A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
I giornali statunitensi all'indomani dell'11 settembre 2001
Nel primo numero dello "Speciale" di quest'anno il prof. Massimo Teodori ha proposto alcune riflessioni sugli esiti, anche di lungo termine, degli attacchi terroristici dell'11 settembre del 2001 negli Stati Uniti d'America. In questa e nelle prossime uscite invece tracciamo un percorso nelle fonti giornalistiche, con l'intento di ricostruire l'impatto 'a caldo' di quei drammatici eventi, così significativi anche per la storia di oggi.
Partiamo proprio dal luogo in cui si svolsero i fatti, presentando una rassegna della stampa quotidiana statunitense, sulla scorta delle immagini che circolano in social network come Flickr (se contrassegnate da licenze per il riuso) e ispirandoci alle selezioni di prime pagine proposte già in passato da alcune testate: ricordiamo ad esempio "Corriere della sera" (16 settembre 2007), "Sky tg24" (10 settembre 2011), "Focus" (10 settembre 2016); delle testate disponibili presso il Polo bibliotecario parlamentare viene indicata la collocazione.
Ricordiamo inoltre che nei totem elettronici presenti nelle sale della Biblioteca è visibile già da inizio anno uno slideshow che presenta vari progetti digitali di raccolta dati sui fatti del 2001; una presentazione dell'iniziativa è in "MinervaWeb" n. 61, n.s., febbraio 2021 (11 settembre 2001, vent'anni dopo: un percorso tra le fonti), mentre una versione in formato .pdf della rassegna è scaricabile dalla pagina Infografiche sul sito della Biblioteca.
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1. Echi di guerra in prima pagina
2. Reazioni di orrore nei quotidiani
3. Le scelte editoriali dei settimanali
4. Riferimenti e approfondimenti bibliografici
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1. Echi di guerra in prima pagina
Il giorno successivo all'11 settembre 2001, le testate giornalistiche statunitensi cercano parole non abusate che in qualche modo possano esprimere l'indicibile.
Più avanti, giorni e mesi dopo, ci sarà il tempo per le riflessioni e per le analisi, per le accuse e le recriminazioni, per le ipotesi complottistiche e per quelle più analitiche e dettagliate. Il 12 settembre lo sgomento si impossessa delle prime pagine dei quotidiani degli Stati Uniti, così come emerge dalla seguente rassegna.
«Attacco» forse è la parola che appare più spesso nei titoli ed è la scelta del "The New York Times"; è una delle testate che (insieme all'"International Herald Tribune") fin dall'occhiello annuncia anche il dirottamento di un altro aereo sul Pentagono, per la prima volta nella storia non bellica bersaglio di un'incursione. Da una costa all'altra degli Stati Uniti, ad ovest il "Los Angeles Times", principale quotidiano della California, fa eco con un'impostazione assai simile nella scelta dei titoli e delle immagini di apertura, che passano dal documentare il momento dell'impatto al mostrare, a fondo pagina, lo sgomento dei cittadini. Immediatamente si levano voci sulla matrice terroristica dell'attentato; più cauto il "The New York Times", che dà maggiore evidenza ai suoi effetti immediati («giorno di terrore»). Entrambi ricorrono, per i titoli principali, a caratteri corpo 96, quasi mai usati in precedenza.
Gli stessi elementi, con composizione un poco diversa, si ritrovano nella prima pagina del "The Washington Post" del 12 settembre, il cui titolo abbraccia nel suo complesso l'attacco multiplo dando rilievo (ed è uno dei pochi) al coinvolgimento di quattro diverse linee aeree. Nel fondo, tra le foto dei civili attoniti, uno dei primi riferimenti alla specifica rete terroristica indiziata della strage. Il "The Washington Post" è anche una delle prime testate a dare la notizia senza attendere il giorno dopo, facendo uscire un'edizione straordinaria già nel pomeriggio dell'11 settembre: in quel giorno, l'intero taglio superiore della prima pagina era occupato da un'immagine del velivolo che punta verso le twin towers già in fiamme, sebbene il titolo desse maggiore evidenza al Pentagono (Terror hits Pentagon, World Trade Center).
