A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
Biblioteca 2.0
Nuovi bibliotecari per nuovi scenari: una riflessione sulle "professioni della cultura"
1. Occasioni d'incontro: verso un' "agenda digitale"
2. "Fatti, non promesse" (Napoli, 13 ottobre 2012)
3. "Stati generali" (Roma, 15 novembre; Milano, 22-23 novembre 2012)
4. Per una rinnovata coscienza professionale: verso il riconoscimento normativo
5. "Oltre la biblioteca e i bibliotecari" (Roma, 5 novembre 2012)
6. Metalinguaggi per una nuova comunicazione (Seminario CIDOC-CRM, Roma, 14 settembre 2012)
7. Riferimenti e approfondimenti bibliografici
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1. Occasioni d'incontro: verso un' "agenda digitale"
Come ormai di consueto, i mesi autunnali registrano un certo fervore nella comunità professionale che gravita intorno al mondo della documentazione: lo testimonia il moltiplicarsi, in diverse sedi, di occasioni di incontro e di aggiornamento. In questo numero di MinervaWeb proponiamo dunque non tanto il resoconto di singoli eventi o la recensione a seminari e convegni che si sono svolti nell'ultimo periodo dell'anno appena trascorso, quanto piuttosto una sintesi degli spunti che da questi sono emersi, con riferimento soprattutto all'orizzonte - in continua evoluzione - delle risorse digitali.
Un primo grappolo di questioni riguarda proprio questo orizzonte e lo porta anzi in primo piano, al punto di porre come ineludibile l'elaborazione di una "agenda digitale" delle biblioteche italiane: un possibile piano d'azione a livello nazionale, che valorizzi il ruolo di mediazione informativa delle biblioteche (con particolare riferimento a quelle scolastiche e accademiche) e coordini politiche sia per la digitalizzazione dei contenuti che per il libro elettronico.
La digitalizzazione del patrimonio informativo custodito nelle biblioteche e le più recenti politiche editoriali in ambito elettronico rappresentano in effetti due facce di una stessa medaglia, ma con connotazioni molto diverse. La prima (di cui si è più volte lamentata la parcellizzazione e dispersione) richiederebbe un coordinamento ad opera di idonee agenzie, che potrebbero anche situarsi su base regionale e decentrata; d'altro canto, sul versante a monte della filiera editoriale si avverte il rischio di far condizionare la produzione a stampa da quella digitale, segnatamente dalla logica del "pacchetto" e dell'aggregazione di set di risorse sulla base di una relativa omogeneizzazione.
2. "Fatti, non promesse" (Napoli, 13 ottobre 2012)
È partendo da queste considerazioni che Giuseppe Vitiello, in un contributo significativamente intitolato La sfida del digitale: biblioteche 2.0 o zero biblioteche?, formula la doppia proposta di meccanismi premiali per gli editori che adottino politiche eque e "tolleranza zero" nei confronti di DRM troppo rigidi.
L'intervento di Vitiello è stato centrale nel seminario Fatti, non promesse. Un'agenda per le biblioteche e i bibliotecari italiani, che ha inaugurato a Napoli, la mattina del 13 ottobre 2012, la prima Giornata nazionale delle biblioteche, organizzata dall'AIB, Associazione italiana biblioteche, di cui la Biblioteca del Senato (e MinervaWeb nel n. 11 di ottobre 2012) aveva ospitato la conferenza stampa.
Nella stessa occasione, con la relazione di Gianni Stefanini, il digitale è stato presentato come un volano per nuove forme di cooperazione che si configurino quali "reti di reti" per razionalizzare le spese e offrire servizi potenziati e innovativi, anche on demand e sulla base di una programmazione pluriennale. Ragionando in termini di fatti, come nelle premesse della giornata d'incontro, l'agenda delle biblioteche dovrebbe in questo modo includere servizi di start-up che vanno dalla condivisione di software alla progettazione di iniziative culturali, al supporto all'attività editoriale, a nuove forme di finanziamento. Da quest'ultimo punto di vista, si segnala come la stessa organizzazione dell'evento del 13 ottobre sia stata finanziata da un esperimento di crowd-funding, processo "dal basso" per un sostegno collaborativo finora relativamente inedito nel panorama bibliotecario italiano e anch'esso fondato su - e favorito da - tecnologie digitali.
Sul tema delle nuove forme di condivisione e partecipazione delle varie comunità, sociali e professionali, che entrano in relazione con le biblioteche, si annuncia anche la diciottesima edizione del convegno annuale organizzato dalla testata "Biblioteche oggi", evento che sarà ospitato dal palazzo delle Stelline a Milano il 14 e 15 marzo 2013: i contributi verteranno sul superamento della cooperazione bibliotecaria in senso tradizionale verso nuovi circuiti di comunicazione, scientifica e non solo.
