Attività
Missione in Canada
In Canada, il Comitato è stato impegnato in un programma intenso ma utile che ha consentito di conoscere direttamente, ascoltare e scoprire la forza di una Comunità che vede oggi italo-canadesi affermarsi in tantissimi campi di questa grandissima nazione.
Abbiamo molto apprezzato la vivacità, la caparbietà e le potenzialità che questa Collettività dimostra. La lunga battaglia condotta per la diffusione di RAI International ne è la prova e grazie al suo impegno e alla sua passione il traguardo sembra davvero vicino.
Ovunque, abbiamo registrato un grande attaccamento all'Italia e al patrimonio di valori sociali e culturali che l'italianità costituisce; ovunque, abbiamo verificato un progressivo distaccarsi dalle proprie radici italiane delle nuove generazioni e questo è un fatto che particolarmente ci preoccupa. L'Italia ha bisogno di mantenere saldi i legami culturali con i propri figli residenti all'estero, perché essi costituiscono una vera e propria risorsa economica come ponte tra la nostra cultura e la nostra economia e la cultura ed il mercato dei singoli Paesi in cui essi vivono e si sono integrati.
In Canada abbiamo trovato una Collettività vivace e felicemente integrata nel contesto sociale d'accoglienza; numerosissimi sono gli italiani ed i canadesi di origine italiana inseriti nei più alti livelli della società, nel business e nella politica di questo grande Paese.
Gli italiani in Canada, come nel resto del mondo, hanno mantenuto la cultura, le tradizioni e i valori che hanno portato con sé dall'Italia. Lo hanno fatto, come altrove, dando vita a una miriade di club e associazioni regionali, dove hanno riversato quel grande patrimonio di valori costituito dall'italianità. Club, associazioni, Congresso nazionale degli italo-canadesi hanno svolto un ruolo importantissimo nei primi anni della nostra emigrazione. Tuttavia, a quaranta o cinquant'anni dalla grande emigrazione, queste istituzioni hanno bisogno di adeguarsi ai tempi. Esse sono rimaste nella maggioranza dei casi immutate, mentre sono cambiate le premesse che ne avevano giustificato la presenza: da una cultura pressoché uniforme, quella contadino-artigiana, si é passati, grazie alle seconde e terze generazioni, a una cultura urbana. Alla base di questo massiccio fenomeno associativo, infatti, è rimasto il desiderio più o meno inconscio di tenere vivo il passato. Ciò però favorisce quello scisma generazionale che mette in evidenza da una parte i giovani, che disertano club e associazioni perché vivono in una società post-moderna, dall'altra i loro genitori che anche dopo decenni non si sono staccati dalla loro terra d'origine e dalle tradizioni. Il confronto tra le differenti generazioni rappresenta un pò in tutti i Paesi d'accoglienza della nostra emigrazione una problematica molto avvertita. Convivono nella stessa collettività coloro che, anziani o primi immigrati, sentono forte l'esigenza di mantenere ed esprimere la propria identità nelle forme e contenuti originari legati alla propria terra; ma assumono sempre maggiore rilevanza quantitativa e qualitativa le fasce dei più giovani, gli italocanadesi per eccellenza, per i quali l'italianità è un patrimonio "indiretto", che si tramanda in famiglia o nei contesti nazionali e regionali. L'associazionismo tradizionale, che pure è radicato e ben sviluppato, non riesce a coinvolgere i giovani, se non in modo marginale. Occorre quindi sviluppare nuove forme di aggregazione capaci di intercettare gli interessi delle nuove generazioni.
Nei vari incontri che il Comitato ha tenuto, sono stati portati alla sua attenzione alcune questioni di tipo politico (voto all'estero, anagrafe, cittadinanza) ed economico (finanziamenti ai Comites, legge 153 e finanziamento della cultura, facilitazioni agli imprenditori che intendono investire in Italia).
Il diritto di voto, insieme alla diffusione di RAI International in questo Paese sono i temi più attuali. Mentre la questione di RAI International sembra aver trovato finalmente soluzione, grazie anche alla grande mobilitazione della Comunità e all'impegno dei Comites e dei Consiglieri CGIE del Canada, la questione dell'esercizio del diritto di voto è più problematica.