Ancora più descrittivo, come di consueto, appare "The Wall Street Journal", forse il quotidiano internazionale di maggior diffusione negli Stati Uniti: niente immagini e molte parole che si soffermano a lungo sugli avvenimenti; il solo elemento figurativo è rappresentato da una piccola infografica monocroma in spalla, per dare un essenziale ragguaglio circa la geografia degli attacchi combinati.
All'estremo opposto il tono comunicativo di altre due tra le testate di maggior diffusione negli Stati Uniti: sia "Usa Today", sia la "Metro Edition" del "New York Post", puntano a far leva sull'emotività: parlano di un «atto di guerra», con titoli a caratteri cubitali e la fotografia del doppio impatto aereo quasi a pieno campo, evocando, con la massima immediatezza possibile, scenari bellici.
Questa impostazione grafica si avvicina a quella delle varie edizioni straordinarie o 'speciali' che vengono diffuse immediatamente per le strade, dal quotidiano conservatore "The Washington Times" al sensazionalismo del "San Francisco Examiner" che inveisce «Bastardi!» e già parla di un'America che non sarà più la stessa («a changed America»).
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2. Reazioni di orrore nei quotidiani
L'«orrore», a cui si affida l'asciutto titolo del "The Washington Times", viene declinato in diverse forme in testate distanti geograficamente e culturalmente. Parlano di «terrore» le edizioni speciali sia del "Concord Monitor" nel New Hampshire, con oltre cento anni di reputazione alle spalle, sia del 'giovane' quotidiano in spagnolo "el Nuevo Herald", fondato negli anni Settanta a Miami e diffuso soprattutto in Florida e nell'area caraibica, con una prima pagina che sembra listata a lutto.
Ad ogni longitudine del vastissimo territorio statunitense, il linguaggio si fa duro e tragico: "The Atlanta Constitution" (Georgia) grida all'«infamia» («outrage»), "The Baltimore Sun", il principale giornale del Maryland, parla di devastazione; è successo qualcosa di abnorme e di «impensabile» («unthinkable»: così "The Salt Lake Tribune", quotidiano dello Utah il cui controllo all'epoca era appena passato dagli eredi del senatore cattolico Thomas Kearns, uno dei primi proprietari, a un gruppo editoriale).
Altri giornali già estendono all'intero Paese le conseguenze dell'attentato: per il foglio cristiano "The Christian Science Monitor" di Boston (Massachusetts), voce di un'organizzazione no-profit legata alla comunità scientista, l'intera nazione vacilla; vi è chi non esita a definire l'11 settembre il giorno più triste e oscuro, come "Detroit Free Press", principale quotidiano del Michigan.
Rapidamente compaiono reazioni di rabbia (in Virginia "The News Leader" titola «Unyelding anger», collera inflessibile) e viene data evidenza alle dichiarazioni del Presidente Bush nel discorso alla nazione pronunciato la sera dell'11 settembre: lo Special report del "The Des Moines Register", storica testata dell'Iowa, fa riferimento all'intenzione di «contrattaccare», "The Clarion-Ledger" (giornale del Mississippi caratterizzato dal grande formato, affrancatosi da qualche decennio dalle antiche posizioni segregazioniste o comunque ostili alla comunità afroamericana) parla del giuramento di George W. Bush di trovare vendetta per gli atti terroristici; tuttavia, queste parole utilizzate nei titoli non sono quelle effettivamente pronunciate dal Presidente, che piuttosto aveva parlato di sviluppare i piani d'emergenza del governo, di indirizzare risorse alla scoperta dei responsabili per fare giustizia, di non sospendere le normali funzioni del Paese, di ferma condanna agli attacchi, di alleati nella ricerca di pace e sicurezza nel mondo, infine di cordoglio e preghiera.
Maggiormente fedeli alle dichiarazioni presidenziali - e infatti virgolettati - sono i titoli di "Chicago Tribune" (il più diffuso nell'area del Midwest), "Austin American Statesman", "The Daily Californian", "Orlando Sentinel", "Rocky Mountain News" e di molti altri giornali, che riprendono uno dei passaggi più duri di Bush, sul male e su quanto di infernale può produrre la natura umana: «Today, our nation saw evil, the very worst of human nature».
