A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
I senatori di diritto e a vita
Carlo Rubbia
Abstract
Ottanta le primavere compiute quest'anno, trentadue le lauree Honoris Causa, 546 le pubblicazioni scientifiche censite dalla Pontificia Accademia delle Scienze; due i figli, due le medaglie d'oro come benemerito della scuola della cultura e dell'arte (1983) e della scienza e della cultura (2000); 8398, il numero dell'asteroide che gli è stato intestato; e, naturalmente, un premio Nobel per la Fisica. Questi i numeri di Carlo Rubbia, nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 30 agosto 2013 (insieme a Claudio Abbado, Elena Cattaneo, Renzo Piano).
2. Gli anni Ottanta e il premio Nobel
6. Bibliografie delle opere consultate
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"Ho vissuto a cavallo di due secoli, conosciuto una quantità innumerevole di persone e tra queste menti geniali come Enrico Fermi, Niels Bohr, Richard Feynman, Wolfgang Pauli. [...] Ho imparato che la vita è un recipiente, devi considerarlo sempre mezzo pieno. [...] Ho sempre prediletto il domani rispetto all'oggi e mi è sempre piaciuta l'invenzione" (Cresto-Dina, 2014).
Nato a Gorizia il 31 marzo 1934 da un ingegnere elettronico e una maestra elementare, Carlo Rubbia ha condotto i primi studi in Friuli. Dei suoi primi anni dichiara: "Sono nato in un tempo di tragedia in cui non potevi non essere ottimista […]. Mi hanno educato alla libertà e alla conoscenza" (Cresto-Dina 2014).
Iscritto alla Facoltà di Ingegneria di Milano, dopo qualche mese si trasferisce alla Scuola Normale di Pisa, dove si laurea in Fisica nel 1956 con una tesi sui raggi cosmici. Col suo relatore Marcello Conversi partecipa allo sviluppo di nuovi strumenti e alla realizzazione del primo rilevatore di particelle di gas.
Anni dopo, quel periodo di formazione sarà ricordato così da Giorgio Salvini: "è una esperienza di grande interesse vivere insieme a Carlo Rubbia, in laboratorio, per anni. Infatti ha un carattere forte e a volte ostinato; è un vulcano di idee di alto livello e di prospettive estreme, ma è capace però di piombare sui fatti sperimentali con estremo realismo. Ha una capacità di lavoro enorme. Io decisi di associarmi a lui nel 1977, ma in realtà lo seguivo con grande interesse (e grandi speranze per la fisica italiana) dal 1953 quando fu anche mio studente a Pisa: aveva come oggi una pertinacia e una audacia intellettuale che era difficile imbrigliare" (Caprara, 2009). E Rubbia sembra confermarlo: "La conoscenza è basata sull'incertezza, sui traguardi che appaiono impossibili, sulle piccole cose che scorgiamo lontanissime, indefinite e spaventose ma che ci attraggono come un magnete. Solo gli intrepidi e gli avventurieri le vedranno da vicino. Il mondo è stato cambiato dall'eccezione, non dalla media" (Cresto-Dina 2014).
Si specializza negli studi sugli acceleratori di particelle alla Columbia University di New York, dove esegue esperimenti sulle interazioni deboli, una delle forze fondamentali dell'universo.
Dal 1960 inizia l'attività presso il CERN (Conseil européen pour la recherche nucléaire) di Ginevra, il principale centro europeo di ricerca per la fisica delle particelle, occupandosi di ricerca e sviluppo del Ciclotrone di Nevis sulle particelle elementari, del decadimento e della cattura nucleare dei mesoni.
Dal 1970 al 1988 tiene docenze semestrali come Higgins Professor ad Harvard, dividendo per quasi vent'anni la sua vita tra il Massachussets e Ginevra.
