L'apertura al pubblico dell'Archivio storico fa seguito al suo rilancio avvenuto, nella presente legislatura, attraverso le ripensate collane dei Discorsi parlamentari, dei Dibattiti storici, dei Repertori biografici e dei Carteggi, che si sono avvalse del prezioso lavoro del personale del Senato e della collaborazione di alcuni tra i più importanti storici dell'Italia dell'Otto e del Novecento.
Quest'evento, per altro verso, segna anche la prima tappa di un più ambizioso programma di valorizzazione delle strutture culturali del Senato che porterà, nel corrente anno solare, all'inaugurazione della nuova sede della Biblioteca in piazza della Minerva intitolata alla memoria del Presidente Giovanni Spadolini, nonché del Centro d'informazione e documentazione.
L'inaugurazione dell''Archivio rappresenta un momento rilevante non solo per il suo significato contingente, ma anche per la più complessiva storia dell'Istituzione. Sin dai suoi esordi, infatti, il Senato del Regno, pur disponendo di una struttura amministrativa esigua, produsse una documentazione notevole per mole e per importanza archivistica: verbali dei Consigli di presidenza e dei Comitati segreti, degli Uffici e delle Commissioni, incarti della Segreteria, della Questura, della Biblioteca.
Il saggio che introduce questa Guida ricostruisce la storia di queste carte, spiegando convincentemente come alla crescita del patrimonio documentale non avesse sempre corrisposto un'analoga cura per la sua conservazione. A questa "legge" vi sono state solo due eccezioni notevoli, rappresentate dalle carte della Real Casa e da quelle del Senato riunito in Alta corte di giustizia.
Il Senato italiano - eccezione negativa nell'ambito delle istituzioni parlamentari europee - non aveva individuato né un luogo destinato alla conservazione della sua documentazione d'interesse storico né un responsabile dei propri archivi. In tal senso, la continuità del personale amministrativo che, salvo rari casi, riuscì ad attraversare indenne il passaggio dal fascismo alla Repubblica, contribuì a trasferire alla nuova stagione istituzionale l'antico disinteresse per la memoria storica dell'Istituzione.
Una prima svolta rispetto a questo stato di cose si è verificata solo nel decennio passato, quando sono stati avviati i lavori di inventariazione di alcuni fondi del Senato del Regno. Sulla scia di queste prime iniziative, nei primi anni della legislatura corrente, sono state poste le basi per il riordino delle carte del periodo repubblicano e delle commissioni d'inchiesta bicamerali spettanti al Senato.
E' stato anche possibile acquisire un piccolo ma significativo fondo di Vincenzo Gioberti e le carte di alcuni tra i maggiori protagonisti della storia politica della Repubblica come Fanfani. Mi auguro che assai presto l'Archivio possa avvalersi di altri fondi di fondamentale importanza storico-archivistica, tra i quali quelli di Leone e De Martino. Infine, è attualmente allo studio un ambizioso progetto di collaborazione con altri archivi pubblici e privati depositari di documenti rilevanti per la storia politica del nostro Paese al fine di consentire agli studiosi, attraverso Internet, di poter integrare le informazioni provenienti da carte conservate in differenti luoghi.
Tutto ciò è stato possibile grazie alla collaborazione tra la Presidenza e l'Amministrazione. Il mio personale ringraziamento va, in particolare, ai dottori Emilia Campochiaro e Giovanni Corradini che, con funzioni e ruoli differenti, hanno assicurato questa "rinascita", recuperando il tempo perso e trasformando in pochi anni l'Archivio del Senato in un luogo fondamentale per gli studi, non solo di storia politico-parlamentare, ma anche per quelli di natura sociale, artistica ed ammininistrativa.