Europa, America e Benedetto XVI
Earl Hall Auditorium, Columbia University
6 Febbraio 2006
1. Tre domande
Il libro che stiamo discutendo - Senza Radici - parla dell'Occidente e dell'Europa sotto vari punti di vista: filosofico, politico, storico, religioso. E contiene una tesi: che l'Occidente e in particolare l'Europa attraversano un grave stato di crisi, morale e spirituale.
Certamente, questa tesi non e nuova. Molti studiosi nel recente passato l'hanno affrontata ed elaborata e oggi se ne parla molto anche sui media e negli ambienti accademici e culturali. E un tema che attrae l'attenzione di politologi e leaders di entrambe le sponde dell'Atlantico. Tuttavia, a quanto mi risulta, esso raramente e stato trattato con parole tanto allarmanti come quelle di Papa Benedetto XVI. Per darvi un'idea, ecco che cosa egli scrive:
«Si diffonde l'impressione ... che il sistema di valori dell'Europa, la sua cultura e la sua fede, cio su cui si basa la sua identita, sia giunto alla fine e anzi sia gia uscito di scena ...» (59).
Ancora:
«C'e un odio di se dell'Occidente che e strano e che si puo considerare solo come qualcosa di patologico ... della sua storia vede ormai cio che e deprecabile e distruttivo, mentre non e piu in grado di percepire cio che e grande e puro» (71).
E ancora:
«Il confronto con l'Impero Romano al tramonto si impone: esso funzionava ancora come grande cornice storica, ma in pratica viveva gia di quei modelli che dovevano dissolverlo, aveva esaurito la sua energia vitale» (60).
Personalmente, sono in pieno accordo con questi argomenti, e percio vorrei sollevare tre questioni.
- Quali sono i sintomi di questa crisi?
- Perche questa crisi e piu acuta in Europa che in America?
- Quali sono, se ve ne sono, i rimedi per uscire da questa crisi?
Poiche le idee del Papa sono sommamente autorevoli, cerchero di rispondere a queste domande usando le sue parole e aggiungendo le mie a sostegno e integrazione di cio che egli dice.
2. I sintomi della crisi
Comincio dalla domanda sui sintomi della crisi europea. Ne indichero i principali.
Primo sintomo. L'Europa si e rifiutata di menzionare le radici giudaico-cristiane nel Preambolo della Costituzione dell'Unione Europea, che ora e fallita dopo i referendum in Francia e in Olanda. Riguardo alle origini culturali e spirituali dell'Europa, la Costituzione adotta due formule leggermente differenti tra loro, che furono accettate dopo molte dispute e discussioni. Una dice che "i popoli dell'Europa [sono] consapevoli della sua eredita spirituale e morale", l'altra si riferisce alla sua "eredita culturale, religiosa e umanistica". E evidente che entrambe le formule sono estremamente povere e deliberatamente reticenti, dato che ne l'una ne l'altra definisce con precisione di quale eredita e di quale religione l'Europa sia debitrice. La domanda allora e: puo l'Europa unificarsi economicamente, socialmente e politicamente se non ha neppure la forza di menzionare quella tradizione religiosa senza la quale essa non esisterebbe? La risposta e: no, non puo.
Secondo sintomo. Il Papa dice che i diritti umani fondamentali, primo fra tutti la dignita della persona, non sono ne creati ne conferiti dallo Stato, ma riconosciuti. Cio significa che i diritti fondamentali preesistono alla legge, alla politica, alle scelte dei parlamenti, e non possono, o non dovrebbero, essere toccati da alcuna decisione politica. Questo principio generale, ampiamente riconosciuto in Europa, e pero, in pratica, spesso violato. Scrive il Papa:
«Se pensiamo alla clonazione, se pensiamo alla conservazione dei feti umani a scopo di ricerca e di donazione degli organi, o se pensiamo a tutto l'ambito della manipolazione genetica, la lenta consunzione della dignita umana non puo venir misconosciuta da nessuno» (68).