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2. Gli anni Ottanta e il premio Nobel
Nel 1983 scrive l'introduzione ad un libro su nascita ed evoluzione dell'universo (Barrow - Silk, 1983). La sua posizione di apertura alla fede, o almeno a una superiore intelligenza, non è scontata per un uomo di scienza. Eppure è proprio all'osservatore della natura che si schiudono le porte della trascendenza: "La natura è costruita in maniera tale che non c'è dubbio che non sia costruita così per un caso. Più uno studia i fenomeni della natura, più si convince profondamente di ciò. Esistono delle leggi naturali di una profondità e di una bellezza incredibili. Non si può pensare che tutto ciò si riduca a un accumulo di molecole. Lo scienziato in particolare, riconosce fondamentalmente l'esistenza di una legge che trascende, qualcosa che è al di fuori e che è immanente al meccanismo naturale. Riconosce che questo 'qualcosa' ne è la causa, che tira le fila del sistema. È un 'qualcosa' che ci sfugge. Più ci guardi dentro, più capisci che non ha a che fare col caso " (Ferri, 1987). "È un ordine delle cose. Chi vuole è libero di pensare che si tratti di Dio. Non c'è molto altro da dire" (Cresto-Dina, 2014). Ne deriva un imperativo morale: "L'uomo di scienza osserva la natura nella sua forma più perfetta, e deve farlo con intelligenza, modestia, bontà. […] Lo scienziato può osservare e apprezzare qualcosa di sublime. E non lo registra solo per sé. Ha il dovere di trasmetterlo a tutta la gente del mondo" (Ferri, 1987).
Riceve il Nobel all'età di cinquant'anni, nel 1984, insieme all'ingegnereolandese Simon van der Meer. L'idea premiata, risalente già agli anni Settanta e che van der Meer aveva contribuito a realizzare tecnicamente, era stata quella di trasformare un acceleratore di particelle, già esistente, in modo da far collidere fasci di protoni e di antiprotoni: grazie a ciò, un esperimento del 1983, condotto presso il CERN sotto il suo coordinamento, aveva dimostrato - e con grande precisione sui valori attesi - l'esistenza dei bosoni vettori che trasmettono l'interazione debole, così confermando la teoria dell'unificazione della forza elettromagnetica. Nella presentazione ufficiale del premio Nobel si legge che questa scoperta "costituirà nella storia della fisica quello che sono state la scoperta delle onde radio e del fotone di luce, messaggero dell'elettromagnetismo". Lui però si schermisce, ricordando come al CERN coordinasse un'équipe di oltre 100 fisici: "La ricerca è sempre un lavoro di squadra" (Cresto-Dina, 2014).
L'assegnazione del Nobel, avvenuta quando stava già progettando il LEP (un collisionatore a elettroni e positroni) non lo coglie del tutto di sorpresa, eppure minimizza: "Uno scienziato quando lavora non pensa ai riconoscimenti. Non ragiona come un atleta alle Olimpiadi che ha come obiettivo la medaglia d'oro. La ricerca è motivata dal piacere e dal divertimento. Il piacere che si prova ad essere l'unica persona al mondo ad avere una risposta, di essere in possesso di una verità che nessun altro in quel momento sa, è il premio infinitamente più importante di qualsiasi altro" (Cresto-Dina, 2014).
Rubbia racconta di avere appreso della designazione ascoltando la radio durante il tragitto in taxi per l'aeroporto di Milano Malpensa, vedendosi poi offrire la corsa e una stretta di mano dall'emozionato tassista. E commenta con ironia: "Quando ti capita una tegola del genere sulla testa è come essere percosso da una forza centuplicata. Un premio Nobel deve sapere tutto e su tutti. Almeno questo si aspettano gli altri. […] Quando prendi un premio Nobel nel bel mezzo del cammin della tua vita, hai ancora un sacco di cose da fare. Ma come le fai? La ricerca è fatta di errori, di ripensamenti, di cambiamenti di rotta. […] Ma se sei un Nobel devi sempre dire la cosa giusta, e la tua produttività non può fermarsi". D'altra parte, il Nobel "è l'unico premio che ti dà un'influenza politica. [...] E quindi hai la possibilità di fare cose utili e necessarie per la ricerca, per i giovani e per la comunità scientifica" (Cresto-Dina, 2014).
