Il Presidente: Interventi in Assemblea e in occasioni istituzionali

Saluto al Forum euro-mediterraneo

Bari, Forum Euromediterraneo: 17-18 giugno 2002

17 Giugno 2002

Signor Presidente del Parlamento Europeo,
Autorità,
Signore e Signori Delegati,

Nel darvi il benvenuto a questo Forum Euro-Mediterraneo, desidero anch'io sottolineare il rilievo che questa riunione riveste, in particolare per il momento storico in cui viene a cadere.

In questi due giorni di riunione saranno affrontati molti temi: la promozione delle istituzioni democratiche; la collaborazione economica, con l'obiettivo di creare una zona di libero commercio; lo sviluppo di formule d'integrazione regionale; i contributi del programma MEDA e la concessione di finanziamenti da parte della Banca Europea degli Investimenti; la creazione di una Fondazione per la promozione del dialogo culturale; il rafforzamento della componente parlamentare del processo di Barcellona.

In questa fitta agenda vi sono, però, tre argomenti che rivestono ai miei occhi una particolare importanza, come ricavo dalle materie trattate con frequenza quasi ossessiva nei contatti negli incontri, negli accordi bilaterali intercorsi tra i Paesi qui rappresentati. I tre argomenti sono:

  • la guerra contro il terrorismo;
  • la questione medio-orientale;
  • la lotta all'immigrazione clandestina.

Gli stessi documenti al vostro esame mostrano che questi argomenti sono tre aspetti di un unico problema: assicurare un livello di sicurezza in quest'area strategica dell'ordine mondiale.

La fine della guerra fredda ha promosso nuove relazioni internazionali. Ha consentito rapporti con la Russia prima impensabili. Ha promosso l'ampliamento della Nato e imposto una sua ridefinizione. Ha consentito e consentirà un allargamento dell'Europa. Ha creato nuove opportunità per un rilancio della cooperazione mediterranea. In questi processi, l'Italia è stata un soggetto protagonista, convinta sostenitrice del processo di integrazione politica europea e del Partenariato euro-mediterraneo istituito a Barcellona nel novembre 1995 e rilanciato a Valencia nell'aprile 2002.

Ma l'11 settembre ha cambiato lo scenario. Dopo quel tragico giorno, noi guardiamo ogni iniziativa politica internazionale, compresa la collaborazione tra i Parlamenti dell'area euro-mediterranea, con nuovi occhi. Prima vedevamo una prospettiva di sviluppo dentro una cornice di pace in un nuovo ordine mondiale. Oggi vediamo minacciata la pace. Prima vedevamo il processo di pace assecondare il processo di progresso. Oggi vediamo la pace come pre-condizione del progresso economico. Un diverso ordine di priorità ci è imposto. Mentre prima speravamo in due processi paralleli - la pace e lo sviluppo - oggi vediamo una gerarchia, con la pace al primo posto. Ed è qui che richiamo la mia e la vostra attenzione sulle tre questioni che ho ricordato.

Prima questione: la guerra contro il terrorismo. Non possiamo ignorare che questo è diventato l'impegno prioritario ed il fondamento di ogni collaborazione, sia essa politica, economica o culturale. Non è un caso se le conclusioni della Conferenza di Valencia hanno sottolineato l'esigenza di rafforzare le strutture di controllo e di cooperazione, raccomandando proprio per la regione euro-mediterranea l'instaurazione di una rete di punti di contatto per lo scambio di informazioni. I nostri Parlamenti devono recepire questi stimoli e, su tale argomento, le conclusioni dei nostri lavori dovranno indicare impegni concreti e scadenze precise.

Seconda questione: la situazione medio-orientale. La regione mediterranea è il teatro del conflitto più lungo e fra i più sanguinosi, in termini di vittime civili, che il nostro tempo conosce. La guerra in Medio Oriente ha assunto un aspetto nuovo rispetto a quelle da tempo combattute nell'area. È una guerra di terrorismo che colpisce più la popolazione che gli eserciti, più i cittadini che i militari. Questa situazione complica maledettamente la questione, perchè il terrorismo non solo fa vittime ma semina odio, avvelena gli animi, e alimenta altro terrorismo nella zona. Il cittadino inerme in un bar, un supermercato, un autobus, a passeggio su una strada che venga ucciso da un kamikaze diventa un simbolo che induce vendetta la quale genera una spirale di altre violenze. Questo è gravissimo, se non ci fosse di peggio. Presso gruppi fanatici e fondamentalisti, la situazione in Medio-Oriente diventa l'occasione, la scusa, la giustificazione di altro terrorismo in altre parti del mondo. Addirittura diventa l'occasione per una guerra santa contro l'Occidente. Noi, Paesi del Mediterraneo, abbiamo il dovere morale e politico, e anche la convenienza pratica, di fermare questa situazione e di sostenere il processo di pace. Dobbiamo assumere una posizione che faciliti il dialogo, e però dobbiamo anche pretendere che esso possa avviarsi al riparo dall'incubo del terrorismo. Dunque, condanna, non solo verbale, del terrorismo, ma anche ripudio di qualunque giustificazione o, ancor peggio, legittimazione di un presunto "terrorismo umanitario" o "terrorismo di ritorsione" o "terrorismo con intenti nobili". Non solo il terrorismo sempre ignobile: dopo l'11 settembre, il terrorismo è la miccia accesa di una catastrofe. Se tutti i paesi mediterranei prenderanno questo impegno, non solo a parole, allora la soluzione è quella stessa che in tutti i consessi ci siamo sempre detta: Israele sicuro nei propri confini e un libero e democratico stato palestinese confinante. Questo è il messaggio che, senza giri di parole, mi aspetto esca da questo Forum.

C'è infine la terza questione: la pressione migratoria. L'Occidente può accogliere emigranti, ma non può farlo nella clandestinità, nell'insicurezza, e comunque oltre una soglia critica. I flussi migratori devono essere controllati; e quelli illegati devono essere bloccati, per creare fiducia reciproca fra i nostri stati e per garantire livelli di sicurezza accettabili. Gli accordi bilaterali che l'Italia ha sottoscritto, con Marocco, Tunisia, Albania e da ultimo Egitto, e la proposta, comune a vari paesi europei, che il fenomeno richiede una gestione comunitaria, dimostrano come l'immigrazione sia un fenomeno che può essere disciplinato, a tutto beneficio sia dei Paesi di accoglimento sia di quelli di origine e di transito. Serve disponibilità e collaborazione da parte dei paesi il cui flusso di partenza è più rilevante. Serve, soprattutto, che si consideri il mare che ci unisce come una risorsa comune, e non più come una terra di nessuno dove ogni illecito è possibile, dove ogni traffico è permesso: da quello degli esseri umani a quello della droga e delle armi.

Signor Presidente e cari colleghi, è significativo che questa sessione sia la prima ad essere ospitata da un Paese membro del Forum Euro-Mediterraneo. La vostra presenza qui a Bari testimonia l'impegno dell'italia a favore della pace e della stabilità nel Mediterraneo. Vi auguro un proficuo lavoro.



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