Sul Giorno della Memoria
Discorso pronunciato nell'Aula del Senato
(Il Presidente si leva in piedi e con lui l'Assemblea). Gentili senatrici, gentili senatori, domani, venerdì 27 gennaio, si celebra il Giorno della Memoria, una ricorrenza che tocca i cuori e le coscienze di tutti. Lasciatemi innanzi tutto ringraziare la presidente delle comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni, che, assieme alla presidente della comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, al presidente della comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi, all'ambasciatore d'Israele in Italia Alon Bar e a tanti altri esponenti della comunità - mi scuso se non posso citarli tutti - ci onorano qui oggi con la loro presenza: una presenza tanto importante quanto significativa che salutiamo con un caldo e affettuoso applauso. (Applausi). Sono certo che questa commemorazione, con questo confronto in Aula su un giorno così rilevante, che io stesso, da Presidente del Senato, ho proposto ai Gruppi parlamentari registrando una totale adesione, possa contribuire ad arricchire le iniziative e le opportunità che tutti insieme dobbiamo mettere in campo affinché il ricordo dell'immane tragedia della Shoah possa essere sempre più memoria condivisa di una comunità nazionale che ripudia con forza ogni forma di odio, di discriminazione, di razzismo, di antisemitismo e di antisionismo (anch'esso da non dimenticare).
È lo stesso messaggio che la settimana scorsa ci ha affidato Sami Modiano nella Sala della Costituzione a Palazzo Giustiniani, dove ha portato la sua testimonianza agli studenti del liceo «Morgagni» di Roma. In quell'occasione ho voluto non esserci proprio per non dare neanche il minimo accenno di politicizzazione di un tema che deve appartenere a tutti. Ringrazio Modiano per essere venuto. Altrettanto importantissima è stata la testimonianza della senatrice Liliana Segre, che oggi non è presente perché a Milano, che ha fatto un altro dei suoi interventi mirabili nella recentissima occasione dell'istituzione della Commissione che porta la sua firma. Il Senato della Repubblica è stato e sarà sempre in prima linea per diffondere il significato di questo giorno. Quest'anno lo abbiamo voluto celebrare in forma ancora più solenne. Tutti noi abbiamo il dovere di non dimenticare e di far conoscere, soprattutto alle generazioni più giovani - lo sottolineo - il dramma e le atrocità che subirono gli ebrei a partire dall'infamia delle leggi razziali italiane.
È compito di tutti, a cominciare dalle più alte istituzioni, tramandare il ricordo affinché in futuro non si ripetano mai più simili tragedie; ma il modo migliore è quello, appunto, della memoria: senza la memoria non c'è mai la certezza che non vi sia la ripetizione di gesti odiosi. È necessario guardare al presente e al futuro con la doverosa attenzione verso ogni forma di razzismo e di antisemitismo, che non può e non deve mai più trovare cittadinanza in nessuna parte del mondo e, per quando ci riguarda, nella nostra Patria. Nell'anno 2008 ero Ministro della difesa e fui il primo Ministro a recarmi, con Riccardo Pacifici (anche lui qui presente, lo saluto, lo ricorderà), a rendere omaggio ai caduti ebrei della Prima guerra mondiale, a italiani ebrei che erano morti difendendo la nostra Patria, la nostra Nazione. In quell'occasione dissi che tra le tante giornate da ricordare, anche se non importanti come quella odierna, forse sarebbe opportuno inserire il 17 novembre e ricordare la drammaticità delle leggi razziali con un'apposita legge. Lo dissi allora, come Pacifici ricorderà, e lo ripeto oggi e il Senato potrebbe sicuramente pensarci.
A proposito, oggi il Senato, col suo concorde e unanime momento di riflessione e di memoria, vuole indicare a tutti la necessità di non fermarci alla solennità, proprio perché lo facciamo in maniera solenne. Vorremmo che il Giorno della Memoria entrasse nella quotidianità, nelle scuole, nel cuore dei giovani, perché ogni giorno dell'anno sia il Giorno della Memoria. (Applausi).
Dal resoconto stenografico della seduta n. 33 del 26 gennaio 2023 »