Dagli altri interventi della giornata napoletana dello scorso ottobre, e in particolare da quelli di Maurizio Vivarelli (Le biblioteche nella città) e Giovanni Solimine (I bibliotecari del XXI secolo), è inoltre emerso il tema - trasversale e decisivo - delle competenze professionali, la cui precisa individuazione appare sempre più funzionale, tra l'altro, ad una nuova deontologia. Si è parlato infatti dell'urgenza di definire, per biblioteche e bibliotecari, un'identità che vada oltre la semplice concezione patrimonialista di una non meglio identificata cultura (la cui difesa appare a volte fine a se stessa), verso un più generale rafforzamento della percezione della conoscenza come bene comune; si è ribadito il valore delle biblioteche (intese singolarmente come nel loro complesso) nella promozione di percorsi formativi, collettivi o individuali, integrati e connessi ad altri luoghi dell'organizzazione dinamica della memoria culturale, quali archivi e musei.
3. "Stati generali" (Roma, 15 novembre; Milano, 22-23 novembre 2012)
A quest'ultimo proposito, si ricorda che - dopo un lungo iter - dal 12 giugno 2012 l'AIB ha formalmente dato vita, insieme ad ANAI (Associazione Nazionale Archivistica Italiana) e ICOM Italia (International Council of Museum - Comitato Nazionale Italiano), al MAB - Musei Archivi Biblioteche, un "coordinamento permanente per esplorare le prospettive di convergenza tra i mestieri e gli istituti in cui operano" i "professionisti del patrimonio culturale". Al momento, il principale evento che ha coronato l'iniziativa è stata la convocazione degli Stati Generali dei professionisti del patrimonio culturale (con il convegno Archivi, biblioteche e musei: agenda per un futuro sostenibile, Milano, 22-23 novembre 2011), che ha di poco seguito l'analoga iniziativa, a Roma il 15 dello stesso mese, per gli Stati generali della cultura, promossi dal "Sole 24 ore" in collaborazione con l'Accademia Nazionale dei Lincei e l'Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani, sotto l'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica italiana.
Esito - si spera non ultimo - del largo successo riscosso dal manifesto Per una costituente della cultura, lanciato dal supplemento domenicale della stessa testata il 19 febbraio 2011, gli Stati generali della cultura hanno visto intervenire, accanto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (qui il video integrale), numerosi intellettuali ai cui contributi si è dato ampio spazio sulle pagine del quotidiano (ne riportiamo qui un elenco).
Pur formalmente separate, le due iniziative degli stati generali convergono su vari punti cardine: ripensamento di saperi e competenze, cooperazione sistematica tra enti, nuova centralità dei beni culturali anche come occasione di crescita occupazionale, rinnovata attenzione alla valutazione delle competenze.
4. Per una rinnovata coscienza professionale: verso il riconoscimento normativo
Tutto ciò appare in linea, per quanto più specificamente attiene alle biblioteche, con il documento programmatico redatto nel giugno scorso dall'AIB: Biblioteche e bibliotecari nel 21. secolo. Qui, partendo da osservazioni generali su stato e prospettive di tutto il comparto in qualche modo riconducibile all'etichetta dei "beni culturali" in un momento critico per la finanza pubblica, si approda ad un'articolata proposta di azione, sostanzialmente ruotante intorno a tre pilastri: ruolo della biblioteca e dei bibliotecari ("promuovere una riflessione pubblica sul ruolo delle biblioteche nella società odierna"),professione e lavoro ("riconoscimento normativo della professione"), advocacy (attività di sensibilizzazione dei poteri politici e della stampa, ma anche sostegno alle politiche nazionali di promozione della lettura).
In particolare, il citato "secondo pilastro" e le connesse questioni del riconoscimento della professione bibliotecaria, insieme alle altre non riconosciute e non tutelate da albi né ordini professionali, trovano nuovo impulso nel recentissimo varo delle Disposizioni in materia di professioni non organizzate, approvate definitivamente il 19 dicembre 2012 e in attesa di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale come legge dello Stato: un passaggio fondamentale per allineare alle normative europee le prassi di certificazione dei requisiti delle figure professionali e per meglio garantire la qualità delle prestazioni offerte. L'iter del provvedimento, di cui una sintesi è fornita dal Dossier n. 468/2012 del Servizio Studi della Camera e un approfondimento nel Dossier n. 361/2012 del Servizio Studi del Senato, ha visto l'AIB in una posizione di attiva partecipazione sia alle procedure informative parlamentari (in occasione dell'audizione del presidente AIB, Stefano Parise, presso la VII Commissione permanente Cultura, scienza e istruzionedella Camera dei deputati) sia, dall'esterno, nel sostegno alle iniziative del CoLAP, Coordinamento Libere Associazioni professionali.
Quanto espresso finora nell'agenda dell'AIB e quanto prospettato per il futuro dall'applicazione della nuova legge rischia però di rimanere lettera morta senza un'apertura alla considerazione di nuovi profili professionali che trovano cittadinanza nel mondo digitale ma stentano ad avere una corretta e concreta collocazione in Italia, mentre si stanno imponendo come essenziali per lo sviluppo dei servizi bibliotecari soprattutto in area anglosassone. Si può pensare a figure come quelle di Knowledge Manager,Discovery Services Librarian, Electronic Resources Management (ERM) Librarian: al di là delle varie specificità, personale accomunato dalla possibilità di unire competenze tecnologiche, capacità valutative dei contenuti bibliografici, conoscenza pratica dell'articolato mondo di politiche editoriali relative alle risorse elettroniche.