Da italiano che ha sempre vissuto all'estero, il suo impegno scientifico si coniuga anche con un'idea di rilancio del ruolo dell'Italia nel mondo, che lo vedrà protagonista di progetti con l'obiettivo di facilitare il rientro in Italia dei "cervelli in fuga": in questi anni è infatti anche membro di un Comitato Scientifico creato dall'Eni per coordinare progetti di ricerca cui partecipino scienziati italiani che operano in tutto il mondo (Pieroni, 1986). "Incontro scienziati italiani di primo livello come ruolo e funzioni ovunque vado: negli Stati Uniti, in Cina e Giappone, in Australia e in Cile. In Italia è difficile fare ricerca applicata. Mancano strutture e un sistema di carriera semplificato" (Cresto-Dina, 2014).
Nel 1985 riceve l'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce della Repubblica italiana.
Dal 1986 al 1994 crea e presiede il Laboratorio di Luce di Sincrotrone di Trieste, che usa fasci di particelle per esaminare, a livello sub-microscopico, la struttura dei materiali, dei virus e delle proteine.
Nel 1987, partecipando al Convegno della Società Italiana di Fisica su "Energia, Sviluppo e Ambiente", è nel panel dei firmatari di una dichiarazione - che troverà ampio seguito tra i fisici italiani, riscuotendo centinaia di sottoscrizioni - per mantenere in Italia un'opzione nucleare civile, in considerazione delle dimensioni planetarie del problema energetico, strettamente legato alle questioni di sviluppo demografico, sociale, economico e culturale delle moderne società; un'opzione capace di rispondere più al problema dei rifiuti che alle esigenze militari (La crisi energetica…, 2007).
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Dal 1989 al 1993 dirige il CERN di Ginevra, che in quegli anni sviluppava tra l'altro la rete informatica di comunicazione che avrebbe portato alla nascita di Internet - ma a questo riguardo puntualizza ironico: "Il mio unico merito nella nascita del web è non essermi opposto" (Luna, 2012).
Nel 1992, insieme a Piero Angela, scrive un libro dedicato ad Edoardo Amaldi, altro pioniere della fisica sperimentale in Italia, promotore del CERN e presidente dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN) dopo aver contribuito alla nascita dell'ente.
Nel 1994 è a capo dell'International Center for Theoretical Physics di Trieste. Nel 1995, in una tavola rotonda sulla politica energetica italiana, propone una collaborazione italo-tedesca nei programmi di fusione. Il dialogo a distanza con la Germania continuerà oltre dieci anni dopo, con la sua partecipazione ad un incontro promosso dall'ambasciatore d'Italia a Berlino "per la costituzione di un gruppo di lavoro in grado di assistere i governi italiano e tedesco nell'elaborazione di una politica bilaterale in campo energetico, identificando le priorità dei due paesi, le possibili complementarietà e suggerendo l'elaborazione di progetti congiunti" (ANSA QN 30/05/2007).
Dal 1996, presso il CERN, lavora all'esperimento TARC per studiare il comportamento di alcuni particolari atomi nelle reazioni di fissioni nucleare. Ne deriva il progetto-base di quello che dal suo nome sarà chiamato "Rubbiatron" (benché infine brevettato da una società norvegese): un innovativo reattore autofertilizzante a torio e uranio, pensato per rimpiazzare i reattori a fissione e produrre energia in modo più efficace e sicuro.
