Giovedì 27 Luglio 2006 - 27ª Seduta pubblica (Antimeridiana)

(La seduta ha inizio alle ore 09:01)

Il Senato ha approvato gli articoli del disegno di legge n. 845, recante disposizioni per la partecipazione italiana alle missioni internazionali, rinviando a domani la votazione al provvedimento nel suo complesso. Sulla votazione finale di domani e sull'articolo 2 il ministro dei rapporti con il Parlamento Chiti ha posto la questione di fiducia, motivandola con il dissenso politico di alcuni senatori della maggioranza sulla prosecuzione della missione militare in Afghanistan, ma esprimendo rammarico per il fatto che la decisione del Governo impedisce all'opposizione di votare a favore di un provvedimento che ha dimostrato alla Camera di condividere e che caratterizza la politica estera del Paese. L'opposizione non ha partecipato al voto di fiducia ed ha lungamente contestato la sussistenza del numero legale. Il presidente Marini ha affermato che nel computo del numero legale, per prassi, viene computato anche il Presidente che svolge le sue funzioni senza votare.

Dopo che i relatori Tonini e Zanone (Ulivo) hanno sottolineato, su mandato unanime delle Commissioni esteri e difesa, che la partecipazione alle missioni decise dagli organismi internazionali è la dimensione strutturale della politica estera italiana, in linea con una lettura dell'articolo 11 della Costituzione secondo la quale il ripudio della guerra si esprime nella promozione della pace e quindi in un pacifismo attivo e multilateralista, l'Assemblea ha avviato un lungo ed articolato dibattito che ha evidenziato la posizione unitaria del centrodestra ed un quadro di impostazioni e giudizi differenziato nel centrosinistra, concorde tuttavia nell'assicurare la fiducia al Governo.

Nei loro interventi nelle diverse fasi della seduta, i senatori Divina, Stiffoni e Castelli (Lega), Matteoli, Storace, Selva, Morselli, Berselli, Menardi e Ramponi (AN) Quagliariello, Schifani, Pianetta, Bettamio e Guzzanti (FI), D'Onofrio, Baccini e Mannino (UDC), Rotondi e Antonione (DC-Ind-MA) e del Pennino (Misto) hanno rimarcato criticamente la gravità della decisione di porre la fiducia su un provvedimento condiviso da tutti i Gruppi del Senato: una scelta che, cedendo al ricatto della sinistra radicale e privilegiando la tenuta della propria maggioranza alle esigenze superiori della politica estera (che dovrebbero indurre a decisioni bipartisan che testimonino la continuità della politica estera dell'Italia) provoca un danno concreto al Paese, ne indebolisce la posizione all'interno della NATO, dell'ONU e sul fronte della lotta al terrorismo internazionale, delegittima la missione dei militari italiani impegnati nelle missioni e li espone a rischi ulteriori, lede i diritti del Parlamento fino a configurare il superamento della democrazia parlamentare.

Nella maggioranza, il voto di fiducia garantito al Governo ha avuto motivazioni distinte. Infatti, i senatori Soliani, Pisa, Binetti, Mele, Villecco Calipari, Polito, Lusi, Nieddu e Dini (Ulivo) Bosone (Aut), Martone, Del Roio, Caprili, Bonadonna, Gagliardi e Menapace (RC), Cossutta e Ripamonti (Verdi-Com), Barbato (Pop-Udeur) e Rame (IdV), pur esprimendo giudizi differenziati sulla natura della missione in Afghanistan, hanno sottolineato la discontinuità dimostrata dal nuovo Governo rispetto alla politica estera del centrodestra, l'impronta decisamente multilaterale, la volontà (evidente nel ruolo assunto dall'Italia a proposito della crisi in Medio Oriente) di ribadire la fermezza nella lotta al terrorismo ma di perseguire la pace e la soluzione dei conflitti per via diplomatica e nel rispetto della legalità internazionale. E' stato valutato positivamente l'impegno del Governo a garantire il monitoraggio permanente delle missioni di pace cui l'Italia partecipa. Pur assicurando il voto di fiducia al Governo, i senatori Turigliatto e Grassi (RC), Villone e Salvi (Ulivo), Bulgarelli, Silvestri e De Petris (Verdi-Com), hanno ribadito le ragioni della contrarietà alla prosecuzione della partecipazione italiana a Enduring Freedom e criticatola mancata indicazione di una chiara strategia di uscita dall'Afghanistan, dove è in corso un conflitto che rientra nella stessa strategia di guerra preventiva nella quale si iscrive la guerra in Iraq, che si inserisce nel ruolo strategico della nuova Nato e dove gli eserciti stranieri sono percepiti come occupanti.

(La seduta è terminata alle ore 21:08 )



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