Terzo sintomo. Quale ruolo gioca la religione nella societa europea? Dopo le guerre di religione, l'Europa ha lentamente conquistato la separazione fra Stato e Chiesa. Ma questa separazione - la quale, incidentalmente, risale al Vangelo - e una conquista civile della quale andar fieri ma sulla quale bisogna evitare di fare confusione. Essa riguarda le istituzioni politiche e i loro confini, non la dimensione umana e i suoi ambiti. In altre parole, la separazione fra Stato e Chiesa non implica necessariamente che la religione debba essere espulsa dal contesto sociale, considerata una questione unicamente privata, ed infine essere confinata solo nel "ghetto della soggettivita". Questo invece e proprio cio che accade in Europa. Alla religione e vietato esprimersi in pubblico. La conseguenza e che la religione non puo alimentare il costume civile, fornire un legame sociale, essere di sostegno delle nostre regole e dei nostri comportamenti pubblici.
C'e di peggio. Non solo la principale religione della nostra tradizione, cioe la religione cristiana o giudaico-cristiana, e privata di qualsiasi ruolo sociale, essa e anche discriminata rispetto ad altre religioni. Dice il Papa:
«Nella nostra societa attuale, grazie a Dio, viene multato chi disonora la fede di Israele, la sua immagine di Dio, le sue grandi figure. Viene multato anche chiunque vilipenda il Corano e le convinzioni dell'islam. Se invece si tratta di Cristo e di cio che e sacro per i cristiani, ecco che allora la liberta di opinione diventa il bene supremo, limitare il quale sarebbe minacciare o addirittura abolire la tolleranza e la liberta in generale» (70).
La tempesta che si e scatenata in questi giorni sull'Europa dopo la pubblicazione da parte di un giornale danese di alcune vignette satiriche sull'Islam e Maometto e la migliore evidenza di quanto sostiene il Papa ed e emblematico di quanto debole sia diventata l'identita religiosa europea. A mia memoria, nessuno di quei commentatori e responsabili politici politicamente corretti che oggi condannano le vignette sull'islam hanno mai in passato biasimato quelle ben piu blasfeme pubblicazioni, film, sketch televisivi o pubblicita raffiguranti la Cristianita, Gesu Cristo, il Papa in persona oppure Mose e i rabbini, che sono cosi diffusi in Europa. Giustamente, questa volta si e invocato il principio che si devono combinare due valori - la liberta di espressione e il rispetto per la religione. Ma questo principio, per caso, e valido soltanto per l'Islam?
Il quarto sintomo e il multiculturalismo, cioe la dottrina che i diritti delle comunita sono sovraordinati a quelli degli individui. A causa della sua denatalita e della crescita dell'immigrazione, anche l'Europa e una societa sempre piu multiculturale. "Ma - come scrive il Papa - la multiculturalita non puo sussistere senza basi comuni, senza punti di orientamento offerti dai valori propri" (71). Invece, in Europa, il multiculturalismo "e talvolta soprattutto abbandono e rinnegamento di cio che e proprio, fuga dalle cose proprie" (ivi). Questo significa che l'Europa non sa piu chi e, e che cosa vuole essere.
Il quinto sintomo e il relativismo. Applicato alla politica, esso significa che ogni cultura, ogni civilta, ogni forma di vita e buona quanto qualunque altra e non c'e modo di giudicarla migliore di un'altra. In quella gabbia di ipocrisia che passa sotto il nome di "linguaggio politicamente corretto", il termine "migliore" si applica, al piu, alla cucina, alle opere d'arte, alla moda, non ai regimi politici. Il Papa si oppone a questo modo di pensare. Egli scrive:
«La political correctness ... vorrebbe erigere il regno di un solo modo di pensare e parlare. Il suo relativismo apparentemente la innalza piu in alto di tutte le grandi vette del pensiero finora raggiunte... Mi sembra molto importante contrapporsi a questa costrizione di un nuovo pseudoilluminismo che minaccia la liberta di pensiero e anche di religione» (116).
Il sesto, e ultimo, sintomo che prendo in considerazione e una conseguenza del quinto. E il pacifismo. Se le culture o civilta sono incommensurabili perche ognuna ha i suoi standard, e percio se la civilta cristiana europea vale quanto qualunque altra perche non ha alcun merito intrinseco, perche usare la forza per difenderla? Prima che inaspettatamente anche il Presidente francese Jacques Chirac sostenesse che contro gli stati terroristi si potrebbe usare anche l'arma nucleare - un argomento non molto diverso dalla teoria della guerra preventiva del Presidente Bush - molti leader politici europei e la maggior parte degli intellettuali avevano riesumato la vecchia teoria kantiana della "pace perpetua", come se questo ideale fosse realmente raggiungibile.
