Cerimonia di commemorazione delle vittime del crollo del Ponte Morandi
Messaggio del Presidente del Senato
È con spirito di forte partecipazione che invio il mio saluto in occasione del quinto anniversario del crollo del ponte Morandi; un evento tragico e doloroso, che ha colpito al cuore Genova e tutta l’Italia.
Questa cerimonia è un solenne momento di cordoglio e condivisione, in cui il primo pensiero deve andare al commosso ricordo delle 43 persone che in quella terribile mattina del 14 agosto 2018 hanno perso la vita, alle loro famiglie ed a tutti coloro che sono stati coinvolti in questa tragedia.
Le ferite di quel disastro sono ancora aperte, così come vivide sono nella nostra memoria le immagini di Genova spezzata in due e quel senso di sgomento, incredulità e precarietà che tutti abbiamo provato in quel momento.
Ma il pensiero oggi deve andare anche all’orgoglio di una comunità che, di fronte a tanto dolore, si è riunita per affrontare la sfida di ricostruire non solo un ponte, ma anche un senso di speranza e di fiducia nel futuro.
La ricostruzione del ponte Morandi è stata un’impresa monumentale, e questo grazie all’instancabile determinazione di tutti coloro che hanno dedicato le loro energie e le loro competenze per restituire a Genova – all’Italia – un prezioso simbolo di connessione e progresso.
La velocità con cui si è arrivati alla ricostruzione del Ponte Morandi – anzi del nuovo Ponte San Giorgio – è stata frutto di una sinergia senza precedenti tra pubblico e privato, tra istituzioni e cittadini, e rappresenta un modello di efficienza, rapidità e innovazione a cui tutti abbiamo il dovere di guardare.
Ma questa cerimonia deve essere anche un’occasione per riflettere sulla lezione appresa dalla tragedia del ponte Morandi.
Ricordare il dolore di Genova, insieme al dolore di tutti i luoghi del nostro Paese colpiti da disastri ambientali o infrastrutturali, deve essere motivo per non sottovalutare i segnali di allarme che provengono dai cambiamenti climatici in atto, dalle sempre più frequenti calamità idrogeologiche e dai tanti altri pericoli innescati dall’incuria o da uno sfruttamento irresponsabile dell’ambiente e delle sue risorse.
Dobbiamo inoltre continuare a investire nella manutenzione, nel rinnovamento e nella sicurezza delle nostre infrastrutture; a essere vigili e ad agire tempestivamente.
Perché nell’Italia che abbiamo il dovere di lasciare alle future generazioni non devono più esserci tragedie come quella del Ponte Morandi, ponti che crollano o morti per frane, alluvioni o inondazioni.
Questa è la vera sfida che ci attende.
Ricordiamo quindi il passato, impariamo dal presente e soprattutto guardiamo al futuro con quello stesso sentimento di fiducia e di speranza con cui guardiamo al nuovo Ponte San Giorgio.
Perché il ricordo di quella dolorosa mattina del 14 agosto di cinque anni fa resterà per sempre nei nostri cuori, ma la nostra determinazione a ricostruire e a crescere deve essere ancora più forte.