prevedeva l'ingresso dell'Italia nel conflitto in cambio di compensi territoriali inclusa la Dalmazia), alla Conferenza di pace di Parigi del 1919 e ai successivi trattati (solo Zara e il Quarnaro furono riconosciuti all'Italia e il resto della Dalmazia entrava nel nuovo Regno di Jugoslavia), all'irredentismo degli anni seguenti.
Particolarmente interessanti sono le lettere e i documenti diversi raccolti dagli eredi del duca Giovanni Antonio di Cesarò (1878-1940), nipote di Sidney Sonnino, più volte deputato tra il 1909 e il 1921, che ebbe stretti rapporti personali con molti uomini rappresentativi del suo tempo, e tenne per vari anni la presidenza dell'Associazione nazionale Pro Dalmazia italiana. Di Cesarò criticò la politica moderata di Francesco Saverio Nitti (1868-1953), allora Capo del Governo, riguardo alle rivendicazioni territoriali italiane nell'Adriatico, e votò contro il Trattato di Rapallo del 1920 che fissava i confini tra Italia e Jugoslavia. Le sue lettere, conservate nel fondo delle Carte autografe della Biblioteca, testimoniano una corrispondenza variegata, con personaggi molto diversi. Vi si rintracciano ad esempio scambi con il pluridecorato comandante Luigi Rizzo, che aveva aderito alle posizioni di D'Annunzio, lo aveva accompagnato nella spedizione del novembre 1919 in difesa di Zara, e si era poi dimesso da ogni incarico in seguito al mancato sostegno italiano alle intransigenti posizioni irredentiste su Fiume. Lo scambio di lettere con di Cesarò risale proprio al momento della presenza di Rizzo a Roma per trattare la questione fiumana.
Altri corrispondenti del duca furono Antonio Salandra, che gli scriveva anche da Parigi dove era delegato alla Conferenza di Pace, o ancora l'antropologo Giuseppe Sergi, che attaccava duramente nelle sue lettere le posizioni francesi nelle trattative post-belliche. Infine, è interessante segnalare le lettere autografe del Re del Montenegro Nicola I, del Presidente del Consiglio Eugenio Popovich e del Ministro degli Esteri Plamenatz, che a lui si rivolgevano, facendo leva su interessi comuni e esaltando i principi di nazionalità e autodeterminazione dei popoli, illlustrandogli le aspirazioni territoriali montenegrine e chiedendogli di sostenerle alla Conferenza della Società delle Nazioni a Ginevra.
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2. La "Dalmazia italiana" nella Raccolta Dalmata Cippico-Bacotich
Documenti sulla questione dalmata durante e dopo il primo conflitto mondiale si trovano anche nella Raccolta dalmata Cippico-Bacotich, che come dice il nome stesso, riguarda nella sua interezza la cultura e la storia della Dalmazia, sotto le diverse dominazioni, compreso il periodo italiano.
La collezione, di grande valore, fu raccolta nel primo '900 da due illustri rappresentanti della cultura dalmata in Italia,Antonio Cippico (Zara 1877-Roma 1935) e Arnolfo Bacotich (Spalato 1875-Roma 1940), rispettivamente fondatore e direttore dell'Archivio storico della Dalmazia, che fu fino alla sua chiusura punto di riferimento per gli studi dalmati a Roma e in Italia. L'opportunità di acquistare la raccolta fu segnalata nel 1948 all'allora direttore della Biblioteca del Senato Carmine Starace dal Senatore Antonio Tacconi, originario di Spalato: ne seguirono trattative tra il Senato e la vedova Bacotich, Maddalena Cippico - che nel 1940 aveva ereditato la raccolta - che si conclusero con la formalizzazione dell'acquisto da parte della Biblioteca del Senato nel 1951.
Si tratta di una Raccolta prevalentemente libraria (edizioni antiche, rarità bibliografiche, guide turistiche), che comprende però anche giornali, carte geografiche, incisioni, disegni, riproduzioni fotografiche, oltre a manoscritti dei secc. XVII e XVIII e documenti di natura eterogenea dei secoli XIX-XX: tra questi un ricco insieme di memoriali, lettere e carte varie, manoscritte e dattiloscritte, riguardanti la Dalmazia e la sua annessione all'Italia.
Vi sono conservati, ad esempio, fascicoli di corrispondenza degli anni 1914-1916, dell'Associazione italiana "Pro Dalmazia" in Firenze, prevalentemente indirizzata a Tommaso Bacci De Venuti, con testimonianze in favore dell'Associazione, e offerte di sostegno economico, operativo e politico.
E' del 1917 un documento interessante perché molto articolato: il "Rapporto segreto" elaborato dall'Ufficio Informazioni del Comando della difesa costiera (a Mostar) dello Stato maggiore austriaco (al comando del maresciallo Barone de Wucherer) sull'irredentismo italiano in Dalmazia. Il documento, conservato in una copia dattiloscritta in italiano, fu probabilmente tradotto dal tedesco negli anni '30, quando fu più volte utilizzato come fonte per ricerche sull'irredentismo pubblicate dalla Rivista dalmatica. A partire da uno sguardo retrospettivo sulla Dalmazia e le aspirazioni irredentiste in prospettiva storica, il Rapporto traccia un profilo dei politici irredentisti e delle loro relazioni con la Dalmazia (attribuendo un forte ruolo in tale politica alla società Dante Alighieri), descrive le manifestazioni irredentistiche, spiega le condizioni della stampa,dell'impresa, dell'industria e delle Società italiane in Dalmazia, sottolinea il ruolo degli impiegati dello Stato come "colonne" dell'italianità, delinea mezzi, finalità e strumenti della propaganda italiana in piazza e all'interno delle mura domestiche.
