Sul Giorno del ricordo
Discorso pronunciato in Aula, nella seduta di giovedì 8 febbraio
Colleghi, mi consentirete di dedicare qualche minuto a una ricorrenza che una legge dello Stato ha fissato per il 10 febbraio di ogni anno. È la legge che ha istituito il Giorno del ricordo nel 2004, per onorare la memoria di coloro che hanno perso la vita nell'orrore delle foibe e di quanti hanno dovuto affrontare il dolore e le sofferenze dell'esodo giuliano dalmata, noto come esodo istriano.
Fra l'altro, in quest'Aula è presente il primo firmatario di quella legge, senatore Roberto Menia. Io ero Capogruppo, fui il secondo della lista. Ricordo che fu una legge che venne approvata con pochissimi voti contrari, praticamente alla unanimità.
Sono passati anni da questo riconoscimento, che mi riempie di gioia e che, seppur tra qualche difficoltà, ogni anno sta acquisendo l'importanza e la consapevolezza che la ricorrenza merita. Non posso dimenticare però il dramma delle foibe, il dramma soprattutto di chi era rientrato in Italia sperando di essere abbracciato come figlio esule della propria Nazione, della propria Patria, e trovò invece non solo una scarsissima accoglienza - ed è un eufemismo - ma dimenticanza, assenza.
Pensate che nel vocabolario, e quando si parlava di foibe nei libri di scuola, la spiegazione era cavità carsica, non c'era altro. Foibe uguale cavità carsica. Ho visto rievocato il dramma di quelle famiglie in maniera molto equilibrata nel pezzo teatrale di Cristicchi «Esodo». Sono sicuro che nessuno di questa Aula mi smentirebbe dopo averlo visto. La drammaticità di quella vicenda mi ha colpito come un pugno nello stomaco pur conoscendola, pur avendola sempre saputa. Faccio parte di una minoranza che la conosceva perché tramandata dagli amici, dai genitori e dai colleghi di ambiente politico. Eppure, per cinquanta anni, è calato il silenzio su quella vicenda. E ciò non fu solo colpa - diciamo la verità - di chi in qualche modo aveva legami ideologici con i comunisti di Tito che avevano perpetrato quegli orrori, ma fu una responsabilità molto più ampia. Quel silenzio è stato per fortuna strappato e io oggi sono qui, insieme a tutto il Senato, a onorare e ricordare quella drammatica realtà con il rispetto che merita e con la parola "ricordo", che non a caso fa parte del titolo della legge e che è ciò che chiedono di più.
Vi invito ad osservare un minuto di silenzio in memoria. (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio). (Applausi).