5. "Oltre la biblioteca e i bibliotecari" (Roma, 5 novembre 2012)
Simili ruoli professionali, esaminati anche nel loro impatto sulle comunità di riferimento e con un accento particolare sulle tipologie bibliotecarie in cui più è centrale l'aspetto della gestione di grandi flussi di conoscenza, sono stati al centro del seminario di studio Oltre la biblioteca e i bibliotecari: professioni necessarie per la Biblioteca Accademica e di Ricerca, promosso il 5 novembre 2012 dalla Sezione Lazio e dalla Commissione nazionale biblioteche delle università e della ricerca (CNUR) dell'AIB presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Roma Tre.
Nell'occasione si è evidenziato come, a livello sia di formazione dello staff sia di politiche comunicative, la cooperazione tra biblioteche si stia spostando verso il fronte della ricerca di informazione, riportando in campo il tema della metadatazione: termine il cui utilizzo si va estendendo ma che ancora può apparire poco intuitivo ad un pubblico di non "addetti ai lavori", e che sostanzialmente designa i procedimenti di attribuzione ad un'informazione registrata (ad esempio, un libro) di elementi descrittivi e gestionali tali da rendere tale informazione ricercabile e fruibile (ad esempio, l'indicazione di titolo, autore, edizione, o dei dati per la sua effettiva consultabilità).
Qui dunque si colloca la cerniera tra il tema della professionalità, con le relative nuove competenze, e quello della ricerca di nuovi linguaggi, con cui le professioni legate alla documentazione cercano di continuare a garantire, in uno scenario mutato, la relazione tra le risorse informative e i loro utenti finali: una relazione che, tradizionalmente affidata ai cataloghi (le cui modalità comunicative oggi vengono rimesse in discussione), intercetta oggi esigenze diverse e va in cerca di diverse strategie.
6. Metalinguaggi per una nuova comunicazione (Seminario CIDOC-CRM, Roma, 14 settembre 2012)
Le diffuse aspettative degli utenti abituati a logiche di rete, dunque sempre più orientati a fruire di risorse remote e dell'immediata disponibilità di testi completi, impongono di ridurre al minimo la separazione tra discovery e delivery (cioè tra individuazione della notizia bibliografica e reperimento del documento) e chiedono ai professionisti dell'informazione quello che è stato definito un "ecosistema di metadati": opportunità di condivisione, pubblicità, interoperabilità tecnica e semantica dei metadati stessi, per aprirsi ad una gestione quanto più possibile integrata delle risorse informative.
Tutto ciò sarebbe finalizzato a potenziare quella che è stata definita la discoverability delle risorse stesse, ovvero un insieme di requisiti di efficacia e visibilità tali da favorire - letteralmente - "scopribilità" e intuitività di accesso alle fonti documentarie. A questo riguardo permangono tuttavia profili problematici: banche dati che, sebbene orientate alla metaricerca in fonti diverse, restano confinate entro sistemi "chiusi" all'esterno; politiche restrittive di copyright che, oltre ai contenuti intellettuali, coprono i relativi metadati; difficoltà di intercettare l'attenzione di un pubblico sempre più abituato (in particolare grazie al successo di Google Books e Google Scholar) a metadati espressi in linguaggio naturale.
Da quest'ultimo punto di vista vanno perciò salutate con favore iniziative come quella dell'Istituto centrale del Catalogo unico (ICCU) che, in collaborazione con il progetto europeo 3D-COFORM e l'Osservatorio tecnologico per i beni e le attività culturali, lo scorso 14 settembre ha organizzato una mattinata seminariale per spiegare il funzionamento e lo sviluppo attuale del CIDOC-CRM (Conceptual Reference Model), uno standard internazionale per la documentazione dei beni culturali, e non soltanto librari. L'incontro ha visto la partecipazione di Martin Doerr, uno dei "padri" di questo schema generale di metadati, insieme a diversi altri stimolanti contributi di taglio sia introduttivo che critico: materiali scaricabili in pdf dalla pagina web del programma della giornata.
La possibilità di utilizzare modelli descrittivi sempre più condivisi e interdisciplinari, oltre ad essere fondamento del cosiddetto web semantico a cui si lavora ormai da diversi anni, rappresenta ad oggi la principale via verso l'interoperabilità e l'interconnessione tra strutture di dati diverse, con l'obiettivo ultimo di mettere sempre più in comune anche l'insieme di conoscenze che i dati veicolano. Sulle potenzialità dei nuovi metalinguaggi e sulle applicazioni possibili anche in ambito parlamentare (si pensi al progetto "Open Data" del portale http://dati.camera.it) ci soffermeremo in un futuro numero di MinervaWeb.
7. Riferimenti e approfondimenti bibliografici
Nuovi bibliotecari per nuovi scenari: una riflessione sulle "professioni della cultura".Percorso bibliografico nelle collezioni della Biblioteca.
Si suggerisce inoltre la ricerca nel Catalogo del Polo bibliotecario parlamentare e nelle banche dati consultabili dalle postazioni pubbliche della Biblioteca.