Insieme all'Ambasciatore Colombo, è stato fatto il punto della situazione; il Comitato ha raccomandato un rinnovato impegno affinché l'azione diplomatica che
la nostra Ambasciata ad Ottawa sta intraprendendo da tempo risulti presto vincente. Ma anche su questo terreno è necessario che la Collettività tutta faccia quadrato ed eserciti azioni di lobby presso le Autorità Canadesi. Sarebbe davvero un peccato se una Collettività vivace e impegnata come quella degli italiani in Canada non avesse una rappresentanza eletta. Ci sono stati recentemente segnali positivi, soprattutto dal Congresso nazionale degli italo-canadesi; a Montreal il Comitato ha avuto occasione di incontrare il Presidente del Congresso, Colavecchio, che ha manifestato disponibilità a ragionare sul problema e al quale ha significato il forte interesse delle Istituzioni italiane a vedere coronato il desiderio di massima espressione della rappresentanza politica della Collettività.
È stato evidenziato il problema di come elaborare le liste degli elettori, cioè su quali basi di dati. Tenuto conto dell'ancora grave stato di disallineamento dei dati dell'anagrafe consolare rispetto all'AIRE, è stata sottolineata la necessità che, almeno in una prima fase, vengano utilizzati i dati in possesso dei Consolati perché probabilmente più attendibili di quelli del Ministero degli interni.
Sulla questione del riacquisto della cittadinanza italiana è stato rilevato che, pur esistendo agli atti del Parlamento un certo numero di disegni di legge, la discussione su tale tema non va avanti. È necessario tenere conto che con il riconoscimento del voto degli italiani all'estero, vi è stato un rifiorire dell'interesse al riacquisto della cittadinanza da parte delle vecchie e delle nuove generazioni. Soprattutto, è stato chiesto di apprezzare l'interesse delle nuove generazioni per le quali il desiderio della cittadinanza italiana viene vissuto in chiave sia di crescita culturale che di opportunità economica.
Quanto ai momenti elettorali, i nostri interlocutori hanno rappresentato la necessità di promuovere in tali occasioni efficaci campagne informative con preferenza per i media in lingua italiana. In relazioni alle recenti tornate elettorali è stato constatato, a questo riguardo, il limitato ritorno ottenuto dalla pubblicità sui media in lingua inglese che ha costituito una fetta di gran lunga più importante di quella assegnata ai media italiani.
Sul piano economico, è stato lamentato che il ritardo nell'erogazione dei finanziamenti impedisce ai Comites di offrire un contributo davvero efficace alla vita della Comunità. I Comites non vengono posti in condizione di operare e sostenere le spese di funzionamento; per questo potrebbe essere utile ricorrere a fidi bancari, ma il Ministero degli affari esteri non riconosce il pagamento degli interessi passivi; a tale riguardo è stato chiesto che tale disposizione sia rivista. Una proposta che potrebbe essere esaminata è quella di prevedere la possibilità di un'anticipazione di fondi a valere sull'apposito fondo a disposizione dei Consolati per far fronte alle emergenze.
Eccessive complicazioni burocratiche e differenti normative locali, poi, sembrano impedire un efficace svilupparsi degli investimenti in Italia di imprenditori italiani residenti all'estero. La normativa vigente, infatti, sembra essere ancora ispirata alla logica delle rimesse dall'estero e non tiene conto del diverso rapporto che sussiste tra gli italiani residenti all'estero e la loro Patria d'origine.
In Canada sono presenti e bene operanti numerosissimi patronati che rendono un servizio di pregio alla popolazione e non solo per le questioni strettamente inerenti la materia della previdenza. In questa materia è opportuno riflettere su una eventuale revisione dell'attuale convenzione soprattutto per quanto riguarda la doppia imposizione fiscale; per evitare che le pensioni vengano tassate due volte, infatti, non dovrebbe più essere necessario allegare alla domanda di pensione il modello EP-l/1.
È stato chiesto anche di assumere iniziative per il riconoscimento reciproco delle pensioni di invalidità.
Sono stati segnalati gravi ritardi e probabili inadempienze amministrative per il fatto che numerose pratiche di pensione prima di raggiungere l'Italia stazionano da sei mesi a un anno presso l'International Operation Office a Ottawa. A questo ritardo s'aggiunge quello cronico delle sedi INPS italiane soprattutto negli uffici dell'Italia meridionale.
In Canada sono erogate circa 80.000 pensioni; qui sembra non porsi il problema dell'assegno minimo, considerato che le persone meno abbienti ricevono un supplemento che eleva la pensione minima a 600 dollari canadesi.
È necessario quindi lavorare sulle convenzioni bilaterali in materia sociale, per migliorare l'efficienza del sistema previdenziale applicato agli italiani residenti all'estero e ridurre ritardi e inadempienze amministrative. Ci faremo carico di sensibilizzare su questo argomento il Governo e l'Istituto Nazionale per la Prevenzione Sociale, ai massimi livelli.
