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Un’altra idea di Lombardia, Sala degli Atti Parlamentari, 13 giugno 2016
Promossa dalla Commissione per la Biblioteca e l'archivio storico, lo scorso 13 giugno si è svolta la presentazione di Un'altra idea di Lombardia, il volume che raccoglie i discorsi in Consiglio Regionale dal 2000 al 2005 di Mino Martinazzoli, a cura di Roberto Tagliani e Danilo Aprigliano (Brescia, Dieci Giornate, 2015). Si tratta di un volume che molto probabilmente costituisce un preludio della presentazione degli interventi parlamentari la cui pubblicazione appare piuttosto vicina.
Enrico Letta nella presentazione al volume ricorda come Martinazzoli "accettò di correre da candidato presidente per quella che era chiaramente una missione impossibile. Battere il centro destra berlusconiano nella sua roccaforte. Si prestò a quello che era chiaramente un servizio, con abnegazione e spirito di gratuità. Era un modo per lui di ridare parte di quel che aveva ricevuto da una vita intera di impegno politico nazionale ai massimi livelli. Era un modo per sviluppare ancora maggiormente il profilo di quel popolarismo autonomista che era il suo principale credo politico. Un impegno con il quale testimoniò ancora una volta l'attaccamento ai valori di libertà e autonomia tipici del suo moderno popolarismo". Letta ricorda come tanti della sua generazione scelsero di dedicare la propria vita alla politica anche per via delle parole di famosi discorsi di Martinazzoli, come quello di sfida ai socialisti sulla sfiducia al governo che portò al voto nel 1987 o quello al Congresso della Dc (febbraio 1989), che, invece di eleggere lui, si limitò ad incoronarlo con l'applauso più lungo e finì per eleggere Forlani.
Nel corso della presentazione, anche il senatore Paolo Corsini (che con Martinazzoli ha condiviso un'intera stagione amministrativa) rileva come la candidatura di Mino Martinazzoli al Consiglio Regionale della Lombardia si possa considerare addirittura come "una corsa verso la morte": quei cinque anni sarebbero stati vissuti da Martinazzoli come una sorta di vero e proprio calvario, con la consapevolezza di ciò che avrebbe dovuto affrontare in quel quinquennio, pronto a sacrificarsi.
Tra gli intervenuti, l'on. Guido Galperti ha ricordato i temi più discussi da Martinazzoli in quegli anni, con particolare riferimento al federalismo e al presidenzialismo.
Dalla seduta del Consiglio regionale lombardo del 16 giugno 2000: "Noi siamo qui per discutere di queste cose perché su queste cose si scrive il federalismo vero, se almeno la parola ha un senso non ambiguo e non appartiene alla chiacchiera dei salotti e tanto meno diventa un arnese della polemica politica, come rischia di diventare. L'assillo del federalismo: Formigoni sa quanto io sia cauto sull'utilizzo di questa parola. Preferisco di più l'idea di un rinnovato e veritiero regionalismo".
Giuseppe Pisanu si è soffermato invece su Martinazzoli come uno dei maggiori protagonisti del confronto nazionale sulle riforme costituzionali, e anche sul concetto di democrazia. In particolare, ha ricordato i suoi ragionamenti sulle ragioni per cui oggi falliscono le Nazioni, muoiono le economie e crollano le istituzioni: sulla necessità, dunque, di istituzioni politiche in grado di spingere le istituzioni economiche e finanziarie a produrre non soltanto beni e servizi ma maggiore giustizia sociale e una più equa distribuzione del potere. In sostanza, Martinazzoli invocava la superiorità morale della politica, il suo primato, il suo dominio sull'economia e la finanza.
Corsini ha inoltre citato alcuni tra i numerosi paradossi e aforismi che Martinazzoli amava utilizzare, in particolare grazie alla sua notevole preparazione filosofica e teologica. Ad esempio, quando parla di Nicodemo, il discepolo fariseo membro del Sinedrio e dottore della Legge: "la ragione sa tutto ma non sa nient'altro"; oppure, parafrasando Charleston: "ma quel signore non crede più in Dio. Eppure questo è il suo problema: non credendo più in Dio non è che non crede più a nulla, anzi, purtroppo crede a tutto".
Infine Corsini ha ricordato l'epistolario tra Martinazzoli e Norberto Bobbio e le loro discussioni sul concetto di democrazia e sul compito della politica.