Non solo. L'Europa aveva sviluppato una sorta di "sindrome di colpevolezza". Se i terroristi islamici hanno dichiarato una jihad contro di noi - sostengono molti intellettuali e leader politici - vuol dire che provano risentimento nei nostri confronti. Se provano risentimento, deve per forza essere il risultato di ineguaglianze sociali ed economiche. Se queste ineguaglianze esistono, deve essere colpa dell'Occidente, e soprattutto dell'America, del suo potere economico, del suo imperialismo militare e della sua arroganza culturale. Alla fine, se l'Occidente e colpevole di tutto cio - come certamente e, perche tenta di promuovere ed esportare il suo stile di vita come se fosse valido per chiunque e ovunque - allora l'Occidente merita tutto quello che gli capita. La conclusione e che e tutta colpa nostra. Piu esattamente: e tutta colpa dell'America. Non e anche questo il segno che, secondo la cultura europea, non ci sono piu valori da difendere?
Il Papa non entra nel merito della guerra, ma rispondendomi scrive:
«Sul fatto che un pacifismo che non conosce piu valori degni di essere difesi e assegna a ogni cosa lo stesso valore sia da rifiutare come non cristiano siamo d'accordo: un modo di essere per la pace cosi fondato, in realta, significa anarchia; e nell'anarchia i fondamenti della liberta si sono persi. Perche laddove tutti hanno ragione, nessuno ha piu ragione». (97-98).
La somma di tutti questi sintomi rivela un malattia grave. L'Europa, oggi, attraversa una crisi di identita. Se non fa piu figli, se non progredisce al ritmo che potrebbe, se non e competitiva, se e assente dalla scena internazionale, se rifugge dalle proprie responsabilita, cio dipende anche da questa crisi morale e spirituale. Chi non sa chi e non sa neppure dove andare. E chi non sa dove andare ha fastidio se il suo partner gli chiede di andare da qualche parte. E anche per questo che l'Europa ha oggi fastidio dell'America.
3. Europa e America
Con questo siamo alla seconda questione che avevo sollevato. La crisi di identita riguarda solo l'Europa oppure tutto l'Occidente?
La differenza fra Europa e America e innegabile. La divergenza, a mio avviso, non e fra Europa-Venere e America-Marte, secondo la celebre tesi di Robert Kagan, perche questi due ruoli possono essere giocati alternativamente e scambievolmente. La divergenza non e neppure che l'Europa intende essere multipolare, mentre l'America, essendo una superpotenza, tende ad essere unipolare, perche anche questi ruoli possono cambiare a seconda delle circostanze.
La vera divergenza - secondo me, un'autentica frattura - e che l'Europa, a differenza dell'America, oggi crede che Venere sia uno stato di natura o un diritto naturale che non puo mai essere violato da un atto unilaterale, qualunque siano le conseguenze. Quindi, per l'Europa, il multipolarismo e l'unica strada possibile affinche il mondo raggiunga l'agognata condizione venusiana. E sintomatico a questo riguardo che nell'ottica europea le Nazioni Unite siano la migliore istituzione per gestire le questioni internazionali, indipendentemente dalla loro capacita ed efficacia.
La principale ragione di questo stato di cose, a mio avviso, e che l'America non attraversa la stessa crisi di identita dell'Europa. Non so se all'America di oggi si applichi ancora la celebre definizione di Chesterton - "una nazione con l'anima di una chiesa " -, so pero che nessun Tocqueville troverebbe oggi in Europa qualcosa di simile a quello che egli trovo in America.
Negli Stati Uniti, la Dichiarazione di indipendenza, il Bill of Rights e la Costituzione hanno un fondamento religioso e la religione gioca ancora un ruolo importante dentro la societa. In Europa, dopo l'Illuminismo e la Rivoluzione francese, non e piu cosi. Non solo gli Stati europei sono secolarizzati, la societa europea e scristianizzata. Come scrive il Papa,
«l'Europa e in rotta di collisione con la propria storia e si fa spesso portavoce di una negazione quasi viscerale di qualsiasi possibile dimensione pubblica dei valori cristiani» (99).
La differenza e che, mentre in Europa la religione e confinata nella sfera privata ed esclusa da quella pubblica, in America, scrive il Papa, "la sfera privata ha un carattere assolutamente pubblico, cio che non e statale non e affatto escluso per questo dalla dimensione pubblica della vita sociale" (100-101).
