A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
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Comunicare i patrimoni culturali. Roma, 16 marzo 2016
Il 16 marzo 2016, nell'ambito del programma Ispirati dagli archivi (6 giorni fitti di iniziative in tutta Italia, per sensibilizzare all'importanza degli archivi e della corretta gestione documentale), l'Associazione nazionale archivistica italiana (Anai) e l'Istituto centrale per gli archivi (Icarsi) hanno organizzato, presso la Sala Alessandrina dell'Archivio di Stato di Roma, la tavola rotonda Comunicare gli archivi nell'era di internet.
Tra gli interventi in programma, riportiamo una sintesi del contributo di Giovanni Ragone, Comunicare i patrimoni culturali, per il taglio interdisciplinare e l'apporto pragmatico all'attività di tutti coloro che a vario titolo lavorano in contesti di mediazione informativa e culturale: archivi, certo, ma anche musei e biblioteche.
Docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l'Università "La Sapienza" di Roma, Giovanni Ragone ha dedicato vari scritti, soprattutto negli ultimi anni, al tema della trasmissione dell'eredità culturale in un contesto sempre più digitale. In particolare, in un saggio su Digital Heritage: memoria, cultura, tecnologia e istituzioni ibride (in D. Capaldi; E. Ilardi; G. Ragone, I cantieri della memoria. Digital Heritage e istituzioni culturali. Napoli, Liguori, 2011, pp. 3-67) ha parlato anche del «destino delle biblioteche» e di «nuove infrastrutture delle scienze umanistiche», ponendo al vertice di queste ultime la digital library «federativa, ibrida e aperta», intesa come «ambiente di "oggetti"» (anche libri, ma non solo) «plurimediale» e radicato nel contesto, dove il contesto include Internet e le comunità di utenti che popolano la rete. In questi scritti, viene proposto un concetto di "heritage" più inclusivo rispetto a quello di "eredità culturale": un concetto che non si limita alla trasmissione o allo sfruttamento commerciale dei patrimoni, ma si propone essenzialmente come processo di trasformazione che permette di ri-mediare la cultura, creare conoscenze costruendo connessioni tra l'immaginario e gli oggetti da comunicare.
In occasione dell'incontro del 16 marzo, Ragone è partito da una domanda: come le istituzioni sono in grado di ibridarsi con l'ambiente che cambia, anche nel digitale?
Il XX secolo è stato caratterizzato dal diffondersi di una cultura metropolitana, luogo di dialogo e conflitto in cui si mettono insieme istanze diverse, ma pur sempre dominato da un modello di tipo uno-a-molti (un produttore, molti consumatori); oggi, con Internet, si sta compiendo un salto qualitativo verso la co-produzione, iniziando a costruire insieme gli "oggetti" a mezzo di "oggetti" (intendendo come oggetto la stessa Internet, in quanto mezzo di produzione). In questo contesto, fondato su una comunicazione sempre più reticolare, se non riusciamo a comunicare i nostri patrimoni - sostiene Ragone - non troveremo risorse per conservarli, come ben illustrato dal diagramma "Heritage Cycle" proposto da Simon Thurley ("By understanding [cultural heritage], people value it; by valuing it people want to care for it; by caring for it, it will help people enjoy it; from enjoying it, comes a thirst to understand; by understanding it... etc."; cfr. Into the future. Our strategy for 2005-2010, "Conservation Bulletin [English Heritage]", 2005, 49).
In particolare, le novità dell'ultimo decennio (iperaccelerazione, globalizzazione, transmedialità) impongono alle istituzioni di uscire da "dentro le mura" puntando alla smaterializzazione e al decentramento in milioni di reti di produzione.
Dunque, le sfide che Ragone individua per le istituzioni, sempre più innervate di comunicazione digitale, riguardano soprattutto:
1. permeabilità ai flussi della vita virtuale: si richiede capacità espositiva, selezione di percorsi tematici, capacità di presentare i documenti all'interno di una storia (storytelling), perché si sta comprendendo che conoscere è condizione necessaria, ma non sufficiente, per una comunicazione culturale efficace;
2. creatività come sorgente di comunicazione, memoria, ri-produzione, ri-mediazione: riconoscimento della dose di creatività insita nelle istituzioni che fanno cultura;
3. riorganizzazione in reti: la sfida, forse, più difficile per le istituzioni, e tuttavia già in corso.
Naturalmente, tutto ciò richiede di formare nuove leve di esperti dei beni culturali, che abbiano consistenti competenze tecnologiche per non doversi affidare del tutto a tecnici e ingegneri nella produzione di contenuti ad alto indice di interattività, che consentano di avvicinare soprattutto i giovani, ormai abituati ad una fruizione del web di tipo sempre più immersivo.