A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
Suggerimenti di lettura
Suzanne Briet nostra contemporanea / Paola Castellucci e Sara Mori
L'obiettivo di Paola Castellucci e Sara Mori, autrici del libro Suzanne Briet nostra contemporanea, pubblicato nel 2022 dalla casa editrice Mimesis, è la riscoperta dell'opera Qu'est-ce que la documentation? (1951) di Suzanne Briet (1894-1989), bibliotecaria presso la Bibliothèque Nationale de Paris e scrittrice francese.
Qu'est-ce que la documentation? è il lavoro più noto di una donna visionaria, che le valse il titolo di Madame Documentation: si tratta di un libro-domanda, un agile manualetto, a ragione considerato il manifesto di una disciplina, la documentazione appunto.
Ma che cos'è la documentazione e perché è così importante parlarne in un'ottica interdisciplinare? Perché quando parliamo di 'documentazione' ci riferiamo a un complesso di attività di ricerca, elaborazione e diffusione dei contenuti informativi, tutte operazioni che costituiscono la catena documentaria alla base di ogni ambito disciplinare. Paola Castellucci riporta alla luce «un testo apparentemente solo "di servizio" ma messaggero di un percorso critico preveggente», opera di un'autrice rimasta dormiente per molto tempo, «adesso ridestata da un bacio digitale».
Prima della pubblicazione del libro di Castellucci e Mori, di Qu'est-ce que la documentation? nell'OPAC SBN esisteva la notizia di sole due copie originali conservate nelle biblioteche italiane: la prima, facente parte del Fondo Busa dell'Università Cattolica di Milano; la seconda, localizzata presso la Biblioteca dell'Associazione italiana biblioteche (AIB). Quest'ultimo è un esemplare significativo perché contraddistinto dalla presenza dell'ex libris di Vittorio Camerani, bibliotecario presso l'Istituto internazionale di agricoltura di Roma, istituto in cui la documentazione era parte delle pratiche di gestione delle risorse informative del centro.
Si potrebbe dire che Madame Documentation, testimone del cambiamento che negli anni Cinquanta del XX secolo vide la biblioteca evolvere da luogo esclusivamente deputato alla conservazione di materiale documentario a spazio di condivisione e diffusione della conoscenza, fino ad oggi sia stata un'illustre sconosciuta. Paola Castellucci, proponendo la prima traduzione italiana di Qu'est-ce que la documentation? a cura di Sara Mori, ha portato all'attenzione di un pubblico più vasto di quello della nicchia degli specialisti della documentazione e dei biblioteconomi, un'opera scritta ormai settant'anni fa e solo apparentemente datata. I lettori moderni, 'nostri contemporanei', scorrendone la godibilissima narrazione, potranno apprezzarne l'inaspettata attualità.
Se dovessimo proporre un percorso di lettura, questo sarebbe imperniato intorno al numero 3.
Tre sono infatti le voci di donne che si intrecciano nel libro, Castellucci, Mori e Briet.
Tre sono le sezioni di cui si compone strutturalmente il libro Suzanne Briet nostra contemporanea: nel primo capitolo, Suzanne Briet, Sleeping Beauty, è Paola Castellucci a introdurci in questo viaggio pioneristico nel campo delle scienze dell'informazione e della documentazione; il secondo capitolo ospita la traduzione di Qu'est-ce que la documentation?, opera alla quale, non a caso, viene data la posizione centrale nel volume; il terzo e ultimo capitolo, Madame Documentation, di Sara Mori ci fornisce ulteriori chiavi di accesso riguardanti la vita e il pensiero della Briet.
Il secondo capitolo è dunque lo spazio riservato a Suzanne Briet e alle sue parole.
A sua volta, con un 'effetto matrioska', tripartito è proprio il breve testo di 48 pagine di Qu'est-ce que la documentation? e, ognuna delle tre parti, è significativamente dedicata a un collega dell'autrice.
Una tecnica del lavoro intellettuale omaggia Julien Cain, amministratore generale della Bibliothèque Nationale de France. Qui la Briet definisce la documentazione come scienza e tecnica, circoscrive il proprio ambito disciplinare di servizio - ma non servile -, invitando il lettore a ricercarne, insieme a lei, le radici storiche; ed ecco allora che la documentazione stessa diventa una «linfa primordiale che farà crescere la scienza [...] silenziosa tra i diversi modi del pensiero, tra ipotesi e spiegazioni; "serve", senza essere subalterna».
La seconda sezione, Una specifica professione, è dedicata a Louis Ragey, direttore del Conservatorio di arti mestieri (a cui faceva capo l'Institut National de Tecniques de la Documentation fondato proprio da Suzanne Briet nel 1950). L'autrice si concentra sulle specifiche professionalità che hanno come mission elettiva la trasmissione della conoscenza e accosta alla documentazione la figura dell'homo documentator, «un tecnico specializzato» portatore di saperi e di competenze altamente specialistiche; è qui che la documentazione assume uno statuto disciplinare autonomo e si distingue dall'ambito biblioteconomico, che le è certamente contiguo ma non sovrapponibile: infatti, l'homo documentator non può limitarsi a considerare 'conoscenza' quell'insieme di informazioni che viene veicolato in modo esclusivo dalla 'forma libro', ma deve occuparsi del documento, a prescindere dal formato in cui esso si presenta. «I documentalisti devono selezionare, comprendere, tradurre, interpretare, utilizzare i documenti», per questo secondo Madame Documentation è fondamentale puntare alla loro formazione. Ribaltando così la visione tradizionale, la Briet spinge il lettore a una riflessione, oggi più che mai attuale, sulle professioni che gravitano intorno alla diffusione della conoscenza.
Infine, Una necessità del nostro tempo, la terza e ultima parte, è dedicata a Charles Le Maistre, figura autorevole nel campo della documentazione in quanto prese parte a importanti progetti di standardizzazione e fu tra i fondatori dell'International Organization for Standardization (ISO). Una volta esaurito il discorso sulla formazione dei documentalisti, la Briet coglie una delle necessità impellenti del proprio (e del nostro) tempo: dopo aver tracciato un profilo dei centri di documentazione allora esistenti e, a seguire la descrizione delle attività degli organismi nazionali e internazionali che si occupano di documentazione, si concentra sull'importanza di costruire una rete che ne permetta lo sviluppo.
Ma Qu'est-ce que la documentation? ha anche un altro punto di forza: la scrittura femminile e autobiografica della sua autrice. Ovviamente, e non potrebbe essere altrimenti, quella di Madame Documentation non è un'autobiografia riconducibile alla forma tradizionale di questo genere letterario ma si presenta come un dizionario enciclopedico di ricordi e frammenti di vita. Qu'est-ce que la documentation? è allora uno strumento di reference che sdrammatizza la valenza storica e simbolica dell'autobiografia, disinnescandola in partenza. La voce di donna che rende il testo unico, se in passato poteva essere stato motivo di oblio, oggi ne diventa uno dei motivi di forza e attualità.
Ma allora, se il "docuverso" è composto da un insieme eterogeneo di documenti, «una stella è un documento?» Alla fine della lettura di Suzanne Briet nostra contemporanea il lettore potrà sicuramente rispondere alla domanda di Paola Castellucci.
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