Nel 1999 è nominato, dall'allora Presidente del Consiglio Massimo D'Alema, Presidente dell'ENEA - Ente per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente, dove propone un approccio "dal basso" all'approvazione e gestione dei progetti di ricerca, iniziando col censire quelli in corso. Qui avvia inoltre iniziative come il piano TRADE (Triga Accelerator Driven Experiment, basato sull'utilizzo del Rubbiatron) per il trattamento dei rifiuti radioattivi; il progetto "Idrogeno", per la generazione e l'accumulo di idrogeno; il progetto "Phocus" per un prototipo di impianto fotovoltaico a concentrazione. Rimarrà alla guida dell'istituzione finoal 15 luglio 2005, quando le sue divergenze con il Consiglio d'amministrazione determineranno - non senza una notevole risonanza mediatica - la revoca dall'incarico.
Le sue ricerche riguardano la stabilità del protone, della fissione, della fusione nucleare controllata. Risale alla fine degli anni Novanta, anche se viene presentato all'inizio del 2001 sotto l'egida dell'ASI, l'Agenzia spaziale italiana, il "progetto 242": un motore di tipo atomico che potrebbe portare un'astronave fino a Marte dimezzando il tempo richiesto dagli attuali propulsori, usando come combustibile solo 2,5 kg di americio 242 (da cui il progetto prende il nome: un materiale rarissimo, ma che è possibile produrre).
A proposito di Marte, col consueto spirito, sogna: "È un enorme peccato che non si vada su Marte con i piedi e la bandiera. La Luna è un sasso, nulla. Marte invece ha tutto: il Nord, il Sud, l'equatore... Senza un motore a propulsione nucleare però non ce la possiamo fare. Il problema non è andare, ma tornare da Marte sulla Terra. E centrarla, la Terra... È una lunga storia" (Cresto-Dina, 2014).
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Professore ordinario di Complementi di Fisica Superiore all'Università di Pavia, collabora dal 2006 con un organismo spagnolo paragonabile all'ENEA, il CIEMAT (Centro di ricerca sull'energia, l'ambiente e la tecnologia), come consigliere speciale per la ricerca in campo energetico, sostenendo lo sviluppo del solare termodinamico ("Concentrated solar power") alternativo al sistema fotovoltaico, grazie a nuovi impianti solari "che funzionano come i motori a reazione degli aerei: riscaldando aria compressa"(Dusi, 2009).
A tale proposito aveva rilasciato amare dichiarazioni in un'intervista durante i lavori della prima Conferenza mondiale sul futuro della scienza, promossa a Venezia da Umberto Veronesi (occasione in cui è tra i firmatari di una "Carta di Venezia" per l'educazione e la ricerca scientifica): "Me ne vado in Spagna a fare quello che in Italia non mi hanno consentito di realizzare. Un nuovo impianto per sfruttare la fonte energetica del futuro: il solare termodinamico. Il nuovo solare. La stessa tecnologia che avrei voluto mettere in piedi in Sicilia, a Priolo, nei pressi di Siracusa. Visto che in Italia non si farà, sono stato prescelto per svilupparla in Spagna" (Brambilla, 2005).
Il riferimento polemico è al "Progetto Archimede", un metodo innovativo di concentrazione di raggi solari ad alte temperature (CSP), che Rubbia aveva propugnato in Italia facendolo approvare dall'ENEA già dal 2001 (ma la realizzazione sarà avviata solo nel 2006). L'idea, che evoca l'antichissima tecnologia degli specchi ustori ideata appunto dal grande matematico siciliano, è quella di generare energia tramite il calore prodotto da un impianto con grandi specchi parabolici che instradano i raggi solari su un punto focale preciso per produrre elettricità: una risorsa "verde", rinnovabile, termodinamica, più efficiente del fotovoltaico, poiché consente di accumulare l'energia raccolta durante le ore di sole grazie ad una soluzione di sali fusi utilizzata negli impianti al posto della semplice acqua (Dusi, 2009). Uno dei punti di forza del progetto starebbe nel non richiedere (anche grazie all'annunciata disponibilità di investimenti privati) grandi esborsi di denaro pubblico: se si pensa che "un ipotetico quadrato di specchi, lungo 200 chilometri per ogni lato, potrebbe produrre tutta l'energia necessaria all'intero pianeta" (Valentini, 2008), su scala più piccola "basta un quadrato di tre chilometri di lato, la lunghezza di una pista di aeroporto, per ottenere la stessa energia di una centrale nucleare" (Cianciullo, 2004).
