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Il libro e il mercato editoriale: nuove forme e nuove strategie. Sala Capitolare, 23 ottobre 2015
Nella mattina del 23 ottobre 2015 la Biblioteca del Senato ha ospitato il seminario "Il libro e il mercato editoriale: nuove forme e nuove strategie", primo di tre incontri sulla "questione del libro" voluti dal Presidente della Commissione per la Biblioteca e l'Archivio storico del Senato, sen. Sergio Zavoli. L'idea nasce dalla necessità di un momento di riflessione in un'epoca nella quale da un lato grandi cambiamenti stanno investendo il libro nella sua natura materiale e nella sua funzione di veicolo di cultura, dall'altro da più parti si sente parlare di morte del libro e di crisi del mercato editoriale. L'incontro intendeva inquadrare il tema della composizione e degli equilibri del mondo editoriale italiano da una prospettiva storica e dal punto di vista della percezione diffusa di queste dinamiche di mercato nella società, attraverso il punto di vista dei protagonisti del settore editoriale.
Nella sua prolusione, il Presidente del Senato Pietro Grasso ha richiamato i dati forniti dall'ultimo Rapporto sullo stato dell'editoria in Italia, a cura dell'Ufficio Studi dell'Associazione italiana Editori: dati che riferiscono luci ed ombre di un mercato che con tenacia resiste alla crisi economica puntando su progetti culturali e sulla varietà dell'offerta. Il testo completo del discorso è consultabile sul sito del Senato, nella sezione Il Presidente » Discorsi.
Dopo i saluti del sen. Zavoli e l'introduzione del moderatore, sen. Lucio Romano, il primo intervento tra i relatori è stato affidato a Giovanni Solimine, professore ordinario di Biblioteconomia presso l'Università La Sapienza di Roma, che nel volume L'Italia che legge (Roma-Bari, Laterza, 2010 ma anche nel successivo Senza sapere: il costo dell'ignoranza in Italia. Ivi, 2014) ha analizzato la diffusione della lettura in relazione a un mercato editoriale in cui oltre il 90% delle copie tirate è di grandi editori e allargare le basi sociali della lettura è forse l'intento che più unisce tutti gli interlocutori nel mondo del libro. Non sono mancati accenni al tema dell'e-book, da molti considerato ancora troppo simile al libro cartaceo per rappresentare, ad oggi, una vera metamorfosi del mercato editoriale; ma su questo punto si discuterà approfonditamente nel secondo appuntamento della serie, previsto per il 27 novembre 2015.
Hanno poi preso la parola alcuni tra i principali esponenti dell'industria editoriale italiana, a partire da Giuseppe Laterza, che ha sottolineato l'esigenza di investire in cultura in un mondo in cui è da ripensare il concetto stesso di cultura, sempre più svincolata da una correlazione con i livelli di successo professionale; un mondo in cui la principale condizione per un'auspicata "bibliodiversità" sta nel fatto che nessun competitor sia cosi forte da poter fissare il prezzo.
Ginevra Bompiani (edizioni Nottetempo) ha evidenziato una divaricazione nel mercato tra le grandi concentrazioni editoriali e i piccoli e piccolissimi marchi che continuano a nascere; nel mondo della distribuzione le grandi catene di librerie hanno mostrato una flessione nell'ultimo anno, mentre nascono nuove piccolissime librerie indipendenti e prendono piede quelle comunità di lettori che in qualche modo esorcizzano la paura della solitudine indotta dalla lettura (si pensi al rinnovato successo di circoli di lettura, festival, fiere librarie ecc.). La chiave per il futuro del libro starebbe dunque nella creazione di alleanze (tra editori indipendenti, ma anche con librai indipendenti e con i lettori) e in politiche di settore che non implichino la riduzione del prezzo di copertina: una soluzione che comporta una riduzione della qualità e che tuttavia da molti viene considerata la via obbligata, come se il valore del libro fosse sempre sopravvalutato.
È la volta di Gian Arturo Ferrari, che in rappresentanza del gruppo Mondadori ha risposto ai timori a più riprese espressi riguardo la concentrazione editoriale che deriva dall'acquisizione del gruppo RCS (su cui si pronuncerà l'Antitrust) sostenendo che il problema principale del mercato editoriale in Italia sta nella sua esiguità, non nel pluralismo dell'espressione: le singole case editrici non hanno perso la loro identità e libertà entrando in gruppi che, semmai, hanno i mezzi per rilanciarne l'immagine.
Quest'ultimo aspetto è stato confermato dall'esperienza della casa editrice Einaudi - riferita da Walter Barberis - cui una maggiore solidità, grazie all'appartenenza al gruppo Mondadori, ha consentito di scegliere autori che ben rappresentano il pensiero critico italiano e non. D'altra parte, sempre Barberis ha sottolineato come, per sfatare il mito negativo della sudditanza dei marchi ai grandi gruppi, occorra non perdere di vista da un lato la necessità della cooperazione tra gli editori, dall'altro la distinzione tra la politica culturale (che obbedisce a una ideologia) e una politica della cultura intesa come confronto tra idee diverse volto al bene della comunità.