Il problema dell'inadeguatezza della rete consolare, pure lamentato in Canada, è comune a diverse realtà che abbiamo conosciuto; è questo un tema che necessariamente si scontra con la cronica inadeguatezza delle risorse destinate alle relazioni con l'estero del nostro Paese. A questo riguardo occorre stimolare lo sviluppo di "corrispondenze consolari" e soprattutto della disponibilità dei sistemi informatici che presiedono all'amministrazione dei nostri cittadini residenti all'estero. È questo un progetto sul quale lo Stato è impegnato da qualche anno e che recentemente ha subito un forte impulso.
Sul piano dell'assistenza agli anziani abbiamo constatato un forte impegno dell'associazionismo italiano; bisogna dire che questa è una realtà comune alla totalità dei Paesi che abbiamo visitato e che permette di superare le mancanze dei sistemi sociali locali e di soddisfare le esigenze di italianità delle prime generazioni. Nei club e nelle associazioni gli italiani hanno riversato le tradizioni, la ritualità, i valori della cultura italiana e, soprattutto, la solidarietà. Questo ha comportato che proprio in virtù della solidarietà essi abbiano potuto trovare nei club e nelle associazioni quel calore umano e quel sostegno reciproco di cui i nostri anziani hanno bisogno.
Numerosi sono i connazionali che continuano a vivere secondo modelli comportamentali tipici dell'Italia lasciata tanti anni fa. Come altrove, anche in Canada la famiglia svolge un ruolo insostituibile; il tempo libero si trascorre infatti con i familiari della cerchia di amici più stretti, quasi sempre utilizzando la lingua italiana col dialetto di origine.
Anche nel settore dell'assistenza domiciliare ed ospedaliera di lunga degenza, diverse sono le istituzioni che, con fondi volontari e contributi provinciali, sono state create per assistere in lingua italiana gli anziani. In questo settore sarebbe utile uno scambio di esperienze tra istituzioni specializzate nel settore in Italia e in Canada.
Quanto alla questione della diffusione della lingua italiana all'estero, è stato lamentato il fatto che nella gestione dei fondi prevale una "logica eurocentrica" che non valorizza opportunamente il potenziale offerto da Paesi come il Canada, l'Argentina e l'Australia. La spesa per la diffusione della lingua italiana all'estero, inoltre, potrebbe essere razionalizzata ma gli appositi piani paese non sono stati mai realizzati. Non c'è dubbio che la strada maestra da percorrere è quella dell'inserimento nei curricula scolastici dell'insegnamento della lingua italiana. È necessario poi fare un salto di qualità e promuovere l'italiano non più come lingua etnica bensì come lingua di cultura. Dobbiamo sviluppare un'azione sinergica per promuovere e sviluppare la conoscenza della lingua e della cultura italiana; Istituzioni italiane, Ambasciate, Consolati, Istituti di Cultura, Associazioni, Comites debbono fare sistema affinché si possa trarre il massimo profitto dalle poche risorse a disposizione.
Anche attraverso gli scambi di idee con i Dirigenti Scolastici, i Direttori degli Istituti di cultura e gli operatori della scuola, il Comitato si è convinto che l'azione a sostegno della diffusione della lingua e della cultura italiana all'estero deve rafforzarsi attraverso alcune linee di lavoro:
1. realizzazione dei "Piani Paese";
2. adeguamento dei servizi degli enti gestori in termini di efficienza sia sotto il profilo amministrativo che didattico;
3. sostegno alla professionalità dei docenti, attraverso la formazione, l'aggiornamento professionale e sistemi di coordinamento tra gli stessi docenti;
4. ampliamento del target dei corsi oltre ai figli degli italiani;
5. istituzione di strutture di orientamento degli studenti per un collegamento tra la scuola primaria e quella secondaria, laddove la richiesta dell'italiano risulta essere debole;
6. istituzione di un coordinamento tra gli enti gestori;
7. realizzazione di collegamenti con scuole di eccellenza in Italia e con la formazione professionale nei settori dell'arte, della moda, dell'alimentazione e dei beni culturali;
8. avvio di un coordinamento in materia di politica scolastica all'estero, tra Ministero degli affari esteri e Ministero della Pubblica istruzione.
L'interlocutore con cui realizzare questi ed altri obiettivi non è solo lo Stato, lo sono anche le Regioni, le Province, i Comuni, le Fondazioni e le imprese private. È importante lavorare al coordinamento delle iniziative delle Regioni e, nello stesso tempo, sollecitare un raccordo più stretto con il mondo imprenditoriale italiano, perché l'export non è solo un fenomeno economico, ma anche culturale.
