A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
Eventi
Digital library, la biblioteca partecipata. Milano, 12-13 marzo 2015
Quello tenutosi al palazzo delle Stelline nelle giornate del 12 e 13 marzo è stato il 20° convegno per bibliotecari organizzato nella sede del palazzo delle Stelline a Milano prima dalla rivista "Biblioteche oggi" e ora dall'Associazione Biblioteche oggi, un appuntamento dunque ormai tradizionale e di assoluto rilievo per il mondo bibliotecario italiano.
Quest'anno il convegno è stato dedicato al tema Digital library, la biblioteca partecipata. Collezioni, connessioni, comunità e ha portato all'attenzione dei bibliotecari numerose questioni che, in questa fase storica di crisi e opportunità per il settore, stanno appassionando e impegnando i bibliotecari nella comprensione dei processi in atto e nell'azione di valorizzazione delle funzioni delle biblioteche all'interno dei nuovi scenari della conoscenza.
Le due giornate si sono articolate in sessioni principali (alcune delle quali parallele), numerose iniziative collaterali, nonché workshop aziendali.
Il programma principale si è aperto la mattina del giovedì con una sessione dedicata a "Scenari e tendenze", introdotta da Donna Scheeder, la President-Elect dell'IFLA (International Federation of Library Associations and Institutions), e si è circolarmente chiuso con una sessione pomeridiana del venerdì su "Le biblioteche digitali tra modelli alternativi e servizi digitali".
All'interno di questa cornice, che ha in qualche modo tirato le fila delle tematiche principali affrontate durante il convegno, si sono svolte altre quattro sessioni, due il pomeriggio di giovedì e due nella mattinata di venerdì. Le prime due sessioni parallele si sono rivolte nello specifico alle biblioteche pubbliche e a quelle accademiche, proponendo un approfondimento sulle esperienze e sulle soluzioni di digital library che sono state portate avanti in questi contesti. Le altre due sessioni parallele sono state invece dedicate rispettivamente a "Nuove forme di accesso alla conoscenza e strategie di convergenza" e al tema "Un libro è un libro, ovvero come evitare gli integralismi a favore della carta o del digitale".
In questo ricchissimo programma si riconoscono alcuni fili conduttori attorno ai quali si sono sviluppati riflessioni e dibattito. Un tema caldissimo è stato certamente quello del libro digitale e del suo impatto sulla lettura e sull'apprendimento da un lato, e sulle modalità di accesso e fruizione attraverso le biblioteche dall'altro. Sul primo approccio hanno offerto i propri punti di vista in particolare Luca Ferrieri e Roberto Casati; nello specifico, il primo si è soffermato su alcune caratteristiche insostituibili del libro cartaceo, il secondo ha declinato le potenzialità della lettura di un testo complesso su un supporto monofunzione rispetto ai processi di apprendimento, sul piano lessicale, emotivo, intellettivo e di immaginazione. Sulle nuove modalità di accesso e fruizione degli ebook e sulle loro ricadute sui servizi offerti dalle biblioteche hanno portato il loro contributo Gino Roncaglia (qui le sue slides), Giulio Blasi e Francesco Mazzetta. Tutti si sono soffermati - con approcci in parte diversi - sulle possibilità di riduzione dei rischi e di massimizzazione delle opportunità legati a questi e altri modelli, allo scopo di preservare il meglio del mondo del libro cartaceo e di quello digitale. All'interno dello stesso orizzonte concettuale si sono mossi anche i partecipanti alla sessione del venerdì mattina dedicata specificamente a questo tema.
Un altro tema che ha attraversato trasversalmente tutte le sessioni è quello della cooperazione e delle sue nuove e diverse declinazioni stimolate dalle esperienze di costruzione della biblioteca digitale. Ne ha parlato in particolare Annamaria Tammaro nella sessione introduttiva, ma questo tema è stato ampiamente sviluppato anche nella sessione dedicata alle biblioteche pubbliche, in particolare da Valeria Baudo che ha affrontato il tema della gestione delle community online (qui le sue slides), da Virginia Gentilini che ha raccontato un'esperienza di cooperazione nella comunicazione dei servizi digitali delle biblioteche pubbliche, e nella sessione sulle biblioteche accademiche, in particolare nel racconto dell'esperienza di convergenza tra università e territorio del progetto di Polo di biblioteca digitale a Villa Forno proposto da Maurizio di Girolamo. Un ulteriore punto di vista sulla cooperazione lo ha portato nella sessione sulle "Nuove forme di accesso alla conoscenza e strategie di convergenza" Klaus Kempf, responsabile della biblioteca digitale della Bayerischen Staatsbibliothek, con una bella relazione sulla condanna alla collaborazione forzata che la biblioteca digitale porta con sé.