Vi è poi un nucleo consistente di documenti raccolti in fascicoli: postulati riguardo ai provvedimenti da prendersi a tutela degli italiani della parte della Dalmazia assegnata col trattato di Rapallo alla Jugoslavia; elenchi di impiegati e profughi italiani con richieste di cambiamento di sede lavorativa; memoriali del Fascio Nazionale relativi alla situazione agraria, agli affari di culto (sono inclusi memoriali alla Segreteria di Stato vaticana), alla garanzia e tutela delle minoranze, al lavoro della Commissione Italo-Jugoslava per la delimitazione dei confini in Dalmazia (con l'evacuazione delle zone non assegnate all'Italia), alla Banca commerciale spalatina; e infine la corrispondenza del consolato italiano di Spalato con il gabinetto di Roma.
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3. Carte Ghiglianovich: attivismo e impegno politico di un italiano di Dalmazia
Trai fondi speciali conservati in Biblioteca le "Carte Ghiglianovich" rivestono un particolare interesse per uno spaccato sulla questione italo-dalmata. Si tratta un fondo autonomo e organico, ceduto alla Biblioteca nel 1953 dagli eredi del senatore Roberto Ghiglianovich (1863-1930), deputato alla Dieta provinciale di Dalmazia e esponente di spicco dell'autonomismo dalmata. La sua esperienza umana e politica seguì il corso delle vicende che interessarono le due identità, italiana e croata, che vennero a confrontarsi in Dalmazia, in particolare dagli ultimi decenni dell'Ottocento e durante la grande guerra, con la creazione di una coscienza nazionale unitaria croata accanto e in contrasto con una realtà e una visione culturale, politica e linguistica prettamente italiana.
Nei primi anni della guerra Ghiglianovich non si spostò da un sostanziale e interessato lealismo nei confronti delle autorità statali austriache. Negli anni a ridosso dell'inizio del conflitto, maturò un programma politico-territoriale che superava i termini posti dal Patto di Londra, che prevedeva il possesso della sola Dalmazia settentrionale, rinunciando a Fiume, Spalato e Traù in cui - sottolineava Ghiglianovich - erano presenti vivaci comunità italiane. Scrisse in proposito al ministro degli esteri Sonnino. Propose, ancora, l'annessione all'Italia di tutta la Dalmazia da Zara fino al fiume Narenta, come unico mezzo per evitare una futura assimilazione da parte della maggioranza croata del gruppo nazionale italiano, considerando forse non più percorribile una convivenza in sostanziale armonia.
Nel 1915, alla notizia dell'entrata in guerra dell'Italia contro l'Austria-Ungheria, concordò con i vertici del Partito autonomista di trasferirsi in Italia, per rappresentare presso la politica romana gli interessi dell'Italia in Dalmazia e difendere e rafforzare la minoranza italiana in sempre crescente difficoltà e debolezza.
Fu fino al 1918 a disposizione dell'Ufficio di Stato Maggiore della Marina proprio per occuparsi della questione dalmata, essendo egli un fine conoscitore dei problemi e della realtà della sua terra, degli esuli giuliani e dalmati, dei giornalisti e dei parlamentari interessati a quelle vicende.
Successivamente alla conclusione del trattato di Rapallo, nel 1920, venne nominato senatore del Regno in omaggio alla sua attività e al suo apprezzato patriottismo.
Le Carte Ghiglianovic conservate presso la Biblioteca testimoniano buona parte di questa sua attività e offrono una particolare prospettiva sul periodo della guerra e sulla politica estera di quegli anni in relazione alle vicende degli italiani di Dalmazia, ai trattati di pace e ai rapporti tra Regno d'Italia e impero austro-ungarico.
Vi sono conservate, ad esempio, decine di missive inviate quasi quotidianamente alla sorella Silvia e al cugino Domenico Barbieri per informare familiari e collaboratori politici sugli sviluppi diplomatici riguardanti la questione dalmata e sulle trattative relative alla conferenza di pace. Vi sono le minute di memoriali e lettere inviate negli anni a giornalisti e politici, italiani e stranieri, riguardanti le vicende dalmate. Vi compare traccia della sua intensa attività propagandistica e politica in Italia, svolta in particolare grazie all'intervento della Società Dante Alighieri, che sostenne le rivendicazioni territoriali italiane finanziando economicamente varie associazioni impegnate a favore dell'annessione italiana della Dalmazia. Si tratta dunque di materiale di particolare interesse, recentemente studiato e sommariamente descritto da Luciano Monzali, e oggi in corso di inventariazione analitica da parte della Biblioteca del Senato.