La tenuta e l'incremento dell'insegnamento dell'italiano nelle scuole locali dipenderà in buona misura dalla nostra capacità di promuovere l'interesse degli studenti nei confronti del nostro Paese e della nostra lingua, attraverso COM.IT.ES, C.G.I.E, Comunità italo-canadesi residenti e rete diplomatico-consolare.
Per diffondere un'immagine moderna dell'Italia è necessario risvegliare l'interesse e la coscienza dei tanti italiani di seconda o terza generazione che, senza perdere la loro identità di cittadini a pieno titolo del paese nel quale sono immigrati, possono contribuire anzi a rafforzarla nella riscoperta delle opportunità e dei valori offerti dalla patria dei loro avi. In tale contesto assumono un rilievo strategico le fonti di informazione negli scambi culturali sia di studenti che di operatori culturali. Fonti di informazione e contatti culturali che permettano ai giovani Italo-canadesi ed a quelli italiani della madrepatria di scambiare costantemente modelli culturali così come del resto è avvenuto ai loro genitori che si sono fatti portatori in Canada di tradizioni alimentari tipiche del nostro paese. I loro figli e nipoti possono quindi svolgere un ruolo identico con la cultura della nuova Italia che ha superato le connotazioni provinciali contadine dell'ultimo dopoguerra.
Lo studio dell'italiano è in aperta concorrenza con quello delle altre lingue "straniere/etniche" (cinese, punjabi, coreano¿.), della cosiddetta seconda lingua nazionale (il francese) e delle lingue straniere europee (lo spagnolo ed il tedesco).
Sembra dunque di fondamentale importanza la convergenza in un unico progetto di ampio respiro degli interventi, oggi ancora frammentati ed incompleti, che diversi soggetti istituzionali italiani, dal M.A.E alle Autonomie Locali, attuano a favore della diffusione della nostra lingua e cultura all'estero, nonché la sinergia tra le forze istituzionali, associative, imprenditoriali localmente attive. Tutto ciò al fine non solo di ottimizzare le risorse, ma anche per presentare un sistema Italia che nelle sue articolazioni in Patria ed all'estero sappia offrire un efficiente ed efficace sostegno alla diffusione della nostra lingua, non solo nell'organizzazione e gestione diretta di corsi, ma anche mediante l'offerta di attività di sostegno ed incentivi quali concorsi, borse di studio, scambi e viaggi in Italia sia per gli studenti che per gli/le insegnanti che, come abbiamo visto, concorrono, in questo Paese, a favorire l'insegnamento della nostra lingua.
Un'ultima notazione merita la situazione degli organismi rappresentativi della Collettività. In Canada i Comites non possono essere eletti con la procedura elettorale prevista dalla legge italiana. Al momento sono operativi i Comites di nomina consolare delle circoscrizioni consolari di Toronto, Montreal, Vancouver, Edmonton, Ottawa. Ciononostante i Comites del Canada, coordinati fra loro nell'Inter-Comites, sono riusciti a ritagliarsi con dignità spazio vitale e si adoperano con successo nel tentativo di coordinamento di un frastagliato associazionismo in cui ancora si riconosce buona parte della comunità. È da sottolineare come i Comites del Canada siano stati penalizzati fortemente dal confronto con il Congresso nazionale degli italo-canadesi. Fino ad ora è stato lo stesso Congresso ad opporsi all'esercizio del voto per la elezione dei rappresentanti della comunità in seno ai Comites, così come ha espresso forte parere negativo sull'esercizio del voto in loco per la elezione dei rappresentanti nel parlamento italiano. Negli ultimi tempi, comunque, il Congresso sembra rappresentare una certa disponibilità a rivedere le proprie posizioni. A questo proposito va salutato con favore l'incontro che si è tenuto, sotto gli auspici dell'Ambasciatore d'Italia, il 23 aprile 2005 tra Consiglieri CGIE, esponenti dei Comites canadesi e rappresentanti del Congresso, e che sembra aver aperto nuovi spiragli di dialogo. In Canada, quindi, non si sono svolte le elezioni per il rinnovo dei Comites, come negli altri Paesi, in quanto il Governo federale non ha mai riconosciuto la legittimità dei Comites elettivi, pur "tollerandone" in qualche modo l'esistenza e arrivando in alcune Province addirittura ad accettarne l'accreditamento. Ciò nonostante, i Comites del Canada si sono regolarmente rinnovati in occasione della recente tornata elettorale del 2004. Anche in mancanza del finanziamento da parte del MAE, si sono comunque svolte delle consultazioni per corrispondenza "autogestite" e i nominativi risultati eletti sono stati "nominati" membri dei Comites con decreto consolare. Il Canada esprime cinque rappresentanti in seno al CGIE