Il tema della cooperazione può essere considerato anche il punto di riferimento teorico delle riflessioni sulla partecipazione come possibilità aperta dalle caratteristiche dell'ambiente digitale, di cui hanno parlato in particolare Andrea Zanni nel suo intervento dal titolo "Costruire comunità: le biblioteche digitali partecipative nell'epoca di Wikipedia" (qui le sue slides), Anna Busa con un intervento sulle tecnologie partecipative connesse alla biblioteca digitale, e Maria Stella Rasetti in un contributo dedicato ai makerspaces in biblioteca come spazi di connessione e partecipazione.
L'altra faccia della medaglia della partecipazione è risultata essere quella dell'apertura e della condivisione dei dati, un tema anch'esso ampiamente trattato durante il convegno, in particolare dai contributi di Maria Cassella e Nicola Cavalli nella sessione dedicata alle biblioteche accademiche, e di Tiziana Possemato e Ivo Contursi nella sessione incentrata sulle nuove forme di accesso alla conoscenza. Ciascuno di questi interventi ha messo in luce usi, strategie e prospettive dell'utilizzo dei dati aperti e collegati per migliorare l'accesso ai contenuti bibliografici e portare le collezioni bibliotecarie all'interno della rete di relazioni del Web semantico.
Al rapporto tra Open Data e Open Access (Quali convergenze, quali divergenze?) è stata dedicata anche una specifica sessione collaterale nella mattina di venerdì 13 marzo. La possibilità di disporre di dati "aperti" e riutilizzabili interessa già da qualche anno non solo il settore pubblico, per le crescenti esigenze di trasparenza nei confronti dei cittadini, ma anche il mondo delle edizioni scientifiche che sempre più spesso, a corredo degli studi pubblicati, dispongono dei set di dati su cui tali ricerche si basano. Sono state pertanto proposte interessanti rassegne di risorse di rete di variogenere: dai repository di dataset aDBPedia, progetto che estrae da Wikipedia dati semi-strutturati per consentire agli utenti finali interrogazioni complesse (è solo uno dei molti esempi proposti da Andrea Gazzarini; qui le sue slides), fino ai progetti del Cineca per favorire la disseminazione aperta dei risultati della ricerca scientifica (illustrati da Paola Gargiulo, che ha messo in rete le sue slides). Carlo Bianchini ha invece coniugato il concetto di "apertura" con le modalità di strutturazione dei dati bibliografici nella più aggiornata prassi catalografica, sottolineandone l'incidenza nell'organizzazione complessiva delle biblioteche come sistemi di servizi la cui valenza politica, sociale e culturale andrebbe più attentamente considerata (qui le slides).
Non sono mancate riflessioni su ruoli e funzioni dei bibliotecari in questo orizzonte in profondo mutamento, nel quale i bibliotecari sono chiamati in particolare a potenziare e a mettere a disposizione del contesto digitale le loro competenze in tema di information literacy (come ci ha ricordato Alessia Zanin-Yost) per rendere accessibili a tutti anche contenuti complessi come quelli giuridici (vedi la relazione di Fernando Venturini) e interagire costruttivamente con altre professionalità dentro spazi condivisi (secondo le suggestioni portate da Tommaso Paiano in merito agli spazi di coworking).
Interessanti pure le relazioni dedicate alla bibliometria, che soprattutto negli ultimi anni si sta affermando anche in Italia come uno dei più promettenti filoni d'indagine. In ottica bibliometrica, le esperienze di digital library partecipative consentono di disporre di dati e di indicatori utili - ed alternativi ai classici indici citazionali - per monitorare l'utilizzo e valutare l'impatto delle pubblicazioni scientifiche, come è emerso dalle relazioni di Nicola Cavalli e di Massimiliano Carloni.
Si è trattato in definitiva di due giornate dense di riflessioni, analisi e confronti, in taluni casi anche accesi, che certamente hanno offerto a tutti i partecipanti strumenti e spunti da portare con sé nel lavoro quotidiano delle biblioteche nelle quali operano. Ne è testimonianza anche il vivace resoconto del convegno (Stelline 2015: la digital library pubblica) proposto proprio in questi giorni da Enrico Francese e Chiara Rebuffi su "AIB notizie. L'informazione dell'Associazione italiana biblioteche".