A vent'anni di distanza dalle sue posizioni sull'opzione nucleare, il solare termodinamico appare a Rubbia un'alternativa più sicura e che pone meno problemi, tra l'altro, per la localizzazione degli impianti, lo smaltimento delle scorie, il contenimento dei costi, la sicurezza.
Nel 2007 Carlo Rubbia viene nominato membro del Gruppo dei Consiglieri in materia di Energia e Cambiamenti Climatici, istituito dal Presidente dell'Unione Europea Barroso. In Italia è inoltre Presidente della task-force sulle energie rinnovabili presso il Ministero dell'Ambiente (guidato allora da Alfonso Pecoraro Scanio) dal secondo governo Prodi. Il tema delle energie alternative del resto è sempre più centrale nella sua riflessione, anche in considerazione del riscaldamento globale dei mari: "Non sappiamo esattamente cosa accadrà. Ci troviamo dentro a un esperimento. Purtroppo siamo proprio dentro a una immensa provetta. Se ci andrà male andrà male a tutti" (Brambilla, 2005).
Nel 2008 diventa consigliere speciale per l'energia presso la Commissione Economica delle Nazioni Unite per l'America Latina (CEPAL). Nello stesso anno intavola sui quotidiani italiani un dibattito contro le posizioni di Umberto Veronesi sul nucleare, ma al di là di qualche intervento critico esprime una posizione improntata alla ricerca di un "clima sereno, attraverso un dialogo responsabile e corretto, basato sulla trasparenza e sull' evidenza scientifica" (Rubbia, 2008). Del resto, come aveva commentato anni addietro in una diversa occasione, vedendosi coinvolto in una polemica probabilmente strumentale per screditare il contributo europeo alla ricerca nel campo della Fisica, "la scienza e la ricerca sono cose troppo serie per farsi coinvolgere in vicende da cortile o da rotocalchi gialli" (Rubbia, 1987).
Nel 2011 inaugura ufficialmente, nei Laboratori nazionali del Gran Sasso dell'INFN, l'esperimento ICARUS (Imaging Cosmic and Rare Underground Signals), da lui stesso progettato, che era già attivo dal 2010 per studiare l'oscillazione del neutrino.
Nel 2013 è tra i promotori di un comitato internazionale per la ricostruzione della Città della Scienza, il polo museale di Napoli distrutto da un incendio doloso il 4 marzo 2013; insieme a lui figurano - tra gli altri - i suoi colleghi fisici del CERN Fabiola Gianotti e Guido Tonelli e i nuovi "colleghi" senatori a vita Renzo Piano e Claudio Abbado, di lì a poco scomparso.
Socio onorario nazionale dell'Accademia Nazionale dei Lincei, della Pontificia Accademia delle Scienze, della National Academy of Sciences americana, dell'Accademia Russa delle Scienze, della Royal Society e di numerose altre accademie europee e americane, è stato insignito della Legione d'onore dal Presidente della Repubblica francese.
