Introduzione alla XII Legislatura

15 aprile 1994 - 8 maggio 1996

Presidente della Repubblica

  • Oscar Luigi Scalfaro (dal 28 maggio 1992al 15 maggio 1999)

Presidente del Senato

I Governi

  • Berlusconi-I (10 maggio 1994 - 16 gennaio 1995)
  • Dini-I (17 gennaio 1995 - 16 maggio 1996)

I principali eventi della Legislatura

Dalle elezioni del 27 e 28 marzo 1994 esce vincitore il Polo per le Libertà e il Buon Governo guidato da Silvio Berlusconi.

I 16 aprile 1994 Carlo Scognamiglio Pasini viene eletto Presidente del Senato.
Discorso di insediamento nel resoconto della seduta n. 2 del 16 aprile 1994 »

L'11 maggio il governo giura nelle mani del Presidente Scalfaro, e pochi giorni dopo ottiene la maggioranza al Senato grazie ai voti di alcuni senatori a vita. In seguito a due sconfitte elettorali, Occhetto lascia la guida del Pds, che viene assunta da Massimo D'Alema.

Il "decreto Biondi" (un provvedimento del Guardasigilli Alfredo Biondi che riforma in senso garantista le norme sulla custodia cautelare e gli avvisi di garanzia) desta forti malumori nella Lega Nord, che si dissocia pubblicamente dalla decisione. Lo stato di fibrillazione interno alla maggioranza si esaurisce con la presentazione, il 17 dicembre, della mozione di sfiducia presentata alla Camera dalla Lega. Berlusconi difende il suo operato e accusa l'ormai ex alleato Bossi di aver tradito il voto popolare. Il 22 dicembre il Premier presenta le dimissioni al Capo dello Stato, che il 13 gennaio 1995 conferisce a Lamberto Dini, già ministro del Tesoro, l'incarico di formare un nuovo esecutivo.
Quello presieduto da Dini viene definito "governo tecnico" per la presenza di personalità scelte al di fuori della politica attiva. Lo appoggiano Partito Popolare, Lega e Pds, con l'astensione del Polo.

A gennaio si tiene a Fiuggi l'ultimo congresso del Msi, in cui il segretario Fini sancisce la trasformazione del partito in Alleanza Nazionale. Il 3 febbraio 1995 Romano Prodi, ex presidente dell'Iri, annuncia la sua decisione di candidarsi alla guida del Paese, come leader della coalizione progressista di centro-sinistra.
Nei referendum dell'11 giugno gli italiani si pronunciano contro l'abolizione della legge Mammì e a favore della privatizzazione del servizio pubblico radio-tv.
Il 26 ottobre si vota alla Camera la mozione di sfiducia presentata dal Polo contro il Governo Dini, che viene respinta grazie all'astensione del gruppo di Rifondazione Comunista, persuaso dall'annuncio di Dini di dimettersi una volta approvata la legge Finanziaria. La manovra viene approvata il 22 dicembre e il 30 il Presidente del Consiglio rimette il mandato nelle mani di Scalfaro, che però rinvia il Governo alle Camere. Due settimane dopo, a seguito di nuove dimissioni, il Capo dello Stato avvia le consultazioni per formare un nuovo esecutivo. Consultazioni che, non avendo successo, conducono allo scioglimento anticipato delle Camere.



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