L'effetto per l'Europa e devastante. Se ci manca un credo, una fede, un legame spirituale, a che cosa possiamo appendere e come possiamo giustificare tutti quei nobili valori - la liberta, la democrazia, la tolleranza, il rispetto, la fratellanza, eccetera - che pure gli europei professano? Se il Dio della tradizione giudaico-cristiana e morto e noi vogliamo vivere come se Dio non esistesse, come possiamo credere - impegnando il nostro destino - in qualcosa che meriti sforzi e sacrificio? Come possiamo sperare di trovare una identita, e poi rispettarla e difenderla?
Con cio sono alla mia terza e ultima questione. Quali rimedi possiamo usare per uscire dalla crisi dell'Europa?
4. I rimedi
Il Papa si riferisce al ruolo delle "minoranze creative" e dice che "i cristiani credenti dovrebbero concepire se stessi come una tale minoranza creativa" (72). Nel mio contributo, suggerisco che esse dovrebbero elaborare una religione civile cristiana non confessionale. "Civile", perche dovrebbe essere vissuta come un costume diffuso e accettato. "Cristiana", perche la tradizione giudaico-cristiana e un fatto storico innegabile dell'Europa. E "non confessionale", perche dovrebbe unire credenti e non credenti.
Il Papa non respinge questa tesi, ma pone due precisazioni: la prima, che credenti e non credenti siano disposti ad un dialogo effettivo, senza barriere; la seconda, che i non credenti non escludano che la ragione a cui essi si riferiscono sia aperta alla dimensione religiosa.
Personalmente, credo di poter accettare entrambi i punti. Piu precisamente, credo che gia esista un terreno comune su cui cominciare a lavorare. Si tratta dei diritti umani fondamentali. Il problema e: se, come dicono le nostre costituzioni, questi diritti non sono creati dallo Stato da dove nascono?
La risposta del Papa non puo essere che la seguente: "Che esistano valori che non sono modificabili da nessuno e la vera e propria garanzia della nostra liberta e della grandezza umana; la fede cristiana vede in cio il mistero del Creatore e della condizione dell'immagine di Dio che egli ha conferito all'uomo" (67).
La risposta dei non credenti non puo fare riferimento alla rivelazione cristiana. Ma se essi vogliono a) basarsi sulla forza della sola ragione e b) garantire questi diritti a tutti, allora sta ai non credenti elaborare una teoria razionale dei diritti fondamentali, cioe un'antropologia o un'etica universale che consideri questi diritti patrimonio di ogni uomo in quanto uomo.
In negativo, questo significa rifiutare molte idee correnti in Europa e anche negli Stati Uniti: l'etnocentrismo, secondo cui i diritti fondamentali sono un bene dell'uomo occidentale; il relativismo, secondo cui essi non hanno alcuna giustificazione razionale; il convenzionalismo, secondo cui essi sono stipulazioni convenute e incorporate nelle nostre leggi; e lo storicismo, secondo cui essi sono meri fatti accidentali dovuti allo sviluppo delle nostre condizioni materiali.
In positivo, la ricerca di giustificazioni razionali dei diritti umani significa impegnarsi in un programma di ricerca a cui tutti possono e devono partecipare.
E nel frattempo? Nel frattempo, io suggerisco di accettare l'esortazione che il Papa ha fatto ai non credenti: seguire la vecchia formula di Pascal e Kant di vivere "come se Dio esistesse" (velut si Deus daretur). La ritengo una soluzione saggia, perche ci rende tutti moralmente piu responsabili. Se Dio esiste, ci sono limiti morali alle mie azioni, comportamenti, decisioni, progetti, leggi e cosi via.
Concludo dicendo che cio che il Papa scrive in questo libro puo far bene all'Europa, puo richiamare l'America ai valori delle sue origini, puo contribuire a superare le divergenze fra le due sponde dell'Atlantico, puo unire l'Occidente, puo rendere migliore il mondo.
L'Occidente non deve necessariamente contrapporsi ad altre aree del pianeta. Ma se l'Occidente perde la sua identita, non puo neppure dialogare con le altre aree del pianeta, come afferma di essere impegnato a fare. Per parte mia, ritengo che questo sia un programma culturale e politico meritevole di essere perseguito da quelle minoranze creative che sono preoccupate per come stanno andando le cose in Europa, in America e altrove.
Mi rendo conto che si tratta di un programma difficile e che esso richiede notevoli sforzi intellettuali e politici. Ma come possono le minoranze creative, compreso un senatore italiano, sperare in una vita facile?