Il Presidente: Interventi in Assemblea e in occasioni istituzionali

Commemorazione ufficiale per gli attentati dell'11 settembre 2001, Villa Taverna, Roma

Testo del discorso che il Presidente del Senato ha pronunciato a villa Taverna in occasione della commemorazione ufficiale per gli attentati dell'11 settembre.

11 Settembre 2002

Signor Ambasciatore, Autorità, cari amici e colleghi, Signore e Signori,

Un anno dopo l'attacco terroristico dell'11 settembre agli Stati Uniti, l'emozione che proviamo a quel ricordo è ancora forte e vivida: i nostri animi sono ancora pieni della stessa tristezza e dello stesso dolore che abbiamo provato nei minuti, nelle ore e nei giorni successivi a quell'orribile atto di terrore.

A migliaia morirono in quel giorno, per mano di una violenza cieca e insensata. Erano impiegati, camerieri, poliziotti, vigili del fuoco. Erano madri, padri, figli e figlie, e bambini. Erano amici, conoscenti, semplici vicini. Era gente comune impegnata nella consuetudine quotidiana, esseri umani presi dalle loro attività.

Quel giorno - un giorno d'infamia - non potrà mai essere dimenticato. Non sarà dimenticato in America, dove oggi i familiari piangono le loro vittime. E non sarà dimenticato in nessuna nazione democratica. Perché quel tremendo atto terroristico - anzi, quell'atto di guerra - è stato compiuto non solo contro cittadini americani e di molte altre nazioni, inclusa l'Italia, ma anche contro i valori che ci sono così cari, e di cui andiamo fieri in quanto sono gli elementi fondanti della nostra cultura, delle nostre tradizioni e della nostra civiltà: la libertà, la democrazia, lo stato di diritto, la tolleranza, la solidarietà.

L'11 settembre di un anno fa i terroristi forse pensarono per un attimo che il colpo era stato fatale, e che la distruzione abbattutasi su New York e Washington avrebbe messo in ginocchio un'intera nazione. Quei terroristi sbagliavano di grosso. I dodici mesi passati hanno dimostrato che l'attacco non ha portato l'America, e il mondo occidentale, al caos e all'emergenza. Al contrario, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno reagito. Abbiamo fornito prova di fermezza, di saldezza di principi e di condivisione di valori. Intendiamo proseguire a vivere nella normalità, ma siamo tenacemente decisi a fare il necessario affinché le nostre libertà siano protette.

Il Presidente George W. Bush disse quel giorno: "Questi atti hanno ridotto in brandelli l'acciaio, ma la nostra volontà è più dura dell'acciaio". In questo giorno dedicato al ricordo, l'America deve essere consapevole che tutte le nazioni libere - e l'Italia è saldamente tra loro - sono animate dalla medesima fermezza nel voler contribuire ad assicurare alla giustizia i responsabili del massacro di un anno fa, dovunque siano, chiunque siano. La tragica perdita di così tante vite umane non può rimanere impunita, e non lo sarà, finché continueremo a fare il nostro dovere, che è di bandire ogni forma di terrorismo dalle nostre società.

Questa è una missione che dobbiamo portare a termine restando uniti. Nessuno deve essere tentato dall'idea di lasciare sola l'America nella lotta contro il terrorismo e l'illegalità. E' comprensibile, ed è anche utile, che si discuta sugli strumenti, sulla tattica, sui tempi, perché non si può agire alla cieca. E' giusto che vi siano differenze di opinione sui modi migliori per reagire, perché ogni azione comporta delle conseguenze. Ma divergenze sull'obiettivo finale sarebbero irragionevoli e intollerabili. Sarebbe un grave errore credere che gli Stati Uniti e la sua popolazione siano stati l'unico obiettivo dell'aggressione dell'11 settembre. Sarebbe un errore altrettanto grave ritenere che le brutali minacce rivolte a partire da quel giorno all'America non ci riguardano. Ci riguardano eccome. Anche l'Europa è nel mirino, così come ogni libero Stato.

Durante la mia visita negli Stati Uniti, nel giugno scorso, rimasi colpito dalla assoluta fermezza di intenti di ogni mio interlocutore. Un mio collega al "National Endowment for Humanities" mi disse che l'America in quel tragico giorno aveva perso la propria innocenza. E' vero. Ma ora che siamo coscienti di quel che è andato perduto insieme alle tante vite umane, siamo in grado di dedicarci con maggiore consapevolezza alla realizzazione del nostro comune traguardo: sconfiggere il terrorismo e difendere la nostra libertà. Questa è la priorità più alta dei nostri tempi. L'Italia ha posto quest'obiettivo in cima alla sua agenda, e continuerà ad aiutare gli Stati Uniti fino al suo raggiungimento.

Ricordiamo coloro che sono scomparsi questo stesso giorno dodici mesi fa. Non lasciamo che si dissolva il ricordo dell'11 settembre.



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