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3. Le scelte editoriali dei settimanali
Concludiamo la nostra rapida carrellata con una nota a parte per i principali magazine del Paese. Anche in questo caso nelle copertine prevalgono nettamente le immagini, ma con implicazioni diverse. "Time" si affida all'impatto visivo del momento della conflagrazione, con una immagine davvero 'esplosiva' che parla senza titoli e per la sua sola potenza; a distanza di 16 anni, il settimanale racconterà in un articolo, nelle parole dell'autore dello scatto, la nascita quasi casuale di quella sua copertina. Nel dicembre 2001, invece, la copertina del settimanale tradizionalmente dedicata alla "Persona dell'anno" sarà per Rudolph Giuliani, in riconoscimento del suo operato quale sindaco della città principalmente colpita dagli attentati, New York.
Scelta grafica di tutt'altro segno quella di "People", nata negli anni Settanta da una 'costola' di "Time" per un pubblico più popolare, a cui offrire articoli di cronaca leggera, su spettacolo e celebrità, senza rinunciare al bilanciamento degli argomenti e alla qualità degli editoriali. La sua uscita del 24 settembre sarà una tra le più vendute nella storia della rivista, probabilmente anche grazie a una copertina riflessiva, che guarda ai fatti da un'imprecisata lontananza: l'aereo sembra immobilizzato un istante prima dell'impatto, ma il fumo della prima esplosione già abbraccia lo skyline della città; l'inquadratura, la sgranatura, i toni seppiati dell'immagine la fanno somigliare a un dipinto o alla foto di un libro di storia, ed è alla storia infatti che la data dell'11 settembre si consegna.
La scelta di distacco e analisi è portata alle estreme conseguenze, sempre il 24 settembre, dall'uscita del settimanale "The New Yorker", noto per la grafica raffinata delle sue copertine, alle quali la testata stessa dedica sul suo sito una speciale sezione. In questa occasione, del tutto in controtendenza, viene riproposto non l'attentato ma ciò che lo precede: le torri gemelle del World Trade Center, nella loro iconica integrità, neri fantasmi su fondo nero a ricordare ciò che era e avrebbe potuto continuare ad essere. La pagina essenziale e luttuosa, anche in memoria delle vittime, invita al silenzio, proprio mentre nel mondo si moltiplicano le reazioni. Gli esiti di queste reazioni, com'è ben noto, hanno dato forma alla storia e alla geopolitica mondiale degli ultimi vent'anni.
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4. Riferimenti e approfondimenti bibliografici
Delle testate citate, sono consultabili nel Polo bibliotecario parlamentare le seguenti, in ordine alfabetico:
- "(The) Historical Washington Post" (Accesso alla banca dati in abbonamento dalle postazioni al pubblico in sede)
- "International Herald Tribune" (Senato: Giorn. 317; Camera: PG 0195; selezioni sono accessibili tramite varie banche dati in abbonamento dalle postazioni al pubblico in sede)
- "(The) New York Times" (Senato: Giorn. 506; Camera: PG 0322; accesso alla banca dati in abbonamento "Historical New York Times with Index" dalle postazioni al pubblico in sede)
- "(The) New Yorker" (Senato: Giorn, 552)
- "Time" (Atlantic overseas edition: Senato: Giorn. 486; selezioni da questa edizione e da quella statunitense sono accessibili tramite varie banche dati in abbonamento dalle postazioni al pubblico in sede)
- "(The) Wall Street Journal" (Camera: PG 0363)
Per dettagli su coperture cronologiche, ulteriori accessi digitali, localizzazione di questi e altri giornali, anche statunitensi, rinviamo al Catalogo dei giornali scaricabile dalla homepage della Biblioteca.
Si suggerisce inoltre la ricerca nel Catalogo del Polo bibliotecario parlamentare e nelle banche dati consultabili dalle postazioni pubbliche della Biblioteca.