In una recente intervista dichiara: "La scienza è un'avventura piena di dubbi, di fallimenti e di momenti di emozioni straordinarie. […] Ci resta quasi tutto da capire, è la cosa che ci differenzia dalle altre specie. […] Posso dire che la scienza ha illuminato la mia vita […]. Sono sempre curioso. Cerco ancora dentro di me lo stupore ingenuo dell'infanzia. È nel bambino che vediamo la scintilla della curiosità, nel bambino che rompe il giocattolo perché vuole sapere com'è fatto. La curiosità, non la saggezza, ha trasformato l'uomo. Se da vecchi si ha la fortuna di possedere una mente che funziona ancora, bene, una parte di essa occupatela nel tentativo di accudire il vostro spirito infantile". E la fiducia in qualcosa dopo la morte? "Non so rispondere ma il difetto non mi preoccupa. [...] Le cose sono e continueranno a essere, resterà ciò che abbiamo costruito, l'amore che abbiamo saputo offrire, l'amore che abbiamo meritato. Vado avanti come se niente fosse, imparerò quello che ancora riuscirò ad imparare. Come si dice? The show must go on, ballerò fino al giorno prima di sparire" (Cresto-Dina, 2014).
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In Parlamento Rubbia si era già trovato in qualità di rappresentante dell'ENEA, in occasione di audizioni su temi quali lo smaltimento dei rifiuti nucleari o la riforma delle strutture direttive dell'Ente. Eppure, come senatore a vita dice di sentirsi "un alieno che viene dal passato più che dal futuro" (Dell'Arti - Stellini, 2014).
Nominato il 30 agosto e convalidato in carica l'11 dicembre 2013, come senatore (qui la sua scheda anagrafica e di attività) fa attualmente parte del Gruppo Per le Autonomie (SVP-UV-PATT-UPT)-PSI-MAIE ed è membro della 7ª Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali); dal 25 settembre al 2 dicembre 2013 è stato membro della 13ª Commissione permanente (Territorio, ambiente, beni ambientali).
Ha partecipato ai dibattiti della 7a Commissione relativi alla riforma costituzionale per il superamento del bicameralismo paritario (S. 1429) e alla Legge di delegazione europea 2013 - secondo semestre (S. 1519), nonché alla conversione in legge del cosiddetto piano "Destinazione Italia" (S. 1299).
Sempre in Commissione, è intervenuto il 18 marzo 2014 sullo Schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento concernente criteri e modalità per la concessione dei contributi a favore dei periodici pubblicati all'estero (n. 82) e sullo Schema di decreto ministeriale concernente il riparto della quota del Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca per l'anno 2013 destinata al finanziamento premiale di specifici programmi e progetti proposti dagli enti (n. 85).
La sua attività ha spaziato anche in settori diversi dal mondo della ricerca scientifica: ha infatti presentato come co-firmatario un disegno di legge per la valorizzazione dell'espressione musicale e artistica nel sistema dell'istruzione (S.1365) e una mozione per il riorientamento della rete dei servizi diplomatici consolari (Atto n. 1-00187, pubblicato il 5 dicembre 2013; seduta n. 147).
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6. Bibliografie delle opere consultate
Scritti di Carlo Rubbia consultati (in ordine cronologico):
Carlo Rubbia, Presentazione a John D. Barrow; Joseph Silk, La mano sinistra della creazione: origine ed evoluzione dell'universo. Milano, Mondadori, 1983.
Id., L'infinito: riflessioni di un fisico, in L'infinito nella scienza = Infinity in science, a cura di Giuliano Toraldo di Francia. Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1987.
Id., La volpe americana e l' uva europea, "La Repubblica", 7 febbraio 1987.
Id.; con Nino Criscenti, Il dilemma nucleare. Milano, Sperling & Kupfer, 1987.
Id., Da soli non si arriva alla meta, "Vita italiana. Cultura e scienza", a. 4 (1989), n. 1, p. 149-151.
Id.; Piero Angela, Edoardo Amaldi: scienziato e cittadino d'Europa; prefazione di Giorgio Salvini. Milano, Leonardo Periodici, 1992.
Id., Energie per il domani: prospettive e problemi, in Treccani. Il libro dell'anno, 2002. Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana, 2000- , p. 305-332.