Giuseppe Strazzeri (Casa editrice Longanesi, del Gruppo editoriale Mauri Spagnol) ha poi chiamato in causa altri aspetti delle dinamiche editoriali, dall'attività di scouting, che non sempre ha il giusto risalto, alle relazioni con l'editoria non libraria e gli altri media che veicolano contenuti culturali.
Il discorso è stato riportato sulle case editrici piccole e medie da Daniele di Gennaro (Minimum Fax), che ha ricordato come il "pulviscolo" di piccoli editori sia funzionale a setacciare il mercato per far emergere nuovi autori, e da Carmine Donzelli, che ha rimarcato il ruolo dell'editore come certificatore di qualità, rivendicando l'autorialità editoriale contro le tentazioni di un self publishing che per sua natura non opera alcuna selezione dei testi pubblicati.
Sempre Donzelli, fondatore dell'omonima casa editrice, ha evidenziato come la contrazione dei fatturati nel settore rappresenti una relativa novità (finora infatti l'editoria era considerata a tendenza anticiclica rispetto ai momenti di crisi economica) e ha focalizzato le responsabilità della struttura di distribuzione, geograficamente non omogenea sul territorio nazionale e surclassata dall'inedita crescita delle librerie online: quest'ultimo, uno straordinario aspetto evolutivo ma che avviene in condizioni oligopolistiche non abbastanza stigmatizzate. E qui ha avuto buon gioco Ferrari nel rimarcare - contro le preoccupazioni espresse circa le condizioni di aggregazione editoriale, che potrebbero inibire l'accesso di nuovi attori in un mercato linguisticamente chiuso - come già oggi l'unificazione delle reti distributive di Feltrinelli e Messaggerie configuri di fatto una posizione dominante, peraltro in un settore che copre circa la metà del mercato librario, senza che ciò sia stato ritenuto inaccettabile dall'esame dell'Antitrust.
Su questo aspetto è intervenuto anche Stefano Passigli, ex senatore oltre che editore, il quale nel ribadire la generale fiducia nei confronti dell'Antitrust ha ricordato come la legge debba colpire il potenziale abuso di posizione dominante, prima che l'abuso si manifesti. L'editoria, ha sostenuto, resta comunque uno dei mestieri in cui è più facile entrare perché non richiede grandi investimenti iniziali; un mestiere che ancora richiede, più che manager, uomini di cultura; un mestiere, anche, che non riceve abbastanza sostegno pubblico, ad esempio con interventi paragonabili al FUS - Fondo unico per lo spettacolo. Poco o nulla si fa per la diffusione del libro e per le biblioteche; e - ricorda sempre Passigli - nei luoghi dove non c'è biblioteca pubblica anche la scuola è in sofferenza.
La efficace moderazione del sen. Lucio Romano, che ha costellato di osservazioni e sollecitazioni l'intero dibattito, ha poi invitato, in conclusione della mattinata, ad un secondo giro di interventi, nei quali sono state avanzate proposte anche molto puntuali e concrete per favorire il mercato editoriale italiano:
· agevolazioni fiscali per l'acquisto di libri, in analogia con il "bonus mobili" o le spese mediche;
· agevolazioni fiscali per gli affitti alle librerie indipendenti ;
· campagne di invito alla lettura (con progetti di formazione anche degli insegnanti ) che enfatizzino il suo ruolo sia per l'espressione di sentimenti ed emozioni, sia per lo sviluppo delle capacità critiche che consentono ai cittadini di orientarsi anche nella vita civile;
· campagne per la promozione del rispetto del diritto d'autore;
· limitazione agli usi riconosciuti per il self-publishing (in particolare, esclusione dei libri autopubblicati dagli elenchi dei testi accettati per la preparazione di concorsi pubblici);
· sostegno alle spese di distribuzione per l'editore che intenda donare libri a scuole e carceri;
· potenziamento delle university press, utilissime a diffondere la consapevolezza del lavoro editoriale con la partecipazione degli studenti, ma che devono essere incoraggiate a conquistare una maggior presenza sul mercato;
· rinuncia a politiche di promozione della lettura che come strumento principale prevedano la riduzione del prezzo del libro: una pratica che sacrifica i piccoli librai fino ad attentare alla libertà del mercato, ingenerando tra l'altro meccanismi perdenti di contrapposizione tra singole librerie e catene di distribuzione.
Ha chiuso i lavori il sen. Sergio Zavoli, ricordando che il verbo della speranza è il verbo fare: un'esortazione autorevole ad adoperarsi per ottenere quanto auspicato.