Id., La ricerca umiliata all'ENEA, "La Repubblica", 15 luglio 2005.
Id., Introduzione a Zhores Alferov, Scienza e società. Roma, Teti, c2006.
Id.,L' ultima parola deve spettare alla scienza, "Corriere della Sera", 31 maggio 2008.
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Scritti su Carlo Rubbia consultati (in ordine alfabetico):
Francesco Bei, Via Rubbia, l' Enea commissariato, "La Repubblica", 16 luglio 2005.
Lanfranco Belloni, Da Fermi a Rubbia. Milano, Rizzoli, 1987.
Daniel Bovet; Carlo Rubbia, Presentazione a Herbert L. Abrams ... [et al.], Le implicazioni mediche e sociali della guerra nucleare, a cura di Franco Biasia. Padova, GB, 1988.
Carlo Brambilla, "Il nostro pianeta è in ebollizione, solo una nuova energia ci salverà", "La Repubblica", 23 settembre 2005.
Massimo Cappon, Rubbiatron, il reattore da Nobel, "Panorama", 11 giugno 1998, p. 140-141.
Giovanni Caprara, L'avventura della scienza. Sfide, invenzioni e scoperte nelle pagine del Corriere della Sera. Milano, Fondazione Corriere della Sera; Rizzoli, 2009.
Carlo Rubbia, in Cinquantamila giorni. La storia raccontata da Giorgio Dell'Arti, [versione elettronica di] Giorgio Dell'Arti, Catalogo dei viventi 2015 (in preparazione), scheda aggiornata al 30 luglio 2014 da Lorenzo Stellini.
Antonio Cianciullo, Rubbia e la centrale di Archimede: "Così catturerò l'energia del sole", "La Repubblica", 19 maggio 2004.
Conferimento della laurea honoris causa in ingegneria elettrotecnica a Carlo Rubbia: Università degli studi di Trieste, 12 settembre 1994. Trieste, Università degli studi, 1994.
Dario Cresto-Dina, Carlo Rubbia: "Sì, cerco ancora lo stupore", "La Repubblica", 23 marzo 2014.
La crisi energetica nel mondo e in Italia. Da Enrico Fermi ed Edoardo Amaldi a oggi, a cura di Carlo Bernardini e Giorgio Salvini. Bari, Dedalo, 2007.
Lino De Benetti, [intervista a Carlo Rubbia], in Id., Verde scuro, verde chiaro. L'ecologia politica: etica, sviluppo sostenibile e democrazia. Dossier di interviste..., a cura di Luciana Del Giudice. Genova, Le Mani, 1995.
Giorgio Dragoni; Silvio Bergia; Giovanni Gottardi, Dizionario biografico degli scienziati e dei tecnici. Bologna, Zanichelli, 1999.
Elena Dusi,Rubbia: "L'errore nucleare. Il futuro è nel sole", "La Repubblica", 29 novembre 2009.
Edgarda Ferri,Intervista a Carlo Rubbia, Nobel per la Fisica, in Ead., La tentazione di credere. Inchiesta sulla fede. Milano, Rizzoli, 1987, p. 205-207.
Riccardo Luna, E i pionieri del web italiano lanciano la sfida a Google, "La Repubblica",23 ottobre 2012.
Mario Pappagallo, "Un'Authoritymondialeperlascienza", "Corriere della Sera", 22 settembre 2005.
Giuditta Parolini,voce Rubbia, Carlo, in Enciclopedia dei ragazzi. Roma, Treccani Istituto della Enciclopedia italiana, 2006.
Alfredo Pieroni, Dizionario degli italiani che contano. Milano, Sperling & Kupfer, 1986.
Marco Rossi, voce Rubbia, Carlo, in Enciclopedia Italiana - V Appendice. Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana, 1994.
Giovanni Valentini,Rubbia: "Né petrolio né carbone, soltanto il sole può darci energia", "La Repubblica", 30 marzo 2008.